Camera d’Arte

14
Nov

Paolo Ciregia. Forse sarà di nuovo

L’Elefante Arte Contemporanea di Treviso propone l’esposizione personale dell’autore Paolo Ciregia (Viareggio, 1987) intitolata Forse sarà di nuovo, a cura di Carlo Sala, che aprirà sabato 18 novembre alle ore 18.00. In mostra un nutrito corpus di lavori, che spaziano dalla scultura all’installazione fino alla fotografia, per riflettere su alcuni grandi temi della storia contemporanea come la propaganda, l’ideologia, le dittature e la libertà di pensiero. Il titolo scelto per la mostra, Forse sarà di nuovo, fa però comprendere come l’artista con il suo lavoro non voglia presentare un racconto ancorato al passato, ma, al contrario, utilizzare alcuni nodi fondamentali del Secolo breve come lente per comprendere il presente e porre un monito: la storia può ripetersi. Ad aprire il percorso è l’installazione From A to Z del 2017 (già vincitrice al prestigioso FOAM Talent di Amsterdam e successivamente esposta a New York e Londra); l’opera è parte della serie Ideological loop, costituita da lavori che ragionano sugli aspetti comuni ai diversi sistemi totalitari del Novecento e su come questi si riverberino nella società odierna. Appartiene al medesimo ciclo il lavoro Senza Titolo del 2016, dove l’immagine di un gerarca tedesco, tratta da una rivista di propaganda, è parzialmente rivestita da un tappeto che ne copre lo sguardo: la precisa trama di fili con cui è realizzato l’oggetto è una metafora delle ferree regole che le dittature impongono ai popoli, offuscando il loro sguardo e dunque una vera visione-comprensione degli accadimenti. A campeggiare nella seconda sala è la scultura 12 agosto 1944 (2017) ispirata all’eccidio di Sant’Anna di Stazzema (Lucca) dove le SS naziste sterminarono cinquecento civili inermi. Partendo dalla forma di una borraccia tedesca dell’epoca, l’autore ha modellato una scultura di cristallo a forma di vaso, posandola poi su una lastra di tufo proveniente da un monte della zona. Sigillata all’interno del manufatto si trova dell’acqua che l’artista ha raccolto attraverso un deumidificatore all’interno della chiesa che fu teatro del massacro, quasi a cristallizzarne per sempre la memoria. Nella serie di lavori Exeresi viene analizzato il linguaggio propagandistico comune alle varie dittature: l’artista preleva delle immagini da riviste storiche e attraverso il suo intervento ne sovverte la percezione togliendo la rassicurante retorica del tempo e facendo emergere alcuni aspetti crudi e inquietanti. L’opera Wir Fahren Gegen Engeland del 2017, ad esempio, è basata sulla strana ambiguità della figura di un gerarca che sembra essere immerso in un momento di gioco e invece sta progettando un attacco militare. Tra le opere fotografiche esposte vi è Glasnost (dalla serie Perestrojka) del 2015: il lavoro parte da uno scatto di cronaca realizzato da Paolo Ciregia durante la guerra del Donbass che dal 2014 oppone l’esercito ucraino ai separatisti russi. Vediamo delle persone protese verso una figura distesa – forse un ferito o un cadavere – il cui corpo è però celato alla nostra vista dall’intervento dell’artista, che lo rende una semplice sagoma bianca. In una società come la nostra, sovraffollata di immagini-choc, il dolore e la morte sono diventati una sorta di intrattenimento massmediatico a cui siamo abituati e che oramai non destabilizza: è per questo che l’autore sceglie la strada opposta e attraverso l’horror vacui delle fattezze umane negate crea una tensione emotiva che non può lasciare indifferenti. Tutta la mostra di Paolo Ciregia può riassumersi nell’opera composta da una lampadina sulla soglia tra due stanze che si accende e si spegne, trasmettendo in codice morse la frase latina Historia magistra vitae: si tratta di un memento verso i drammi della storia, espresso attraverso un linguaggio accessibile a pochi. Se questa difficoltà di comprensione sembra rimandare ad un uomo sordo, condannato a reiterare i medesimi errori; essa deve essere anche letta come uno stimolo per forgiare delle coscienze critiche, capaci di contrastare le forme più o meno mano manifeste di omologazione del pensiero che connaturano la nostra società.

