Camera d’Arte

13
Giu

Gianluca Maver. Nest

Carlo Gallerati è lieto di presentare Nest, una mostra personale di Gianluca Maver a cura di Noemi Pittaluga. “Nel progetto Nest, le fotografie di Gianluca Maver si caricano di senso assoluto attraverso un’osservazione che replica il paradigma del montaggio filmico. Come nelle vignette di un fumetto o in parti di fregi degli antichi templi classici, il messaggio è reso palese dal collage delle immagini che il fruitore compone di volta in volta. La relazione, che trova conferma nel video Nest #001, in cui l’elemento visivo e quello sonoro si compenetrano indissolubilmente, esprime, pur lasciando libertà d’interpretazione, il punto di vista dell’autore. In primissimo piano, isolate dal contesto di appartenenza, l’artista propone al pubblico inquadrature di nidi, radici, piante e uccelli con l’intento di ragionare sul rapporto precario in vigore tra uomo e ambiente. Il cinguettio metodico, che ascoltiamo nell’opera video, interrotto bruscamente dai secchi spari di un cacciatore, manifesta metaforicamente una netta interferenza nell’equilibrio del sistema naturale. Il bulbo selvatico è sradicato, il volatile appare privo di vita, ma il nido, nella sua estrema instabilità strutturale, rimane ben saldo tra i rami di un albero. Simbolo di pace domestica, il rifugio boschivo rimanda inevitabilmente all’idea di grembo materno che, nella sua essenza dicotomica, è potenza generatrice e contemporaneamente organo di estrema fragilità. Non c’è dubbio: è necessario agire e prendere una posizione, pena la cristallizzazione.” (Noemi Pittaluga)

Gianluca Maver è nato a Bergamo nel 1972. Terminati gli studi alla Fondazione Studio Marangoni di Firenze nel 1999, lavora come fotografo con una predilezione per la ricerca, e dal 2000 al 2009 come docente di fotografia nella medesima scuola. Attualmente è docente e capo dipartimento di fotografia presso la Lorenzo de Medici Institute di Firenze.

Principali riconoscimenti:
2000: Premio per un progetto fotografico, Fondazione Studio Marangoni, Firenze; Portfolio in Piazza, vincitore ex equo, a cura di Vittoria Ciolini, Savignano sul Rubicone (FC).
2004: selezionato dal The Center for Fine Art Photography e il Museum of Contemporary Art, Fort Collins, Colorado (USA).
2005 e 2007: Premio Arti Visive San Fedele, Milano.

Principali mostre:
2007: They looked on while it happened, Galerie Image, Aarhus (DK); FotoGrafia festival intenazionale di Roma, a cura di Marco Delogu,Roma.
2008: Visages en Pose, a cura di Anna Mari Amonaci, Galleria Maurizio Nobile Loft, Bologna.
2011: Web_2010 and Web_2012, Wallace Art House, a cura di Wallace Shaw, Edinburgh, Scotland (UK); MIA Milan Image Art Fair, a cura di Fabio Castelli, Milano; Contaminazioni ambientali, a cura di Francesco Gavilli, Villa Barberino di Meleto (PC); Capalbio Fotografia, a cura di Marco Delogu, Capalbio (GR).
2013: Legenda Aurea, a cura di Andrea Lunghi, Rio nell’Elba (LI); Walking Into, Pinetum 01 Farparte, a cura di Lara Caccia, Moncioni (AR); Arte Fiera Bologna, Galleria RB contemporary fineart, Bologna.
2015: L’arte della fuga, a cura di Fausto Forte e Serena Trinchero, Casa Masaccio Arte Contemporanea, San Giovanni Valdarno (AR).
2016: In-Memory, a cura di Carles Marco, Valdarno (AR).

Gianluca Maver. Nest
A cura di Noemi Pittaluga

Galleria Gallerati (Via Apuania, 55 – Roma)
Fino a mercoledì 5 settembre 2018 (ingresso libero)

Orario: dal lunedì al venerdì: ore 17.00-19.00
sabato, domenica e fuori orario: su appuntamento
Ufficio stampa: Galleria Gallerati
Informazioni: info@galleriagallerati.it

11
Giu

Ogni storia d’amore è una storia di fantasmi

La galleria Tiziana Di Caro ospita la mostra intitolata Ogni storia d’amore è una storia di fantasmi che include opere di William Anastasi, Hanne Darboven, Gino De Dominicis, Sol LeWitt, Agnes Martin, Pino Pascali e Francesca Woodman.

Ogni storia d’amore è una storia di fantasmi è un’appropriazione da David Foster Wallace, che più volte ha citato questa locuzione, in ultimo ne “Il re pallido”, e che nel 2013 è divenuta anche il titolo della biografia dedicatagli da D. T. Max.

L’idea della mostra consiste nella raccolta di opere di alcuni degli artisti che ho sempre considerato un riferimento. Coloro che hanno fatto confluire la mia attenzione in precise dinamiche artistiche e che rappresentano delle presenze costanti nelle mie scelte di gusto, sia per la natura poetica e al contempo sperimentale delle loro opere, sia per la condotta “militante” della loro ricerca.

