Camera d’Arte

03
Giu

La memoria finalmente. Arte in Polonia: 1989-2015

La mostra “La memoria finalmente. Arte in Polonia: 1989-2015”, che presente lavori di una quindicina di artisti polacchi selezionati sulla scorta di tre generazioni di autori nati tra la fine degli anni Cinquanta e la prima metà degli anni Ottanta, è allestita alla Palazzina dei Giardini Ducali di Modena, dal 19 marzo al 5 giugno 2016

Nel percorso espositivo fotografie, pittura, collage, performance, sculture, disegni, installazioni e video per raccontare il delicato passaggio tra passato e futuro vissuto dalla Polonia. La mostra è organizzata e prodotta dalla Galleria civica di Modena con la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e realizzata in collaborazione con l’Istituto Polacco di Roma, a cura di Marinella Paderni.

Come già annunciato, l’evento, già programmato per quest’anno, si svolgerà nel 2016 in accordo tra l’Amministrazione comunale di Modena e l’Istituto Polacco di Roma, di concerto con la curatrice, con la disponibilità dei prestatori delle opere e delle istituzioni polacche a proseguire la collaborazione avviata con la Galleria civica.

Una iniziativa che sarà occasione per osservare da vicino quanto avvenuto sulla scena culturale polacca, a 25 anni dall’indipendenza democratica del Paese. La Polonia, culla di un rinascimento culturale senza precedenti, divisa nel corso del XX secolo, tornata indipendente e poi liberata con l’aiuto dell’Armata Rossa, è divenuta uno storico e strategico crocevia tra Est e Ovest, e un osservatorio privilegiato dei fenomeni politici e culturali europei, coniugando, spesso suo malgrado, istanze e differenze dei due poli estremi del nostro continente.

L’inizio dell’era post-socialista e l’ingresso del capitalismo hanno segnato un confine culturale tra passato e futuro. La libertà ritrovata ha rappresentato la promessa del futuro senza il pericolo di cadere nelle trappole della rimozione e della perdita di memoria.

Galleria civica di Modena

Palazzo Santa Margherita
Corso Canalgrande, 103
Modena 41121 Italia
Tel. +39 059 2032911
www.comune.modena.it/galleria
Orari di apertura

19 marzo – 5 giugno 2016
Mercoledì-Venerdì 10.30-13.00 e 15.00-18.00
Sabato, Domenica e festivi 10.30-19.00
Dal 18 aprile al 7 giugno
Mercoledì-Venerdì 10.30-13.00 e 16.00-19.30
Sabato, Domenica e festivi 10.30-19.30

Immagine: Michał Grochowiak, Untitled (Ola), 2008 (dalla serie “Silence”)

02
Giu

Gianni Colombo (L’ultimo ambiente)

La galleria A arte Invernizzi inaugura giovedì 21 maggio 2015 alle ore 18.30 una singolare mostra di Gianni Colombo che intende riproporre un’inedita ricostruzione della sua ultima personale, tenutasi tra il 1992 e il 1993 presso la Galerie Hoffmann a Friedberg.
Si tratta di un importante omaggio alla fase finale della sua ricerca sullo “Spazio Curvo” (der gekrümmte raum), che trova nell’ambiente “Spazio diagoniometrico” (für Hans Poelzig) un vero e proprio traguardo nel percorso creativo dell’artista. L’esposizione permette così di ripercorrere un momento fortemente significativo dell’intera attività di Colombo, tra i protagonisti dell’arte italiana ampiamente riconosciuti a livello internazionale già dalla fine degli anni Cinquanta, testimoniando la persistente attualità della sua opera.

All’ingresso della galleria è installata “Bariestesia”, della quale sono presenti in mostra anche i disegni progettuali realizzati dall’artista. Questo lavoro, che muove l’osservatore a verificare le condizioni del proprio equilibrio, in una continua variazione di passi che si succedono nel percorso della scala, inclina le superfici creando tracciati disattesi.
Al piano superiore sono esposte l’ultima opera di Gianni Colombo – “Opus incertum”, che evolve la ricerca legata all’instabilità dei principi percettivi e del disorientamento – e due lavori appartenenti al ciclo dello Spazio curvo, che si compongono di strutture metalliche circolari in movimento, indagando il continuo variare delle forme e generando una sensazione di reiterata inafferrabilità conoscitiva.
Nella seconda sala del piano superiore viene presentato “Spazio curvo”, opera che, attraverso il movimento rotatorio dell’elemento luminoso di cui è composto, immerso nella stanza buia, sottolinea e accentua la ritmica alternanza percettiva, disorientando intenzionalmente l’osservatore.Continue Reading..

01
Giu

Giulia Marchi. Rokovoko

GIULIA MARCHI
ROKOVOKO

June 11 – July 31
Vernissage
June 11 – 18:00 – 21:00

Matèria è lieta di annunciare la personale di Giulia Marchi dal titolo Rokovoko. La mostra inaugura e sancisce la collaborazione tra la fotografa e la galleria romana proponendo, in anteprima, un corpus di tre lavori che definiscono le tematiche esplorate e sviluppate dall’artista. Il rapporto tra fotografia e letteratura, tra parola e immagine lega i lavori che occuperanno le due sale di Materia spaziando dalla fotografia stessa all’installazione, proponendo una concezione altra di “spazio”.

