Category: arte

06
Nov

Vivian Maier. Una fotografa ritrovata

Giovedì 19 novembre 2015 alle 18.30 inaugura presso Forma Meravigli la mostra

Vivian Maier. Una fotografa ritrovata

Il caso fotografico che ha conquistato il mondo arriva per la prima volta a Milano.

La mostra, a cura di Anne Morin e Alessandra Mauro, è realizzata in collaborazione con diChroma Photography e promossa da Forma Meravigli, un’iniziativa di Fondazione Forma per la Fotografia in collaborazione con la Camera di Commercio di Milano e Contrasto. La vita e l’opera di Vivian Maier sono circondate da un alone di mistero che ha contribuito ad accrescerne il fascino. Tata di mestiere, fotografa per vocazione, non abbandonava mai la macchina fotografica, scattando compulsivamente con la sua Rolleiflex. È il 2007 quando John Maloof, all’epoca agente immobiliare, acquista durante un’asta parte dell’archivio della Maier confiscato per un mancato pagamento. Capisce subito di aver trovato un tesoro prezioso e da quel momento non smetterà di cercare materiale riguardante questa misteriosa fotografa, arrivando ad archiviare oltre 150.000 negativi e 3.000 stampe. La mostra presentata da Forma Meravigli raccoglie 120 fotografie in bianco e nero realizzate tra gli anni Cinquanta e Sessanta insieme a una selezione di immagini a colori scattate negli anni Settanta, oltre ad alcuni filmati in super 8 che mostrano come Vivian Maier si avvicinasse ai suoi soggetti. Figura imponente ma discreta, decisa e intransigente nei modi, Vivian Maier ritraeva le città dove aveva vissuto – New York e Chicago – con uno sguardo curioso, attratto da piccoli dettagli, dai particolari, dalle imperfezioni ma anche dai bambini, dagli anziani, dalla vita che le scorreva davanti agli occhi per strada, dalla città e i suoi abitanti in un momento di fervido cambiamento sociale e culturale. Immagini potenti, di una folgorante bellezza che rivelano una grande fotografa. Le sue fotografie non sono mai state esposte né pubblicate mentre lei era in vita, la maggior parte dei suoi rullini non sono stati sviluppati, Vivian Maier sembrava fotografare per se stessa.Continue Reading..

04
Nov

Nature. Arte ed ecologia

In mostra circa 50 opere di artisti internazionali come Matthew Barney, Joseph Beuys, Christo e di grandi italiani tra i quali Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Mario Schifano insieme ai più giovani Stefano Cagol, Davide Coltro, Arcangelo Sassolino…
A cura di Margherita de Pilati

Ancora per un certo periodo di tempo ci rimane la possibilità di venire liberamente a una decisione, la decisione di prendere un corso che sia diverso dal quello che abbiamo percorso nel passato. Possiamo ancora decidere di allineare la nostra intelligenza all’intelligenza della natura.
Josepeh Beuys

Attraverso il linguaggio dell’arte contemporanea e i lavori di alcuni tra i maggiori artisti del nostro tempo, la Galleria Civica propone un’indagine tanto attuale quanto urgente sull’ecologia. Partendo dalla definizione originaria coniata dallo scienziato Ernst Haeckel nel 1866, Margherita de Pilati, curatrice della mostra, sviluppa un percorso espositivo che include i diversi aspetti che oggi il termine “ecologia” implica. Dall’impegno degli ambientalisti, ai doveri politici, passando per la filosofia, l’economia, il consumismo, il concetto è entrato a far parte dei temi dell’etica contemporanea e insiste, in particolar modo, sui temi della relazione e della responsabilità. Questi i presupposti di Nature. Arte ed ecologia, una mostra che esplora la relazione tra esseri umani e natura alla ricerca di differenti empatie.

Pur lasciando spazio alla contemplazione e alle suggestioni che da sempre il confronto con la natura provoca, la mostra ruota attorno all’intervento dell’uomo e alle trasformazioni che ne conseguono. Non semplicemente ospite ma protagonista-agente in una relazione che offre infinite possibilità, l’uomo si appropria, manipola, si identifica e dialoga con l’ambiente in cui, per casualità o per scelta, vive.
Nell’esplorazione delle Nature, gli artisti rinnovano un legame fondante e indissolubile: vissuta o sfruttata, contemplata o utilizzata, la natura è inseparabile dall’uomo. Nel percepirla, conoscerla e descriverla, gli artisti sono al tempo stesso oggetto inscritto nella realtà e soggetto esterno e narrante.Continue Reading..