Ogni storia d’amore è una storia di fantasmi, oltre ad essere una frase bellissima, è stata scelta in relazione ad una combinazione cronologica che lega l’apertura della mia galleria alla scomparsa di David Foster Wallace nel 2008. Attraverso la lettura di alcuni dei suoi testi, DFW mi ha indotto a una costante riflessione sull’arte, pur trattando uno spettro tematico altro, intriso di riferimenti eterogenei, comunque legati a una visione poliedrica del mondo, ai miei occhi estremamente vivida al punto da poter essere associata anche ad una nicchia complessa seppur esclusiva come quella delle arti visive.

Le opere del gruppo di artisti che include William Anastasi, Hanne Darboven, Gino De Dominicis, Sol LeWitt, Agnes Martin, Pino Pascali e Francesca Woodman ben si prestano all’idea che da sempre ho in mente di “astanza”, per dirla con le parole di Cesare Brandi, che conia questo termine per fare riferimento alle opere d’arte che attraversano la storia, assorbendone l’esperienza, senza mai smettere di essere attuali.
Ogni forma artistica ha un valore che va al di là del tempo e dello spazio. Non parlo solo delle arti visive, ma anche della letteratura, della musica come di qualsiasi altro ambito del sapere, per cui l’obsolescenza non è necessariamente contemplata. I fantasmi a cui si fa riferimento nel titolo sono quelle “idee” che ognuno di noi tende a elaborare in relazione a persone che si immagina di conoscere pur non avendole mai incontrate. In questa mostra quindi non si intende parlare di aldilà , tanto meno di figure ectoplasmiche, bensì di sentimenti che derivano dalla conseguenza del “guardare”, che trascendono qualsiasi aspetto fisico per divenire pura astrazione, un atto di amore nel momento in cui la tensione verso l’opera, o verso l’artista ha il sopravvento su qualsiasi altra considerazione oggettiva.

Si ringraziano: Fondazione Paul Thorel, Galleria Alfonso Artiaco, Serena Basso, Chiara Tiberio, Maurizio Morra Greco, Alessia Volpe, Valentina Bonomo, Ines Musumeci Greco, Galleria P420, Galerie Jocelyn Wolff

English below

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06
Giu

Storie in gioco

Dal latino iocus, scherzo, celia. Esercizio di forza e di destrezza, ma anche finzione , artificio.
Il mondo dell’infanzia come luogo delle infinite possibilità. Gli elementi iconici che lo compongono appaiono come rappresentazione di quella dimensione onirica, immaginifica propria della condizione umana. Una  selezione di opere comprese tra la fine degli anni ’60 e lo scadere del secolo scorso, è testimonianza di come artisti di varie generazioni  hanno declinato il tema del gioco e della narrazione immaginaria ( fantastica) secondo diverse articolazioni; in particolare nell’era contemporanea, a partire dalla rottura provocata da Duchamp, il carattere ludico proprio degli oggetti di tale narrazione,  nelle molteplici interpretazioni, si può invertire sino ad  alludere a condizioni di drammaticità. 

 English below

From the Latin iocus, joke. Exercise of strength and skill, but also fiction, artifice.
The world of childhood perceived as a place of infinite possibilities. The iconic elements of this world appear as a representation of that dreamlike, imaginative dimension proper to the human condition. A selection of works between the end of the 60s and the end of the last century, testify how artists of various generations have declined, according to different articulations, the theme of the game and the imaginary (fantastic) narration; particularly in the contemporary era, starting from the rupture provoked by Duchamp, the ludic character proper of the objects of this narration, in the multiple interpretations, can be inverted until alluding to conditions of drama.

Storie in gioco/Tales in play
Gianfranco Baruchello, Tomaso Binga, Alighiero Boetti, Emilio Isgrò, Jannis Kounellis, Gino Marotta, Aldo Mondino, Pino Pascali

Curated by Erica Ravenna

fino al 10 settembre 2018

Erica Ravenna Arte Contemporanea
Via Margutta 17 – 00187 Roma
t./f. +39 06 3219968  artecontemporanea@ericafiorentini.it
Mon-Fri 10:30 – 19:30 | Sat 10:30 – 13:30 (o su appuntamento)

Image: Emilio Isgrò, Libro cancellato (Cappuccetto Rosso), 1970

29
Mag

Omar Galliani e Lorenzo Puglisi. Visioni di luce e di tenebra

Lo Studio Museo Francesco Messina presenta fino al 13 giugno, Omar Galliani – Lorenzo Puglisi. Visioni di luce e di tenebra, un progetto espositivo studiato per questo sito significativo per l’arte e la storia di Milano, con una particolare riflessione sull’iconografia religiosa che costituiva l’arredo della Chiesa nei tempi del suo massimo fulgore, a cavallo tra il XVI e il XVII secolo.

