Camera d’Arte

31
Lug

Nino Migliori. Zooforo immaginato

Una mostra di fotografie incentrate sull’opera dell’Antelami. Un lavoro particolare, realizzato a lume di candela nell’anno europeo della luce.
a cura di Roberto Maggiori e Piero Orlandi

Una mostra di fotografie di Nino Migliori, incentrate sullo Zooforo dell’Antelami, che saranno esposte nello Spazio Lavì’ di Sarnano, località turistica di cui ricorre quest’anno l’anniversario della nascita del comune, nel 1265 quando il lavoro dell’Antelami era stato terminato solo da qualche decennio.

Un omaggio alle opere del romanico in un borgo medievale, nell’anno europeo della luce, trova così, con questo particolare lavoro di Nino Migliori realizzato a lume di candela, una felice manifestazione.

Per l’occasione sarà realizzato dall’Editrice Quinlan un libro d’artista in una tiratura limitata di 180 copie numerate e firmate da Migliori, stampato in un raffinato bianco e nero, su carta Fedrigoni Tintoretto Gesso.

Estratto del testo in catalogo, scritto da Roberto Maggiori:
All’interno di qualsiasi immagine la luce è fondamentale per orientare lo sguardo, creare gerarchie di significati o per conferire alla struttura un’ambientazione naturalista piuttosto che espressionista, per porre l’accento sulla realtà esterna oppure su una visione intima; windows e mirrors, sintetizzava argutamente Szwarkowski.

Leonardo dedicò il codice G al tema della luce, evidenziando, tra l’altro, come il semplice spostamento di due candele modificasse sostanzialmente la percezione di un drappo attraverso infinite variazioni chiaroscurali. L’attenzione alla luce (e all’ombra) con l’instancabile curiosità di sperimentare, sono le principali caratteristiche che hanno contraddistinto il genio di Vinci e proprio a Leonardo, Nino rende omaggio con questo Zooforo immaginato quando decide la tecnica da utilizzare per fotografare le formelle dell’Antelami disposte nel periplo esterno del battistero di Parma.

La luce e la sperimentazione non sono gli unici fili conduttori che ritroviamo nella produzione di Migliori, Nino alterna infatti con indifferenza tecniche e iconografie (dal figurativo all’astratto), ma il suo interesse è sostanzialmente convergente verso concetti così riassumibili: l’azione della natura, la memoria storica, la stratificazione dei segni che connotano le diverse culture (dalle manifestazioni vernacolari a quelle autoriali), la registrazione di tracce che stimolino l’immaginazione piuttosto che la percezione ordinaria, una gestualità istintiva.
Queste caratteristiche sono rintracciabili anche nel lavoro dedicato al bestiario scolpito dall’Antelami, un lavoro che non è la semplice documentazione di un monumento storico, ma una interpretazione autoriale; le poetiche dell’Antelami e di Migliori si compenetrano, essendo la prima fortemente mediata dallo sguardo del secondo.Continue Reading..

30
Lug

Letizia Battaglia. Qualcosa di mio

Il percorso fotografico raccoglie sguardi e gesti quotidiani di donne e bambine, catturati nella crudezza del bianco e nero, in una Sicilia fuori dal tempo, eppure oggi inconfondibile.

