Camera d’Arte

19
Giu

Roberta Busato, Enrico Fico. Take care, my love

In corso presso la Fortezza del Girifalco a Cortona la mostra dal titolo “Take care, my love”, doppia personale di Roberta Busato ed Enrico Fico a cura di Tiziana Tommei. L’evento, patrocinato dal Comune di Cortona, si inserisce nell’ambito della programmazione 2017 relativa all’arte contemporanea in Fortezza, è organizzato da Art Adoption, associazione attiva nella promozione e diffusione dell’arte contemporanea, e presentato dall’associazione OnTheMove.

Il progetto espositivo muove dalla materia verso il concetto, non volendo per questo negare, ma anzi all’opposto rafforzare, la coesistenza di questi due poli in ciascuno dei momenti del percorso. Si presentano scultura e tecnica mista: muovendo dalla figura umana, smembrata e ricomposta nei frammenti di terra cruda di Busato, si passa a riflettere su Dio, la religione e il potere della parola con la poesia visiva di Fico. Leggerla come un moto verso l’alto può ingannare, perché il contatto con quello che è personificazione del divino si rivela fallace. La terra si fa lentamente polvere; la parola unita all’immagine implode. I tagli degli arti, le cancellature di significati, le perdite di valori sono alcuni degli elementi che costituiscono parte integrante delle opere scelte ed esposte, come di un iter simbolico. In senso lato si tratta di una riflessione sul contemporaneo, sull’uomo e sul rapporto con il tempo e, più nello specifico, con il suo scorrere. Non c’è nulla di “buono” in questi lavori: tutti affermano la stessa cosa, ossia che non esiste luce se non attraverso la sofferenza, la distruzione e l’accettazione dell’impotenza umana. La costruzione di una forma di vita parte dalla coscienza di questa condizione di precarietà e dolore, ma non toglie speranza nella capacità umana di crescere e migliorare il mondo. Il venir meno della stabilità intesa come sicurezza, e con questi l’incompletezza e l’assenza di risposte, lastricano la strada della salvezza, perché ti costringono ad andare in profondità. Significativo è il fatto che il percorso espositivo, da Busato a Fico, all’interno delle sale, possa avvenire anche all’inverso, per tornare dunque alla terra, alla materia, che in ultima istanza si polverizza, come le ossa.Continue Reading..

16
Giu

Abitare il Minerale

“Mineral is something of our bodies, because bones are made of calcium that belongs to the world surrounding us; mineral is the part of our bodies that is most stable and which can last over time. Bone remains can be found, while our flesh and fluids disappear sooner. In minerals, in marble, there is a stability, and it is not a coincidence that this stone has been used for centuries in sculpture; its whiteness is something that belongs to us, to our bodies, like our bones. The interest we have for things that surround us is always related to wanting to understand reality, and it is an understanding that is filtered through our bodies. We breathe minerals, we breathe dust, we breathe sand. It is something that is part of our lives, and each of our breaths are sculpture because their forms have the physical and chemical composition of air and when we inhale we create a volume.”
–Giuseppe Penone in conversation with Carolyn Christov-Bakargiev, Abitare il Minerale, Castello di Rivoli, May 17, 2017

“Intra-actions are practices of making a difference, of cutting together-apart, entangling-differentiating (one move) in the making of phenomena. Phenomena—entanglements of matter/ing across spacetimes—are not in the world, but of the world.”

“Ontological indeterminacy, a radical openness, an infinity of possibilities, is at the core of mattering. How strange that indeterminacy, in its infinite openness, is the condition for the possibility of all structures in their dynamically reconfiguring in/stabilities. Matter in its iterative materialization is a dynamic play of in/determinacy. Matter is never a settled matter. It is always already radically open. Closure cannot be secured when the conditions of im/possibilities and lived indeterminacies are integral, not supplementary, to what matter is. Nothingness is not absence, but the infinite plentitude of openness.”
–Karen Barad, What Is the Measure of Nothingness? Infinity, Virtuality, Justice. 100 Notes – 100 Thoughts | N°099. dOCUMENTA (13), Hatje Cantz Publishing, 2012Continue Reading..