03
Nov

Daido Moriyama. In Color

Daido Moriyama in Color

a cura di Filippo Maggia

Inaugurazione sabato 7 novembre 2015
dalle ore 15.00 alle ore 20.00

Per la prima volta in Italia un corpus di oltre cento fotografie a colori di Daido Moriyama, il maestro giapponese del bianco e nero. La Galleria Carla Sozzani presenta la mostra Daido Moriyama in Color a cura di Filippo Maggia.

“Il bianco e nero racconta il mio mondo interiore, le emozioni e i sentimenti più profondi che provo ogni giorno camminando per le strade di Tokyo o di altre città, come un vagabondo senza meta. Il colore descrive ciò che incontro senza filtri, e mi piace registrarlo per come si presenta ai miei occhi. Il primo è ricco di contrasti, è aspro, riflette a pieno il mio carattere solitario. Il secondo è gentile, riguardoso, come io mi pongo nei confronti del mondo.”

Hiromichi (Daido) Moriyama, nato a Ikeda, prefettura di Osaka, nel 1938, distingue così la sua produzione fotografica nella videointervista che introduce la mostra.

Apprezzato in tutto il mondo per la sua graffiante, sovente sgranata e sovraesposta, fotografia in bianco e nero, dalla fine degli anni Sessanta è andata imponendosi prima in Giappone e successivamente in ambito internazionale, come il primo vero sguardo rivoluzionario sulla società nipponica. Il 1969 è l’anno in cui Moriyama pubblica sulla rivista Provoke “Eros” il racconto di una notte con un’amante in una stanza d’albergo, e la serie interamente realizzata in un drugstore di Aoyama mentre fuori infuriava la protesta giovanile. Oggi, a distanza di cinquant’anni Moriyama presenta il suo lavoro a colori alla Galleria Carla Sozzani. Daido Moriyama in Color raccoglie per la prima volta una selezione di 130 fotografie inedite, realizzate tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta, anni decisivi nei quali si è compiuta la formazione di Moriyama. La strada, teatro prediletto del fotografo giapponese, è il tema centrale del lavoro di quegli anni, periodo storico particolare per il Giappone che, dopo la ricostruzione e il boom economico successivi alla fine della seconda guerra mondiale, si trovò a vivere e affrontare l’occupazione americana e poi la contestazione studentesca, sull’onda di quanto accadeva in Europa e negli Stati Uniti. Continue Reading..

28
Ott

MARINA BINDELLA. Finis Terrae

MLAC: Museo Laboratorio di Arte Contemporanea
Sapienza Università di Roma
Inaugurazione 4 novembre 2015 ore 18.00
Apertura della mostra 5-28 novembre 2015 dal lunedì al sabato ore 11:00-19:00

Il MLAC – Museo Laboratorio di Arte Contemporanea presenta una personale di Marina Bindella, artista, incisore e docente all’Accademia di Belle Arti di Roma. In mostra una quarantina di lavori, la maggior parte dei quali realizzati per l’occasione: si tratta di olii e graffito su tavola, acquerelli, disegni e xilografie di grande formato, in linea con la ricerca avviata qualche anno fa dall’artista. Fitti intrecci di segni pulviscolari, che siano incisi o disegnati, danno vita a immagini di lontana evocazione cosmica o naturalistica, che si dissolvono in una vibrazione luminosa ritmica e palpitante. Nei lavori recenti Bindella riflette sul trascorrere del tempo, inteso non solo come variazione musicale di un tema ma anche come trasformazione dell’immagine in composizioni seriali, restituendo il senso della caducità e dell’impermanenza delle cose. Le incisioni e i dipinti di vaste dimensioni conferiscono alla luce una qualità ambientale che accentua la possibilità di dialogo intimo ed emozionale con lo spettatore.
Il catalogo della mostra, con testi di Ilaria Schiaffini, Claudio Zambianchi, Jolanda Nigro Covre, Gabriele Simongini e Arianna Mercanti, è pubblicato da Achillea Felix (Roma).
Tra le iniziative culturali e didattiche legate all’evento espositivo, nel mese di novembre si svolgerà un laboratorio di xilografia e tipografia con gli studenti della Sapienza e dell’Accademia di Belle Arti guidato dall’artista. Il 20 novembre al Museo Laboratorio di Arte Contemporanea si svolgerà un convegno internazionale su Il segno inciso nell’arte contemporanea.