Rokovoko, isola immaginifica del celebre romanzo di Herman Melville, “Moby-Dick or The Whale”, rappresenta un punto d’arrivo irraggiungibile una meta tracciata da rotte letterarie che coraggiosamente affiancano Cesare Pavese, Gustave Flaubert e lo stesso Melville, su di una cartografia irrisolta.

“Paesaggi irrisolti”, “Memorie selettive”, “Prima di essere schiuma saremo indomabili onde” i nomi propri dei lavori esposti.

Matrici di polaroid alterate al servizio di una chimica del paesaggio; confini irrisolti tracciati da fili bianchi, da funamboliche funi sulle quali camminare, geometrie aliene in dialogo con scenari terrenamente eseguiti. La memoria non è lineare e localizzare è fondamentale per ricordare; luoghi destinati al vuoto, lasciato, perché fosse occupato dalla memoria divenuta selettiva e adagiata in cassetti che ne divengono dimora. La rotta appare incompleta, costretti ad avanzare al buio scandagliamo lo spazio in apnea, direzionati dalla bacchetta del rabdomante che dà il ritmo al viaggio.

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01
Giu

Bruce Nauman

Gagosian Paris is pleased to present key works by Bruce Nauman spanning three decades.

Since the 1960s, Nauman’s radical interdisciplinary approach has challenged conventions while producing new methodologies for creating art and meaning. His rigorous, ascetic engagement with the existential dichotomies of life/death, love/hate, pleasure/pain has embraced performance, video, holography, installation, sculpture, and drawing. From the attitudes and forms of his Post-Minimalist and Conceptual work to his most recent sound installations, persistent themes and ideas appear: the use of the body as material; the relationship between image and language, art and viewer; and the generative interaction of positive and negative space.

William T. Wiley or Ray Johnson Trap (1967) is an early example of Nauman’s resourceful and at times afflictive manipulation of the body. During a visit to his former professor William T. Wiley’s home, a bundle of mail art by Ray Johnson arrived. Nauman arranged the odds and ends sent by Johnson—shoelaces, a scarf, a matchbook—around Wiley’s body as he lay on the floor; when Wiley arose, he photographed the peculiar silhouette. What appears to be a snapshot of strewn accoutrements is in fact a fleeting “trap” in which he engages two of his conceptual forebears.

In Audio Video Piece for London, Ontario (1969–70), Nauman uses a closed-circuit television, a camera, and an audio recording to confuse sensory perception. The television broadcasts images of an adjoining room. Rhythmic noises emanate from the inaccessible space, prompting the question of why it appears completely empty on-screen. Conceived a decade later, the geometric steel sculpture Dead End Tunnel Folded into Four Arms with Common Walls (1980–87) similarly conveys disconnection and miscommunication. The “dead ends” represented by a floor-bound steel cross provide a primitive architectural maquette for a dysfunctional space, echoing Nauman’s Corridor installations of the 1960s and 1970s, in which viewers encountered disorienting passages leading to nowhere.Continue Reading..

01
Giu

Travelling Photography – Talk con Giovanna Silva/Humboldt Books

Planar ha il piacere di ospitare Giovanna Silva, membro del nostro comitato scientifico: un interessante excursus dalla produzione fotografica dell’autrice fino alla fondazione della casa editrice Humboldt Books.

Un importante appuntamento con una autrice tra le più interessanti del panorama europeo contemporaneo. Giovanna Silva fonda la sua attività di ricerca sullla volontà di provare i limiti della libertà di movimento. I suoi numerosi viaggi, sono uno strumento per ridisegnare ogni volta i confini fisici e culturali della conoscenza del mondo. Attraverso le sue immagini, ci porterà in viaggio con lei ripercorendo tutto il suo percorso di ricerca fino ai progetti più recenti e futuri. Parleremo di libri; della casa editrice che ha fondato Humboldt Books e che da tre anni conduce un progetto affascinante fra fotografia, arti visive e narrativa. Humboldt Books ripropone, in chiave contemporanea, il libro di viaggio nato dalle grandi esplorazioni scientifiche del XVII e XIX secolo; con un approccio interdisciplinare, attento alla ricerca visiva contemporanea, Humboldt propone uno sguardo non convenzionale sui territori esplorati.

Giovanna Silva vive e lavora a Milano. Dal 2005 al 2007 ha collaborato con la rivista Domus mentre dal settembre 2007 al settembre 2011 è stata Photoeditor della rivista Abitare. Per Abitare ha fotografato Renzo Piano e Zaha Hadid per i numeri speciali Being. Ha pubblicato Desertions, A+M Bookstore; Orantes, Quodlibet; Baghdad, Green Zone, Red Zone, Babylon, Mousse Publishing; Narratives/Relazioni: Libya: Inch by Inch, House by House, Alley by Alley, Mousse Publishing; Fox-Trot Gate, Cyprus, Mousse Publishing.
Ha partecipato alla 14.Mostra Internazionale di Architettura di Venezia con il progetto Nightswimming, Discotheques in Italy from the 1960s until now.
Fa parte della redazione della rivista San Rocco ed è direttrice editoriale e fondatrice di Humboldt Books.

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