11
Giu

Sophie Calle. Missing

Fort Mason Center for Arts & Culture (FMCAC) is pleased to present Sophie Calle’s Missing, a large-scale exhibition curated by Ars Citizen of the internationally acclaimed French artist. Featuring five of Calle’s most prominent projects, the exhibition is her most extensive to date in the United States. Conceived as a journey, Missing gathers five of Sophie Calle’s major projects – itinerant since their creation – into a site-responsive presentation across the historic and scenic FMCAC campus on the San Francisco waterfront. The corpus offers an overview of Calle’s art since the 1980s, and includes her iconic projects spanning the last decade: Take Care of Yourself, Rachel Monique and Voir la mer. Unveiling through a narrative of intimate stories, both personal and collective, Missing emphasizes the analogy of mother and sea (“mère” and “mer” in French), while proposing a reflection on the universal concepts of disappearance, loss and absence, central in the artist’s work and exploration.

Rachel Monique (2007)—Installed in the former U.S. Army Chapel, the poignant and poetic multimedia installation features the personality and final moments of Sophie Calle’s mother.

True Stories (1988)—In the vintage General’s Residence, True Stories presents a selection from Calle’s growing collection of personal belongings and autobiographical anecdotes crystallizing key moments in her life.

Take Care of Yourself (2007)—Located in Gallery 308, Take Care of Yourself documents 107 women interpreting a break-up letter Calle received from an ex-lover. This body of work was originally created for the French Pavilion of the 2007 Venice Biennale.

Voir la mer (2011)—In the Firehouse, which offers a stunning view of the San Francisco Bay, viewers will experience the film installation featuring residents of Istanbul, Turkey, seeing the ocean for the first time.

Also displayed in the Firehouse, The Last Image (2010) is a series of photographs and texts that portrays the last visual memory of blind people.

“Sophie Calle Missing” will be open and free to the public from June 29, 2017 through August 20, 2017.

Ars Citizen is curating parallel programs in partnership with leading San Francisco Bay Area cultural and educational institutions. They will include a conversation with Calle at FMCAC; a screening of Calle’s film and video works at UC Berkeley Art Museum and Pacific Film Archive (BAMPFA) with a conversation between the artist and Lawrence Rinder, Director of BAMPFA; a presentation and book signing with Calle at City Lights Bookstore; and a Sophie Calle film anthology at San Francisco’s Roxie Theater. On the occasion of the event, Fraenkel Gallery will also present a special exhibition by Sophie Calle at FraenkelLAB. Additional events and details to come.Continue Reading..

11
Giu

Lucio Pozzi

“Come in ogni cosa che faccio, opero nel panico e nell’eccitazione e ci tengo a non sapere come andrà a finire, così il pensiero e l’emozione si rivelano di volta in volta inattese”
“Spero soprattutto che sia stimolato, in ognuno di coloro che guardano,
quel salto emotivo che trascende i dati descrivibili.
Questo è il fine ultimo della mia arte”
“Vorrei che, entrando in una stanza, una persona possa dire: “Com’è interessante quel pezzo, chi lo ha fatto? “Piuttosto che: “Questo è un lavoro tipico di Lucio Pozzi”.
Lucio Pozzi

RizzutoGallery è lieta di ospitare per la prima volta a Palermo la personale di LUCIO POZZI (Milano, 1935). La mostra – accompagnata da un testo di Marcello Carriero – dà il via alla programmazione della Galleria nella sua nuova sede nel centro storico della Città, in via Maletto 5. La mostra sarà inaugurata sabato 17 giugno 2017 alle ore 18, e resterà visitabile fino al 2 settembre, dal martedì al sabato, dalle 16.00 alle 20.00. Lucio Pozzi è un’artista che ha incontrato durante la sua vicenda artistica le avanguardie americane con le quali ha condiviso temperature e sperimentazioni tra gli anni sessanta e settanta, essendosi trasferito a New York proprio in quel momento fertile e problematico che coincide con il minimalismo, l’arte concettuale, l’antiform. Sebbene coerente con il suo tempo e la sua ricerca, Pozzi ha sempre considerato centrale il problema linguistico della pittura sia nella sua componente dialettica di segno e superficie, sia nella funzione di connotato emotivo del colore. Questa duplice indagine Pozzi la esplica in forme molteplici in cui l’immagine è sempre legata alla natura fenomenica, sebbene a volte del tutto secondaria nella soluzione visiva. Dalla performance all’installazione ambientale, le opere di Lucio Pozzi hanno sempre ben chiari due sistemi oppositivi, un dialogo che ha sempre sfuggito la narrazione didascalica e il semplice commento della realtà. Le opere esposte rappresentano la coerenza di questo percorso, sono state infatti scelte tra quelle più lontane nel tempo e quelle più recenti, in una soluzione comunque lontana dal dileggio antologico.Continue Reading..