Curatori:
Ilaria Schiaffini e Claudio Zambianchi

MLAC – Museo Laboratorio di Arte Contemporanea
Sapienza Università di Roma, Piazzale Aldo Moro 5,
00185 Roma Palazzo del Rettorato – primo piano

Inaugurazione 4 novembre ore 18:00
5-28 novembre dal lunedì al sabato ore 11:00.19:00
Ingresso gratuito

Per informazioni:
Giulia Di Fazio
giulia.difazio89@gmail.com
tel. 366 3505270

27
Ott

Guido Guidi. Col tempo – nei dintorni di Carlo Scarpa

Col tempo – nei dintorni di Carlo Scarpa nelle fotografie di Guido Guidi

La mostra Col tempo – nei dintorni di Carlo Scarpa raccoglie oltre 100 fotografie del fotografo italiano Guido Guidi (Cesena, 1941). L’artista, la cui importanza è riconosciuta a livello internazionale, fa parte di quel gruppo di fotografi che ha dettato le basi di una “maniera” italiana di guardare e fotografare il paesaggio a partire dagli anni ’70.

La mostra vedrà una selezione di fotografie il cui soggetto è l’opera straordinaria che l’architetto Carlo Scarpa ha realizzato per la famiglia Brion a San Vito di Altivole, in provincia di Treviso.
L’allestimento proposto in Viasaterna vuole restituire il carattere scientifico della ricerca di Guidi, che vede nella sequenza la via per svelare ogni particolare di questa architettura dal forte carattere simbolico. L’esposizione, il cui titolo fa riferimento al quadro “Vecchiaia” del Giorgione del 1506, resterà aperta da mercoledì 14 ottobre a venerdì 27 novembre 2015.

Guido Guidi. Allievo di Scarpa ai tempi degli studi universitari allo IUAV di Venezia, Guidi interpreta uno dei più importanti capolavori dell’architetto veneziano in un’opera monumentale capace di investigarne in profondità ogni sfumatura, pur mantenendo l’autonomia della propria ricerca. Progettata da Scarpa alla fine degli anni ’60, la Tomba Brion è quindi per Guidi l’oggetto privilegiato di un’indagine che scompone e ricostruisce il percorso mentale seguito dall’architetto nel corso della progettazione. Una riflessione sul tempo e sul divenire durata per circa un decennio, a partire dal 1996, anno in cui inizia a fotografare l’imponente mausoleo con una Deardoff 8×10 su commissione del Canadian Centre for Architecture di Montreal. Il fotografo articola il suo lavoro intorno ad alcuni termini fondamentali del linguaggio della fotografia, scoprendo che anche Scarpa aveva utilizzato gli stessi riferimenti per il proprio progetto: luce, ombra, colore e tempo. Luci e ombre disegnano sulle pareti ruvide degli edifici un alfabeto di segni che si modifica con il passare delle ore, dei giorni e delle stagioni. Scarpa scrive, proprio come un fotografo. Continue Reading..

24
Ott

Paolo Ventura. La città infinita

October 09 – November 14, 2015
Opening reception
Friday, October 9, 6:00pm-8:00pm

I’ve always loved the city.
I like the place where it ends because the buildings are easy to
discern, the old houses with the gardens around them.
I like the city outside its walls running away as though liberated.
I like to look at it from a train, sideways, when you enter it.
I would have liked to live in the same city without having ever left.
As a child I thought it was infinite.
– Paolo Ventura

Italian photographer Paolo Ventura (born 1968) is known for constructing and photographing elaborate dioramas to tell cinematic visual stories. Previous projects include War Souvenir (2006), which traced the horrors of a fictionalized war, and Winter Stories (2008), which looked back on the life of a circus performer in the winter of his life. Most recently, Ventura was asked to create the set design for the Lyric Opera of Chicago’s Roger and Hammerstein production of Carousel. The New York Times wrote of his set design, “The result is an artful depth that allows the emotions of the songs – “If I Loved You,” “You’ll Never Walk Alone” and others – to resonate.”

With Ventura’s latest body of work, La Citta Infinita, he takes his process one step further by painting the photographs of constructed scenes and adding collage. The works, which are evocative of 1940s and 50s Italian Neorealism film, present lonely yet dreamy cityscapes punctuated by human figures, always Ventura himself, in varying costume. Although the scenes differ, the horizon lines remain the same, creating a never-ending cityscape, La Citta Infinita.