L’esposizione è visitabile fino al 22 dicembre 2017.

PAOLO CIREGIA
Forse sarà di nuovo // Das Kann wieder passieren // Может будет вновь
a cura di Carlo Sala

L’Elefante Arte Contemporanea
Via Roggia 52 – Treviso
Inaugurazione: Sabato 18 novembre, ore 18.00
Dal 18 novembre al 22 dicembre 2017
orari: dal martedì al sabato, dalle 15.00 alle 19.30, oppure su appuntamento.
galleria.elefante@libero.it
cell: 348.9036567

Note biografiche
Paolo Ciregia (Viareggio, 1987), inizia il suo percorso artistico dopo un’esperienza di alcuni anni in Ucraina, che culmina nella documentazione del conflitto con la Russia nel 2014. Da quel momento focalizza la propria ricerca sui temi della storia, della propaganda politica ad uso dei media e della rappresentazione del potere. Indagandone i paradigmi e destrutturandone il linguaggio, Ciregia enfatizza l’eloquenza degli oggetti che impiega per creare installazioni multimediali dalla forte carica simbolica. Nel suo lavoro i momenti della Grande Storia rivivono attraverso epifanie di vite individuali, dando vita ad una dimensione temporale interrotta e introspettiva. Tra i maggiori riconoscimenti è vincitore del Foam Talent di Amsterdam nel 2016, selezionato per la Biennale Jeune Création Européenne JCE a Montrouge nel 2016, vincitore di Giovane Fotografia Italiana nel Festival Fotografia Europea a Reggio Emilia nel 2016, menzione d’onore per l’Arte emergente del Premio Francesco Fabbri nel 2016, finalista di TU35 del Museo Pecci di Prato nel 2016. Le sue opere sono state esposte in mostre personali e collettive in Italia e all’estero, tra cui New York, Londra, Parigi, Galles, Roma, Milano, Torino, Zagabria, Amsterdam. Vive e lavora in Toscana.

Immagine di apertura: Paolo Ciregia, Senza titolo (Ideological loop), 2016

13
Nov

Le Nuove Frontiere della Pittura

Oltre 30 opere per oltre 30 artisti da 17 paesi:
questi i numeri dell’importante mostra,
a cura di Demetrio Paparoni, che si terrà alla Fondazione Stelline dal 16 novembre al 25 febbraio 2018.
Una grande esposizione internazionale:
la prima in Italia interamente incentrata sulle
nuove tendenze della pittura figurativa contemporanea

Alla Fondazione Stelline prosegue la stagione autunnale con un omaggio all’arte figurativa, confermandosi come uno dei punti di riferimento in Città per la valorizzazione dell’arte contemporanea. Dal 16 novembre 2017 al 25 febbraio 2018 si terrà Le Nuove Frontiere della Pittura, una mostra importante che la Fondazione ha prodotto e realizzato a cura di Demetrio Paparoni, uno dei più riconosciuti critici e curatori italiani.

«Questa mostra testimonia il ruolo che la Fondazione Stelline riveste nel dibattito artistico internazionale», ha dichiarato la presidente delle Stelline PierCarla Delpiano, «e l’attenzione che da sempre rivolge alle espressioni creative più significative dei nostri giorni».

Le Nuove Frontiere della pittura è la prima grande esposizione internazionale realizzata in Italia totalmente incentrata sulle nuove tendenze della pittura figurativa contemporanea. «Per quanto il ruolo giocato dalla pittura figurativa sia centrale nel panorama artistico attuale e per quanto esprima lo spirito del tempo non meno di altre forme espressive», precisa Paparoni, «le grandi mostre tendono a minimizzarne la portata, preferendo sempre includere un ristretto numero di dipinti figurativi, diluiti in un contesto multilinguistico che tende spesso a contenerne la portata».

