Category: arte

11
Mag

Danila Tkachenko. RESTRICTED AREAS

La Bugno Art Gallery in collaborazione con la Galleria del Cembalo
e lieta di presentare:
Danila Tkachenko
RESTRICTED AREAS
a cura di / curated by: Mario Peliti
07.05 > 24.06.16
inaugurazione venerdì 6 maggio ore 18

Dopo aver vinto nel 2015 quasi tutti i più prestigiosi premi per la fotografia (European Publishers Award for Photography, 30 under 30 Magnum Photos, Emerging Photographer Fund Grant, Foam Talent, CENTER Choise Awards, e lacritique. org Award) il giovanissimo fotografo russo Danila Tkachenko (Mosca, 1989) presenta anche a Venezia “Restricted Areas”. Il progetto realizzato nell’arco di tre anni nelle zone più impervie, spesso inaccessibili, dell’ex dell’Unione Sovietica, documenta un’utopia fallita che ambiva negli anni sessanta alla conquista mondiale, dalle profondità marine al cosmo remoto. E quindi aerei sperimentali, antenne paraboliche interplanetarie, enormi sommergibili che ben presto diventano zone contaminate, navi affondate, basi abbandonate e moduli spaziali lasciati ad arrugginire nella neve. Quella neve che avvolge tutte queste immagini, come a sospendere nel tempo questi oggetti che diventano nelle foto di Tkachenko dei mitici artefatti.
La mostra sarà accompaganata dal libro “Danila Tkachenko – Restricted Areas” edito da Peliti Associati. The project “Restricted Areas” is about the human impulse towards utopia, about our striving for perfection through technological progress. Humans are always trying to own ever more than they have—this is the source of technical progress. The byproducts of this progress are various commodities as well as the tools of violence in order to hold power over others. Better, higher, stronger—these ideals often express the main ideology of governments. To achieve these standards, governments are ready to sacrifice almost everything. Meanwhile, the individual is supposed to become a tool for reaching these goals. In exchange, the individual is promised a higher level of comfort. For “Restricted Areas,” I traveled in search of places which used to hold great importance for the idea of technological progress. These places are now deserted. They have lost their significance, along with their utopian ideology which is now obsolete. Many of these places were once secret cities, that did not appear on any maps or public records. These places were the sites of forgotten scientific triumphs, abandoned buildings of almost inhuman complexity. The perfect technocratic future that never came. Any progress comes to its end earlier or later and it can happen for different reasons—nuclear war, economic crisis, natural disaster. What’s interesting for me is to witness what remains after the progress has ground to a halt.

Danila Tkachenko è nato a Mosca nel 1989. Dopo un lungo viaggio in India si appassiona alla fotografia e si iscrive alla Scuola di fotografia e arti multimediali Rodchenko, a Mosca. Il suo primo lavoro, Escape, dedicato agli eremiti nella natura selvatica russa, riceve il plauso delle giurie internazionali e viene pubblicato nel 2014 in un volume edito da Peperoni Books. Nel 2015 esce il volume Restricted Areas, edito in Italia da Peliti Associati, promotore del premio European Publishers Book Award.

Bugno Art Gallery
S. Marco 1996/d – 30124 Venezia (IT)
T +39-041-5231305 F +39-041-5230360

11
Mag

Cannes: Italian Pavilion “Universo Elegante”

L’ITALIAN PAVILION È ‘L’UNIVERSO ELEGANTE’ DI CANNES

Il collettivo artistico NONE progetta e realizza l’Italian Pavilion “Universo Elegante”

69th Cannes Film Festival

11 – 22 maggio 2016

L’Italian Pavilion è  l’Universo Elegante  del 69th Cannes Film Festival, progettato dal collettivo artistico NONEcoordinato da Luce-Cinecittà, in collaborazione con Anica e con il contributo della Direzione Generale Cinema, Ministero dello Sviluppo Economico ed Ice.

