Camera d’Arte

03
Dic

Gravità | Juryoku 重力

Gravità

Juryoku 重力

Opere di AKIKO KURIHARA, AYUMI KUDO e KYOKO DUFAUX

a cura di Matteo Galbiati

dal 4 dicembre 2015 al 30 gennaio 2016

Inaugurazione
Giovedì 3 Dicembre 2015 ore 18.30

La Galleria Paraventi Giapponesi – Galleria Nobili è lieta di presentare, per la prima volta nella propria sede, il lavoro delle artiste giapponesi – da anni residenti in Europa – Akiko Kurihara, Ayumi Kudo e Kyoko Dufaux nella mostra intitolata Gravità. Juryoku. 重力. Da tempo queste artiste sono impegnate in una ricerca molto personale che spazia dal design all’illustrazione, dalla scultura alla pittura, avvalorata da numerosi e importanti esposizioni in Italia, Europa e Giappone.
La mostra, come suggerisce il titolo, è l’esito di un confronto di tre personalità sull’originale tema della gravità, il quale rimanda immediatamente alla nozione fisica che ci spiega questo concetto come quella peculiare forza di attrazione che attira i corpi verso il centro della Terra e, al contempo, è anche l’invisibile interazione che si manifesta tra due qualsiasi masse qualsiasi. Teorizzata da Newton nel 1666 e approfondita da Einstein all’inizio del ‘900, la “gravità” è applicabile a tutti i corpi e in ogni sistema e quindi fu da subito definita universale.
La radice della parola latina gravitas rimanda, invece, a grave inteso come peso, sia in senso fisico che figurato. La gravitas romana, in epoca arcaica o repubblicana, ad esempio, era un valore costitutivo della società del tempo e si riferiva a un atteggiamento di serietà, presenza e autocontrollo dinnanzi alle avversità. Un buon cittadino romano doveva mostrarsi imperturbabile nelle disgrazie, evitando atteggiamenti leggeri e versatili, restando fermo e saldo nelle emozioni. Tale inclinazione sembra trovare un ideale collegamento con i concetti buddisti di sati e appamāda, dove il primo significa stato di coscienza illuminata e il secondo, simile a gravitas, designa la continuità dello stato di sati, ma perpetrata senza requie. Gravitas e appamāda sembrano avere un punto in comune nei valori di persistenza e resistenza di uno stato di coscienza o di attenzione illimitati nel tempo. Queste diverse accezioni semantiche del concetto di gravità hanno determinato interpretazioni artistiche che ciascuna delle tre protagoniste di Gravità. Juryoku. 重力 ha interpretato in modo individuale.Continue Reading..

03
Dic

Recto Verso

Carla Accardi, Enrico Castellani, Roy Lichtenstein, Lucio Fontana, Giulio Paolini, Pierre Toby sono solo alcuni degli autori presenti in questa mostra dedicata a un elemento abitualmente nascosto, dimenticato o trascurato: il retro del quadro.

La mostra tematica “Recto Verso” presenta una selezione di opere nelle quali gli artisti hanno consapevolmente posto in primo piano l’elemento abitualmente nascosto, dimenticato o trascurato del retro del quadro.
Concepita dal Thought Council della Fondazione, composto attualmente da Shumon Basar, Elvira Dyangani Ose, Cédric Libert e Dieter Roelstraete, l’esposizione riunisce opere della Collezione Prada e lavori provenienti da collezioni e gallerie italiane e internazionali.

