Camera d’Arte

20
Feb

Lorenzo Vitturi. Natural man-made, Oyinbo, and moving beats

Nato a Venezia nel 1980, Lorenzo Vitturi trasferisce l’eredità della laguna nel suo universo creativo, in cui un sapiente uso di luce e colore conferisce movimento e tridimensionalità a scatti fotografici che offrono anche evidente traccia, nelle caratteristiche allestitive e cromatiche delle composizioni, della sua precedente esperienza di pittore di scena e della sua passione per scultura e collage.

Il luogo di indagine prediletto di Lorenzo Vitturi è la strada, fonte inesauribile di idee, materiali e soggetti. In modo particolare il mercato, il primo luogo in cui l’artista generalmente si reca quando visita una città, rappresenta un perfetto microcosmo per osservare le dinamiche sociali, economiche e culturali di un territorio e, in generale, di un paese. E’ stato così nel caso del Ridley Road Market situato nel cuore di Dalston, distretto multiculturale dell’East London, e soggetto dell’acclamato progetto fotografico ‘Dalston Anatomy’ (2013). Attraverso surreali ritratti e funamboliche nature morte, Vitturi ci ha consegnato la testimonianza di una lenta trasformazione, resa ancor più evidente nel progetto successivo ‘Droste Effect, Debris and Other Problems’ presentato a Viasaterna, Milano nel 2016: la scomparsa della composizione multietnica di un quartiere in cui la convivenza di culture locali e provenienti dall’Africa, dalla Turchia, dalla Cina, dai Caraibi è costantemente minacciata da un’inarrestabile gentrificazione che costringe molti dei suoi abitanti ad abbandonare il quartiere.  Da qui l’interesse di Vitturi per la cultura dell’Africa occidentale, successivamente maturato durante la residenza in Lagos nel 2015 e concretizzatosi nel progetto ‘Money Must Be Made’ (2017), di cui viene presentata per la prima volta una selezione in occasione della mostra presso T293. Invitato dalla African Artists Foundation, l’artista non poteva non addentrarsi nel Balogun Market, smisurato e tentacolare mercato di strada, concentrandosi su una porzione in particolare: quella adiacente la Financial Trust House, palazzo di 27 piani ormai in completo disuso, una volta sede di multinazionali che nel tempo hanno dovuto trasferirsi altrove a causa dell’avanzare prepotente del mercato nel quartiere. Da un lato il caos travolgente del mercato, con le sue strade rumorose e banchi stracolmi allestiti con straordinaria creatività e arguzia; dall’altro i silenziosi interni abbandonati della Financial Trust House, distopica versione di un futuro scenario ipercapitalista in cui i loghi e grandi marchi giacciono ormai impotenti sotto una spessa coltre di sabbia sahariana.

Vitturi si è immerso nelle strade del mercato, osservando come le folle si fondevano in una massa indistinguibile di oggetti e persone. Dopo aver intervistato e ritratto i venditori e raccolto oggetti e prodotti di varia natura, Vitturi ha isolato questi materiali in studio: qui li ha assemblati, alterati con pigmenti e pitture, fotografati, stampati, riassemblati e infine rifotografati. Il suo intervento esclusivamente manuale, mai digitale, permette alle composizioni finali di non risultare artificiali ma di conservare quella materialità che accorcia le distanze con l’osservatore a cui sembra di poter toccare con mano i tessuti e gli oggetti che compongono le curiose e precarie installazioni che tentano di riprodurre i fantasiosi allestimenti osservati nel mercato. Nei ritratti dei venditori con le loro merci facciamo difficoltà a distinguere gli uni dagli altri, in un’apparente fusione tra umano e inorganico, simbolo di una invasione incontenibile di beni di consumo che travalica lo spazio circostante e si insinua nel profondo.

Continue Reading..

