Category: arte

20
Mag

VISIONAREA Art Space. KOREA di Julia Fullerton-Batten

“Korea” la mostra della fotografa tedesca Julia Fullerton-Batten segna l’apertura di VISIONAREA.

VISIONAREA é un progetto che nasce da una idea dell’artista Matteo Basilé un organismo solido e affascinante, grazie all’unione tra creatività e managerialità, destinato all’arte contemporanea in chiave attuale e trasversale. Attuale perché capace di creare reinventando un luogo come l’Auditorium della Conciliazione, nel rispetto della sua vocazione ma ampliandone le potenzialità espressive. Trasversale perché flessibile e capace di accogliere le differenze come valore da sostenere e promuovere, di eliminare confini espressivi e creativi privilegiando le storie e la ricerca di quella umanità meno visibile. Uno luogo straordinario che si sviluppa intorno al Chorus Café, per poi estendersi all’interno degli spazi principali dell’Auditorium stesso. Un Temporary Art Museum con la direzione artistica di Matteo Basilé, dove possano convivere arte, musica, cinema, moda, letteraura e food attraverso progetti site-specific e collaborazioni con altri fenomeni artistici e culturali nazionali ed internazionali.Continue Reading..

19
Mag

Shadi Ghadirian. The Others Me

Shadi Ghadirian. The Others Me
Inaugurazione: Giovedì, 23 Aprile 2015
23 Aprile 2015 – 21 Giugno 2015

a cura di Silvia Cirelli
Il ruolo della donna nella società iraniana, lo scontro fra modernità e tradizione, i fantasmi dei sanguinosi conflitti passati (guerra Iran-Iraq), sono tutti temi di stretta attualità, trattati con raffinatezza ma senza retorica, con forza ma fuori dai più facili cliché, da una delle più grandi fotografe mediorientali del nostro tempo. Dal 23 aprile al 21 giugno 2015, Officine dell’Immagine di Milano ospita la più ampia personale mai realizzata in Italia di Shadi Ghadirian (Teheran, 1974).

Curata da Silvia Cirelli, la mostra rappresenta un’inedita occasione per esplorare il percorso artistico di questa celebre interprete, dai primi lavori di fine anni ’90 ai suoi ultimissimi progetti.

Già molto nota a livello internazionale e sicuramente una delle figure di riferimento del panorama artistico del Medio Oriente, Shadi Ghadirian è tra i protagonisti della prossima Biennale di Venezia. Chiamata a esporre in prestigiosi Musei che passano dal British Museum di Londra al CCCB di Barcellona, vede sue opere all’interno di grandi collezioni pubbliche, come quelle del Centre Pompidou di Parigi, del Victoria and Albert Museum di Londra, del Boston Fine Art Museum, del Los Angeles County Museum of Art, dello stesso British Museum e del Mumok di Vienna.Continue Reading..

19
Mag

Chiara Ferrin. L’intimità del gesto

“L’atto di Ferrin, che, immagino, adopera la macchina fotografica come un incensiere, sta a metà, verticale, tra sacrilegio e ostensione della reliquia, tra bacio e bestemmia”.

Una doppia finzione raddoppia la verità? Soltanto a teatro accade la vita: a recitare, davvero, è il pubblico. Addobbati per la messa in scena, gli spettatori si adornano di parole, sguardi, gesti. Fingono la loro vita. Sul palco, invece, poiché tutti pensano che sia una finzione, accade la verità. E la fotografia? Quando questa copia – apparente, appariscente – del vero mette a fuoco, illividisce e incendia il teatro, cosa succede? Un gesto da iconoclasta – guardate, quelli recitano e basta – o un atto sacro – in effetti, la quantità di vero possibile al mortale appare, furtivamente, solo e soltanto su un ring di legno chiamato palco. L’atto di Chiara Ferrin, che, immagino, adopera la macchina come un incensiere, sta a metà, verticale, tra sacrilegio e ostensione della reliquia, tra bacio e bestemmia.

