Camera d’Arte

24
Lug

Guido Guidi. Guardando a Est

Fotografie sui nonluoghi, prodotto della società contemporanea, divenuta incapace di integrare i luoghi storici, confinati e circoscritti alla stregua di curiosità o di oggetti interessanti.
Promossa dal Comune di San Vito al Tagliamento in collaborazione con il CRAF e la Regione Friuli Venezia Giulia, la mostra presenta una vasta selezione dei lavori realizzati nel corso degli anni dal Maestro di Cesena “guardando a Est”. I nonluoghi sono il prodotto della società contemporanea, divenuta incapace di integrare in sé i luoghi storici, ma invece confinati e circoscritti alla stregua di curiosità o di oggetti interessanti.

Guidi ha anticipato tutte le problematiche legate all’apparire dei non luoghi, e lo ha fatto poiché ha sempre inteso fotografare spazi ed oggetti da sempre esclusi da ogni attribuzione di significato e in genere dagli stessi sguardi coscienti delle persone che li incrociavano, ampliando così nello stesso tempo il terreno del fotografabile, mentre per altri aspetti, Guidi ha fatto parte di quella serie di fotografi attenti alla tradizione della sociologia critica di Baudrillard e alla definizione di iperrealismo economico – sociale quale risultato dell’ “…opposizione tra realtà e apparenza, tra verità e ingenuo, tra vita quotidiana e spettacolo..” (Mario Perniola, Scambio simbolico, iperrealismo, simulacro, in Aut aut, n. 170 – 171, La Nuova Italia Editrice, Firenze, 1979, pag.69) ed anche diversi fotografi americani, come i partecipanti nel 1975 alla mostra New Topographics: Photographs of a Man-Altered Landscape, intesero dimostrare che l’affermarsi della cultura dei centri commerciali, dei motels e dei parchi industriali non doveva essere vista come un istanza di progresso: anzi la loro critica li indicava come segni estremi di un vero e proprio fallimento.
Le piccole città, che costituivano storicamente la struttura urbanistica del Friuli Venezia Giulia per come si era sviluppata nel corso dei secoli, oggi sono anch’esse svuotate dei loro abitanti e della loro storia, divenendo dei nonluoghi dove vi si transita ma non vi si abita, con evidenti quei dettagli che Guidi dal 1991 ha fotografato per conto del CRAF, dell’ATER di Trieste, a Gorizia sulle tracce del confine scomparso e infine dei Comuni di Lignano Sabbiadoro e San Vito al Tagliamento.Continue Reading..

20
Lug

VINCENZO AGNETTI. Testimonianza

VINCENZO AGNETTI. Testimonianza
Milano | Studio Giangaleazzo Visconti, dal 19 maggio al 15 novembre 2015
UNA MOSTRA PER VINCENZO AGNETTI, GENIO DELL’ARTE CONCETTUALE
Titola “Testimonianza” la retrospettiva curata da Bruno Corà: 32 opere, dalla fine degli Anni Sessanta al 1980, per raccontare uno degli artisti più importanti del Novecento.

Una parabola che si apre con un capolavoro del 1967, data della sua prima personale, e si chiude con creazioni del 1980, un anno prima dell’improvvisa e prematura scomparsa. In mezzo la storia, straordinaria, di una delle figure capitali per l’arte concettuale. Lo Studio Giangaleazzo Visconti di Milano dedica a Vincenzo Agnetti (1926-1981) una completa mostra antologica, in scena dal 19 maggio al 15 novembre sotto il titolo di Testimonianza, per la curatela di Bruno Corà, con il patrocinio dell’Archivio Agnetti e in collaborazione con la Galleria Il Ponte di Firenze. Ad essere esposte sono 32 opere fondamentali per entrare nell’immaginario creativo di un protagonista assoluto del secondo Novecento.

L’esposizione si apre con Permutabile, tavola modulare realizzata proprio nel 1967, in occasione del ritorno di Agnetti dopo il lungo soggiorno in Argentina che divide in modo marcato la sua attività di artista: da un lato la produzione figurativa maturata negli ambiti accademici, presto ripudiata e quasi del tutto scomparsa dai radar della critica e del collezionismo; dall’altro l’illuminata adesione al concettuale, nel solco della recente tradizione inaugurata da Piero Manzoni e dal gruppo Azimut, con il quale ebbe modo di collaborare attivamente. Un processo documentato in mostra dal cruciale Libro dimenticato a memoria (1969), volume di grandi dimensioni da cui Agnetti ritaglia il testo, riducendo l’oggetto a pura cornice di carta, negandone la funzione primaria di veicolo di trasmissione del sapere.Continue Reading..