08
Feb

Carlo Ciussi. La pittura come fisicità del pensiero

La galleria A arte Invernizzi inaugura mercoledì 7 febbraio 2018 alle ore 18.30 una mostra personale di Carlo Ciussi in occasione della quale vengono presentate opere degli anni Sessanta e Settanta in dialogo con lavori degli anni Novanta. Il percorso epositivo comprende anche una selezione di opere realizzate nel 1965 recentemente esposte presso la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia nell’ambito di “Postwar Era. Una storia recente”.

Come scrive Francesca Pola: “Carlo Ciussi ha interpretato l’arte come visione attiva del mondo, e come fisicità di un pensiero che non accetta alcuna neutralità di contenuto o decorativismo di forma, ma si pone come visione positiva possibile della realtà, ricreando costantemente nuovi spazi di espressione umana. È di questo paradosso che vive la sua opera, volutamente pensata per non essere categorizzabile secondo schemi correnti o canoni precostituiti, quanto come inesorabile e inesausta trasformazione dell’universo: dare corpo al pensiero come azione che interpreta il mondo. Senza descriverlo, ma per ricrearlo, in un incessante divenire che procede, senza soluzione di continuità, dall’esistenza stessa. (…) È in questa densità dell’immagine, che visualizza il mentale dell’uomo non semplicemente come portato razionale, quanto come complessità biologico-evolutiva del nostro immaginare e costruire civiltà, che si ritrova la più evidente continuità del lavoro di Ciussi. Nella sua opera, il palpitare dei segni o le scansioni degli spazi sono la struttura stessa della realtà, in un intenzionale coincidere di microcosmo e macrocosmo per cui l’immagine è frammento e soglia dell’infinito divenire dell’universo”.

Nelle opere appartenenti alla seconda metà degli anni Sessanta esposte al primo piano della galleria l’artista, attraverso intrecci tra elementi geometrici primari, suggerisce le forme del cerchio e del quadrato seguendo traiettorie che occupano solo in parte lo spazio della tela. In altri lavori, realizzati negli anni immediatamente successivi, le stesse forme si sviluppano in profondità, si sovrappongono in diverse aree di colore sino a giungere ad inserirsi le une nelle altre. Nella visione d’insieme proprio l’utilizzo che Carlo Ciussi fa delle cromie diviene una chiave elementare di lettura ed esse costruiscono, ritmandolo, l’equilibrio della struttura stessa dell’immagine. Questa stessa geometria connaturata al colore, che muta pur rimanendo sempre fedele a se stessa, diviene negli anni Novanta segno lineare, che si staglia su tutta la superficie in un all over senza soluzione di continuità. Opere tridimensionali quali Colonne e Struttura a cinque elementi(210×700 cm), le cui superfici vengono attraversate da una pluralità di linee rette spezzate che si intrecciano e si sovrappongono, si ergono nello spazio al piano inferiore della galleria e si ridefiniscono alla luce di una fisicità più marcata, acuendo in modo più evidente il dialogo con l’ambiente architettonico circostante.

In occasione della mostra verrà pubblicato un volume contenente la riproduzione delle opere in mostra, un saggio di Francesca Pola, una poesia di Carlo Invernizzi e un aggiornato apparato bio-bibliografico.

Carlo Ciussi. La pittura come fisicità del pensiero
catalogo con saggio di Francesca Pola
7 febbraio – 29 marzo 2018

A Arte Studio Invernizzi 

via D. Scarlatti, 12 Milano
lun-ven 10-13 e 15-19, sab su appuntamento
ingresso libero

Immagine: Carlo Ciussi. Struttura a cinque elementi, 1996 Olio su tela, 210×700 cm Courtesy A arte Invernizzi, Milano. Foto Bruno Bani, Milano

29
Gen

Mustafa Sabbagh | Sislej Xhafa. Umanità

Nello scorso mese di novembre è stata formalizzata la costituzione dell’Associazione Culturale Umanità, fondata con il proposito di occuparsi del concetto di integrazione tra culture differenti e di promuovere i valori supremi del rispetto per l’umanità, dell’empatia, della solidarietà. Ferrara ospiterà, il 26 gennaio 2018, il primo evento promosso dall’Associazione.