L’architettura celebra l’Universo del Cinema italiano omaggiandolo con le icone e le scene più famose ed eleganti del firmamento cinematografico, da cui il Padiglione prende il nome: Universo Elegante. Il progetto Italian Pavilion “Universo Elegante” si ispira alla “Teoria delle Stringhe”, secondo la quale l’Universo non sarebbe composto semplicemente da atomi bensì da filamenti di energia simili a nastri. Una visione armonica ed elegante della natura che il collettivo artistico NONE ha metaforicamente accostato all’immaginario del cinema italiano, un universo visivo le cui stringhe non sono altro che le pellicole dei film. L’“Universo Elegante” del cinema italiano all’Italian Pavilion, così come l’universo fisico, sarà in costante movimento: fin dall’ingresso del Padiglione, il visitatore verrà travolto da un flusso di immagini illuminate dalla luce che anima le pellicole dei film e si troverà avvolto da un’installazione cinetica, cuore pulsante del Padiglione, che regalerà allo spettatore un’esperienza immersiva nelle più celebri ed eleganti sequenze della nostra Storia del Cinema. Dall’ambasciatrice dello stile italiano e giurata del festival Valeria Golino in Respiro di Crialese, alla struggente Anna Magnani in Roma città aperta, alla grazia ruvida di Sofia Loren in Una giornata particolare; dagli Oscar di Tornatore e Salvatores, agli Orsi di Cesare deve morire e Fuocoammare, alle Meraviglie del sofisticato occhio di Alice Rohrwacher; a film che a Cannes indimenticabilmente si imposero come L’avventura di Antonioni o La dolce vita di Fellini, passando a quei maestri in cui la commedia non si fece soltanto all’ ‘italiana’ ma divenne uno specchio di caratteri universali: Scola, Monicelli, Risi. E ancora, l’eleganza, la raffinatezza, la classe e lo stile in celebri pellicole di autori come Visconti, Bertolucci, Zurlini, Leone, Pietro Marcello, Paolo Genovese, Laura Morante…

L’Italian Pavilion si annuncia anche quest’anno come una vera e propria “Casa del Cinema”, il luogo ideale per incontri professionali e informali fra talent, operatori del mercato e addetti ai lavori dell’industria cinematografica nella cornice del più importante festival del mondo. Un elegante biglietto da visita del made in Italy per tutti gli operatori del cinema internazionale.

NONE è un collettivo artistico con base a Roma che si muove sul confine tra arte, design e ricerca tecnologica fondato da Gregorio De Luca Comandini, Mauro Pace, Saverio Villirillo. NONE crea opere artistiche, installazioni interattive, architetture innovative, ambienti immersivi per exhibit, musei, brand experience ed eventi. Artisti, architetti, designer, grafici, fotografi, sound designer, visual artist condividono le proprie professionalità e competenze, per sviluppare software ad hoc, hardware e componenti multimediali, prototipi di dispositivi, e realizzare scenografie ed elementi di design. La tecnologia è semplicemente il mezzo con cui NONE crea ambienti sensibili interattivi, il visitatore è parte attiva e contribuisce allo sviluppo della narrazione.

Ufficio stampa:

Settore Cinema: Giulia Gaiato: E gaiatogiulia@gmail.com | C +39 3465606493

Settore Arte e Architettura: Chiara Ciucci Giuliani: E chinapressoffice@gmail.com | T +39 06 94376865 | C +39 3929173661

E: press@none.business  / W: www.none.business  / Fb NONE IIII / tw @whoisnone  / Ig #whoisnone