Le Nuove Frontiere della Pittura presenta al pubblico italiano opere di Francis Alÿs, Michaël Borremans, Kevin Cosgrove, Jules de Balincourt, Lars Elling, Inka Essenhigh, Laurent Grasso, Li Songsong, Liu Xiaodong, Victor Man, Margherita Manzelli, Rafael Megall, Justin Mortimer, Paulina Olowska, Alessandro Pessoli, Daniel Pitín, Pietro Roccasalva, Nicola Samorì, Wilhelm Sasnal, Markus Schinwald, David Schnell, Dana Schutz, Vibeke Slyngstad, Anj Smith, Nguyê ̃n Thái Tuâ ́n, Natee Utarit, Ronald Ventura, Nicola Verlato, Sophie von Hellermann, Ruprecht von Kaufmann, Wang Guangyi, Matthias Weischer, Yue Minjun, Zhang Huan.

Molte delle opere esposte, realizzate negli ultimi anni da pittori nati in diverse parti del mondo perlopiù dopo il 1960, saranno di grande formato. Oltre a mettere in evidenza il carattere innovativo e l’incidenza che la pittura riveste oggi nello scenario artistico internazionale, la mostra si qualifica come un momento di riflessione sull’arte dei nostri giorni.

In occasione di questa esposizione, sarà pubblicato un catalogo edito da Skira che conterrà, oltre al saggio introduttivo del curatore e alle riproduzioni delle opere esposte, testi teorico- esplicativi sugli artisti e sulle opere scritti da Maria Cannarella, Pia Capelli, Elena Di Raddo, Alessandra Klimciuk, Tone Lyngstad Nyaas, Gianni Mercurio, Rischa Paterlini, Giulia Pra Floriani, Lorenzo Respi, Sabina Spada, Luigi Spagnol, Alberto Zanchetta e Giacomo Zaza.

Demetrio Paparoni è nato a Siracusa, Italia, nel 1954. Vive a Milano. Critico d’arte e curatore, ha fondato nel 1983 la rivista d’arte contemporanea “Tema Celeste” e l’omonima casa editrice, che ha diretto fino al 2000. Dal 1996 al 2008 ha insegnato Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea presso la Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Catania. Nel 2011 ha curato a Milano le mostre di Anish Kapoor e di Tony Oursler. Ha scritto tra l’altro testi per i cataloghi che hanno accompagnato mostre antologiche dedicate in Italia ad Andy Warhol, Keith Haring, Jean-Michel Basquiat, Edward Hopper, Roy Lichtenstein. È autore di numerosi libri e monografie, tra le quali quelle di Jonathan Lasker (2002), Chuck Close, (2002), Wang Guangyi (2013). Il suo libro “Il bello, il buono e il cattivo” (Ponte alle Grazie, Milano 2014) è un’esaustiva disamina su come la politica ha condizionato l’arte negli ultimi cento anni. Nel 2017 ha pubblicato “The Devil”, edito da 24 Ore Cultura.

LE NUOVE FRONTIERE DELLA PITTURA
a cura di Demetrio Paparoni
16 novembre 2017 – 25 febbraio 2018

Orario: martedì – domenica, h. 10.00-20.00 (chiuso il lunedì) Ingresso a pagamento: € 8 intero; € 6 ridotto
Fondazione Stelline, c.so Magenta 61, Milano
Info: fondazione@stelline.it | www.stelline.it

Fondazione Stelline
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tel. +39.02.45462.411 fondazione@stelline.it www.stelline.it

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10
Nov

Alejandro G. Iñárritu. CARNE y ARENA

Basato sul racconto di fatti realmente accaduti, il progetto confonde e rafforza le sottili linee di confine tra soggetto e spettatore, permettendo ai visitatori di camminare in un vasto spazio e rivivere intensamente un frammento del viaggio di un gruppo di rifugiati. “CARNE y ARENA” utilizza le più recenti e innovative tecnologie di realtà virtuale, mai usate prima, per creare un grande spazio multi-narrativo che include personaggi reali.

L’installazione visiva sperimentale “CARNE y ARENA” è un’esperienza individuale della durata di sei minuti e mezzo che ripropone la collaborazione tra Alejandro G. Iñárritu e il tre volte premio Oscar Emmanuel Lubezki con la produttrice Mary Parent e ILMxLAB.

