Camera d’Arte

05
Mag

Jimmie Durham. Venice: Objects, Work and Tourism

Pezzi di vetro e antichi mattoni accanto a elementi tratti dall’industria turistica. Un’opera che vuol cogliere la complessa mescolanza di immaginario sociale di Venezia, turismo, lavoro e oggetto artigianale.

a cura di Chiara Bertola

Sembra che al mondo non ci sia città senza un teatro “Rialto” e altrettanto frequenti sono i locali notturni o i cabaret denominati “Lido”. È come se Venezia simboleggiasse qualcosa di importante che ha a che fare con la bella vita. Da trecento anni questo porto italiano è un indiscusso polo di attrazione nel circuito turistico europeo, l’apice del cosiddetto Grand Tour. Oggi questo si traduce in un flusso quotidiano di migliaia di croceristi, a cui si aggiungono i tantissimi che arrivano in aereo – turisti che magari arrivano per mezza giornata – per i quali Venezia è solo un pit-stop nella loro versione moderna del Grand Tour.

Per far spazio a navi sempre più enormi si scavano canali sempre più grandi e profondi e da trentacinque anni si sente ripetere lo stesso discorso: l’aumento costante del flusso dei turisti sta distruggendo Venezia. Passano gli anni, ma questa lamentela non perde il suo accento di verità malgrado i turisti siano anche uno dei principali motori per l’economia cittadina.

L’esperienza del turista stereotipato resta un bersaglio facile per la satira. I turisti sono considerati un fenomeno strano e il modo in cui vengono sminuiti e presi in giro non riconosce il vero oggetto del loro desiderio: cogliere una parte intrinseca del sapere e dell’esperienza culturale. Allo stesso tempo, anche il mondo culturale e intellettuale europeo converge sempre più sulla travagliata Venezia. Secondo Jimmie Durham “curatori, architetti, registi e artisti vanno in pellegrinaggio a vedere le Biennali. Questo significa che il pensiero intellettuale europeo non può essere separato dal turismo europeo, né dall’oggetto creato dall’uomo.”Continue Reading..

05
Mag

Jenny Holzer. War Paintings

Le opere esposte sono selezionate tra i dipinti di guerra realizzati dall’artista nel corso di dieci anni, con un significativo mutamento di approccio rispetto ai LED luminosi per i quali Jenny Holzer è più conosciuta.

a cura di Thomas Kellein

In collaborazione con la Written Art Foundation di Francoforte, la Fondazione Musei Civici di Venezia promuove una mostra di dipinti dell’artista concettuale americana Jenny Holzer, evento collaterale della 56. Biennale di Venezia. Le opere esposte al Museo Correr sono selezionate tra i dipinti di guerra realizzati dall’artista nel corso di dieci anni, con un significativo mutamento di approccio rispetto ai LED luminosi per i quali Jenny Holzer è più conosciuta. La mostra, curata da Thomas Kellein, con la direzione scientifica di Gabriella Belli, è accompagnata da un catalogo prodotto in collaborazione con l’artista.

Come punto di partenza l’esposizione si basa su documenti desecretati e altro materiale riservato del governo degli Stati Uniti riguardante la guerra globale al terrorismo seguita all’11 settembre 2001, come pure le operazioni militari USA in Afghanistan e in Iraq. I lavori della Holzer sono ricavati da appunti, mappe, comunicati, registrazioni di interrogatori, referti di autopsie e scritti autografi dei detenuti, pesantemente censurati prima di essere resi pubblici.

La trasformazione dei documenti in disarmanti quadri serigrafati e dipinti a olio su lino (in dimensioni moltiplicate rispetto agli originali) invita il visitatore sia a leggere che a guardare. Alcuni critici hanno paragonato i dipinti di Jenny Holzer alle prime opere di Andy Warhol della serie Death and Disaster (1960), come pure a quelle del suprematista russo Kazimir Malevich, all’espressionismo astratto, alla “scrittura di polvere” della calligrafia araba, e anche ai manifesti stradali anonimi con i quali ha iniziato la sua carriera, nella speranza che possano provocare una discussione attenta e un vivace dibattito pubblico.

