Category: arte

10
Mag

PROPORTIO

PROPORTIO

dal 9 maggio al 22 novembre 2015
Venezia, Palazzo Fortuny

PROPORTIO, l’esposizione organizzata dalla Fondazione Axel e May Vervoordt e la Fondazione Musei Civici di Venezia aprirà il prossimo maggio in concomitanza della 56° Esposizione Internazionale – La Biennale di Venezia. Curata da Axel Vervoordt e Daniela Ferretti ed allestita nell’imponente Palazzo Fortuny, l’esposizione esplora l’onnipresenza delle proporzioni universali nell’arte, nella scienza, nella musica e nell’architettura. PROPORTIO segue l’acclamata trilogia di mostre: Artempo (2007), In-finitum (2009) e TRA (2011) e la più recente Tàpies. Lo Sguardo dell’artista (2013).

Durante l’intero corso della storia umana a noi noto, civiltà diverse hanno impiegato il sapere relativo alle proporzioni. Le nozioni estremamente avanzate e complesse legate ai principi della geometria sacra e, in particolar modo, della sezione aurea sono confluite all’interno di esoteriche conoscenze spirituali e tradizioni religiose. Per centinaia di anni il mondo occidentale si è dedicato segretamente alla geometria sacra, e le conoscenze sono state così (forse intenzionalmente) dimenticate o abbandonate.

PROPORTIO mira a riavviare un dialogo contemporaneo attorno alla conoscenza perduta delle proporzioni e della geometria sacra. Artisti, scienziati, architetti, filosofi (e non solo) ci offrono una lente che ci permetterà di capire come le proporzioni possano farci penetrare nella struttura essenziale del presente e possano fornirci una matrice per il futuro. Proportio ci offre l’occasione di esplorare le proporzioni universali invitandoci a riflettere sulle interconnessioni che innervano il nostro universo.

PROPORTIO presenta opere espressamente commissionate ad artisti del calibro di Marina Abramovic, Massimo Bartolini, Michael Borremans, Maurizio Donzelli, Riccardo De Marchi, Arthur Duff, Anish Kapoor e Izhar Patkin, e le quali saranno esposte accanto a lavori di Carl André, Berlinde De Bruyckere, Luciano Fabro, Alberto Giacometti, Ellsworth Kelly, Sol Lewitt, , Agnes Martin, Fausto Melotti, Mario Merz, Ad Ryman e Bill Viola, oltre ad alcuni reperti egiziani, ad una serie di dipinti architettonici degli antichi maestri olandesi, ad uno splendido ritratto di Botticelli ed una scultura monumentale di Antonio Canova.

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A cura di Daniela Ferretti, Axel Vervoordt
Co-prodotta con Axel and May Vervoordt Foundation
Con il supporto di AXEL VERVOORDT GALLERY

Immagine: Ellsworth “Kelly Red, Yellow, Blue”, 1963, Collection, Fondation Marguerite et Aimé Maeght, Sant Paul-de-Vence Cliché Claude Germain, ©Ellsworth kelly

09
Mag

Beat Kuert. FaultLine / TimeLine

Una spaccatura fisica e ideale attraversa lo spazio espositivo; una TimeLine scorre in forma di immagini video lungo tre schermi posti sul pavimento, su cui si affacciano i dipinti.
Una dimora storica nel cuore di Venezia. Trasformata in uno scrigno dove, grazie all’arte contemporanea, spazio e tempo si espandono verso dimensioni altre. Dal 9 maggio al 22 novembre 2015 Palazzo Bembo ospita Beat Kuert in FaultLine / TimeLine, installazione site-specific inserita nel progetto collettivo Personal Structures / Crossing Borders, evento collaterale alla 56esima Biennale d’Arte prodotto dalla Global Art Affairs Foundation e realizzato con dust&scratches pictures and scenes.