Da una parte scova i momenti in cui la finzione dubita di sé – e perciò la verità di verbi masticati da millenni svanisce in uno scherzo – dall’altra esplicita la marmorea assolutezza del fatto scenico, rito che non ammette ammende né abiure. Il teatro ‘fotografa’ la realtà e viene fotografato dalla fotografa. In questo groviglio è illecito attuare interpretazioni: la terapia è quella di domandarsi che parte abbiamo noi? No, ci è chiesto di abbandonare la scena. L’atto utile, sempre, è il contemplare; il verbo più adatto il silenzio. Abitare le fotografie della Ferrin perciò è come entrare nel calco di gesso bianco fabbricato per noi da un ignoto ammiratore. Esso giace lì, sul letto, come la carcassa di un delfino dissanguata dal sale. Cerchiamo di far aderire quel viso al nostro: non sappiamo se è stato ricavato dal nostro viso o da quello di chi? In quel calco, in cui ruggiscono echi e dove si potrebbero fabbricare labirinti e poemi, un giorno ci perderemo – senza sapere a chi assomigli, di cosa sia il rispecchiamento.Continue Reading..

19
Mag

Adam Avikainen. CSI:DNR

Un’installazione che si compone di grandi dipinti e della proiezione di 333 immagini- indagini – fotografiche e lettere. Il suo lavoro spesso consiste nel raccogliere dati scientifici e sociologici.

Monitor è lieta di presentare la terza mostra personale dell’artista americano Adam Avikainen, dal titolo CSI:DNR. La mostra è una ulteriore tappa e evoluzione del progetto presentato lo scorso ottobre da Avikainen all’Haus der Kulturen der Welt, (Berlino).
La sua produzione artistica potrebbe essere vista come un triangolo in cui costantemente ruotano in ogni angolo fotografia, pittura e cinema. L’installazione presentata in occasione della mostra in galleria, si compone di tele dipinte su larga scala e di un intervento site specific con proiezioni di 333 immagini- indagini – fotografiche e lettere.

La sigla CSI fa riferimento alla serie americana Crime Scene Investigation, la seconda parte del titolo, Dipartimento delle Risorse Naturali, meglio articola e definisce il campo di interesse a cui l’artista si dedica da tempo. Buona parte del lavoro di Avikainen, consiste infatti nella raccolta di prove, dati scientifici e sociologici, e nel collegare punti nel tempo e nello spazio.

Adam Avikainen lavora principalmente con installazioni che fanno uso di diversi materiali combinati con i suoi scritti – come fossero racconti che si dipanano tra osservazioni idiosincratiche e scoperte scientifiche, calcoli e narrazioni proiettive, spesso raccontate da oggetti o cose.
Avikainen ci attira così in scenari che sono basati al contempo su previsioni razionali e su universi immaginari. Una corrente di fondo che percorre tutta la sua opera è il ridimensionamento della percezione umana e percezione di sé in relazione sia al micro e macrocosmo della natura e della geologia, situando il nostro corpo e la nostra mente nel continuum onnicomprensivo della natura.

In CSI:DNR, la natura diventa una scena del crimine all’interno di una storia in continuo divenire che riassume tutti gli elementi della vita dell’artista in un processo artistico esteso.
Riflettendo sull’intervento delle scienze naturali nel nostro presente, Adam assume il ruolo di “medium” e detective, mentre la pittura diviene prassi, per espanderne il significato in un modo poetico e dare vita ad un’esplorazione narrativa in continua costruzione.Continue Reading..

19
Mag

Daniel Gonzalez. Super Reality

Ispirato dai ricordi della nonna italiana che trasformava barattoli di pomodori in portafiori, l’artista realizza sculture in paillettes cucite a mano. Mostra realizzata in collaborazione con Alessandro Cucchi.

La Galleria Valentina Bonomo è lieta di annunciare l’inaugurazione della mostra “Super Reality” dell’artista argentino Daniel González (Buenos Aires, 1963) martedì 19 maggio 2015 dalle ore 18 alle ore 21 in via del Portico d’Ottavia 13, realizzata in collaborazione con Alessandro Cucchi.