17
Lug

STRANGE WORLDS. Opere dalla collezione

STRANGE WORLDS
Opere dalla collezione

Fondazione Fotografia è lieta di annunciare l’apertura al pubblico del Foro Boario di Modena per tutta la stagione estiva: dal 9 luglio al 6 settembre 2015 gli spazi espositivi ospiteranno infatti Strange Worlds, una nuova mostra tratta dalle collezioni permanenti della Fondazione Cassa di risparmio di Modena e organizzata in collaborazione con il Comune di Modena nell’ambito del programma di iniziative estive collegate ad Expo 2015.

Il percorso, a cura del direttore di Fondazione Fotografia Filippo Maggia, comprende circa 70 opere, tra fotografie, video e installazioni, di 25 artisti provenienti da ogni parte del mondo.

Tema declinato dalla mostra è il racconto di altri mondi, vicini e lontani, dove le dinamiche sociali, culturali, religiose in atto si intrecciano dando vita a storie inedite: “un susseguirsi emozionante di volti e costumi”, “un mosaico interattivo”, come spiega il curatore Maggia, in grado di comporre una “fotografia reale e tangibile della nostra contemporaneità”Continue Reading..

14
Lug

Bill Viola

Bill Viola
Friday 12th June 10am – Monday 26th October 4pm
Auckland Castle plays host to a major arts installation that evocatively responds to its context, and challenges all your senses and preconceptions about faith.

Earth Martyr, Air Martyr, Fire Martyr, and Water Martyr are four individual works by Bill Viola derived from his large-scale video installation Martyrs (Earth, Air, Fire, Water), unveiled at St Paul’s Cathedral, London, in May 2014. Unsettling yet beautiful, these works offer a profound contemplation on the nature of faith, suffering, sacrifice, and death.

Through the medium of video, Viola reflects on the fundamental meaning of martyrdom.
He writes, ‘The Greek word for martyr originally meant “witness.” In today’s world, the mass media turns us all into witnesses to the suffering of others. The martyrs’ past lives of action can help illuminate our modern lives of inaction. They also exemplify the human capacity to bear pain, hardship and even death in order to remain faithful to their values, beliefs and principles.’

Each silent video shows a man or woman being overcome by one of the four elements, immovable in the face of their physical agony.

Viola continues, ‘As the works open, four individuals are shown in stasis, a pause from their suffering. Gradually there is movement in each scene as an element of nature begins to disturb their stillness. Flames rain down, winds begin to lash, water cascades, and earth flies up. As the elements rage, each martyr’s resolve remains unchanged. In their most violent assault, the elements represent the darkest hour of the martyr’s passage through death into the light.’

This summer marks the 350th anniversary of the consecration of St Peter’s Chapel at Auckland Castle in 1665. A testament to the faith and vision of one man, Bishop John Cosin (1660–1672), this sacred space provides a contemplative setting for Bill Viola’s arresting artworks.

Open 10am – last admission 4pm, every day except Tuesdays.

Normal admission applies.

Auckland Castle
Bishop Auckland
County Durham
DL14 7NR

Phone: 01388 743 750

louise.alderson@aucklandcastle .org
www.aucklandcastle.org

 

14
Lug

Pasquale de Sensi. Male Limbo

Che si tratti di dipinti su grande formato o minuziosi collage su carta, l’attività dell’artista è un continuo prelevare, dislocare, decontestualizzare immagini.

È un ostinato sabotaggio creativo, quello messo in atto da Pasquale de Sensi (Lamezia Terme, 1983). Che si tratti di dipinti su grande formato o minuziosi collage su carta, l’attività dell’artista è un continuo prelevare, dislocare, decontestualizzare immagini altrui, ricomponendole in soluzioni nuove e dalla lettura sempre incerta.

Abile assemblatore di figure -ma ancor prima saccheggiatore di significati- de Sensi attinge in maniera cleptomane dal grande contenitore visivo del reale, sottraendone e rimescolandone ogni frammento fino a formare composizioni in cui gli opposti si incontrano, coabitano e si scambiano di ruolo.

A caratterizzare la ricerca dell’artista è soprattutto una decisa attitudine al collage, inteso come accostamento straniante di elementi visivi diversi. Su di essi de Sensi talvolta interviene con inquieti segni pittorici, conferendo tensione e instabilità alla lettura. Altre volte, invece, il collage si palesa attraverso composizioni minimali, in cui lo spazio delimitato del supporto diviene luogo di sintesi, campo neutro in cui i significati si rincorrono senza alcune soluzione.

Le opere, per lo più su carta, si presentano come paesaggi immaginari inquieti e dalla forte carica lirica, combinazioni visive apparentemente prive di senso eppure inspiegabilmente complete. L’osservatore, sedotto da queste enigmatiche allusioni estetiche, è invitato a cercare corrispondenze ed appigli interpretativi, registrando le possibili combinazioni in un processo di lettura sempre aperto e -per propria natura- fallimentare. Ciò che prevale è piuttosto l’ambiguità completa dell’immagine dominante, con le sue stratificazioni di significati difettosi, incerti ma allo stesso tempo perfetti perché compiuti nell’insieme. Continue Reading..