Nato come regista cinematografico, sperimentatore delle avanguardie dell’immagine e dei linguaggi di frontiera, Kuert prende possesso di una delle magnifiche sale affacciate sul Ponte di Rialto, astraendola dalla realtà sensibile e plasmandola in forma di scatola onirica, dove le leggi dello spazio e del tempo si piegano a quelle della percezione sensibile, in uno scambio osmotico tra l’opera e lo spettatore. Indugiando su un aspetto di forte e istintiva empatia tra l’immagine e chi ne fruisce; con riferimenti estetici e formali al pittorialismo che, a fine Ottocento, limò le distanze concettuali tra la fotografia e le arti tradizionali.

Beat Kuert agisce sullo spazio reale con un approccio multilayer, che corrisponde alla sua volontà di toccare più tipologie di espressione, nella convergenza tra la mistica orientale e la tradizione post-romantica di matrice mitteleuropea: dipinti di grande formato dalla profonda carica materica e gestuale si sovrappongono creando ipnotici labirinti visuali; gli stessi che seducono e al tempo stesso inquietano nelle video installazioni che dilatano all’infinito lo spazio espositivo.

Una FaultLine, spaccatura fisica e al tempo stesso ideale, attraversa le pareti e il pavimento della sala di Palazzo Bembo in cui agisce Beat Kuert; una TimeLine scorre in forma di immagini video lungo tre schermi posti sul pavimento, su cui si affacciano i dipinti. L’immaginario visuale si orienta sul cinema espressionista tedesco, con particolare riferimento al Metropolis di Fritz Lang, orchestrando un ritratto del presente che nasce dalla critica della società contemporanea; con lo spazio urbano e le sue architetture che si trasformano in quinte teatrali per la rappresentazione del Caos.Continue Reading..

09
Mag

Silvia Camporesi. Norma – Studi su Boldini

L’artista espone una serie del 2009 ispirata a tre dipinti del pittore ferrarese: La cornice dorata del 1889 circa, Nudo di schiena approssimativamente del 1895 e La contessa de Leusse del 1889.

La Galleria Marcolini ospita Norma – Studi su Boldini, di Silvia Camporesi (Forlì, 73), una mostra di opere in buona parte inedite, in dialogo con Boldini. Lo spettacolo della modernità ai Musei San Domenico fino al 14 giugno 2015.
Norma è una rivisitazione fotografica dell’opera del pittore ferrarese, nata dalla volontà sinergica di artista e galleria di sviluppare un lavoro iconografico sulla pittura e sui disegni di Boldini.

Nella stanza quadrata della galleria, l’artista espone una serie del 2009 ispirata a tre dipinti del pittore ferrarese: La cornice dorata del 1889 circa, Nudo di schiena approssimativamente del 1895 e La contessa de Leusse del 1889. Camporesi interpreta le opere, drammatizzandone le cromie e i tratti pittorici; esalta i colori, il rosso dei muri, il rosa della pelle di Norma – la sua modella – ma anche il segno verticale e quasi tagliente del pennello boldiniano, creando nelle sue pareti riflessi più scuri, lunghi e stretti.

Il kimono, indossato da Norma, nome proprio da cui prende il titolo la personale, è un omaggio al Giappone ed è l’elemento di raccordo tra la stanza quadrata e il corridoio, dove assistiamo a una vera e propria celebrazione del Sol Levante. Nel trittico sulla parete sinistra, la scrittura giapponese è performance, rituale e metonimia culturale, mentre esempi di kirigami (kiru – tagliare, kami – carta), interventi su immagini di tessuti, volumizzano la nicchia vicino alla porta che apre sulla corte esterna. Questi, insieme alle fotografie colorate a mano sulla parete sinistra, sono tutti lavori inediti.Continue Reading..

09
Mag

Yayoi Kusama. Give Me Love

For the exhibition the artist presents new paintings from the celebrated My Eternal Soul series, new polka-dotted pumpkin sculptures, and the seminal installation The Obliteration Room from 2002.

David Zwirner is pleased to present Give Me Love, the gallery’s second exhibition with Yayoi Kusama in New York. On view in two spaces, 519 and 525 West 19th Street, will be new paintings from the celebrated My Eternal Soul series, new polka-dotted pumpkin sculptures, and the artist’s seminal installation The Obliteration Room from 2002.

