Camera d’Arte

27
Ott

Guido Guidi. Col tempo – nei dintorni di Carlo Scarpa

Col tempo – nei dintorni di Carlo Scarpa nelle fotografie di Guido Guidi

La mostra Col tempo – nei dintorni di Carlo Scarpa raccoglie oltre 100 fotografie del fotografo italiano Guido Guidi (Cesena, 1941). L’artista, la cui importanza è riconosciuta a livello internazionale, fa parte di quel gruppo di fotografi che ha dettato le basi di una “maniera” italiana di guardare e fotografare il paesaggio a partire dagli anni ’70.

La mostra vedrà una selezione di fotografie il cui soggetto è l’opera straordinaria che l’architetto Carlo Scarpa ha realizzato per la famiglia Brion a San Vito di Altivole, in provincia di Treviso.
L’allestimento proposto in Viasaterna vuole restituire il carattere scientifico della ricerca di Guidi, che vede nella sequenza la via per svelare ogni particolare di questa architettura dal forte carattere simbolico. L’esposizione, il cui titolo fa riferimento al quadro “Vecchiaia” del Giorgione del 1506, resterà aperta da mercoledì 14 ottobre a venerdì 27 novembre 2015.

Guido Guidi. Allievo di Scarpa ai tempi degli studi universitari allo IUAV di Venezia, Guidi interpreta uno dei più importanti capolavori dell’architetto veneziano in un’opera monumentale capace di investigarne in profondità ogni sfumatura, pur mantenendo l’autonomia della propria ricerca. Progettata da Scarpa alla fine degli anni ’60, la Tomba Brion è quindi per Guidi l’oggetto privilegiato di un’indagine che scompone e ricostruisce il percorso mentale seguito dall’architetto nel corso della progettazione. Una riflessione sul tempo e sul divenire durata per circa un decennio, a partire dal 1996, anno in cui inizia a fotografare l’imponente mausoleo con una Deardoff 8×10 su commissione del Canadian Centre for Architecture di Montreal. Il fotografo articola il suo lavoro intorno ad alcuni termini fondamentali del linguaggio della fotografia, scoprendo che anche Scarpa aveva utilizzato gli stessi riferimenti per il proprio progetto: luce, ombra, colore e tempo. Luci e ombre disegnano sulle pareti ruvide degli edifici un alfabeto di segni che si modifica con il passare delle ore, dei giorni e delle stagioni. Scarpa scrive, proprio come un fotografo. Continue Reading..

24
Ott

Paolo Ventura. La città infinita

October 09 – November 14, 2015
Opening reception
Friday, October 9, 6:00pm-8:00pm

I’ve always loved the city.
I like the place where it ends because the buildings are easy to
discern, the old houses with the gardens around them.
I like the city outside its walls running away as though liberated.
I like to look at it from a train, sideways, when you enter it.
I would have liked to live in the same city without having ever left.
As a child I thought it was infinite.
– Paolo Ventura

Italian photographer Paolo Ventura (born 1968) is known for constructing and photographing elaborate dioramas to tell cinematic visual stories. Previous projects include War Souvenir (2006), which traced the horrors of a fictionalized war, and Winter Stories (2008), which looked back on the life of a circus performer in the winter of his life. Most recently, Ventura was asked to create the set design for the Lyric Opera of Chicago’s Roger and Hammerstein production of Carousel. The New York Times wrote of his set design, “The result is an artful depth that allows the emotions of the songs – “If I Loved You,” “You’ll Never Walk Alone” and others – to resonate.”

With Ventura’s latest body of work, La Citta Infinita, he takes his process one step further by painting the photographs of constructed scenes and adding collage. The works, which are evocative of 1940s and 50s Italian Neorealism film, present lonely yet dreamy cityscapes punctuated by human figures, always Ventura himself, in varying costume. Although the scenes differ, the horizon lines remain the same, creating a never-ending cityscape, La Citta Infinita.