“Super Reality” è una realtà dove pensieri, sogni, desideri, sentimenti e ogni sorta di possibilità si incontrano per riconfigurare i nostri temi esistenziali. E’ l’every day con effetti speciali, creati dalle nostre esperienze quotidiane, come nelle opere banner paintings in paillettes cucite a mano: per chi considera l’amore un viaggio da ridefinire (Terror of Love Adventure) o chi lo riporta al livello assoluto (Love Song), chi scrive a Dio come se fosse un gruppo pop-rock (Letter to God) o ancora quando una macchia organica diventa un monumento (Organic Midnight Splash Monument).

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18
Mag

ANISH KAPOOR. Descension

ANISH KAPOOR
Descension

Inaugurazione: sabato 2 maggio 2015, Via del Castello 11, ore 18-24
Fino al 05.09.2015, da lunedì a sabato 10-13 / 14-19

Riconosciuto a livello mondiale come uno tra i più significativi artisti contemporanei Anish Kapoor torna ad esporre in Italia con la mostra Descension, un progetto espositivo appositamente conce-pito per gli spazi del cinema teatro di Galleria Continua di San Gimignano. Cuore della mostra è l’installazione posta in platea, Descension, che dà anche il titolo alla personale.
Anish Kapoor si inserisce a pieno titolo in quella genealogia di artisti che sviluppano interrogativi alchemici e agiscono anche attraverso concetti paradossali realizzando opere che ci spingono oltre l’apparire alla ricerca dell’essere, facendoci riflettere sullo stato latente della potenza della materia stessa, dell’energia in essa contenuta e per questo metafora dell’intero universo.
A caratterizzare l’opera di Kapoor sono l’infinita capacità di reinvenzione del linguaggio artistico, nella sua dimensione monumentale come anche in quella più intima. I temi della sua ricerca, che è anche e in primo luogo ricerca filosofica, sono centrati sull’uomo e sulla consapevolezza di sé, sulla mente e l’esperienza delle cose che la circondano, sull’universalità di tempo e spazio, dalle prime opere fino alle più recenti e monumentali installazioni in musei e spazi pubblici.
L’opera di Kapoor ridefinisce e amplia il concetto di scultura nell’arte. La sua poetica implode e al contempo intensifica ed approfondisce le relazioni binarie, le energie opposte, le antitesi che costituiscono il mondo visibile. Luce ed ombra, negativo e positivo, maschile e femminile, materiale ed immateriale, interno ed esterno, concavo e convesso, lucido ed opaco, liscio e ruvido, naturale ed artificiale, rigido e morbido, solido e liquido, attivo e inerte, ordine e disordine, pieno e vuoto non sono che alcune delle polarità che l’opera di Kapoor è capace di rappresentare suscitando straordinario incanto. A proposito della relazione tra pieno e vuoto l’artista afferma: “Ho sempre pensato al vuoto come a uno spazio transitorio. E tutto ciò ha molto a che fare con il tempo. Sono sempre stato interessato al momento creativo in cui ogni cosa è possibile e niente è ancora accaduto. Il vuoto è quel momento di tempo che precede la creazione, in cui tutto è possibile”.Continue Reading..

18
Mag

Fabrizio Plessi. Digital wall

L’installazione è costituita veri e propri muri digitali. Gli schermi sono montati come grandi mosaici e rimandano filmati appartenenti alla sua cifra espressiva più tipica, legata ai temi dell’acqua, del fuoco, della lava.

La sede di Banca Generali Private Banking, in Piazza Sant’Alessandro 4 a Milano, ospita dal 21 maggio al 30 settembre 2015 una mostra che segna un’importante evoluzione stilistica nel lavoro di Fabrizio Plessi (Reggio Emilia, 1940), tra i più conosciuti e apprezzati artisti italiani a livello internazionale.