A cura di Alberto Stabile e Laura Barreca

La mostra Qualcosa di mio, pensata e realizzata attraverso le suggestioni di Letizia Battaglia, raccoglie immagini di donne, bambine, i loro sguardi, i gesti quotidiani catturati nella crudezza del bianco e nero in una Sicilia fuori dal tempo, eppure oggi inconfondibile. Come scrive Alberto Stabile, “In quella Palermo che Letizia Battaglia ha fotografato nell’arco di tempo che va dalla metà dei ‘70 alla fine degli ‘80, di quella catena che ha immobilizzato la città alla logica della violenza e del malaffare, salvo rare eccezioni, le donne rappresentavano l’anello più debole. Donne inchiodate ad un ruolo primordiale, come le “spose bambine”, di cui parlava in quegli anni Mario Farinella in una sua memorabile inchiesta sui quartieri poveri. Donne tuttofare. Donne cui è negato il sorriso, il gioco, la felicità”. Soprattutto l’attenzione per l’infanzia, quello stato di purezza fragilissimo, e per questo temporaneo, nella carriera di Letizia Battaglia funziona come contraltare, o redenzione, al tanto, troppo dolore impresso negli scatti che l’hanno accompagnata negli anni di piombo a Palermo. Quella Palermo che lei stessa sente malata, e con cui ha intessuto un lunghissimo rapporto di “rabbia e di dolcissima disperazione”.Continue Reading..

30
Lug

Luigi Ghirri / Aleana Egan. Shapes from life

The Douglas Hyde Gallery

July 31 – September 30, 2015
Opening Thursday July 30, 6-7.30pm

LUIGI GHIRRI
Gallery 1

ALEANA EGAN
‘shapes from life’
Gallery 2


LUIGI GHIRRI

Luigi Ghirri’s photographs can seem nostalgic, but they woudn’t have come across that way in the 1970s, when most of them were taken. He liked unremarkable places such as seaside resorts, amusement parks, farmhouses, tourist attractions, and nondescript city streets; he wasn’t drawn to anything particularly dramatic, nor did he invest them with strong feeling. Ghirri’s was an enigmatic vision of the everyday; he chose to make strange the ordinary, revealing life as a little empty and alienated but never especially unhappy or disturbing.

Although his deadpan images are apparently effortless, they are possessed of understated and puzzling complexity; beneath their calm surfaces there is a peculiar ambiguity that can be associated with the passing of time, and with doubt, humour, and mystery. Operating in a liminal space between realism and metaphysics – not unlike his Italian compatriots Giorgio de Chirico and Giorgio Morandi – Ghirri quietly draws our attention to things, relationships, and ideas that most people don’t notice.

Luigi Ghirri (1943 – 1992) has received much acclaim for his photographs in the past decade. In 2008, the Aperture Foundation produced the first book on his work in English, and his work was featured in the 2011 and 2013 Venice Biennales.

The Douglas Hyde Gallery warmly thanks Adele Ghirri and Matthew Marks Gallery for their support of the exhibition.Continue Reading..

28
Lug

Uccidendo il chiaro di luna

Uccidendo il chiaro di luna

1 agosto 2015
GALLERIA 33
Pietrasanta

Galleria 33 presenta Uccidendo il chiaro di luna, mostra a cura di Tiziana Tommei e Francesco Mutti.
In galleria opere di Daniela Alfarano, Guglielmo Alfarone, Luca Cacioli, Luca Andrea De Pasquale, Roberta Diazzi, Roberto Ghezzi, Pamela Grigiante, Hemmes, Donatella Izzo, Massimiliano Luchetti, Carla Mura, Francesco Paglia, Luca Palatresi e Stefano Zagaglia.

Nulla di sovversivo e tanto meno intriso di qualsivoglia retaggio futurista.
Semplicemente un nuovo concept set-up di Galleria 33 Pietrasanta, omaggio a tutti coloro che amano l’arte. Il prosieguo di un iter intrapreso lo scorso 4 luglio, un progetto propositivo che si fonda su eterogeneità ed accessibilità. Artisti affermati, non storicizzati: una scelta precisa, voluta e perseguita con crescente convinzione. Pittura, fotografia e sculto–installazione, arte figurativa, informale e concettuale: una selezione di lavori studiata e unita sotto il segno di una ricerca che fonde istinto e conoscenza, passione e costanza.

Inaugurazione sabato 1 agosto dalle ore 19 in Vicolo San Biagio 17 a Pietrasanta.
Cocktail di apertura in partnership con Leuta wine, azienda agricola di Denis Zeni e di Enzo Berlanda operatori finanziati trentini, che nel 1999 scelgono di ritornare alla terra acquistando nel 2000 il podere di Leuta nella zona di Cortona, vicino al Lago Trasimeno e a Montepulciano.
In mostra fino al 30 agosto 2015, aperto tutti i giorni dalle oer 18.30 alle 01.00.

