Camera d’Arte

01
Giu

Omar Galliani. Ancora nuovi voli

Si inaugura Sabato 3 Giugno alle ore 18 ” Ancora nuovi Voli”, l’immaginifico viaggio di Omar Galliani all’interno di Villa Lysis, la storica dimora che il Conte Fersen fece costruire a inizi ‘900 sul tetto di Capri.

A cura di Maria Savarese, con il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee ed il Patrocinio della Città di Capri, Omar Galliani giunge in volo a Capri, per la prima volta, con una mostra che rifiuta ogni tipo di cornice, se non quelle architettoniche che fanno da sfondo naturale alla Villa. L’esposizione prevede l’allestimento inedito di sei opere finora chiuse nel “cassetto dei disegni” dell’artista: ad accogliere i visitatori, un grande ricamo siamese rosso su fondo nero, adagiato sul pavimento d’ingresso con 4 gocce di cristallo purissimo ai lati. Due lunghe ali a matita e carboncino su carta disposte, a specchio, sulle pareti delle stanze superiori; attorno, tre piccole raffigurazioni di voli sospesi tra Ganimede, Perseo e altri mitici viaggiatori fanno da contraltare. Un ultimo grande ricamo nel “fumoir”, o stanza dell’oppio, conclude il percorso. Consapevole della vastità semantica legata al tema delle ali tra Oriente e Occidente, dai babilonesi ai cristiani, Omar Galliani vuole prepararci ad un volo che leggero sfreccia dall’alto delle mura della Villa.

“Inremeabilis Error “, la possente ala che ha scelto di esporre, datata 1978 e disegnata in punta sottile di grafite  su di un foglio esteso oltre tre metri per due, convive con  due rari e unici ricami  di ampie  dimensioni: una figura femminile ” Siamese ” e una “Chimera”, entrambe realizzate nel 2004. Un voyage à rebours, percorribile anche attraverso il libro che fa da corredo alla mostra, pensato come un taccuino di viaggio, sulle orme di artisti giunti sull’isola in passato. Un allestimento studiato quindi per il luogo che lo ospita, un ambiente di per sé ricco di contrasti, maestosamente sacrale e dal forte richiamo simbolico al mondo orientale. Galliani, maestro del disegno italiano e figura di spicco della scena artistica mondiale, ricostruisce la classicità di questa sua nuova tappa con una specifica sensibilità contemporanea.

La mostra sarà visitabile fino al 2 Luglio, durante l’orario di apertura della Villa-Museo affidata dal Comune di Capri ad Ápeiron, l’associazione incaricata dei servizi turistici di assistenza, promozione e valorizzazione del sito.Continue Reading..

28
Mag

Gehard Demetz. Introjection

Dal 23 giugno al 10 settembre 2017 si svolge al MACRO la mostra Introjection di Gehard Demetz, a cura di Marco Tonelli, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, e realizzata in collaborazione con la Galleria Rubin di Milano.

Gehard Demetz (Bolzano, 1972) utilizza come materiale esclusivo della sua scultura  il legno, a cui ha saputo dare nel corso degli anni una devianza contemporanea, uno scarto dalla regola e dalla funzionalità artigianale. Dando l’impressione, oltre che di scolpire, anche di comporre le opere attraverso assemblaggi di blocchetti di legno, Demetz introduce nelle sue sculture effetti di sfasamenti cromatici, distorsioni, allungamenti, anamorfosi, accorciamenti dimensionali, favoriti dall’uso di iconografie religiose, infantili, architettoniche, archetipiche, che conservano senso della memoria e della storia per dargli una nuova veste in chiave profondamente psicologica. La sua mostra “Introjection” si ispira quasi esclusivamente a tematiche legate ad iconografie sacre sia livello liturgico (tabernacoli) che architettonico (chiese) o devozionale (Maria Vergine e Sacro cuore), a cui fanno da contrappunto immagini profane e dissacratorie (Hitler e Mao) e laiche (fienili della Val Gardena), in cui a predominare è la dissonanza, la dissolvenza, la metamorfosi tra condizione infantile e adulta, tra predestinazione e maledizione. Il progetto espositivo che si presenta al MACRO offre molteplici spunti per indagare le possibilità di una tecnica atavica (parte integrante della formazione “tedesca” e comunque nordica di Gehard Demetz) che si mette in ascolto di pressioni e drammi contemporanei (si veda il rilievo assemblativo di tipiche e dozzinali figurine da presepe, raggruppate come fossero un’unica massa indistinta, quella di immigranti stipati su barconi), una tecnica che esalta l’aspetto squisitamente materico della scultura, levigato e reso più morbido dal modo stesso di trattare le superfici di legno, spesso dipinte a creare stacchi inattesi tra materia e immagine, facendo della scultura una immagine oltre che un oggetto. Un progetto quindi di ricerca in bilico tra memoria, devozione, simbologia e tradizione, unitamente ad una immediatezza ed istantaneità comunicativa che è tipica della contemporaneità dei nostri linguaggi più avanzati.Continue Reading..