La tradizione occidentale concepisce il dipinto principalmente come un artefatto frontale (“recto”). Il retro (“verso”) sembra trasmettere un significato culturale trascurabile, non essendo destinato allo sguardo del pubblico, perché visibile solo dall’artista e dagli addetti ai lavori. In questa mostra gli artisti portano in primo piano il retro della tela usando vari procedimenti come la tecnica tradizionale del trompe-l’œil, resa famosa dai pittori fiamminghi, in cui è la cornice e non la figura ad assumere un ruolo fondamentale.
O ancora, la fotografia a doppia esposizione è impiegata per vedere attraverso l’opera stessa ed enfatizzare le caratteristiche fisiche e strutturali dell’oggetto. Nel caso del movimento francese della fine degli anni Sessanta Supports/Surfaces, la superficie dipinta sparisce completamente e ciò che resta è il semplice materiale di supporto. In altri lavori, messaggi segreti sono nascosti dietro il quadro in attesa di essere rivelati.

Artisti di generazioni e tendenze diverse, come Carla Accardi, Louis-Léopold Boilly, Gerard Byrne, Enrico Castellani, Sarah Charlesworth, Daniel Dezeuze, Lucio Fontana, Llyn Foulkes, Philippe Gronon, Roy Lichtenstein, Matts Leiderstam, Gastone Novelli, Giulio Paolini e Pierre Toby, hanno trasformato un semplice gesto in un’approfondita indagine storica sul vero, l’illusione e le modalità della visione.Continue Reading..

02
Dic

Luca Andreoni e Zhou Siwei. Your silent face

Your silent face
Luca Andreoni, Zhou Siwei
A cura di Fantom

Da mercoledì 16 dicembre a venerdì 11 marzo 2016
Inaugurazione: martedì 15 dicembre 2015, ore 18
Presentazione stampa: martedì 15 dicembre 2015, ore 17
Aperta: da lunedì a venerdì, dalle 12 alle 19. La mattina e il sabato su appuntamento.
Dove: VIASATERNA, Via Giacomo Leopardi 32, Milano, 02.36725378

Viasaterna Arte Contemporanea presenta, da mercoledì 16 dicembre 2015 a venerdì 11 marzo 2016, una nuova esposizione di opere inedite. La mostra Your silent face (Il tuo volto silenzioso) associa il nuovo lavoro di Luca Andreoni – tra gli autori più attivi della fotografia italiana contemporanea – intitolato Inferno 1911, con una selezione di opere, anch’esse mai esposte in Italia, di Zhou Siwei, artista cinese conosciuto per la sua ricerca poetica che combina tecnica e sperimentazione sulla trama di una filosofia complessa.
Inferno 1911 è una serie fotografica interamente realizzata da Andreoni nel 2014, immergendosi nelle montagne delle Grigne, un massiccio della Lombardia. Noto tra alpinisti e scalatori per la bellezza e la varietà delle arrampicate, all’inizio del secolo scorso la Grigna è stata teatro di alcune scene di Inferno, uno dei primi kolossal realizzati in Italia. Prodotto dalla Milano Films, il lungometraggio era l’adattamento cinematografico del viaggio di Dante nell’Ade, realizzato con effetti speciali e tecniche di montaggio assolutamente all’avanguardia.
Come Inferno, anche l’opera di Andreoni assorbe l’ambiente ostile di roccia calcarea e nebbia per calare lo spettatore in un’atmosfera sospesa ed enigmatica; dove la fotografia, mezzo privilegiato per penetrare nelle pieghe della realtà, si trasforma in strumento di occultamento. E di perdita: della superficie delle cose, dell’orientamento, della tranquillità. Con Inferno 1911 Andreoni investiga un campo intermedio: non si tratta più di vedere, ma di intravedere. Concentrando l’attenzione su una porzione delle sue immagini, si ritrova una quantità di dettagli minimi e inaspettati (vegetazione, persone, oggetti…), ma non c’è certezza.