Paolo Ventura studied at the Accademia di Belle Arti di Brera in Milan in the early 1990s. His work has been exhibited internationally, including at the Forma International Center for Photography, Milan; Museum of Contemporary Art of Roma (MACRO), Rome; The Hague Museum of Photography, The Hague; Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Rome and during the Rencontres de la Photographie, Arles. In 2012, he was selected to create a series of works for the Italian national pavilion at the 54th Venice Biennale, he also received a commission from the Museum of Contemporary Art of Rome. And recently Ventura was invited for a commission by the MART, the Museum of Modern and Contemporary Art of Trento and Rovereto, Italy. Four monographs of Paolo Ventura’s work have been published: War Souvenir (Contrasto, 2006), Winter Stories (Aperture and Contrasto, 2009), The Automaton (Peliti Asociati, 2011) and Lo Zuavo Scomparso (Punctum Press, 2012). Ventura currently lives and works outside of Milan.

Image: L’Anarchico, 2015

Paolo Ventura, La Città Infinita
Until November 14th, 2015
Weinstein Gallery
908 West 46th Street, Minneapolis
www.weinstein-gallery.com

 

22
Ott

Joel Meyerowitz. Morandi’s Objects

Questo progetto rende omaggio al pittore bolognese realizzando il sogno di fotografare gli oggetti che disponeva sul suo tavolo da lavoro e poi riproduceva nelle sue nature morte.

Morandi’s Objects di Joel Meyerowitz è il titolo della mostra che il nuovo spazio espositivo Damiani in via dello Scalo 3/2 abc a Bologna ospiterà da venerdì 23 ottobre 2015. Con questo progetto espositivo prodotto da Damiani, Joel Meyerowitz, uno dei più rappresentativi esponenti della fotografia contemporanea, rende omaggio al pittore bolognese e realizza l’intimo sogno di fotografare gli oggetti che Morandi disponeva sul suo tavolo da lavoro e che contemplava a lungo, prima di riprodurli nelle sue splendide nature morte. Aperta al pubblico fino al 1° febbraio 2016, l’esposizione presenta una selezione di venti opere fotografiche di diverso formato.

Grazie alla favorevole risposta dell’Istituzione Bologna Musei | Museo Morandi, Meyerowitz ha avuto accesso alle stanze di Casa Morandi in cui sono raccolti e conservati gli oggetti del pittore. Con più di 700 scatti, il fotografo americano ha compiuto un’indagine approfondita per immagini fotografando circa 270 oggetti di Morandi: vasi, pigmenti colorati, brocche, fiori secchi, conchiglie, oggetti di recupero, sfilano negli scatti di Meyerowitz restituendo l’immaginario di una dimensione domestica e intima. Veri e propri ritratti, gli scatti di Meyerowitz esplicitano la potenza espressiva di ogni oggetto svelandone le sottili caratteristiche, l’assoluta singolarità e il magnetismo che Morandi per primo aveva sperimentato.Continue Reading..

21
Ott

DUE GIOVANI AMERICANI – Gina Hoover e Matt Jacobs

Due artisti americani esordienti nel campo della pittura e della scultura, inaugurano la stagione autunnale della galleria. Nelle loro opere c’e’ divertimento e provocazione.
a cura di Pia Candinas

Gina Hoover e Matt Jacobs, due giovanissimi artisti americani esordienti nel campo della pittura e della scultura, inaugurano con questa doppia personale la stagione autunnale di Intragallery, che, con l’esempio di questo primo appuntamento, intende dedicare anche in futuro un particolare impegno e attenzione alla nuova arte americana.

“Pionieri” di un’arte innovativa, coraggiosa e diversa dalla tradizione estetica e formale storica, Gina Hoover e Matt Jacobs rappresentano esperienze e sperimentazioni forti legate a nuove idee e visioni estetiche che continuano ad arrivarci dagli Stati Uniti. Nelle loro opere c’è divertimento e provocazione, ironia e leggerezza, ancorate, nonostante trasgressioni e provocazioni formali, ad una seria conoscenza del mestiere, tipica dei giovani artisti che si sono formati nei dipartimenti artistici delle grandi università americane. Nel caso loro si tratta della famosa “Tyler School of Art” della Temple University di Philadelphia e di Roma.