27
Mag

Francesco Pedrini. Amplitude

Amplitude è un momento del percorso di ricerca di Francesco Pedrini, nato dall’esigenza di comprendere e contenere il cielo.
Dal 2009 l’artista bergamasco cerca di fermare il contemporaneo infinito ridisegnando tutte le stelle della volta celeste. L’incontro con specie di telescopi acustici apre a una ulteriore dimensione di confronto, mediata da poetici strumenti di ascolto del cielo. La cecità gestuale e ottica genera un cortocircuito assoluto. L’illustrazione del buio della contemporaneità del filosofo Giorgio Agamben guida come un faro la ricerca sulle dimensioni dello spazio di Pedrini: “Nell’universo in espansione, le galassie più remote si allontanano da noi a una velocità così forte che la loro luce non riesce a raggiungerci. Quel che percepiamo come il buio del cielo è questa luce che viaggia velocissima verso di noi e tuttavia non può raggiungerci, perché le galassie da cui proviene si allontanano a una velocità superiore a quella della luce. Percepire nel buio del presente questa luce che cerca di raggiungerci e non può farlo, questo significa essere contemporanei”. Lo spostamento verso la chiusura degli occhi, nel tentativo di ascoltare il cielo, è conseguenza dell’incontro fallimentare con un infinito che per essere approssimato dai nostri sensi obbliga alla ricerca di nuove aperture. Ma al contempo è un esercizio dell’ampiezza. In mostra si vedono disegni ottenuti con l’impalpabilità della polvere, che è materia di cui è composto l’universo e gli oggetti che va a disegnare: stelle, nebbie, tornado.
Pedrini crea protesi per un atto di puro ascolto del cielo, ispirandosi alle strumentazioni antiaeree della prima guerra mondiale, tramite le quali soldati e civili erano obbligati a decifrare i suoni che arrivavano dal cielo per proteggersi e sopravvivere. Feriti di guerra ciechi erano utilizzati come ascoltatori del cielo per intercettare aerei nemici, perché avevano acuito i sensi dell’udito. È partendo da queste considerazioni che l’artista ha costruito un proprio sound locator per captare i suoni della nebbia e dell’universo. Non ricercando la bellezza, né lo stile della forma, bensì un utilizzo plausibile di questi apparati. Pedrini ha fabbricato in modo artigianale questi strumenti paradossali per indirizzare l’ascolto verso ciò che si muove al di là del mondo, strumenti che devono evocare anche le forme delle trombe d’aria.

I disegni dei tornado – fatti di polveri, pigmenti e grafite su una base d’acqua – sono materia d’indagine formale di tutte le innumerevoli formazioni che i vortici d’aria possono avere. L’approssimazione di un cammino precede una forma tangibile, mentre continuo è il fallimento di bloccare la mutevolezza di elementi eterei.
L’idea di adottare un metodo di avvicinamento a manifestazioni di infinito è giunta a Pedrini durante un viaggio in Argentina. Nelle prime foto da lui realizzate nel campo di Pietra Pomez capisce che la sua ricerca vuole cogliere i caratteri universali del punto in cui nulla e infinito entrano in contatto. Il lavoro di Pedrini si sta spostando verso soggetti prossimi al nulla.
Che cosa significa sentire il vento e guardare le mutazioni del giorno nella notte? Che cosa si vede guardando dentro al buio del tempo?