Per la prima volta nella sua lunga carriera, l’artista reggiano, ma veneziano d’adozione, rompe gli schemi che hanno finora caratterizzato la sua opera, presentando in anteprima assoluta Digital wall.
Le opere di Plessi occuperanno interamente gli spazi della banca milanese, attraverso l’installazione di veri e propri muri digitali. Come lampi trasferiti in verticale sul muro, gli schermi (100x60x4 cm ciascuno) saranno montati come grandi mosaici e rimanderanno filmati appartenenti alla sua cifra espressiva più tipica, legata ai temi dell’acqua, del fuoco, della lava.
Questi due elementi, apparentemente opposti e contrari, convivono attraverso l’uso alchemico del medium digitale del video che dà vita a un gioco di rimandi e di metafore, in grado di innescare visioni pittoriche di grande suggestione.
La novità di Digital wall risiede nello spogliare totalmente gli schermi da ogni supporto, liberandoli da ogni struttura e togliendoli, di fatto, da ogni teatralità che ha contraddistinto, finora ogni lavoro di Fabrizio Plessi.
Digital wall è anche l’esempio di come l’immaginario Plessi, attraverso la magia delle nuove tecnologie, rimanga strettamente legato alla contemporaneità e ai suoi argomenti più attuali.

“L’impegno per l’arte, nella ricerca di nuove idee e riflessioni culturali da offrire alla gente, è una colonna portante e distintiva nell’universo di iniziative sociali di Banca Generali”- dichiara Piermario Motta, Amministratore Delegato di Banca Generali –“Siamo felici ed onorati di ospitare nella nostra sede di Piazza Sant’Alessandro un artista di fama mondiale come Fabrizio Plessi capace di emozionare con la sua incredibile poetica che sposa l’high-tech all’essenza materica degli elementi. La scelta dell’artista di rappresentare l’evoluzione di una creatività all’avanguardia nel digitale insieme a noi, negli spazi dei nostri uffici, riflette la comune attenzione per l’innovazione e la sensibilità per una cultura della tecnologia che ci caratterizza”.

Accompagna la mostra un catalogo Peruzzo Editore, con testo critico di Philippe Daverio.Continue Reading..

18
Mag

PER_FORMARE UNA COLLEZIONE #4

PER_FORMARE UNA COLLEZIONE #4
A cura di Alessandro Rabottini ed Eugenio Viola
Opening: 22 maggio, ore 19.00
dal 23 maggio 2015 – in progress
Secondo piano e spazi vari

Il quarto capitolo del progetto Per_formare una collezione (avviato dal museo MADRE nel 2013) prende corpo sull’intero secondo piano del museo e in altri spazi dell’edificio (con la costituzione, tra l’altro, del primo nucleo della sezione video della collezione e l’ampliamento della sezione di sculture all’aperto), per approfondire la riflessione sullo sviluppo e l’articolazione di una collezione museale oggi. L’attenzione non è posta su un gruppo o periodo storico specifici, quanto su artisti, opere, documenti che permettano, nel loro complesso, di ricostruire la storia e lo scenario delle avanguardie artistiche a Napoli e in Campania, storici crocevia negli ultimi cinquant’anni delle ricerche artistiche più autorevoli e sperimentali, e di fornire una prospettiva sul presente, dotando il museo di una collezione al contempo radicata sul proprio territorio e attenta alle dinamiche della ricerca italiana e internazionale, e favorendo un incontro fra linguaggi, media e artisti di generazioni, formazioni e provenienze diverse. In questo quarto capitolo saranno presentaste più di cento opere di più di sessanta artisti. Il progetto di ampliamento della collezione museale del MADRE continuerà a partire dall’autunno del 2015.

Informazioni
lunedì-venerdì, 09.00 – 18.00; sabato, 09.00 – 14.00
081 193 13 016 / www.madrenapoli.it
Email: info@madrenapoli.it

Orari di apertura
Lunedì, Mercoledì, Giovedì, Venerdì, Sabato: 10.00 – 19.30
Domenica: 10.00 – 20.00
La biglietteria chiude un’ora prima
Chiuso il Martedì

Immagine: Joseph Beuys, La Rivoluzione siamo noi, 1971.
Collezione privata, Napoli.
In comodato a Madre – Museo d’arte contemporanea Donnaregina, Napoli

17
Mag

Yoko Ono: One Woman Show, 1960–1971

Yoko Ono: One Woman Show, 1960–1971
Curated by Christophe Cherix, and Klaus Biesenbach, with Francesca Wilmott