10
Mag

MICHEL VERJUX. Staccato Stabile

Inaugurazione martedi 24 maggio 2016 ore 18.30

La galleria A arte Invernizzi inaugura martedì 24 maggio 2016 alle ore 18.30 una mostra personale dell’artista francese Michel Verjux che presenterà una serie di interventi pensati appositamente per gli spazi della galleria. Come scrive Michel Verjux nel testo in catalogo “Queste illuminazioni, proiezioni di luce, orientate, incorniciate e messe a fuoco, svelano chiaramente ciò che abbiamo davanti ai nostri occhi. Esse producono, distribuiscono e diffondono questo agente fisico chiamato “luce” su qualcosa d’altro da se stesso (materia, forma, spazio, etc.). E generano e provocano, non solamente la luce riflessa, ma l’ombra (differenti generi di ombre), la rifrazione, la diffrazione e la dispersione, e alcuni altri fenomeni o epifenomeni. A seconda di come sono orientate, inquadrate e focalizzate, queste proiezioni di luce creano, a contatto con lo spazio e i suoi elementi costitutivi (piani, volumi, etc.) delle rotture di continuità, dei frammenti, dei tocchi e delle forme libere le une in rapporto alle altre…”. In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo bilingue con la riproduzione delle opere in mostra, un saggio introduttivo di Tommaso Trini, un testo di Michel Verjux, una poesia di Carlo Invernizzi e un aggiornato apparato bio-bibliografico.

MICHEL VERJUX. Staccato Stabile
Catalogo con saggio di Tommaso Trini

A arte Studio Invernizzi
via D. Scarlatti, 12 Milano
lun-ven 10-13 e 15-19, sab su appuntamento
ingresso libero

dal 24 maggio al 15 luglio 2016

 

09
Mag

PROLOGUE

a cura di Alessia Carlino

Annalù,  Michelangelo Bastiani, Blue and Joy – Daniele Sigalot, Emanuela Fiorelli,  Micaela Lattanzio, Alessandro Lupi, Paolo Radi

Opening 17 maggio 2016 ore 19

18 maggio › 17 giugno 2016

SpazioMR arte e architettura presenta il nuovo progetto espositivo, sotto la curatela di Alessia Carlino, intitolato Prologue, che inaugurerà il prossimo 17 maggio.

Le opere di Annalù, Michelangelo Bastiani, Blue and Joy – Daniele Sigalot, Emanuela Fiorelli, Micaela Lattanzio, Alessandro Lupi e Paolo Radi saranno messe a confronto in un dialogo che analizza le molteplici declinazioni della materia organica, inorganica e digitale. Prologue è un itinerario visivo dedito alla narrazione di inediti metodi espressivi che creano il ritratto di un’inedita contemporaneità a cui afferiscono l’utilizzo eterogeneo di strumenti materici consacrati alla rappresentazione di un corollario estetico di matrice plastico – spaziale. Il corpus di opere selezionato costituisce un unicum nel suo genere, la nozione stessa di scultura viene declinata nella descrizione di forme originali, di materiali dalle molteplici funzioni e duttilità. Fili elastici, alluminio, supporti cartacei, pvc, perspex, resina, ologrammi digitali, ciascun elemento porta con sé l’idea di plasmare dimensioni percettive di una realtà formatasi all’interno di contesti sintetici dove vi è una sostanziale smaterializzazione del dato concreto. Al di là del visibile, ogni opera, genera l’occasione di articolare la materia attraverso la riproduzione di un dato sensibile mai univoco o scontato. L’ambiente viene decostruito attraverso assemblaggi di matrice architettonica, scrive Robert Morris nel suo celebre saggio intitolato Antiform: “La forma non è perpetuata dai mezzi ma dal mantenimento di fini idealizzati e separabili. È un’impresa antientropica e conservatrice. Essa spiega l’architettura greca che evolve dal legno al marmo e appare identica. La preservazione della forma è una sorta di idealismo funzionale”. In questo idealismo funzionale della forma è insita la ricerca estetica degli artisti coinvolti nel progetto espositivo. Micaela Lattanzio, nelle sue installazioni cartacee, dona al materiale una dignità scultorea, ogni suo lavoro è caratterizzato dalla forte duttilità a cui viene sottoposta la carta, nelle mani dell’artista essa diviene un tassello musivo, negli intagli, nelle geometrie assunte, ciascun frammento genera forme esclusive di un vocabolario corporeo ed unitario che dà vita a strutture molecolari, tessuti connettivi di conoscenza. I segni tridimensionali di Emanuela Fiorelli compongono identità plastiche che investono la superficie, la rendono tangibile allo sguardo. I fili elastici sviluppano intricati sentieri, labirinti percettivi che narrano la dialettica di una forma duratura e di un “pensiero indissolubilmente legato” che garantisce all’opera la “possibilità della sua esistenza”. Il diaframma siliconico è il campo d’indagine che investe l’opera di Paolo Radi.Continue Reading..