FRANCESCO PEDRINI. AMPLITUDE
a cura di Sara Benaglia e Mauro Zanchi

BACO – Base Arte Contemporanea Odierna
Palazzo della Misericordia, via Arena, 9 – Città Alta, Bergamo

In occasione di Art Date 2017
Inaugurazione: domenica 28 maggio, alle ore 11
Dal 28 maggio al 25 giugno 2017

Apertura: sabato e domenica, dalle 10,30 alle 12,30 e dalle 14,30 alle 17,30. Da lunedì a venerdì apertura su appuntamento.

25
Mag

Sara Bonaventura. Come se il colore stesse a guardarti

Martedì 30 maggio alle ore 19:30, Adiacenze inaugura la mostra “COME SE IL COLORE STESSE A GUARDARTI” di Sara Bonaventura, a cura di Ester Grossi.

Per questa occasione Sara Bonaventura, con la supervisione di Ester Grossi che per l’occasione dismette i panni dell’artista per vestire quelli della curatrice, parla di colore, di sensazioni date dall’immersione dello spettatore che diviene parte integrante delle opere presentate. Due sono i soggetti della mostra: il colore e il corpo, in dialogo serrato formato da un do ut des di espressioni non verbali che possono essere alle volte disturbanti e alle volte concilianti, respingenti o inglobanti.

Due sono le opere presentate per i due ambienti espositivi. La mostra si apre con una videoinstallazione: un trittico che è la reinterpretazione site specific del video Traits Féminins realizzato in precedenza da Sara Bonaventura in collaborazione con la danzatrice e coreografa Annamaria Ajmone. Concept principale del video è di ibridare choreia e grafia, danza e grafia attraverso un processo di animazione. Durante la recente residenza a Signal Culture a Owego (NY), la Bonaventura ha lavorato sul video attraverso l’uso di cavi e manopole di modulazione, espandendone i significati possibili e rendendo preponderante la variabile cromatica.

Nel seminterrato, la seconda opera alla quale si accede tramite una vera e propria immersione inside the rainbow. L’invasione dei colori e la loro predominanza dell’installazione precedente in questa installazione ambientale si fa corpo assumendo la terza dimensione. Lo spettatore, invece, già precedentemente reso parte integrante dell’opera ma in maniera passiva, in questo caso ne viene letteralmente catturato e reso partecipe a 360° divenendone soggetto e coprotagonista insieme al colore, al movimento e alla spazialità tridimensionale.

COME SE IL COLORE STESSE A GUARDARTI
SARA BONAVENTURA a cura di ESTER GROSSI
INAUGURAZIONE: martedì 30 maggio 2017 | ore 19.30
ARTISTA: Sara Bonaventura
A CURA DI: Ester Grossi
SEDE: Adiacenze
Vicolo Spirito Santo 1/B_Bologna
PERIODO: 30 maggio – 24 giugno 2017
ORARI: dal martedì al sabato 11.00-13.00 e 16.00-20.00
INFO: tel. 3335463796 – 3473626448
info@adiacenze.it

24
Mag

Alessandro Bernardini. Innesto

Sabato 27 Maggio alle ore 18.00 presso Tenuta la Pineta inaugura Innesto, personale di Alessandro Bernardini. La mostra, curata da Tiziana Tommei, è parte del programma proposto dell’azienda vinicola di Luca Scortecci per l’evento Cantine Aperte 2017 ed è organizzata in collaborazione con Devis Rossi.