Holzer ha spiegato così la sua decisione di iniziare a dipingere queste opere dieci anni fa, in un’intervista rilasciata a Stuart Jeffries del “Guardian”: “Ho voluto metterci tempo e cura. Volevo che questo lavoro fosse un indicatore di sincerità e attenzione. Volevo che fosse umano”. Aggiungendo che, anche se lei sente che “il materiale parla da sé… avere una situazione nella quale la tortura appare una cosa normale non è, credo, una cosa positiva”.Continue Reading..

05
Mag

WALLY NEUZIL. Her Life with Egon Schiele

WALLY NEUZIL
Her Life with Egon Schiele

27th February 2015 to 7th September 2015

extendet to 7th September 2015

The painting “Portrait of Wally Neuzil”, housed by the Vienna Leopold Museum, is among the most well-known works by Egon Schiele. The upcoming exhibition at the Leopold Museum curated by Diethard Leopold, Stephan Pumberger, and Birgit Summerauer seeks to uncover the person behind the portrait, Walburga “Wally” Neuzil (1894-1917), approaching her through artworks, autographs, photographs and documents. Featured in the presentation will be eminent paintings by Schiele, such as “Death and the Maiden”, an important loan from the Belvedere, as well as drawings and watercolors by Schiele for which Wally acted as a model. The exhibition comprises works from the Leopold Museum, the Leopold Private Collection as well as loans from Austrian and international collections.

The exhibition examines the stages of Wally’s life, her professions, from model to nurse, and tells the tale of a woman’s fate in fin-de-siècle Vienna, between self-sacrifice and self-fulfillment, between a life without taboos and profound humanity.

Walburga/Wally Neuzil was not only Egon Schiele’s model from early 1911 but also his girlfriend and faithful companion until the spring of 1915. Having started out as one of many models, she soon played a key role in Schiele’s life and works. Schiele created himself, his vision of an artist, through his works, while Wally revealed to him a world that was indispensable for this development – an open sexuality that had progressed from the constraints and dangers encountered by adolescents towards an emotionality enjoyed on an equal footing, an ability to have relationships and with it a more stable, reliable self.Continue Reading..

05
Mag

Partorire con l’Arte ovvero L’Arte di Partorire

11 maggio – 22 giugno 2015
PARTORIRE CON L’ARTE
ovvero
L’ARTE DI PARTORIRE

La maternità attraverso lo sguardo congiunto dell’arte e della scienza medica

Partorire con l’Arte
ovvero L’Arte di Partorire
La maternità attraverso lo sguardo congiunto dell’arte e della scienza medica
11 maggio – 22 giugno 2015,
dalle ore 18.00 alle ore 19.30,
Sala delle Colonne

Dopo il successo al Museo MAXXI di Roma e alle Gallerie d’Italia di Milano, PARTORIRE CON L’ARTE ovvero L’ARTE DI PARTORIRE approda al museo MADRE di Napoli.
Ideato dal ginecologo Antonio Martino (medico specialista in Ostetricia e Ginecologia presso l’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma), e dalla psicologa dell’arte Miriam Mirolla (docente di Psicologia dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, storica dell’arte, autrice radiotelevisiva e giornalista), PARTORIRE CON L’ARTE ovvero L’ARTE DI PARTORIRE è un corso di preludio al parto innovativo, interdisciplinare e gratuito che si articola in sei incontri settimanali presso il museo MADRE, ed è rivolto alle future mamme, ai partners e a chiunque voglia approfondire il tema della bellezza della nascita.
Il museo MADRE si propone dunque di prendersi cura del benessere delle “future madri” e dei nascituri, in linea con gli studi scientifici più recenti che dimostrano come la bellezza e la cultura facciano bene alla salute: invitare le donne incinte in un museo d’arte contemporanea anziché in ospedale è un atto semplice quanto rivoluzionario, perché presuppone l’idea che la maternità sia uno dei più straordinari eventi creativi, e l’opportunità per l’intero gruppo sociale di fare un salto evolutivo verso il futuro. Passando dall’ospedale al museo, ogni donna può rimanere al centro di relazioni vive e stimolanti fondate sul piacere dell’arte e sulla maggiore conoscenza di sé, può ricevere le informazioni mediche più all’avanguardia e scoprire le novità della cultura contemporanea direttamente dalla viva voce dei suoi protagonisti.
Per questa terza edizione, PARTORIRE CON L’ARTE ovvero L’ARTE DI PARTORIRE offre un nuovo parterre di studiosi, artisti, medici e scienziati (ginecologi, ostetriche, neonatologi, biologi, neurologi, nutrizionisti) di fama internazionale in grado di fare luce su una potentissima radice femminile nella scienza, nell’arte e nella storia sociale di Napoli, da valorizzare sempre di più, anche in relazione alla tradizione e alla storia della sua importante Scuola di Ostetricia. Figure fondamentali per approfondire i temi dell’origine, dell’autopercezione corporea e della maternità attraverso lo sguardo evolutivo e congiunto dell’arte e della scienza medica.Continue Reading..