07
Giu

Ytalia. Energia Pensiero Bellezza. Tutto è connesso

L’Italia è una repubblica fondata sull’arte e la bellezza; si potrebbe perfino affermare che è una repubblica fondata e rifondata dagli artisti. In Assisi, in una delle volte della Basilica Superiore, Cimabue ha scritto Ytalia a margine di una rappresentazione di città, sicuramente Roma, nella quale si riconoscono alcuni edifici: Castel Santangelo, forse San Pietro o San Giovanni in Laterano, il Pantheon, il Palazzo Senatorio e la torre dei Conti. La città eterna, vista dall’alto e racchiusa entro la cerchia di mura, rappresenta per quell’artista una primissima affermazione dell’esistenza della civiltà italiana, a cui guardare, di cui sentirsi parte e farsi promotore. Con quella segnaletica, Cimabue sancisce che i confini nazionali -siamo tra il 1280 e il 1290- sono prima artistici che politici, e che l’identità nazionale è fatta di cultura classica e umanistica, di bellezza pagana e spiritualità cristiana. In fondo poco è cambiato nel corso dei secoli. L’Italia è ancora  oggi il paese dell’arte e della bellezza.  Così è stato dal Trecento al Seicento, secoli di massimo splendore, e fino al Novecento. In tal senso, all’interno della comunità artistica internazionale, l’arte italiana – da Giotto a Piero della Francesca, da Michelangelo a Caravaggio, e da questi fino ai Futuristi e oltre – ha fatto scuola, è stata di modello per il mondo intero, perché nei nostri manufatti artistici si è potuto apprezzare il perfetto equilibrio di classicità e anticlassicità, di eclettismo e purismo, d’invenzione e citazione, d’immanenza e trascendenza. Una mostra, che offra al pubblico nazionale e internazionale, l’opportunità di confrontarsi con le opere di alcuni tra i maggiori artisti italiani del nostro tempo è sempre un fatto importante, anche per le discussioni che suscita, oltre che per le emozioni e le riflessioni che rigenera.

Partendo dalla citazione medievale di Cimabue, e in concomitanza con lo svolgimento della 57° Biennale di Venezia, periodo di massima attenzione intorno al contemporaneo nel nostro paese, lL Il progetto espositivo – promosso dal Comune di Firenze e organizzato da Mus.e – nasce in collaborazione con le Gallerie degli Uffizi, l’Opera di Santa Croce e  il Museo Marino Marini. Per Dario Nardella, Sindaco di Firenze : “La mostra Ytalia è una nuova grande sfida per Firenze: con le opere di dodici tra i maggiori artisti del nostro tempo facciamo vivere ancora il Forte Belvedere per un’altra stagione di arte contemporanea, ma soprattutto mettiamo in rete – insieme al Forte – 8 spazi straordinari tra musei, giardini e luoghi dell’architettura civile e religiosa dove il passato convive con il contemporaneo per un’esperienza unica che coinvolgerà fiorentini e turisti. In un’epoca in cui i valori dell’identità nazionale sono messi in discussione dalle nuove dinamiche globali, vogliamo celebrare il fatto che l’Italia vanta da secoli un ruolo esemplare nell’evoluzione artistica mondiale. Il primo G7 Cultura, non a caso, si è appena svolto a Firenze ed è stato dedicato alla conservazione e tutela del patrimonio culturale. Ma Firenze non è solo culla del Rinascimento e rivendica ancora una volta di essere città aperta alla storicizzazione e sperimentazione del contemporaneo“.Continue Reading..