Galleria 33
vicolo San Biagio 17 – 55045 Pietrasanta, Lucca
tel. +39 339 8438565 | +39 349 8342187
mail@galleria33.it
www.galleria33.it

Immagine: Pamela Grigiante, this is not kind of love, 2014

24
Lug

Burri e i Cretti

Una importante mostra monografica sul tema in concomitanza con il restauro e il completamento del Grande Cretto di Gibellina. Le fessure sagomate dal cemento dell’opera di Burri ripercorrono le strade e le piazze della città.

a cura di Bruno Corà

Il Museo Riso di Palermo e la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri propongono una importante mostra monografica sul tema “Burri e i Cretti”, in coincidenza con il completamento del Grande Cretto a Gibellina. Il tutto nell’ambito delle Celebrazioni del Centenario della nascita del grande maestro umbro.

L’esposizione, curata dal professor Bruno Corà, Presidente della Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, resterà allestita nelle sale del Museo Regionale palermitano dal 25 luglio al 15 settembre. In occasione di questo eccezionale appuntamento il Museo riaprirà il primo piano, che è stato oggetto di un attento progetto di riqualificazione realizzato con fondi europei.

Burri si applica ai Cretti a partire dai primi anni Settanta e sino al 1976. Sono superfici che ricordano le fessurazioni delle terre argillose, quando la siccità raggiunge il suo apice. Su superfici di cellotex, quadrate o rettangolari, distende un impiastro di bianco, di zinco e colle viniliche, aggiungendo terre colorate nel caso l’opera dovesse presentare sfumature o colori diversi. Il resto lo affida al processo di essiccamento.

Con l’aumentare delle dimensioni dei Cretti, gli impasti si arricchiscono anche di caolino, oltre che di bianco, di zinco e terre. A garantire la stabilità delle superfici Burri interviene, dopo l’essiccatura, con più mani di vinavil. Giunge a realizzare opere decisamente monumentali come i Cretti di 5 metri di altezza e 15 metri di base per i musei di Capodimonte e di Los Angeles.

L’apice lo raggiunge allorchè decide di creare un enorme sudario sul vecchio abitato di Gibellina, distrutto dal terremoto nel 1968. Il Grande Cretto di Gibellina, diviene una delle più grandi, ma anche simboliche opere, di Land Art mai realizzate.

I lavori per il Grande Cretto furono avviati nel 1985 e interrotti nel 1989. Si era giunti alla copertura di circa 65.000 mq. a fronte degli 85.000 mq. previsti. Il progetto di Burri nelle sue forme riporta la dimensione, le strade, i rilievi della città. Esattamente come un sudario riporta le forme del corpo che avvolge. Le fessure sagomate dal cemento dell’opera ripercorrono le strade e le piazze della vecchia Gibellina, congelandone per sempre non solo la forma ma anche la memoria.

In occasione del Centenario della nascita di Alberto Burri, la Regione Siciliana, il Comune di Gibellina in collaborazione con la Fondazione Palaz­zo Albizzini Collezione Burri ha deciso di completare questa grande opera, senza eguali nel panorama artistico internazionale e di ridare dignità alla parte già realizzata dall’artista.

“La coincidenza del progetto di completamento del Cretto e l’avvio del progetto di restauro curato dal Museo Riso, che accoglie la mostra, afferma il Direttore del Riso Valeria Li Vigni, sono segnali di una nuova attenzione per il Contemporaneo in Sicilia. Sono testimonianza delle attività legate alla valorizzazione della Rete del Contemporaneo che è attivamente promossa dal nostro Museo e sono anche occasioni di approfondimento in un settore di grande interesse qual è quello del restauro del Contemporaneo”.Continue Reading..