Camera d’Arte

07
Set

May Hands. Freschissimi

May Hands
‘Freschissimi’
18 September – 20 October 2015, Opening 17 September 2015, 7pm
T293 Rome

T293 è lieta di annunciare la prima mostra personale dell’artista britannica May Hands. Con il titolo di Freschissimi, la mostra comprende un’installazione e una nuova serie di dipinti e sculture create dall’artista durante la sua residenza estiva nella città di Roma.

L’appropriazione di oggetti urbani estrapolati dal quotidiano ha sempre caratterizzato il contenuto del lavoro di May Hands. Tramite questi materiali, l’artista riflette criticamente sull’ambiente che la circonda con lo stesso atteggiamento di un outsider, sebbene proveniente da una simile cultura di matrice europea. In Freschissimi, questa istanza critica prende la forma di una riflessione personale sui segni visuali del materialismo contemporaneo e dei suoi scenari urbani, e la sua ricontestualizzazione traduce questa riflessione in un’ampia gamma di risultati tutti visibili in questa mostra.

La serie di lavori esposti nella stanza principale della galleria ingloba gli elementi superflui che ricorrono nei nostri quotidiani transiti urbani e rituali di consumo. Qualcosa di così umile e contingente come la carta da imballo per alimenti registra segni e gesti fortuiti e casuali, che provengono sia dall’uso rozzo dei consumatori che dalle azioni e consuetudini della pratica artistica di May. Questi lavori sviluppano ancora di più questo elemento di contingenza e temporalità, anche attraverso l’installazione che li accompagna: la sua struttura, i suoi colori e la forma rispecchia e al contempo ridefinisce i dipinti sul muro opposto.

L’interrogazione sulla vita e il destino degli oggetti, e su come tirare fuori la bellezza da ciò che viene scartato, prende una piega ancora più radicale nell’ultima stanza della galleria. Una nuova serie di sculture è stata creata dai calchi di secchi contenenti gli stessi residui urbani che inabitano anche le tele. Realizzati secondo lo stesso approccio tramite cui sono stati creati i dipinti, benché assumendo forma scultorea, questi lavori introducono l’elemento di casualità in quanto l’attitudine volontariamente approssimativa nel controllare pienamente il processo di modellazione del gesso, e il comportamento dei materiali addizionali, viene perentoriamente esposta negli strati che compongono la scultura.Continue Reading..

04
Set

Ina Otzko. Sono qui, puoi sentirlo?

INA OTZKO
SONO QUI, PUOI SENTIRLO?
a cura di Maria Savarese
Napoli, Castel dell’Ovo
Inaugura giovedì 3 settembre, ore 17.30
4 settembre – 3 ottobre 2015

Apre il 3 settembre 2015 nella suggestiva cornice di Castel dell’Ovo a Napoli la prima personale italiana dell’artista norvegese Ina Otzko dal titolo Sono qui, puoi sentirlo?, con la presentazione di un nuovo corpo di lavori affiancati a progetti precedenti, mai esposti in Italia, che ne raccontano il percorso artistico.
La mostra, curata da Maria Savarese, è promossa dall’Assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Napoli, con il patrocinio della Reale Ambasciata di Norvegia e della Municipalità di Alstahaug. L’esposizione, aperta fino al 3 ottobre, ha il duplice obiettivo di introdurre il lavoro della Otzko al pubblico italiano con la presentazione delle sue opere più significative e, allo stesso tempo, di proporre il progetto inedito Leviathan, vero fulcro della personale. Leviathan si compone di una serie di fotografie Polaroid e di una installazione sonora registrata all’interno e
intorno al cratere del vulcano Solfatara situato nel Parco Regionale dei Campi Flegrei nel comune di Pozzuoli, a nord di Napoli. Accanto ad esso, installazioni al neon, fotografie, video, opere testuali in progetti quali My First Important Escape, Mothers Garden, The Edge – Meditations on Silence, Who Are We Today?
La mostra si muove lungo una sottile tensione tra una dimensione più intima e personale e una dal carattere spiccatamente sociale e universale. Leviathan tocca il tema delicato e, talvolta scomodo, della sostenibilità – economica, sociale, ambientale –, responsabilità di cui, secondo l’artista, ciascun individuo dovrebbe farsi carico.
La Terra ha davvero bisogno degli esseri umani – si chiede Ina Otzko – se da un lato le differenze sociali e il potere finanziario ci spingono sempre di più verso un esasperato individualismo e, dall’altro, le risorse si riducono drammaticamente? Se la risposta è positiva, prosegue, allora come possiamo cambiare il corso attuale degli eventi per garantire a tutti un futuro migliore?
La soluzione, che non ha la presunzione di essere definitiva, risiede, per l’artista norvegese, in una dimensione più intima di percezione del tempo e dello spazio attraverso il proprio corpo: più il nostro corpo è in armonia, più profondamente percepiamo noi stessi e gli altri e più risulterà facile assumerci la responsabilità individuale e collettiva di ciò che ci circonda.
A questo aspetto più privato fanno riferimento lavori come Interiors, progetto composto da video e fotografie,Mothers Garden, video, o il più pacificante The Edge – Meditations on Silence, serie fotografica. Completa la mostra, un catalogo con intervista all’artista a cura di Maria Savarese.Continue Reading..

