Bruno Munari (Milano 1907-1998) è stato uno dei protagonisti internazionali del rinnovamento della cultura visiva e materiale del XX Secolo. Il suo percorso artistico è poliedrico e seminale non solo nella varietà dei suoi riferimenti al mondo dell’arte e della cultura, ma perché è stato precocemente in grado di legare la scultura e l’industrial design, la pittura e il cinema, l’animazione e l’attività editoriale, la grafica e la didattica. Un costante rimando alla libertà creativa dell’infanzia e un uso sottile quanto spregiudicato dell’ironia ne fanno tutt’oggi una figura di riferimento per le giovani generazioni, oltre che per l’estensione del piano culturale che egli promosse comprendendo esperienze artistiche extra-europee come quelle dell’Estremo Oriente.
MAAB Gallery ripercorre la ricerca di Bruno Munari con una mostra, a cura di Gianluca Ranzi, che inquadra la sua sperimentazione a tutto tondo nel desiderio di opporsi a ogni forma grande e piccola di dogmatismo culturale, di rigidità mentale, di fondamentalismo intellettuale, di stanzialità. Con Munari invece l´arte contemporanea afferma un valore positivo: la coesistenza delle differenze, e l’artista diviene colui che si muove su crinali volutamente incerti, in una zona dai confini sovrapposti e spesso mutevoli. In mostra le tempere chiamate semplicemente Composizioni (realizzati dagli anni Cinquanta ai Settanta), che mentre ammiccano alle composizioni di forme e di colori fondamentali delle Avanguardie Storiche come De Stijl e il Suprematismo, di fatto ricalibrano pesi e temperature cromatiche, pieni e vuoti, sul filo di una delicata ironia e di una contrappuntistica musicale che ne fa emergere armonie e dissonanze. Il movimento, fisicamente presente già nelle sue opere tardo futuriste del 1930, diviene non solo una caratteristica cinetica dell’opera ma un vero e proprio metodo operativo. E’ così che il movimento delle Macchine Inutili rende aerea la scultura, moltiplicandone i punti di vista, ma allo stesso tempo sollecita nell’osservatore una visione mobile, permeata di cambiamento e di continua rimodulazione percettiva. Lo stesso avviene nei Negativi-Positivi degli anni Cinquanta o nella Curva di Peano: il fruitore è risvegliato nei sensi dal torpore di chi semplicemente assiste ed è libero di scegliere quale forma assumere come fondamentale. Come nella poesia anche nell’opera di Munari le pause e gli spazi vuoti contano alla pari degli spazi pieni, tanto che le ombre assumono uguale importanza della luce. Le Sculture da viaggio (dal 1958) si piegano e si ripongono in valigia, si rimontano in viaggio e cambiano il loro aspetto a seconda della persona che vi interagisce. Inafferrabile alle facili classificazioni i suoi Negativi-Positivi non sono sovrapponibili alle esperienze ottico-cinetiche, così come le sue Macchine inutili non hanno a che fare con i Mobile di Calder. L’ironia che Bruno Munari è riuscito a infondere in essi fonda un territorio nuovo e fertilissimo per cui Munari non ridicolizza mai, non ribalta una posizione a suo favore, ma entra dolcemente e con rispetto nell’orbita dell’altro e con calore e partecipazione vi inserisce una nuova prospettiva, rendendolo sempre più consapevole di se stesso.
English below
Bruno Munari (Milan 1907-1998) was one of the international leaders of the renewal of the visual and material culture of the 20th century. His artistic path was versatile and seminal, not only for the variety of his references to the world of art and culture, but also because he was able early on to link together sculpture, industrial design, painting, cinema, animation, publishing, graphic design, and teaching. Still today his constant references to the creative freedom of childhood and a subtle yet unbridled irony have made him a reference point for the younger generations, also as a result of the wide-ranging cultural plan that he promoted which included such extra-European art experiences as those of the Far East.
The MAAB Gallery is giving an overview of Bruno Munari’s research with a show, curated by Gianluca Ranzi, that focuses of the whole of his experiments and their aim of opposing any form of mental rigidity, intellectual fundamentalism, and immobility. With Munari, instead, contemporary art affirmed a positive value, that of the coexistence of differences. And so the artist could venture among purposely uncertain terrains, in an area with superimposed and often mutable boundaries. In the show are temperas that are simply titled “Composizioni” (made from the 1950s to the 1970s) which, while they give a side-glance to the fundamental forms and colours of the compositions of such historical avant-garde movements as De Stijl and Suprematism, in fact recalibrate chromatic weights and temperatures, solids and voids, with delicate irony and a musical counterpoint that allow the emergence of harmonies and dissonances. Movement, already physically present in his late Futurist works of 1930, became not just a kinetic characteristic of the work, but a genuine operative method. And so the movement of the “Macchine Inutili” works makes the sculptures airy and multiplies possible viewpoints of them while, at the same time, arouses in the viewers a mobile vision, one permeated by changes and continuous perceptive remodelling. The same thing happens with the “Negativi-Positivi” works from the 1950s or with “Curva di Peano”: the viewers are awakened from the torpor of those who simply stand by and look, and are free to choose which form they take to be fundamental. As in his poetry, in the art of Munari too the pauses and empty spaces have the same value as the solid areas, so much so that the shadows have the same importance as the light. The sculptures “Sculture da viaggio” (1958 onwards) can be folded and placed in a suitcase; they can be reassembled after a journey, and they change their look according to whoever interacts with them. His “Negativi-Positivi”, which elude easy classification, cannot be compared to Optical/Kinetic art, nor do his “Macchine inutili” have anything in common with Calder’s Mobiles. The irony that Munari managed to instil in them offered him a new and fertile territory, one which he never ridiculed, never overturned in his own favour; instead, he delicately and respectfully entered into the orbit of the others and, with zest and a sense of participation, inserted a new perspective to make that orbit more aware of itself.
Bruno Munari The game is on!
a cura di Gianluca Ranzi
fino al 21 dic 2017
MAAB Gallery
via Nerino 3, Milano