Resta lo sforzo ininterrotto di guardare, di capire, di scoprire, svestendo letteralmente la pelle della montagna dai drappi bianchi delle nuvole e della foschia. In un percorso ugualmente ambiguo che nel tendere a una costante ascesa sembra condurre alle porte degli inferi. Il lavoro di Zhou Siwei è indipendente dall’utilizzo di una specifica tecnica o disciplina artistica. Nel corso della sua carriera, iniziata a metà degli anni 2000, ha alternativamente utilizzato il disegno, la pittura, la scultura e la fotografia. Le sue opere includono sempre uno o più pattern che si ripetono, riferendosi alla teoria kantiana secondo cui “gli schemi sono il collegamento trascendentale tra la sensualità dell’osservazione e i concetti della ragione”. La semplicità è il punto di partenza del suo lavoro, che si sviluppa secondo un processo ciclico di ripetizione, evoluzione, progresso, spesso sovrapponendo diversi livelli di colore uno dopo l’altro, provocando con il medesimo gesto un cambiamento continuo. Le opere di Zhou provocano così un costante fremito percettivo, si modificano ad ogni sguardo successivo secondo una logica di inestinguibile instabilità. Mettono in contatto la concretezza ottico-retinica con la variabile dell’esperienza individuale (gestalt) e il “mondo delle idee”. Aprono a infinite possibilità interpretative sfruttando la forza di alcune particelle elementari. Ambiguità, stratificazione, nascondimento, scoperta: sono questi i termini che uniscono i lavori di Luca Andreoni e Zhou Siwei e articolano il percorso della mostra. Entrambi, seppure con modalità differenti, interrogano lo spettatore sulle proprie capacità di vedere, interpretare, comprendere. Entrambi contemporaneamente cancellano e rivelano. Esperienza, razionalità e mistero si incontrano e si scontrano in un limbo a metà strada tra natura e artificio, dove il brivido dell’incognito si mescola con un silenzioso senso di assoluto.

CONTATTI PER LA STAMPA
PCM STUDIO di Paola C. Manfredi
Via C. Goldoni 38 – 20129 Milano
press@paolamanfredi.com | Tel. +39 02 87286582
Roberta Mascherpa | M. +39 349 9267882 | roberta@paolamanfredi.com
Federica Farci | M. +39 342 0515787 | federica@paolamanfredi.com
Viasaterna via Leopardi 32 20123 Milano
+39 02 36725378 info@viasaterna.com www.viasaterna.comContinue Reading..

30
Nov

Rebecca Agnes e Stefania Migliorati | COORDINATE

Rebecca Agnes + Stefania Migliorati | COORDINATE
a cura di Barbara Fragogna

12.12.2015 – 24.01.2016

Inaugurazione
sabato 12 dicembre ore 19
Mar – Sab // 15 – 19
e su appuntamento

Le artiste saranno presenti

COORDINATE

“L’eterotopia ha il potere di giustapporre, in un unico luogo reale, diversi spazi, diversi luoghi che sono tra loro incompatibili.” Michel Foucault

La Fusion Art Gallery presenta “Coordinate”, mostra bipersonale di Rebecca Agnes e Stefania Migliorati. Le due artiste berlinesi d’adozione, già familiari a una mutua collaborazione (seppur sviluppando una pratica indipendente e personale) presenteranno in galleria un gruppo di sei lavori in aperto dialogo. Ogni coppia di lavori difatti, come in un incrocio/incontro lati-longitudinale, intersecherà i suoi assi (fatti di tela, filo, segno, linea, parola, carta e quindi di storia, incontro, identità, appartenenza, alterità) in un centro (luogo d’incontro, osservatorio) dal quale partire per compiere un percorso ricodificato e relativamente esplicito sul senso stesso della natura del suo indagare.

In “Coordinate” Rebecca Agnes e Stefania Migliorati condividono un impianto concettuale che gravita principalmente (spesso in senso lato) attorno ai temi del luogo (Genius loci) inteso come spazio/mappa che si modifica descrivendosi nell’immaginario, che si adatta nel site-specific, che rimane irrimediabilmente se stesso seppur traducendosi specularmente nel suo doppio nel tentativo di una lettura (per quanto possibile) oggettiva della realtà. Che si tratti di una geografia rigorosa o di un’idea geografica, di uno spazio cosmico fanta-e-scientifico o di un cosmo domestico/addomesticato, di un luogo che non è altro che sé o un sé migrante (corpo come luogo, pensiero nello spazio), il luogo cui ci si riferisce è sempre e comunque un luogo identitario che si pone e pone domande sull’attendibilità dei dati a disposizione e sul dubbio che quegli stessi dati non siano altro che la parzialità di un evento imparziale e non verificabile.