04
Set

Maurizio Galimberti. Frames of Italy

La galleria Artistocratic, in collaborazione con Giart, presenta la mostra Frames of Italy di Maurizio Galimberti, in occasione di #PAF2015!! Photo & Art Festival a Monteleone d’Orvieto, dal 4 al 13 settembre 2015.

Il festival, organizzato dall’Associazione di Promozione Sociale #PAF!! con il patrocinio del Comune di Monteleone d’Orvieto e della A.T. Pro Loco, prevede mostre di pittura, fotografia, scultura ed eventi live che per tre giorni trasformeranno il borgo medievale in un mondo fatto di osmosi tra arti visive, storia e musica.

«Com’è difficile capire nel fare un quadro qual è il momento esatto in cui l’imitazione della natura deve fermarsi. Un quadro non è un processo verbale. Quando si tratta di un paesaggio, io amo quei quadri che mi fanno venir voglia di entrarci dentro per andarci a spasso» (Pierre-Auguste Renoir)

Maurizio Galimberti in Frames of Italy riscopre e racconta il nostro Paese, ci fa entrare e ci porta a spasso attraverso il paesaggio articolato e vario dell’Italia. Coglie l’anima di ciò che ritrae, di un soggetto, di un’architettura o di una città e la trasforma secondo la sua personale visione e tecnica artistica, quella del mosaico di Polaroid. Come egli stesso l’ha definito «è un grand tour personale, ma che molti ritroveranno di certo familiare». Un diario di viaggio, dove l’artista appunta i suoi luoghi, scorci di città, dettagli di monumenti, porzioni di cielo o di mare frammentati, attraverso diverse modalità tecniche e di espressione, dai mosaici alle singole istantanee, dai ready-made alle manipolazioni sulle Polaroid.Continue Reading..

04
Set

Jinny Yu – Don’t They Ever Stop Migrating?

Jinny Yu
“Don’t They Ever Stop Migrating?”
Nuova Icona è lieta di annunciare venerdì 4 settembre l’inaugurazione della mostra personale di Jinny Yu “Don’t They Ever Stop Migrating?” presso l’Oratorio di San Ludovico.

L’installazione dell’artista Jinny Yu, allestita esclusivamente per l’Oratorio di San Ludovico a Venezia, include un imponente dipinto tridimensionale e un’opera audio.
Riflettendo sulle recenti crisi migratorie nel Mediterraneo e nel Golfo del Bengala, il suo nuovo lavoro Don’t They Ever Stop Migrating? insiste sull’analisi del complesso ruolo del singolo in questo mondo globalizzato. Usando estratti dal film Uccelli di Hitchcock come metafora, la mostra esamina svariate nostre reazioni e comportamenti come società nei confronti della migrazione di massa.

Nata a Seoul (Corea) e residente tra Ottawa (Canada) e Venezia (Italia), il lavoro di Jinny Yu è stato ampiamente esposto, annoverando mostre in Canada, Germania, Giappone, Italia, Portogallo, Corea del Sud, Inghilterra e Stati Uniti, in diversi musei, gallerie d’arte pubbliche, centri gestiti dagli stessi artisti, festival internazionali d’arte, mostre-mercato d’arte e gallerie d’arte commerciali: McMaster Museum of Art (Hamilton), Richmond Art Gallery (Vancouver) Ottawa Art Gallery, Confederation Centre Art Gallery (Charlottetown), Galerie du Nouvel-Ontario (Sudbury), Carleton University Art Gallery (Ottawa), St. Mary’s University Art Gallery (Halifax), Produzentengalerie plan.d. (Düsseldorf), Kyoto Municipal Museum of Art (Kyoto), Bevilacqua La Masa Foundation (Venice), Kunst Doc Art Gallery (Seoul), Conduit Street Gallery at Sotheby’s (London), Pulse New York and Miami Beach and ISCP Gallery (New York).
È stata fra gli artisti residenti all’ International Studios and Curatorial Program a New York, al Nanji Art Studios in Seoul e al The Banff Centre for the Arts.