Luogo prescelto è il Museo di Casa Romei, antica edificazione signorile costruita tra il Medioevo ed il Rinascimento, che nel corso degli ultimi decenni del XIX secolo venne adibita a ricovero di indigenti: già nel 1872, a seguito dell’alluvione del Reno, numerose famiglie sfollate dai territori devastati furono alloggiate all’interno delle sue sale. Casa Romei è oggi eletta nuovamente – in virtù del suo farsi simbolo di Casa, e attraverso l’importante gesto di incontro tra due noti artisti contemporanei invitati da Umanità – a sito di accoglienza, rivivendo nella consapevolezza sincronica dell’importanza rivestita dal Museo attraverso il suo ruolo sociale[1].

Susseguente ad una tavola rotonda presieduta, dalle 17:30 alle 19:00, dal Professor Paolo Magri [Direttore dell’ISPI – Istituto per gli Studi di Politica Internazionale e docente di Relazioni Internazionali all’Università Bocconi], il tema dell’integrazione verrà dunque riflesso, dalle 19:00 alle 21:00 e nei giorni a seguire fino al 18 febbraio 2018, nelle visioni artistiche di Mustafa Sabbagh e Sislej Xhafa.

Internazionalmente riconosciuti come due tra i massimi esponenti dell’arte contemporanea, essi stessi privi di una precisa appartenenza geografica – se non quella alla sola umanità – i due artisti intrecciano le loro poetiche per la prima volta in questa occasione, con la curatela di Paola Nicita e Andrea Sardo. La mostra, realizzata con l’appoggio della Galleria Continua [San Gimignano], ha altresì ottenuto il patrocinio del MiBACT – Ministero dei Beni e delle Attività Culturali come evento di profonda rilevanza artistica.

«Lesposizione di Sislej Xhafa e Mustafa Sabbagh è loccasione particolare per assistere a un dialogo doppio: tra gli artisti contemporanei Xhafa e Sabbagh – entrambi, seppur con modalità differenti, legati ad una ricerca artistica indirizzata ad una riflessione sociale – e tra le opere degli artisti in dialogo con gli spazi di Casa Romei – abitazione ancor prima che museo, luogo di accoglienza, di ospitalità, d’arte e di cultura. Umanità è il fil rouge che lega l’indagine compiuta attraverso il lavoro artistico:  la ricerca di un valore da sottolineare come elemento di salvezza, inscindibile dalle ragioni più profonde dell’essere» [Paola Nicita].

Attraverso quattro interventi video ed installativi, selezionati specificamente all’interno del loro percorso artistico, Mustafa Sabbagh e Sislej Xhafa – entrambi presenti all’inaugurazione – aderiscono ad Umanità attraverso un gesto sapientemente artistico, ma innanzitutto profondamente, coscientemente Umano.

[1] In riferimento alla raccomandazione UNESCO 2015 «Museums as spaces for cultural transmission, intercultural dialogue, learning, discussion and training, also play an important role in education (formal, informal, and lifelong learning), social cohesion and sustainable development. Museums have great potential to raise public awareness of the value of cultural and natural heritage and of the responsibility of all citizens to contribute to their care and transmission. Museums also support economic development, notably through cultural and creative industries and tourism».Continue Reading..

23
Gen

Giulio Paolini. Teoria delle apparenze. Opere 1969-2015

Galleria Fumagalli presenta la mostra “Giulio Paolini. Teoria delle apparenze”, una selezione di opere realizzate dal 1969 al 2015. Abbracciando l’intero arco di produzione dell’artista, iscritto in un ambito di ricerca di matrice concettuale, l’esposizione si propone di restituire una visione complessiva dell’operare di Giulio Paolini: dalle tele prospettiche degli anni ’70, alla dimensione teatrale e letteraria degli anni ’80 fino ai più recenti studi sull’identità dell’autore e la sua condizione di spettatore.L’atto di nascita della ricerca artistica di Giulio Paolini risale al “Disegno geometrico del 1960, una piccola tela (40×60 cm) sulla quale l’artista ha riportato la squadratura della superficie. Da questo momento, l’artista definisce come suo campo d’analisi la struttura base della visione e i metodi dell’operare artistico che, negli anni successivi, lo portano a sviluppare un processo di decodificazione lontano dall’elaborazione di immagini evicino al segno, alla geometria visiva, alla matematica.