07
Mag

Mona Hatoum

Mona Hatoum creates a challenging vision of our world, exposing its contradictions and complexities. Hot Spot is a steel cage-like neon globe which buzzes with an intense, mesmerising yet seemingly dangerous energy. Elsewhere electricity crackles through household objects, making the familiar uncanny.
This is the first major survey of Hatoum’s work in the UK, covering 35 years from her early radical performances and video pieces, to sculptures and large-scale installations.
Born in Beirut in 1952 to a Palestinian family, Mona Hatoum settled in England in 1975 after war broke out in Lebanon. She is represented in major collections around the world, has shown at the Venice Biennale in 1995 and 2005, was nominated for the Turner Prize in 1995, received the Joan Miró Prize in 2011 and will be awarded the Hiroshima Art Prize in 2017.
Through the juxtaposition of opposites such as beauty and horror, Hatoum engages us in conflicting emotions of desire and revulsion, fear and fascination.
Immerse yourself in the work of one of the most important artists working today.

“One of the most important and powerful artists of her generation finally gets the big British show she deserves”
–The Sunday Time

Mona Hatoum
May 4–August 21, 2016

Artist’s talk: Mona Hatoum: May 10, 6:30–8pm
Mona Hatoum: Piercing the Object—Inventing the Self: June 1, 6:30–8:30pm, speakers include Layal Ftouni and Adania Shibli in a panel discussion
Curator’s tour: June 27, 6:30–8:30pm, led by Clarrie Wallis, Curator of Modern and Contemporary British Art

Tate Modern
Bankside
London SE1 9TG
United Kingdom

Image: Mona Hatoum. Impenetrable 2009 © Mona Hatoum Photo Florian Kleinefenn Courtesy of the artist and Galerie Chantal Crousel, Paris

 

04
Mag

Anish Kapoor

Lisson gallery
Anish Kapoor
13 May – 22 July 2016
Via Zenale 3, Milan, 20123

For his first exhibition with Lisson Gallery Milan, Anish Kapoor presents a new series of 14 stainless steel sculptures, the forms of which have been twisted through an unspecified number of degrees, never amounting to more than a quarter of a turn, or 90°. Shown together for the first time as an entire group, these small-scale, abstract works nevertheless contain different, recognisable ‘footprints’ – ranging from an L-shape, a W-shape and an oval, to a crescent moon, an equilateral triangle and a figure-eight, among others. These twists (measuring 30cm or one foot in height) are mounted on plinths, sharing space and interacting with one another, but will also be accompanied by one larger twist (100cm, 3.2 feet), located outside on the terrace.
The highly polished surfaces of the twist sculptures create fleeting, fluid reflections that dissipate or disrupt any stable imagery, denying viewers the certainty of either the form’s pre-twisted state – which may also be symbolic, scientific or spiritual in origin – or their own, familiar and fixed likeness beaming back at them. The artist has referred to similar bodies of work as ‘non-objects’, when the internal geometry and perfectly reflective material carry the conditions of their own disappearance.
Many of Kapoor’s best-known mirrored steel pieces, such as the monumental Cloud Gate (2004) in Chicago’s Millennium Park and C-Curve (2007) at the Chateau de Versailles in 2015, have concentrated on the curve – on the sinuous surface, both convex and concave, both enfolding and expanding. The twist, however, relies on the rotational pull around a central, vertical fulcrum to keep its outermost reaches within gravitational orbit. Indeed, every one of the twisted forms seems to be held just at the optimum moment, mid-spin. Kapoor’s contorting forms provide a lens for seeing the universe as it really is, where light is warped on its way through space and our intuition is turned inside out, or in this case, on its side and then vertiginously up or down as if being flung through a chute.Continue Reading..