The Museum of Modern Art presents its first exhibition dedicated exclusively to the work of Yoko Ono, taking as its point of departure the artist’s unofficial MoMA debut in late 1971. At that time, Ono advertised her “one woman show,” titled Museum of Modern [F]art. However, when visitors arrived at the Museum there was little evidence of her work. According to a sign outside the entrance, Ono had released flies on the Museum grounds, and the public was invited to track them as they dispersed across the city. Now, over 40 years later, Yoko Ono: One Woman Show, 1960–1971 surveys the decisive decade that led up to Ono’s unauthorized exhibition at MoMA, bringing together approximately 125 of her early objects, works on paper, installations, performances, audio recordings, and films, alongside rarely seen archival materials. A number of works invite interaction, including Painting to Be Stepped On (1960/1961) and Ono’s groundbreaking performance, Bag Piece (1964). The exhibition draws upon the 2008 acquisition of the Gilbert and Lila Silverman Fluxus Collection Gift, which added approximately 100 of Ono’s artworks and related ephemera to the Museum’s holdings.

During the first 11 years of her extensive career, Ono moved among New York, Tokyo, and London, serving a pioneering role in the international development of Conceptual art, experimental film, and performance art. Her earliest works were often based on instructions that Ono communicated to viewers in verbal or written form. Painting to Be Stepped On (1960/1961), for example, invited viewers to tread upon a piece of canvas placed directly on the floor. Though easily overlooked, the work radically questioned the division between art and the everyday by asking viewers to participate in its completion. At times poetic, humorous, sinister, and idealistic, Ono’s early text-based works anticipated the objects that she presented throughout the decade, including Grapefruit (1964), her influential book of instructions; Apple (1966), a solitary piece of fruit placed on a Plexiglas pedestal; and Half-A-Room (1967), an installation of bisected domestic objects.Continue Reading..

16
Mag

Adrianna Wallis. U, UV, WX, X

Una riflessione delicata sull’universo intimo e sensibile dei ricordi familiari facendo uso dell’universo del sogno e dell’incosciente come di una materia e terreno fertili.
a cura di Giulia Bortoluzzi

La Galleria 3D è lieta di presentare U, UV, WX, X, mostra personale dell’artista francese Adrianna Wallis. Terzo capitolo di un ciclo espositivo dedicato al tema della memoria, la mostra U, UV, WX, X presenta una riflessione delicata sull’universo intimo e sensibile dei ricordi familiari facendo uso dell’universo del sogno e dell’incosciente come di una materia e terreno fertili, e tessendo quindi le fila di una storia condivisa. Wallis, con sguardo attento, evoca allo stesso tempo la dimensione d’abisso e imprevedibilità sulla quale si tendono le nostre vite e la presenza di costanti ricorrenti nel tempo che diventano costellazioni rassicuranti. La precisione romantica e l’interesse per il dettaglio che caratterizzano la sua ricerca artistica, si concretizzano nello spazio espositivo in un’installazione onnicomprensiva, al tempo stesso delicata e monumentale.

L’opera presentata, Alphabet pour réécrire l’histoire des familles (incomplet) – Alfabeto per riscrivere la storia di famiglia (incompleto) – è un organismo in divenire, in attesa di essere ricevuto e accolto dal pubblico. L’opera funziona come una domanda sulla natura della storia attraverso l’utilizzo di oggetti di uso comunque e quotidiano, i quali a loro volta fanno eco all’universo domestico e familiare tradizionale. Il passato è quindi riportato al presente da Wallis grazie a racconti di storie personali, a volte secondarie, ma nella loro essenza universali. Come scriveva Walter Benjamin, la storia non si costituisce esclusivamente nel discorso ufficiale ma anche e soprattutto in ciò che è stato dimenticato. Allo stesso modo, Adrianna Wallis ha cercato di riscotruire l’alfabeto attraverso le iniziali di famiglia ricamate sulle lenzuola di corredo. Appartenenti a famiglie di status eterogeneo o provenienti da diversi paesi, esse sono state recuperate dall’artista presso mercatini dell’antiquariato o su Internet.Continue Reading..