“Nel corso degli ultimi quattro anni, mentre l’idea di questo progetto si formava nella mia mente, ho avuto il privilegio di incontrare e intervistare molti rifugiati messicani e dell’America centrale. Le loro storie sono rimaste con me e per questo motivo ho invitato alcuni di loro a collaborare al progetto” afferma il quattro volte premio Oscar Iñárritu. “La mia intenzione era di sperimentare con la tecnologia VR per esplorare la condizione umana e superare la dittatura dell’inquadratura, attraverso la quale le cose possono essere solo osservate, e reclamare lo spazio necessario al visitatore per vivere un’esperienza diretta nei panni degli immigrati, sotto la loro pelle e dentro i loro cuori”.

Come afferma Germano Celant, Soprintendente Artistico e Scientifico della Fondazione Prada, “Con ‘CARNE y ARENA’, Iñárritu rende osmotico lo scambio tra visione ed esperienza, nel quale si dissolve la dualità tra corpo organico e corpo artificiale. Nasce una fusione d’identità: un’unità psicofisica dove, varcando la soglia del virtuale, l’umano sconfina nell’immaginario e viceversa. È una rivoluzione comunicativa in cui il vedere si trasforma in sentire e in condividere fisicamente il cinema: una transizione dallo schermo allo sguardo dell’essere umano, con un’immersione totale dei sensi. Il progetto di Iñárritu incarna alla perfezione la vocazione sperimentale di Fondazione Prada e la sua continua ricerca di possibili scambi tra cinema, tecnologia e arte”.

L’installazione è accessibile al pubblico solo tramite prenotazione online.
È possibile prenotare un solo biglietto alla volta.
I biglietti sono nominali e non cedibili.
Nuovi biglietti saranno resi disponibili da lunedì 13 novembre 2017.

Alejandro G. Iñárritu. CARNE y ARENA
7 Giu 2017 – 15 Gen 2018

Fondazione Prada
largo Isarco, 2. 20139 Milano
T +39 02 56 66 26 34
press@fondazioneprada.org

Image Courtesy 2017 Legendary

06
Nov

Chiharu Shiota. Direction

Chiharu Shiota is internationally renowned for her intricate and spectacular thread constructions. In her works Chiharu Shiota seeks to awaken feelings and memories in the public. In Bergen, her new work “Direction” will fill a large exhibition hall at KODE and completely encompass the visitors. Her complex thread constructions have been compared with “drawing in the air”, and frequently include everyday objects. Shiota has also employed photography and video in several of her installations. Her installation in Bergen is accompanied by selected drawings, sculpture, photography and film.

Boats from Western Norway
At KODE the artist will incorporate old boats from Western Norway in her work. These boats were once an everyday means of transportation along the coast outside of Bergen, and the title incorporates a reference to the act of travelling. At the same time Shiota touches upon navigating in a broader perspective: “I’ve been concentrating on the distance we cover in our lives, and the journey we take that has an unclear destination. We are heading in a certain direction but don’t know exactly where”, says the artist. With a background in painting and performance, Shiota has continued to develop her interest in the body and the bodily gesture in her installations. The visual impression is both fragile and massive, and the body’s response upon entering into the work is an important part of the artist’s objective.

Chiharu Shiota (b. 1972) was educated in Japan and Germany. In Germany she studied under Marina Abramović and Rebecca Horn, among others. Shiota has lived and worked in Berlin since 1996. Shiota has exhibited in museums around the world, such as MoMA PS1, New York (2003), La Maison Rouge, Paris (2011) and Kunstsammlung Nordrheinwestfalen, K21, Düsseldorf (2015). In 2015 she represented  Japan in the Venice Biennale, and gained considerable acclaim for her installation “The Key in the Hand”.