27
Apr

2050. Breve storia del futuro

La mostra prende il nome dall’omonimo libro di Jacques Attali, pubblicato nel 2006, nel quale l’autore ipotizza il futuro del mondo e della nostra società. Precedente presentata ai Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique a Bruxelles, la collettiva percorre le tematiche illustrate nel saggio di Attali in otto stazioni e attraverso circa 50 opere di artisti contemporanei internazionali.

Dipinti, sculture, foto, video, installazioni: 50 opere d’arte contemporanea di 46 grandi artisti internazionali, indagano il nostro futuro in una esposizione ispirata al saggio Breve storia del futuro di Jacques Attali (pubblicato nel 2006 e rieditato nel 2016 aggiornato ai nuovi scenari globali). La mostra, a cura di Pierre-Yves Desaive e Jennifer  Beauloye, presenta attraverso una selezione di opere recenti, il modo in cui gli artisti contemporanei osservano il presente per condurre una riflessione sul futuro così come esso si delinea ai nostri occhi. Conflitti globali, mutazioni genetiche, diseguaglianze sociale ed economiche, sfruttamento delle risorse naturali compongono il complesso panorama dei prossimi decenni; gli artisti di ‘’2050’’ interpretano queste tematiche complesse e invitano a ri-pensare il tempo che verrà con visioni anche costruttive e talvolta ironiche.

La mostra è promossa e prodotta dal Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale e la casa editrice Electa, in collaborazione con i Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique a Bruxelles dove il progetto ha preso vita con una doppia esposizione (Musées Royaux – Louvre) terminata a gennaio 2016. L’iniziativa fa parte del programma di ‘Ritorni al futuro’, il palinsesto culturale pensato per la primavera 2016 dal Comune di Milano che propone oltre cento appuntamenti tra mostre, concerti, spettacoli teatrali, proiezioni cinematografiche e incontri, con l’obiettivo di portare al centro della riflessione pubblica l’idea di futuro che abbiamo oggi, confrontandola con quelle che hanno abitato il pensiero creativo in altre stagioni della storia. Il percorso di mostra, diviso in 8 sezioni, è articolato intorno a diversi nuclei, liberamente ispirati agli interrogativi sviluppati nel saggio di Attali. Tutto ha inizio negli anni Ottanta a Los Angeles (evocata nei lavori di Chris Burden, Edward Burtynsky, Edward Ruscha, Tracey Snelling…), la città natale del microprocessore che, in arte, ha ispirato le sperimentazioni con il computer di Charles Csuri e Masao Kohmura. Al fermento della modernità della Silicon Valley, al consumismo e al capitalismo segue poi il declino dell’Impero americano, identificato in mostra con gli attentati dell’11 settembre 2001 nelle immagini di Wolfgang Staehle e Hiroshi Sugimoto; la tragica vicenda segna uno sconvolgimento politico su scala planetaria di cui ci parlano i lavori di Mark Napier, Alighiero Boetti, Mona Hatoum. Jacques Attali descrive in questa fase storica l’avvento di un “iperimpero” nel quale le diseguaglianze economiche diventano la norma, una tematica testimoniata nelle opere in mostra di AES+F, Andres Serrano, Aaron Koblin o Gavin Turk. L’iperimpero, nel quale anche il tempo diventa merce (con le opere di Gustavo Romano, Roman Opalka, On Kawara) e dove il corpo umano si trasforma per incontrare la macchina (i lavori di Stelarc, Hans Op de Beeck), si deve confrontare con molteplici calamità: sovraconsumo (John Isaacs), sovrapopolazione (Michael Wolf, Yang Yongliang) e sovrasfruttamento delle risorse naturali e inquinamento (Olga Kisseleva, Robert Mundt). Quando le tensioni nate da tali disequilibri diventano insostenibili, sopraggiunge l’“iperconflitto”, sempre nel pensiero di Attali, agevolato da un crescente accesso alle armi di distruzione di massa (Gregory Green) e sostenuto da ideologie religiose distorte (Al Farrow). A fianco di questa visione catastrofica, l’esposizione propone anche opere che fanno eco alla “iperdemocrazia” definita da Jacques Attali, la quinta ondata del futuro che potrebbe sfociare in un mondo migliore, così come lo evocano i lavori di Bodys Isek Kingelez, Mark Titchner, Gonçalo Mabunda, Jean Katembayi Mukendi o il progetto Little Sun.Continue Reading..