Certamente, Gina Hoover e Matt Jacobs provengono dalla grande tradizione dell’ “Abstract Expressionism”, da generazioni di padri, nonni e bis-nonni che negli anni ’30 fondarono la storia dell’arte americana del 20esimo secolo e che ebbero una notevole influenza anche sull’arte europea. Ma sembrerebbe che, a differenza dei loro “antenati”, i giovani creatori di arte di oggi siano meno legati alle grandi teorie dell’estetica e della filosofia, tipiche dei gruppi e movimenti artistici del passato. In un certo senso il loro lavoro è più solitario, anche se con i mezzi virtuali di oggi, la comunicazione del mondo dell’arte è facilitata e stimolata enormemente. Assomigliano alle formiche che costruiscono sotto terra strade e dei tunnel e dei percorsi labirintici che formano una struttura nascosta logica e stabile. Così le opere di Gina e di Matt: sono create dal nulla, talvolta da dettagli, da sensazioni e da oggetti che prendono forma e che aggiungono al quotidiano il suo divertimento. I risultati nel caso di Matt Jacobs sono espansione, colori stravaganti, forme improbabili e materiali poco usati in scultura e anche in pittura. Nel caso di Gina invece parliamo di una pittura astratta imparentata con il figurativo, materica, densa e spessa, silenziosa e dirompente, forte, poetica, narrativa, con uno spazio pittorico dove struttura e gioco si prendono in giro a vicenda.Continue Reading..

20
Ott

Gianni Piacentino

Fondazione Prada will present an anthological exhibition devoted to Gianni Piacentino (Turin, 1945), curated by Germano Celant.
The exhibit, hosted on the two levels of the Podium, comprises more than 100 artworks and retraces the career of the artist in anti-chronological order, starting from his most recent works from 2015 to those dating back to 1965.

Piacentino’s research has begun in an artistic and cultural background characterized by an increasing detachment from the subjective dimension which had animated Action Painting and Informalism, as well as by the development of a new visual language mixing the attention to pop and consumeristic imagery and the appreciation for both geometrical and primary forms.
The work of Piacentino did not embrace either of the dominant tendencies of those times – Pop art and Minimal art – but, according to the original reading of his work provided in this exhibition, operated an osmosis between the two. In order to research the ground where these two currents converge, Piacentino has turned to the world of velocity and transportation including cars, motorcycles and planes, all products of pop culture which, despite not belonging to the realm of pure art, are expressions of industrial aesthetics.

The artist approaches the aerodynamic fantasies of many Californian artists: from Billy Al Bengston to Craig Kauffman, from John Mc Cracken to John Goode. As Germano Celant explains: “This is the historic climate in which Piacentino’s contributions are rooted – between art and design, craftsmanship and manufacturing, the useful and the useless, singularity and seriality, the alterity and singularity of his work lie in the dialectic between these two polarities. Since 1965 his sculptures have achieved results transcending the functional object, even though, from tables to portals, it remains recognizable as a possible industrial entity featuring decorative elements, as derived by a background culture rich with applied sciences, artisan expertise, mechanical precision and engineering processes”. His first monochromatic objects, for instance, seem to belong to the research field of primary forms. They are in fact items such as tables and portals which are not functional to daily life, but instrumental in presenting a new visual and plastic configuration.

Through the presentation of his vehicles in the 1970’s and 1980’s, carrying cultural and aesthetic symbols, and the further production of decorated bars and canvases inspired by the world of aeronautics, from Combine Paintings to the metallic structures of the more recent Cantilevers, Piacentino has revealed his attraction to constructive disciplines entailing elegance and perfection as well as a preference for the absolute control of the physical and chromatic properties of materials. Throughout his career, the artist has led his own creative process following all the different phases implied in a given industrial production scheme, as happens in the realm of design. As Germano Celant states, his artistic path represents “an absolute escape from the imperfection, instantaneity and randomness of making art, in order to access a universe of perfection, calculation and concentration that can compete with a motor or flight vehicle, on both sublime and absolute levels”.