Widely recognized around the world, with a recent survey of museum attendance ranking her as the most popular artist in 2014, Kusama has shaped her own narrative of postwar and contemporary art. Minimalism and Pop art, abstraction and conceptualism coincide in her practice, which spans painting, sculpture, performance, room-sized and outdoor installations, the written word, films, fashion, design, and architectural interventions.

Born in 1929 in Matsumoto, Japan, Kusama briefly studied painting in Kyoto before moving to New York City in the late 1950s. She began her large-scale Infinity Net paintings during this decade, and went on to apply their obsessive, hallucinatory qualities to her three-dimensional work. Her iconic polka dots, organic shapes, and optical environments display an unparalleled vitality that becomes hypnotic and self-referential, merging concepts of flatness and depth, presence and absence, and beauty and the sublime. In a unique style that is both sensory and utopian, Kusama’s work possesses a highly personal character, yet one that has connected profoundly with large audiences around the globe, as throughout her career she has been able to break down traditional barriers between work, artist, and spectator.

Kusama continues her recent series of large-format, square My Eternal Soul paintings with a group of canvases conveying extraordinary vitality and passion. With titles such as Fear of Youth Overwhelmed by the Spring Time of Life, I Who Have Taken an Antidepressant, and My Longing, the Unseen Land of Death, the compositions acquire an autobiographic, even confessional dimension. The bold brushstrokes and swirly shapes seem to hover between figuration and abstraction; vibrant, animated, and intense, they transcend their medium to introduce their own pictorial logic, at once contemporary and universal. As such, while they continue Kusama’s innovative exploration of form, subject matter, and space, they also represent a connection to her work from the past six decades.Continue Reading..

09
Mag

L’urlo indifferente. Fotografie di Stefano Cioffi

L’urlo indifferente. Fotografie di Stefano Cioffi a cura di Maurizio Giovanni De Bonis

L’esposizione raccoglie 22 fotografie 100×132 scattate da Stefano Cioffi, quasi interamente tra metà maggio e metà luglio (2013 e 2014), ovvero negli stessi giorni dell’anno in cui De Gasperi scrisse il suo diario. Divenuto famoso da giovanissimo per un’avventurosa spedizione nella Terra del Fuoco, all’inizio della guerra De Gasperi fu arruolato come ufficiale degli alpini e schierato con le sue truppe sul passo di monte Croce, tra Coltrondo e Padola, nel Comelico. Il suo diario, pubblicato per volontà della famiglia nel libro che accompagna la mostra, affascina per la lucidità con cui descrive un fronte di guerra comunque in grado di suscitare riflessioni sulla natura e sul paesaggio. Lontane dall’essere una semplice documentazione geografico-storicistica, le immagini di Cioffi rappresentano sentieri che vanno verso il nulla, boschi fittissimi, aree isolate avvolte nella nebbia e trasmettono il senso di alienazione e insensatezza vissuto dai soldati che un secolo fa combattevano un nemico spesso invisibile.

L’urlo indifferente. Fotografie di Stefano Cioffi a cura di Maurizio Giovanni De Bonis

Sedi espositive:

– Museo di Roma in Trastevere
Piazza S. Egidio, 1/b, 00153 Roma
dal 13 maggio al 21 giugno 2015

– Teatro Margherita di Bari
Inaugurazione 16 luglio 2015 ore 19.00
dal 16 luglio all’8 agosto 2015
dal martedì alla domenica, dalle ore 17,00 alle ore 21,00

– Castel dell’Ovo Napoli*
Inaugurazione 17 dicembre 2015 ore 17,30
dal lunedi alla domenica, dalle ore 11,00 alle ore 20,00
dal 17 dicembre 2015 al 10 gennaio 2016

*La mostra, promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, prodotta dall’associazione IN/OUT, è a cura di Maurizio G. De Bonis, con il coordinamento tecnico scientifico di Maria Savarese, ha ottenuto il logo del Centenario della prima guerra mondiale dalla Struttura di missione per gli anniversari di interesse nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

 