21
Apr

Mustafa Sabbagh – XI comandamento: non dimenticare

« Uno schizofrenico non dimentica.
Uno schizofrenico accumula »
MS

ZAC – ZISA ZONA ARTI CONTEMPORANEE
Inaugurazione : Sabato 21 Maggio 2016

Sarà il grande spazio di archeologia industriale ZAC ai Cantieri Culturali alla Zisa ad ospitare la prima mostra antologica di Mustafa Sabbagh, la cui inaugurazione è prevista per Sabato 21 Maggio 2016.
La mostra, promossa dall’Assessorato alla Cultura della Città di Palermo, costella la nuova programmazione, avviata lo scorso anno, che ha presto portato all’attenzione nazionale ed internazionale lo spazio ZAC come «luogo di riferimento per il contemporaneo nel sud d’Europa e nel cuore del Mediterraneo », nelle parole dell’Assessore alla Cultura Andrea Cusumano; «un polo espositivo che sempre più va assumendo un potente connotato caratteriale, attraverso i grandi maestri dell’arte contemporanea ». Una stagione di mostre inaugurata con la personale di Mauro d’Agati curata da Gerhard Steidl, seguita dalla suggestiva antologica dedicata a Regina José Galindo, per proseguire con le grandi retrospettive di Hermann Nitsch e di Letizia Battaglia. Programmazione che si arricchirà di altri importanti progetti nell’anno in corso, e che precede l’avvenimento-clou che farà di Palermo capitale dell’arte contemporanea nel 2018, con la celeberrima biennale d’arte internazionale Manifesta 12. L’invito rivolto a Mustafa Sabbagh conferma, da parte dell’Amministrazione, il forte e coerente impegno a costruire una programmazione culturale attenta ai diritti della persona ed alle grandi sfide dell’inizio di questo millennio, riportando in prima linea imperiture domande dell’umanità attraverso i grandi nomi dell’arte contemporanea internazionale.
«La città di Palermo accoglie Mustafa Sabbagh a ZAC, riconoscendo in lui un comune codice genetico: », afferma il Sindaco Leoluca Orlando: «quello di un funambolo che, non dimenticando il rischio della caduta, vuole imparare a volare – e farlo attraverso il linguaggio a lui più congeniale, l’arte. Oggi più che mai abbiamo bisogno di ricollegare le nostre radici alle ali. Tenere ferma la consapevolezza della nostra storia, delle nostre tradizioni e della nostra cultura, pur coltivando l’ambizione a volare attraverso l’accoglienza ed il coraggio di scegliere la propria identità, atto supremo di libertà ». 2000 mq di un ex hangar industriale dell’inizio del Novecento all’interno del quale saranno esposte oltre 75 opere fotografiche tra le più famose di Sabbagh, 10 opere video e tre nuove video-installazioni site-specific, oltre all’installazione fotografica acquisita dalla collezione permanente di arte contemporanea del MAXXI – Museo delle Arti del XXI secolo (Roma), che verrà presentata in anteprima assoluta, come molte delle opere inedite che l’artista ha scelto di battezzare a Palermo.Continue Reading..