La mostra curata da Maria Fratelli e Raffaella Resch è prodotta dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano e dallo Studio Museo Francesco Messina con la sponsorizzazione di Liquid Art System. Il catalogo edito da Scalpendi conterrà i testi delle curatrici e del critico Mark Gisbourne, oltre alle immagini dell’allestimento delle opere presso lo studio Messina. La Fondazione Maimeri collaborerà alla comunicazione e alla promozione dell’evento.

Omar Galliani e Lorenzo Puglisi sono stati invitati dalle curatrici a confrontarsi all’interno della chiesa sconsacrata di San Sisto quale punto di congiunzione tra sacro e profano, luogo d’elezione dove riscoprire comuni fonti dell’immaginario. I due artisti hanno quindi lavorato sulle tracce della pittura religiosa che decorava la Chiesa a metà del ‘600 nel momento di maggior splendore dell’edificio, dopo il quale seguirono un lento declino e poi spoliazioni e distruzioni durante le due guerre mondiali, prima che lo scultore Messina decidesse di farne il suo atelier.

Diversi nello stile e nel percorso, in questo momento Galliani e Puglisi condividono lo studio sullo spazio e sulla luce nella pittura, in cui spicca l’uso particolare della maniera nera. Nel buio che pervade le opere di Galliani la luce stilla di un lucore magico, inquietante e seduttivo. Oppure trapela da una fonte luminosa nascosta, oscurata alla nostra visione da un ostacolo, solo grazie al quale percepiamo la consistenza dei raggi luminosi. In Puglisi la luce è il risultato di un’aggregazione della pittura, una sorta di antimateria la cui potente gravità permette a solo pochi frammenti di figura di emergere da un nero colloso e di sembrare quasi in movimento, nella struttura tridimensionale della pennellata.

Nei due livelli della chiesa, al piano terreno e interrato, verranno installate dieci opere di grandi dimensioni, come di consueto per i due artisti, la cui vocazione monumentale ben si attaglia a questo confronto con la pittura delle pale d’altare del ‘600. I soggetti presentati evocheranno santi e demoni, la passione e l’estasi, in una lettura laica di temi religiosi, il cui comun denominatore è la pittura come ricerca di mezzi espressivi che aprano uno spiraglio su una nuova visione

Galliani presenta una selezione di opere recenti di cui alcune inedite come la tavola Soltanto rosee una spiazzante crocifissione del 2004, insieme a Nuovi fiori, nuovi santi, del 2005, dittico devozionale realizzato come di consueto su tavola, e infine Denti, tre tavole a matita del 2009, ispirate al ciclo di Sant’Apollonia.

Puglisi realizza per l’occasione una grande tavola dedicata alla Crocifissioneche, insieme alla Nativitàdel 2016, tela dedicata al dipinto omonimo di Caravaggio, e a Il grande sacrificiodel 2015, tracciano una sorprendente lettura della vita del Cristo.Continue Reading..

25
Mag

Alberto Zamboni. VISTA MARE

Il terzo evento previsto nel calendario delle mostre della galleria Orizzonti Arte Contemporanea di Ostuni per questo inizio estate è affidato all’artista bolognese Alberto Zamboni con la sua mostra “Vista Mare”.

Un omaggio ed un atto d’amore verso quel mondo sommerso che per noi umani risulta da sempre più remoto ed irraggiungibile; Zamboni, andando oltre le sue origini, imprime sulle sue tele il fascino di quei profondi abissi custodi di misteri mai svelati lasciati correre al vento nel ritorno di una eco appena udita da lontano.

Ecco come lo stesso artista descrive la mostra:
C’è un mondo immaginario da scoprire e svelare, la luce coglie e avvolge particolari che emergono e appaiono come visioni, sogni.Nella serie intitolata Deep-vista mare, si indagano pittoricamente fondali marini dove emergono meduse, pesci e forme non identificate. Sono sovrapposizioni di colori, che conferiscono un tono astratto omogeneo alla tela inizialmente grezza, che viene appoggiata parzialmente a un supporto, per dare maggiormente un’idea di leggerezza. Il tutto diviene testimonianza del passaggio dell’acqua marina, come sindone antica, come fossile di un mare remoto, tele imbevute e fatte asciugare al sole e al vento del mare.

Alberto Zamboni è nato nel 1971 a Bologna dove si è diplomato presso l’accademia di belle arti con una tesi sui viaggi di Magellano, realizzando una serie di tele immaginarie ispirate al diario di bordo di Antonio Pigafetta.Collabora con diverse gallerie d’arte in Italia e all’estero, ha inoltre realizzato diverse illustrazioni per libri e manifesti.

VISTA MARE
MOSTRA PERSONALE di ALBERTO ZAMBONI
a cura di Gabriella Damiani

INAUGURAZIONE IN GALLERIA VENERDI’ 1 GIUGNO 2018 ore 19,00

Dal 1 al 15 giugno 2018

GALLERIA ORIZZONTI ARTE CONTEMPORANEA
Piazzetta Cattedrale (centro storico)
72017 Ostuni (Br)
Tel. 0831.335373 – Cell. 348.8032506
info@orizzontiarte.it
www.orizzontiarte.it
F: Orizzontiartecontemporanea

Communication Manager
Amalia Di Lanno
info@amaliadilanno.com