09
Mag

WORLD PRESS PHOTO 2015 – Bari

WORLD PRESS PHOTO 2015 è il concorso di fotogiornalismo più prestigioso al mondo, che vede ogni anno la partecipazione dei fotoreporter delle maggiori testate editoriali internazionali come National Geographic, BBC, CNN, Le Monde, El Pais.
Ogni anno, a febbraio, una giuria internazionale seleziona i 150 migliori scatti che vanno a comporre la celebre mostra “World Press Photo”, apprezzata da milioni di visitatori in tutto il mondo rappresentando l’eccellenza della fotografia d’attualità nelle sue diverse categorie: natura e ambiente, vita quotidiana, mutamenti climatici e sociali, ritrattistica e reportage di guerra.

Dopo il successo della mostra 2014 con 31.639 presenze in sole tre settimane, Bari ospita la mostra dal 11 giugno al 5 luglio 2015 riconfermando la cornice d’eccezione del Teatro Margherita di Bari.

La mostra 2015 è composta da 150 nuovi scatti dei fotoreporter internazionali premiati a Febbraio e rappresenta l’eccellenza della fotografia d’attualità nelle sue diverse categorie: natura e ambiente, vita quotidiana, mutamenti climatici e sociali, ritrattistica e reportage di guerra.

L’organizzazione della mostra è curata da CIME, associazione attiva dal 2009 nella creazione e produzione di eventi.
CIME ha ottenuto l’esclusiva per i prossimi 3 anni dalla Fondazione World Press Photo con sede ad Amsterdam.

Teatro Margherita – Bari

10 Giugno – 5 Luglio 2015

Preview 10 giugno 2015 ore 18.00

Ingresso 10 euro

Orari

Exhibition ogni giorno dalle 11 alle 23
Ingresso 3 Euro

www.worldpressphotobari.it

Immagine: World Prees Photo 2015 GENERAL NEWS / SINGLES 2nd PRIZE / Massimo Sestini, Italy Operation Mare Nostrum Boat refugees rescued by the Italian Navy, 7 June

09
Mag

Letizia Marabottini – per qualche minuto

Letizia Marabottini
per qualche minuto
5 maggio – 5 giugno 2015
Inaugurazione (alla presenza dell’artista): martedì 5 maggio 2015, ore 19.00 – 22.00

Carlo Gallerati è lieto di presentare per qualche minuto, una mostra personale di Letizia Marabottini a cura di Adriana M. Soldini.

“Dopo la ‘distinta signora’ di Sweet instant of memory, dalla chioma candida che custodiva i ricordi di una vita, la fotografa Letizia Marabottini ha trovato una nuova musa con lunghi capelli che vibrano dal desidero di rivelarsi; ma l’attende un lavoro delicato. La protagonista è appena uscita dal periodo adolescenziale e si affaccia al mondo degli adulti. Appare fragile nella realizzazione del principio di autodeterminazione, mentre delinea la sua identità. Sospesa nella precarietà, si sente smarrita nell’identificare il suo ruolo in una società vorace della sua giovinezza che la spinge verso un sistema opaco e vischioso, a tratti impraticabile. Nell’incertezza, la giovane si trova a ripiegare sul presente piuttosto che sentirsi stimolata a concorrere alla costruzione del proprio futuro. Ma la sua non è una resa. Per qualche minuto, ogni giorno, alla stessa ora, nella sua camera, esegue un rituale salvifico per liberare la mente dagli inutili dettagli e dalle angosce che la società impone. Ed è allora che la ragazza invita l’artista a condividere con lei l’intimità di quel breve spazio temporale. Letizia la segue con il suo obiettivo, mentre entra nella stanza e si abbandona sul letto, come assente. Malgrado la giovane età, custodisce dentro di sé una sapienza antica, archetipa, che accorre in aiuto e le indica la strada giusta da perseguire. Nella sua mente, riesce a stabilire un approccio di accoglienza ed empatia con la natura, ultima ancora di salvezza, e ricambia la generosità divenendo lei stessa sua custode. Letizia rivela allo spettatore questo incanto con un video evanescente (in cui le immagini fluiscono lentamente) e una installazione che danno il tema alla mostra: per qualche minuto. L’installazione riporta il senso di riservatezza per mezzo di sette woodbox, con al centro un foro attraverso cui l’osservatore può spiare come dal buco della serratura e vedere le immagini catturate dal video. Letizia sollecita lo spettatore a interagire con le opere e si avvale del concetto di ‘soglia’ per condurre alla conoscenza, interponendo sportelli tra le due parti dell’immagine che solo se aperti rivelano la soluzione operata. La trasformazione psicofisica della ragazza le ha consentito di recuperare il senso di libertà e la forza che solo la riconnessione alla natura può donare. La sua mente si è dispiegata in spazi di soggettività creativa, come se dopo la caduta di certezze si fossero aperti territori prima con ingresso vietato.” (Adriana M. Soldini, sunto della critica)Continue Reading..