Paolo Ventura studied at the Accademia di Belle Arti di Brera in Milan in the early 1990s. His work has been exhibited internationally, including at the Forma International Center for Photography, Milan; Museum of Contemporary Art of Roma (MACRO), Rome; The Hague Museum of Photography, The Hague; Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Rome and during the Rencontres de la Photographie, Arles. In 2012, he was selected to create a series of works for the Italian national pavilion at the 54th Venice Biennale, he also received a commission from the Museum of Contemporary Art of Rome. And recently Ventura was invited for a commission by the MART, the Museum of Modern and Contemporary Art of Trento and Rovereto, Italy. Four monographs of Paolo Ventura’s work have been published: War Souvenir (Contrasto, 2006), Winter Stories (Aperture and Contrasto, 2009), The Automaton (Peliti Asociati, 2011) and Lo Zuavo Scomparso (Punctum Press, 2012). Ventura currently lives and works outside of Milan.

Image: L’Anarchico, 2015

Paolo Ventura, La Città Infinita
Until November 14th, 2015
Weinstein Gallery
908 West 46th Street, Minneapolis
www.weinstein-gallery.com

 

22
Ott

Joel Meyerowitz. Morandi’s Objects

Questo progetto rende omaggio al pittore bolognese realizzando il sogno di fotografare gli oggetti che disponeva sul suo tavolo da lavoro e poi riproduceva nelle sue nature morte.

Morandi’s Objects di Joel Meyerowitz è il titolo della mostra che il nuovo spazio espositivo Damiani in via dello Scalo 3/2 abc a Bologna ospiterà da venerdì 23 ottobre 2015. Con questo progetto espositivo prodotto da Damiani, Joel Meyerowitz, uno dei più rappresentativi esponenti della fotografia contemporanea, rende omaggio al pittore bolognese e realizza l’intimo sogno di fotografare gli oggetti che Morandi disponeva sul suo tavolo da lavoro e che contemplava a lungo, prima di riprodurli nelle sue splendide nature morte. Aperta al pubblico fino al 1° febbraio 2016, l’esposizione presenta una selezione di venti opere fotografiche di diverso formato.

Grazie alla favorevole risposta dell’Istituzione Bologna Musei | Museo Morandi, Meyerowitz ha avuto accesso alle stanze di Casa Morandi in cui sono raccolti e conservati gli oggetti del pittore. Con più di 700 scatti, il fotografo americano ha compiuto un’indagine approfondita per immagini fotografando circa 270 oggetti di Morandi: vasi, pigmenti colorati, brocche, fiori secchi, conchiglie, oggetti di recupero, sfilano negli scatti di Meyerowitz restituendo l’immaginario di una dimensione domestica e intima. Veri e propri ritratti, gli scatti di Meyerowitz esplicitano la potenza espressiva di ogni oggetto svelandone le sottili caratteristiche, l’assoluta singolarità e il magnetismo che Morandi per primo aveva sperimentato.Continue Reading..

21
Ott

DUE GIOVANI AMERICANI – Gina Hoover e Matt Jacobs

Due artisti americani esordienti nel campo della pittura e della scultura, inaugurano la stagione autunnale della galleria. Nelle loro opere c’e’ divertimento e provocazione.
a cura di Pia Candinas

Gina Hoover e Matt Jacobs, due giovanissimi artisti americani esordienti nel campo della pittura e della scultura, inaugurano con questa doppia personale la stagione autunnale di Intragallery, che, con l’esempio di questo primo appuntamento, intende dedicare anche in futuro un particolare impegno e attenzione alla nuova arte americana.

“Pionieri” di un’arte innovativa, coraggiosa e diversa dalla tradizione estetica e formale storica, Gina Hoover e Matt Jacobs rappresentano esperienze e sperimentazioni forti legate a nuove idee e visioni estetiche che continuano ad arrivarci dagli Stati Uniti. Nelle loro opere c’è divertimento e provocazione, ironia e leggerezza, ancorate, nonostante trasgressioni e provocazioni formali, ad una seria conoscenza del mestiere, tipica dei giovani artisti che si sono formati nei dipartimenti artistici delle grandi università americane. Nel caso loro si tratta della famosa “Tyler School of Art” della Temple University di Philadelphia e di Roma.