Innesto è un progetto espositivo ideato a partire dal luogo che la ospita, le cantine di Tenuta la Pineta, e dal “main event”, Cantine Aperte 2017. Opere pensate e realizzate da Alessandro Bernardini appositamente per lo spazio: dialogano con esso, interagendo con struttura e macchinari. Il nucleo del percorso è il lavoro da cui prende il titolo la mostra: Innesto. L’opera è presentata in due varianti: una costituita da tralci di vite, già immersi nel catrame e innestati in un cubo di cemento con un’anima in legno (una cassa per vino). La seconda mette anch’essa al centro la vite, ancora da intendersi in chiave simbolica, come metafora della vita. In questo caso i rami, sempre trattati utilizzando il catrame, sono parte di un’installazione composta da un tappeto di bottiglie vuote. Tali due versioni costituiscono i punti cardine di un iter che si snoda tra gli elementi che caratterizzano l’area, giocando sulla logica del nascondimento. Si snoda così un esercito di personaggi: cartoon e giocattoli, pietrificati sotto una coltre similare alla catramina. Nera, bianca e rossa, questa sostanza conferisce una veste nuova agli oggetti che ricopre, celandone identità. Essi perdono i connotati, sommersi da un magma materico, lo stesso che riveste e impermeabilizza il legno della vite. Poesia e ironia; idea e materia. In rapporto ai lavori immediatamente precedenti, in queste nuove opere Bernardini immette due materiali inediti: legno e vetro. Restano costanti invece le sperimentazioni con catrame, cemento ed objects trouvée. Su questa linea, uno schieramento di manichini, multipli scuri e “nudi”, adagiati su se stessi, raccolti e sovrapposti, chiudono il percorso. Vengono preceduti da tele di catrame e teste dipinte, maschere tribali e fantocci. Il nascondimento, dunque, non riguarda solo la dispersione di creazioni tra gli oggetti del luogo, ma anche un’altra tematica già citata: l’identità. Infine, il concetto di “percorso”, trova corrispondenza e particolare rappresentazione nella serie di pali in ferro, allineati con cadenza forzata, sistemati all’esterno. Un cammino ad ostacoli, militaresco, che costringe ad attivarsi, non tanto o solo con il corpo, ma, come ogni opera di Bernardini, in primis mentalmente.

Alessandro Bernardini. Classe 1970. Avvia la sua ricerca in ambito artistico nel 2011. Un’instancabile creatività ed una forte vena sperimentale portano alla sintesi in forme semplici e solo in apparenza leggere, di emozioni, pensieri e accadimenti. Minimalismo e concetto sono i due cardini entro cui egli assembla e cela le sue “costruzioni”: talvolta parte dall’object trouvé per assemblare una storia entro lo spazio ridotto della tela o invadendo un luogo fisico; in altri casi è la materia che nasconde e chiude, cementificando, qualcosa di già definito, ultimato e scritto. Il rapporto con chi guarda, lo spettatore, è il nucleo di tutti i suoi lavori. Egli parte sempre dall’uomo, che resta il primo e ultimo punto reale d’interesse della sua ricerca.

Ha esposto in esposizioni personali, collettive e in occasione di eventi speciali con formula di solo e group show. Tra le mostre si citano: “Catrame”, personale a cura di Tiziana Tommei presso Galleria 33, “Tela bevi” e “TELAindossi” presso Vineria al 10, “Fausti” presso la Secret Gallery di Luciferi Fine Art Lab ad Arezzo, “Light night”, tripersonale presso Galleria 33, la collettiva in veste di special guest alla Torre del Castello a Subbiano. Vive e lavora tra Arezzo e Firenze.

Informazioni tecniche. La mostra inaugura sabato 27 maggio alle ore 18.00 presso Tenuta la Pineta in Via Setteponti, n. 65 a Castiglion Fibocchi, Arezzo (GPS: Laterina, Via Maestà di Scopeto). Domenica 28 maggio sarà aperta con orario 10.00 – 19.00 e, a seguire, resterà visitabile su appuntamento fino al 30 luglio 2017.

Press Office: Tiziana Tommei
info@galleria33.it / +39 339 8438565

Alessandro Bernardini. Innesto
A cura di Tiziana Tommei
Inaugurazione sabato 27 maggio 2017, ore 18.00

Tenuta la Pineta
Via Setteponti, n. 65 – Castiglion Fibocchi, Arezzo

In mostra da domenica 28 maggio a domenica 30 luglio 2017

domenica 28 maggio con orario 10.00 – 19.00
dal 29 maggio al 30 luglio solo su appuntamento
Tel. +39 0575 477716
info@tenutalapineta.it