Yu, Professoressa Associatoa di Pittura all’Università di Ottawa, è stata conferita del premio Mid- Career Artist Award da parte del Concilio per le arti di Ottawa, del premio Laura Ciruls Painting Award dall’Ontario Arts Foundation in 2012 ed è stata finalista del premio Pulse New York 2011. I suoi lavori sono stati supportati dal Canada Council for the Arts, dall’ Ontario Arts Council e dal Conseil des Arts et des Lettres du Quebec.Continue Reading..

02
Set

Giovanni De Lazzari. Giorni segreti

Giovanni De Lazzari
Giorni segreti

a cura di Sveva D’Antonio
Inaugurazione Venerdì, 18 Settembre 2015, ore 18.00

fino al 25 ottobre 2015

SYSON gallery è lieta di presentare Giorni segreti la prima mostra personale di Giovanni De Lazzari in Inghilterra, negli spazi della galleria SYSON di Nottingham. In mostra un gruppo di lavori recenti realizzati utilizzando il disegno, la pittura e la scultura.

De Lazzari sceglie come linguaggio privilegiato il disegno, dimostrando che la fisicità dell’opera non è attributo esclusivo delle opere tridimensionali. La delicatezza dei suoi disegni, l’ossessione per il dettaglio, riempie e condiziona infatti lo spazio dove sono collocati, mettendo in ‘scena’ una serie di emozioni e suggestioni legate all’immaginario dell’artista, da sempre espressione della sua visione intima della cose.

Nella mostra Giorni segreti i soggetti dei disegni appartengono per lo più al mondo naturale, sia esso vegetale o animale. La natura è utilizzata come simbolo, specchio della vita umana. Le linee complesse di certi fiori e piante ci rimandano al misterioso intreccio di alcuni nostri organi vitali. Ad esempio le rose sono “vittime” di tagli mediani che l’artista compie per studiarne il corpo interno, la fragilità e la loro complessa delicatezza.

I fiori non sono le uniche cavie di cui De Lazzari si serve nel sue opere. Rami spezzati e poi ricuciti, foglie strappate e ricomposte in una nuova e più complessa mappatura compaiono sulla carta dei suoi disegni; sono piccoli elementi di una natura delicata e misteriosa. L’attenzione è per il dettaglio, per il piccolo particolare che genera un’immagine nell’immagine. Una piccola frattura o una ferita nel tronco di un albero, aldilà della loro rappresentazione formale, rimanda a significati più complessi, immediatamente riconducibili a dinamiche di tipo psicologico.

Nella seconda parte della mostra è presente una grande scultura, Imago, che assume la forma di un tavolo e un piccolo collage tridimensionale realizzato con carta e immagini provenienti dall’archivio personale dell’artista.

Imago racconta perfettamente l’immaginario di De Lazzari e il suo modus operandi. Il piano del tavolo è “occupato“ per lo più dal vuoto di uno spazio bianco che diventa elemento significante, mentre i limiti esterni, gli angoli, sono teatro della rappresentazione e luogo ‘marginale’ dove collocare le immagini. In questo caso si tratta di piccoli dipinti legati alla vita degli animali, dall’atmosfera ancestrale, quali larve e mammiferi che allattano, che riportano all’origine della vita. I soggetti degli interventi a margine vivono nel dialogo tra di loro e nell’associazione reciproca diventano una presenza ambigua. Il risultato finale è il cortocircuito e la disarmonia fra il bianco vuoto del piano del tavolo e gli spigoli in cui si concentra la rappresentazione.

La piccola scultura di legno con le sue stratificazioni d’immagini contiene all’interno, quasi come se fosse uno scrigno della sua mente, le fantasie ricorrenti dell’artista.

Guardando la composizione della scultura, l’opera appare divisa in scomparti che s’incastrano; anche in queste piccole dimensioni lo spazio è fondamentale, perché crea ancora una volta una serie di associazioni e un dialogo aperto a diverse possibili interpretazioni.Continue Reading..