08
Mag

MOTHER

MURATCENTOVENTIDUE ARTECONTEMPORNEA

Rita Casdia, Elisabetta Di Sopra, Anahita Hekmat, Chrischa Venus Oswald, Jenna Pippett, Karen Trask
MOTHER

La galleria Muratcentoventidue Artecontemporanea prosegue il suo percorso espositivo con una mostra collettiva intitolata Mother che vede sei artiste confrontarsi sul tema della figura materna.
Le artiste coinvolte, Rita Casdia, Elisabetta Di Sopra, Anahita Hekmat, Chrischa Venus Oswald, Jenna Pippett e Karen Trask esplorano la relazione primaria nella vita di ogni essere vivente, fondamentale per la costruzione di tutti i rapporti successivi, la relazione madre-bambino.
La prima, Rita Casdia, indaga, attraverso la video animazione, il disegno e la scultura, mondi emozionali a metà tra sogno e realtà, rivolgendo la sua attenzione principalmente ai meccanismi elementari dei sentimenti umani, con uno sguardo attento alle dinamiche generate dai legami affettivi e dalla sessualità.
Nel video in mostra, Mammina, la protagonista, in uno stato ipnotico, va incontro a un uomo, uno dei tanti che potrebbero renderla mamma. Le scene, che si succederanno dopo questo momento, rimandano a uno stato confusionale e appaiono dettate da eventi fisiologici. Sarà la bambina, appena venuta al mondo, a condurre le redini di una stabilità familiare mai nata.
La ricerca artistica di Elisabetta Di Sopra si esprime in particolar modo attraverso l’uso del linguaggio video per indagare sulle dinamiche più sensibili della quotidianità e delle sue microstorie inespresse, dove il corpo femminile assume un ruolo centrale perché custode di una memoria e di un suo linguaggio espressivo.
L’artista presenta tre video: nel primo, Aquamater, una madre e una figlia e un gesto semplicissimo, quello della figlia che, lasciando cadere dell’acqua dalla sua bocca a quella della madre, le restituisce simbolicamente la vita che ha ricevuto.
Più lirico e angosciante, allo stesso tempo, è Untitled, video che racconta, con un punto di vista distaccato, una cosa che solo le donne, che sono diventate madri e hanno allattato forse sanno e cioè che la maternità, aldilà della retorica, può essere fatica e strazio, e non solo gioia. Il seno della madre non smette di gocciolare al richiamo di suo figlio. Questa situazione di privazione non ha soluzione: il bambino continua a piangere, il seno a lasciare che vada sciupato il suo prezioso contenuto. Vuole essere una riflessione sulla retorica dei buoni sentimenti che custo-disce e difende l’amore materno come la forma più sacra e indubitabile delle relazioni.Continue Reading..

07
Mag

Sebastião Salgado. Profumo di Sogno

Sebastião Salgado
Profumo di Sogno. Viaggio nel mondo del Caffè

In mostra a Venezia le immagini di Sebastião Salgado per illy
A cura di Lélia Wanick Salgado

Per la prima volta, dal 6 maggio al 27 settembre 2015, la mostra di Sebastião Salgado per illy, dal titolo PROFUMO DI SOGNO. Viaggio nel mondo del Caffè, sarà proposta alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, con la collaborazione di Contrasto. La mostra è a cura di Lélia Wanick Salgado.