05
Mag

GIUSEPPE PENONE: Spazio di luce

GIUSEPPE PENONE SPAZIO DI LUCE

MAY 2 – JUNE 6, 2015

…There is a place on the border between France and Italy, the Valley of Miracles (Valle delle Meraviglie), where there are circa 30,000 rock carvings around Mount Bego, a sacred mountain.

The miracle is not the carvings, but the beauty of the site with its valleys, its mountains, its larches, and the presence of the sea evoked by the smell of the grass.

It is a beauty that suggests a sense of sacredness.

It is a protected area, a natural park in which the vegetation and the territory are periodically maintained. I know woodsmen who work in the park under the supervision of forest rangers, and I go to them when I need larches. The altitude tapers the form of these larches. Large at the base, their trunk narrows rapidly, accentuating its conical shape. I used one of these trees for Space of light. I coated the trunk and the branches with a layer of wax, as if it were a year’s growth in the tree’s life cycle. When it came into contact with the trunk, the wax was imprinted with the pattern of the bark and the signs of the hands that applied it.

I cast it in bronze in eight sections of circa 170 centimeters, obtaining a covering with handprints on the external surface and the negative trace of the tree bark on the inside.

The surface on the inside was covered in gold. The eight sections of the sculpture are lined up horizontally one after another at a distance of about 50 centimeters.

Looking at the interior, one’s gaze follows the absent core of the tree and the light reflected off the gold emphasizes the space, a space of light that testifies to the absence of the tree, a being whose form and existence are defined by the search and the exposure to the light.

Space of light extends for twenty meters towards the line of the horizon, imprisons the light and the gaze in its interior, directing them towards the central focal point of the vista.

The gaze is closed into the interior of the bronze, a year of bronze…

—Giuseppe Penone, 22 Opere a Versailles, Château de Versailles, Paris, 2013

Giuseppe Penone was born in 1947 in Garessio, Italy. He lives and works in Paris and Turin. Public collections include Tate Gallery, London; Centre Georges Pompidou, Paris; Musée d´Art Moderne de la Ville de Paris; MAXXI, Rome; Castello di Rivoli, Turin; Stedelijk Museum, Amsterdam; Museum of Modern Art, New York; and Museum of Contemporary Art, Los Angeles. Recent solo exhibitions include Centre Georges Pompidou, Paris (2004); Toyota Municipal Museum of Art, Toyota, Japan (2008); Ikon Gallery, Birmingham, United Kingdom (2009); Musée des Arts Contemporains, Grand-Hornu, Belgium (2011); Documenta 13, Kassel (2012); “The Bloomberg Commission: Giuseppe Penone,” Whitechapel Art Gallery, London (2012); “Penone Versailles,” Château de Versailles, France (2013); “Giuseppe Penone,” Kunstmuseum Winterthur, Switzerland (2013); “Ideas of Stone,” Madison Square Park, New York (2013–14); “Prospettiva Vegetale,” Forte di Belvedere—Boboli Gardens, Florence (2014); “Breath is a Sculpture,” Beirut Art Center, Beirut (2014); and “Giuseppe Penone,” Musée Grenoble, France (2014). Penone co-represented Italy in the 52nd Venice Biennale (2007) and was awarded the Praemium Imperiale by the Japan Art Association in 2014.

The Nasher Sculpture Center, Dallas will present a major solo exhibition of Penone’s work from September 19, 2015 to February 10, 2016.

For further inquiries please contact the gallery at +39.06.4208.6498 or at roma@gagosian.com. All images are subject to copyright. Gallery approval must be granted prior to reproduction.

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