Con la mostra “Giulio Paolini. Teoria delle apparenze”, Galleria Fumagalli rende omaggio a una delle figure artistiche più rappresentative della ricerca italiana d’avanguardia. Attraverso installazione, disegno, collage, calco in gesso e fotografia, dagli anni ’60 a oggi, Giulio Paolini esplora la natura tautologica e metafisica dell’operare artistico mettendo in discussione le sue sovrastrutture di metodo e rigenerando il lavoro in prospettive sempre nuove. “Il mio modo di agire è in rapporto, staffetta continua, tra il quadro prima e quello dopo. Ogni mio quadro in definitiva è la replica del precedente (vorrei dire che nasce già come replica del precedente)”. (Giulio Paolini in “Dipingere la pittura”, intervista di Nico Orengo in “Fuoricampo”, Torino 1973).

Giulio Paolini è nato a Genova nel 1940, vive e lavora a Torino. Nel corso degli anni ha esposto in prestigiose istituzioni pubbliche internazionali, tra le recenti mostre personali: Center for Italian Modern Art, New York e Museo Poldi Pezzoli, Milano (2016), Macro, Roma (2013), Palazzo delle Esposizioni, Roma (2010), Kunstmuseum, Winterthur (2005), Mart, Rovereto (2004), Fondazione Prada, Milano (2003), CEAAC, Strasburgo e GAM, Torino (2001). Dal 1970 a oggi ha partecipato a rassegne internazionali come Biennale di Venezia, Quadriennale di Roma, Biennale di Sydney, Sculpture Biennial Münster, Documenta, Biennale di San Paolo. Sue opere sono esposte in modo permanente in istituzioni pubbliche e private di tutto il mondo.

Galleria Fumagalli
Giulio Paolini
Teoria delle apparenze. Opere 1969-2015
A cura di Angela Madesani e Annamaria Maggi
fino al 14 aprile 2018

Durante la mostra sarà presentato un libro con un testo inedito tratto da un incontro con GIULIO PAOLINI a cura di Angela Madesani

23
Gen

Forma mentis. Barbara De Ponti e Jens Risch

La mostra presenta per la prima volta a Milano l’ultimo progetto di Barbara De Ponti Clay Time Code, e una serie di opere dell’artista tedesco Jens Risch realizzate tra il 2011 e il 2016. I due artisti, vicini per generazione e pratica artistica, sono protagonisti di un dialogo inedito creato a partire dal riconoscimento di uno stesso sentire che sottende le rispettive ricerche, caratterizzate da estremo rigore e coerenza di metodo. Come il titolo lascia intuire, Forma Mentis è una mostra che gravita intorno al tema centrale della Forma, da una parte intesa quale principio inerente la materia stessa dalla quale viene fatta scaturire, e dall’altra quale struttura mentale. La forma, infatti, guida il gesto di entrambi gli artisti, mossi dalla volontà di raggiungere una sintesi quanto più perfetta tra contenuto e rappresentazione, tra il concetto alla base dell’opera e la sua concretizzazione.

Forma mentis. Barbara De Ponti e Jens Risch
dal 23 gennaio al 16 marzo 2018

VIASATERNA
Via Leopardi, 32
20123
Milano
+39 02 36725378
info@viasaterna.com

Orari:
lunedì – venerdì
12.00 – 19.00
Mattino e sabato su appuntamento

Immagine: Jens Risch, Silk piece VI, 2018 photo by Jorg Baumann