La mostra, allestita negli spazi di Piazza San Marco, si compone di una selezione di 75 scatti più rappresentativi del viaggio fotografico compiuto dal grande maestro insieme a illy per omaggiare gli uomini e le donne del caffè: una storia di persone, di paesaggi, di rapporto armonioso con la terra raccontata attraverso immagini in bianco e nero dal forte impatto espressivo, evocativo ed emozionale.
“PROFUMO DI SOGNO. Viaggio nel mondo del Caffè” si propone così come il più grande reportage mai realizzato prima dedicato al mondo del caffè. Dal 2003 ad oggi Salgado ha documentato negli anni dieci Paesi da cui illy acquista il caffè: Brasile, India, Indonesia, Etiopia, Guatemala, Colombia, Cina, Costa Rica, El Salvador e Tanzania.

L’anteprima dedicata alla stampa si svolgerà martedì 5 maggio 2015 dalle 11:00 alle 13:00 presso la Fondazione Bevilacqua LaMasa, Piazza San Marco 71/c – Venezia, alla presenza del grande fotografo Sebastião Salgado. La mostra è accompagnata anche dal libro pubblicato da Contrasto “PROFUMO DI SOGNO. Viaggio nelmondo del Caffè”, che racconta il viaggio nelle piantagioni di caffè attraverso le immagini del grande fotografo umanista e le parole di Andrea Illy, Luis Sepulveda, Angela Vettese e lo stesso Sebastião Salgado. Il libro è curato da Lélia Wanick Salgado, moglie del fotografo.

Brasiliano di origine, narratore del mondo per passione, Sebastião Salgado conosce bene la vita dei coltivatori di caffè, avendoli osservati fin dall’infanzia: nato nel 1944 in una numerosa famiglia dello Stato interno del Minas Gerais in Brasile, luogo da cui suo padre trasportava il caffè verso i porti lungo la costa, in seguito economista alla International Coffee Organization, ha scelto negli anni di farsi testimone dello sviluppo sostenibile del pianeta.

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06
Mag

Emilio Vedova e Alexander Calder. Frammenti Expo ’67

Tra i grandi precursori dell’Expo di Milano ce ne sono alcuni che svettano, portando con sé il ricordo di un’altra era: uno di questi è l’Expo ‘67 di Montreal, esposizione mondiale di architettura, design, tecnologia, cultura, che in sei mesi ebbe più di 50 milioni di visitatori e si trovò a essere al tempo stesso precursore e testimone della rivoluzione culturale e sociale di quegli anni.

Sono i mesi in cui i Beatles pubblicano Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, in Grecia inizia il regime dei colonnelli, decolla il primo boeing 747, esce il primo disco dei Pink Floyd, Karol Wojtyła viene ordinato cardinale. E mentre al Festival del Cinema di Venezia il Leone d’Oro va a Bella di giono di Luis Buñuel, a pochi chilometri di distanza dall’aggregazione della Banca Popolare di Montebelluna con la Banca Popolare del Mandamento di Asolo, nasce la Banca Popolare di Asolo e Montebelluna, da cui avrà origine la stessa Veneto Banca che ora è main sponsor della mostra “Frammenti Expo ‘67”, che ripropone i contributi degli artisti Emilio Vedova e Alexander Calder all’Expo 1967 di Montreal.La mostra si svolgerà dal 6 maggio al 18 ottobre 2015 a Venezia presso gli Spazi della Fondazione Vedova, Spazio Vedova e Magazzini del Sale e rappresenta una grande occasione per riflettere sull’eredità di un Esposizione Internazionale leggendaria, vista attraverso gli occhi di un artista al tempo stesso profondamente legato alla propria terra e aperto al mondo. La migliore ricetta e il migliore augurio possibile per Expo 2015.

Emilio Vedova e Alexander Calder. Frammenti Expo ’67
dal 6 maggio al 18 ottobre 2015

Fondazione Emilio e Annabianca Vedova – Venezia

Telefono +39 041 5226626

nfo@fondazionevedova.org

www.fondazionevedova.org