20
Apr

Taryn Simon. Paperwork and the Will of Capital

Gagosian Gallery

Questi fiori accompagnavano uomini di potere mentre decidevano le sorti del mondo.
—Taryn Simon

Gagosian Gallery è lieta di presentare la prima personale di Taryn Simon in Italia, la cui apertura segue la presentazione a New York appena conclusasi e la partecipazione dell’artista alla 56esima Biennale di Venezia nel 2015. Paperwork and the Will of Capital, la più recente serie di Simon, si compone di 12 sculture uniche e 36 fotografie in edizione. Le fotografie—di grande formato, con colori spettacolari, non lontani dalla Pop Art, e cornici artigianali in mogano che richiamano l’arredamento delle sale riunioni—dialogano con l’opulenza della simbologia nazionale e “corporate”; le sculture invece—stilizzate presse di cemento contenenti esemplari floreali preservati e la relativa documentazione—vivono in una sfera discreta e riservata.
Narratrice la cui forza si concentra nell’imprevedibilità della realtà, Simon ha basato il suo lavoro sulla ricerca producendo serie artistiche importanti quali The Innocents (2002); An American Index of the Hidden and Unfamiliar (2007); Contraband (2010); e A Living Man Declared Dead and Other Chapters I–XVIII (2008–11); come anche le più poetiche The Picture Collection (2013), e Birds of the West Indies (2013–14). Per Simon la fotografia è sempre stata il modo di veicolare concetti più ampi: in Paperwork and the Will of Capital avvicina il medium alla pittura attraverso la cura dettagliata degli aspetti estetici e formali, ed esplorando per la prima volta la scultura. Per questa nuova serie l’indagine di Simon è partita da due spunti di riflessione: le fotografie di archivio di trattati ufficiali e lo studio botanico compiuto nel 19esimo secolo da George Sinclair, contenente campioni di erba essiccata, esperimento sull’evoluzione e la sopravvivenza citato da Charles Darwin nella sua rivoluzionaria ricerca.

In Paperwork and the Will of Capital, Simon esamina accordi, trattati e decreti che hanno influenzato i sistemi del potere e dell’economia, dall’armamento nucleare alle negoziazioni sul petrolio, al commercio dei diamanti. Tutti coinvolgono gli Stati presenti alla Conferenza Monetaria e Finanziaria delle Nazioni Unite tenutasi nel 1944 a Bretton Woods, New Hampshire, in cui si affrontava la globalizzazione economica dopo la Seconda Guerra Mondiale, e che portò alla nascita del Fondo Monetario Internazionale (IMF) e della Banca Mondiale. Le fotografie d’archivio delle firme di questi documenti rappresentano uomini potenti in compagnia di composizioni floreali studiate per sottolineare l’importanza dei presenti e delle occasioni. Nei lavori di Simon, le immagini, insieme alle relative descrizioni, sottolineano il modo in cui la rappresentazione del potere politico ed economico sia creata, messa in scena, pubblicizzata e consolidata.
Ognuna delle riproduzioni di queste composizioni floreali rappresenta un “bouquet impossibile”, un concetto nato nel diciasettesimo secolo nella raffigurazione delle nature morte olandesi parallelamente al boom economico che diede poi inizio allo sviluppo del capitalismo moderno. Mentre allora il “bouquet impossibile” era un insieme di fiori che mai sarebbero potuti sbocciare naturalmente nella stessa stagione o zona geografica, adesso, grazie alla globalizzazione commerciale, è una fantasia diventata realtà sia nelle fotografie originali che in quelle di Simon.
Simon ha esaminato la documentazione d’archivio identificando tutti i fiori con la collaborazione di un botanico. L’artista ha poi importato più di 4000 esemplari da Aalsmeer, in Olanda, la più grande asta floreale del mondo, dove 20 milioni di fiori arrivano e ripartono ogni giorno verso destinazioni internazionali di vendita al dettaglio. Dopo aver ricostituito le decorazioni presenti ad ogni evento, le ha fotografate su straordinari campi bicolore ispirati agli ambienti delle immagini originali, accompagnando ogni composizione con la descrizione del relativo accordo. Per le sculture, invece, alcuni campioni tratti dalle 36 composizioni sono stati essiccati, pressati e cuciti su carta d’archivio. In seguito, un completo set di collage botanici è stato posto in ognuna delle presse di cemento, con lo stesso numero di fotografie e di testi narrativi, sigillati insieme in una corsa contro il tempo.
Paperwork and the Will of Capital esplora tanto l’instabilità del potere e la natura precaria della sopravvivenza, quanto l’affidabilità e la resistenza della documentazione d’archivio: i trattati e i loro effetti su vasta scala, le fotografie di Simon e i campioni botanici conservati nelle presse di cemento, il linguaggio stesso. Le nature morte fotografiche si stagliano vivide in contrasto con quelle scultoree.Continue Reading..