KODE is one of the largest art museums in Scandinavia, situated in Bergen, Norway, with collections spanning from the Renaissance to Contemporary Art. KODE holds more than 43,000 works, including world class collections of Edvard Munch and Nikolai Astrup, as well as several composer homes including Edvard Grieg’s Troldhaugen.Chiharu Shiota. Direction

Chiharu Shiota. Direction
October 27, 2017–April 1, 2018
KODE Art Museums and Composer Homes
Rasmus Meyers allé 9
5015 Bergen
Norway
T +47 53 00 97 04
post@kodebergen.no

Image: Chiharu Shiota, Earth and Blood, 2014

01
Nov

Viviane Sassen. SHE

La Fondazione Sozzani, presenta “SHE” una mostra delle fotografie di Viviane Sassen.
Nata ad Amsterdam nel 1972, da più di vent’anni esplora con il suo lavoro ambiti differenti nella moda, nel ritratto, nelle arti visive, costruendo un suo personale codice visivo. Pervase da atmosfere misteriose, le fotografie di Viviane Sassen sono spesso segnate da ombre lunghe, silhouettes e contrasti netti. In bilico tra realtà e finzione, sembrano suggerire dimensioni stranianti, impenetrabili, ma che nascono dalla vita quotidiana. Alcuni lavori rivelano un richiamo all’inconscio e ricordano il surrealismo, con riferimenti al disordine e al disorientamento: come nelle posizioni anomale dei modelli che spesso richiamano la danza o la performance.

Viviane Sassen ha studiato Fashion Design a Utrecht (presso l’HKU) e fotografia al Dutch Art Institute di Atelier Arnhem, ma molti dei suoi colori surreali provengono dall’Africa, dove ha vissuto per tre anni da bambina, al seguito del padre medico.  “I miei ricordi dal Kenya erano molto visivi”, racconta Viviane “Ero una bimba sensibile con un’intensa immaginazione e captavo tutto quello che accadeva intorno a me”. Nel corso degli anni molte delle sue immagini più enigmatiche si sono slegate dal luogo fisici in cui sono state realizzate e viaggiano piuttosto sul confine tra veglia e sogno. Presente nel 2013 alla 55° Biennale di Venezia curata da Massimiliano Gioni, Viviane Sassen ha vinto numerosi premi e riconoscimenti tra cui l’Infinity Award dell’ICP di New York nel 2011 e il premio nazionale olandese Prix de Rome nel 2007. Per la mostra Umbra è stata candidata al Deutsche Börse Photography Prize nel 2015. Sassen ha intrapreso una carriera internazionale nella fotografia della moda, ma appartiene a una generazione di artisti-fotografi che non fanno una distinzione netta tra ricerca personale o lavoro commerciale e redazionale. Per lei la fotografia è quasi sempre personale. Le sue immagini sono state pubblicate in riviste come Purple, i-D, Dazed and Confused, Vogue e The New York Times Magazine, e in molte campagne pubblicitarie per Adidas, Stella McCartney, Miu Miu, Missoni, Bottega Veneta e Louis Vuitton. Nel 2009 ha esposto allo spazio Forma di Milano e nel 2008 al Museo FOAM di Amsterdam. Nel 2012 una grande retrospettiva del suo lavoro ha avuto luogo all’Huis Marseille Museum for Photography di Amsterdam, ai Rencontres d’Arles Festival, alla Scottish National Portrait Gallery di Edimburgo, al Savannah College of Art and Design in Georgia, USA; al Fotografie Forum di Francoforte, al Fotomuseum Winterthur, Svizzera. Con il suo lavoro “Umbra” è quest’anno presente al Museum of Contemporary Photography di Chicago e alla Deichtorhallen di Amburgo. Importanti mostre collettive nel 2011 sono state “New Photography” al Museum of Modern Art, New York; “No Fashion, Please!” alla Vienna Kunsthalle; e “Figure and Ground” presso il Museum of Contemporary Canadian Art di Toronto, parte del Contact Photography Festival.

La Fondazione Sozzani è un’istituzione culturale costituita a Milano da Carla Sozzani nel 2016 per la promozione della fotografia, della cultura, della moda e delle arti. La Fondazione ha assunto il patronato della Galleria Carla Sozzani e intende proseguire il percorso dell’importante funzione pubblica che la galleria svolge da 27 anni.

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