Certamente, Gina Hoover e Matt Jacobs provengono dalla grande tradizione dell’ “Abstract Expressionism”, da generazioni di padri, nonni e bis-nonni che negli anni ’30 fondarono la storia dell’arte americana del 20esimo secolo e che ebbero una notevole influenza anche sull’arte europea. Ma sembrerebbe che, a differenza dei loro “antenati”, i giovani creatori di arte di oggi siano meno legati alle grandi teorie dell’estetica e della filosofia, tipiche dei gruppi e movimenti artistici del passato. In un certo senso il loro lavoro è più solitario, anche se con i mezzi virtuali di oggi, la comunicazione del mondo dell’arte è facilitata e stimolata enormemente. Assomigliano alle formiche che costruiscono sotto terra strade e dei tunnel e dei percorsi labirintici che formano una struttura nascosta logica e stabile. Così le opere di Gina e di Matt: sono create dal nulla, talvolta da dettagli, da sensazioni e da oggetti che prendono forma e che aggiungono al quotidiano il suo divertimento. I risultati nel caso di Matt Jacobs sono espansione, colori stravaganti, forme improbabili e materiali poco usati in scultura e anche in pittura. Nel caso di Gina invece parliamo di una pittura astratta imparentata con il figurativo, materica, densa e spessa, silenziosa e dirompente, forte, poetica, narrativa, con uno spazio pittorico dove struttura e gioco si prendono in giro a vicenda.Continue Reading..

20
Ott

Gianni Piacentino

Fondazione Prada will present an anthological exhibition devoted to Gianni Piacentino (Turin, 1945), curated by Germano Celant.
The exhibit, hosted on the two levels of the Podium, comprises more than 100 artworks and retraces the career of the artist in anti-chronological order, starting from his most recent works from 2015 to those dating back to 1965.

Piacentino’s research has begun in an artistic and cultural background characterized by an increasing detachment from the subjective dimension which had animated Action Painting and Informalism, as well as by the development of a new visual language mixing the attention to pop and consumeristic imagery and the appreciation for both geometrical and primary forms.
The work of Piacentino did not embrace either of the dominant tendencies of those times – Pop art and Minimal art – but, according to the original reading of his work provided in this exhibition, operated an osmosis between the two. In order to research the ground where these two currents converge, Piacentino has turned to the world of velocity and transportation including cars, motorcycles and planes, all products of pop culture which, despite not belonging to the realm of pure art, are expressions of industrial aesthetics.

The artist approaches the aerodynamic fantasies of many Californian artists: from Billy Al Bengston to Craig Kauffman, from John Mc Cracken to John Goode. As Germano Celant explains: “This is the historic climate in which Piacentino’s contributions are rooted – between art and design, craftsmanship and manufacturing, the useful and the useless, singularity and seriality, the alterity and singularity of his work lie in the dialectic between these two polarities. Since 1965 his sculptures have achieved results transcending the functional object, even though, from tables to portals, it remains recognizable as a possible industrial entity featuring decorative elements, as derived by a background culture rich with applied sciences, artisan expertise, mechanical precision and engineering processes”. His first monochromatic objects, for instance, seem to belong to the research field of primary forms. They are in fact items such as tables and portals which are not functional to daily life, but instrumental in presenting a new visual and plastic configuration.

Through the presentation of his vehicles in the 1970’s and 1980’s, carrying cultural and aesthetic symbols, and the further production of decorated bars and canvases inspired by the world of aeronautics, from Combine Paintings to the metallic structures of the more recent Cantilevers, Piacentino has revealed his attraction to constructive disciplines entailing elegance and perfection as well as a preference for the absolute control of the physical and chromatic properties of materials. Throughout his career, the artist has led his own creative process following all the different phases implied in a given industrial production scheme, as happens in the realm of design. As Germano Celant states, his artistic path represents “an absolute escape from the imperfection, instantaneity and randomness of making art, in order to access a universe of perfection, calculation and concentration that can compete with a motor or flight vehicle, on both sublime and absolute levels”.

Continue Reading..