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20
Ott

GILBERTO ZORIO

GILBERTO ZORIO
Galleria Lia Rumma NAPOLI

Dopo la personale milanese del 2013, la Galleria Lia Rumma è lieta di annunciare il nuovo progetto di Gilberto Zorio che inaugurerà domenica 20 settembre 2015 presso la sede napoletana della galleria. “La galleria di Napoli appare più ampia di quanto le severe misure su carta indichino. La galleria di Napoli è lontanissima dalla galleria di Milano, si estende allungata, guarda lontano; due bellissime stanze poste sulla sinistra si affiancano in fondo…
La “Scala aggettante” (2015) aggetta di fianco alla porta di entrata, parte dal muro, percorre aerea e orizzontale lo spazio, contorta sostiene gli attrezzi di misurazione i quali ospitano la lenta reazione alchemica cheindica la memoria, il tempo in trasformazione. In posizione quasi centrale “Il brindisi del marrano” (2015) comprime il marrano. Il marrano è immobile, afflosciato, attende l’impulso, il gonfiore…Eccolo. Sforzato, sibilante, il marrano spinge e solleva gli scalini, il sibilo raggiunge la coppa di pyrex, eccita il fosforo… La sala si oscura, il fosforo si illumina e diventa portatore di memoria, di speranza…torna la luce bianca. Il marrano è spossato, si affloscia lento e attende il prossimo respiro…altra speranza. Sul fondo sala la “Pergamena di luce” (2015) è grippata fronte e retro da due stelle, il muro la sostiene aiutata dalle luci silenziose. Le luci si spengono a intermittenza, rivelano le tracce, la trasparenza, la “storia”, la fosforescenza-memoria.
Le stelle intrecciano l’immagine cosmica con l’immagine terrena dell’animalità. Le due stanze di lato ospitano opere “antiche”, opere che hanno percorso decine di migliaia di giorni e che ora sono pronte ad entrare in viaggio con le opere recentissime. Si riconoscono, si sono immaginate. Nella “Pelle con resistenza” (1968) l’incandescenza offre energia, si abbevera di fosforo e riscalda lo zolfo, della “Ciotola” (1968), dove la calamita scrive e disegna con la limatura di ferro. Le due stanze potrebbero ospitare il “Pugno fosforescente” (1971)…o potrebbero accogliere opere pensate per la lunga scala… Tutto si può riassemblare, forse c’è il tempo necessario, forse basta pensare che il tempo appartiene all’arte e che l’arte detta il passo alla speranza…
Non mancherà la canoa ? …mancherà L’internazionale ?
Il viaggio può ricontinuare.”
Gilberto Zorio, luglio 2015

Gilberto Zorio
è nato nel 1944 ad Andorno Micca, Biella. Vive e lavora a Torino. Protagonista del movimento “Arte Povera”formatosi a metà degli anni Sessanta in Italia, Gilberto Zorio dal ‘67 ad oggi oltre alle mostre in gallerie private ha esposto in numerose mostre personali allestite presso spazi pubblici come il Kunstmuseum di Lucerna (‘76), lo Stedelijk Museum di Amsterdam (‘79), la Pinacoteca di Ravenna (’82), la Biennale di Venezia (‘78, ‘80, ‘86, ‘95, ’97, ‘13), il Kunstverein di Stoccarda (‘85), il Centre d’Art Contemporain di Ginevra e il Centre Georges Pompidou di Parigi (‘86), il Tel Aviv Museum e lo Stedelijk Van Abbemuseum di Eindhoven (‘87), la Philadelphia Tyler School of Art (‘88), il Museu Serralves di Oporto (‘90), l’IVAM di Valencia (‘91), il Centro per l’Arte Contemporanea Pecci di Prato, Documenta di Kassel e il Musèe d’Art Moderne et d’Art Contemporain di Nizza (‘92), la Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Trento (’96), il Dia Center for the Arts di New York (2001), Le Creux de l’Enfer Centre d’Art Contemporain in Thiers e l’Institut Mathildenhöhe di Darmstadt (2005), la Milton Keynes Gallery di Milton Keynes (2008), il MAMbo di Bologna (2009), il CGAC di Santiago de Compostela (2010), il MACRO di Roma (2010) e il MAXXI di Roma (2011).

Image: Per purificare le parole, 1979 China nera e bianca, colore rame e oro, resina poliestere su due cartoni telati 131x181x5 cm (foglio a sinistra 70×100 cm) (foglio a destra con firma 72×103 cm

Galleria Lia Rumma
Via Vannella Gaetani, 12
Tel.+39.081.19812354
Fax +39.081.19812406
info@liarumma.itorario:
lunedì-venerdì
11:00-13:30 / 14.30-19:00

La mostra sarà visitabile fino al 19 dicembre 2015