I luoghi di Agnes e Migliorati sono territoriali, fisici, atomici e al tempo stesso astratti, impalpabili e grafici, sono metaforici e metafisici, poetici e analitici, sono il pretesto per descrivere il sociale, l’attuale, il contemporaneo e sono, soprattutto, lo sprone per proiettarsi, magari ortogonalmente, dal “qui” al “dove”.Continue Reading..

28
Nov

Antonio Biasiucci – Molti

CENTRO ARTI VISIVE PESCHERIA – PESARO

ANTONIO BIASIUCCI – MOLTI
A cura di Ludovico Pratesi e Chiara Pirozzi

5 dicembre 2015 – 31 gennaio 2016
Inaugurazione sabato 5 dicembre h 19
Pesaro, Centro Arti Visive Pescheria
Organizzata da Comune di Pesaro/Assessorato alla Bellezza e Sistema Museo

Sabato 5 dicembre alle ore 19 presso il Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro si inaugura Molti, mostra personale di Antonio Biasiucci, organizzata per il periodo natalizio dal Comune di Pesaro -Assessorato alla Bellezza e Sistema Museo.

A cura di Ludovico Pratesi e Chiara Pirozzi, la mostra propone un percorso visivo che presenta in modo inedito il lavoro dell’artista campano, proponendone una conoscenza ad ambio raggio e al contempo definita nella riflessione sul senso della contemporaneità, dei suoi drammi e dei suoi martiri, partendo da immagini le cui radici poggiano nella storia, nell’arcaica simbologia sacra e nei principi primi dell’esistenza.

Molti è un’esposizione che interseca ritualità antiche a drammi contemporanei attraverso una narrazione mai effimera ma sempre pronta a definire sostanze concrete fatte di corpi e volti, materia e carne, vitalità ed epifanie. Sacralità, moltitudine e sacrificio rappresentano le fondamenta poetiche ed estetiche della mostra che, negli spazi della Chiesa del Suffragio e del Loggiato, si moltiplica in un doppio racconto per immagini, dall’essenza e valenza evocativa e simbolica, capace di richiamare alla mente riti e miti passati, alla visione di un’attualità sempre più dolorosa.

L’installazione Molti, esposta per la prima volta nel 2009 alla mostra Barock, al Museo Madre di Napoli, è un lavoro realizzato all’interno del Museo Universitario di Antropologia partenopeo, dove Biasiucci ha fotografato un repertorio di calchi di volti appartenenti a diverse tribù africane realizzati negli anni ’30 dall’antropologo Lidio Cipriani. Il titolo si riferisce ai visi che emergono dall’oscurità fotografica, come metafora dell’esistenza umana, capace di agire nella propria storia e nel proprio tempo non attraverso l’individualità, bensì nella collettività, ovvero nella moltitudine delle differenze.

L’installazione si presenta come una distesa di uomini e donne, un’estensione di ritratti dai profili dolci e dagli occhi chiusi, una passeggiata da compiere affacciandosi a osservare immagini che sembrano immerse e liquide, riemergendo dal buio e tornando in esso.

Molti è un’opera capace di suscitare nello spettatore una forte sensazione catartica ed emozionale; un’installazione che partendo dal passato approda verso una riflessione attenta e profonda su quanto di drammatico avviene oramai quotidianamente dei nostri mari, in cui il concetto dei “molti” tragicamente si fonde e si confonde con la parola “massa”, in un Mediterraneo troppo spesso terra di migrazioni, sacrificio e morte.Continue Reading..