20
Apr

Anna Caruso. I Sillabari di Goffredo Parise

Studio d’Arte Cannaviello
5 maggio – 19 giugno 2016

L’esposizione presenta trenta opere – 15 tele, 1 libro disegnato e carte ad acrilico – dell’artista milanese dedicate al capolavoro dello scrittore veneto, nel trentennale della sua scomparsa.

Dal 5 maggio al 19 giugno 2016, lo Studio Cannaviello di Milano (piazzetta Bossi, 4) ospita la personale di Anna Caruso (Cernusco sul Naviglio, MI, 1980) che celebra Goffredo Parise (1929-1986), uno dei più lucidi intellettuali italiani del Novecento, a trent’anni dalla sua scomparsa. L’esposizione, curata da Flavio Arensi, propone trenta opere – 15 tele, 1 libro disegnato e carte ad acrilico – dell’artista milanese che s’ispirano e interpretano i Sillabari, il capolavoro dello scrittore vicentino, composto da una serie di racconti brevi dedicati a sentimenti umani “essenziali” che, disposti in ordine alfabetico, compongono una sorta di dizionario. La mostra di Anna Caruso prende spunto proprio da alcuni racconti di Parise, ma si muove intorno ai temi principali della sua produzione che contemplano la memoria, le immagini familiari, la rielaborazione della realtà come specchio dei sentimenti e delle esperienze personali. L’opera letteraria di Parise si fonde con le suggestioni pittoriche di Anna Caruso, prendendo spunto da alcuni stralci biografici dello scrittore, come il suo rapporto con l’artista e compagna Giosetta Fioroni, che compare anche in alcuni dipinti. La vita della Fioroni e di Parise si sommano dunque alle figure e alle apparizioni che da sempre animano il lavoro di Anna Caruso, arricchendola di elementi narrativi che sembrano riportar sempre a uno stato sospeso fra sogno e realtà.

Il catalogo, pubblicato dalle edizioni All around art, presenta i testi del curatore e di Lorenzo Respi.

Anna Caruso, nata a Cernusco sul Naviglio nel 1980 e laureata nel 2007 all’Accademia di Belle Arti di Bergamo, con indirizzo pittura e restauro, vive e lavora a Milano. Anna Caruso fa parte del gruppo “Nuova pittura italiana”, formatosi nell’ambito dello Studio d’Arte Cannaviello, che accoglie dieci promesse dell’arte italiana che, pur provenendo da differenti percorsi formativi, hanno trovato nella pittura la loro cifra espressiva più caratteristica. Nel 2015 è invitata al premio Fabbri “Un secolo di Amarena”; nel 2014 vince il premio speciale al Talent Prize ed è finalista al Premio Lissone, al Premio Terna e al Premio Arte Laguna; nel 2013 è finalista al Premio Arte Mondadori, al Premio Combat, e al Premio Bonatto Minella. Tra le personali più recenti si ricorda “Tetris” allo Studio d’Arte Cannaviello (Milano) nel 2014.

ANNA CARUSO. I Sillabari di Goffredo Parise
Milano, Studio d’Arte Cannaviello (piazzetta Bossi, 4)
5 maggio – 19 giugno 2016
Inaugurazione: 5 maggio ore 18.00
Orari: dal martedì al sabato, dalle 11.00 alle 19.00
Ingresso libero

Informazioni: tel. 02.84084647; info@cannaviello.net

Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche
Anna Defrancesco, tel. 02.36755700
anna.defrancesco@clponline.it

Immagine: Anna Caruso – ti chiamo io, acrilico su tela, 50x50cm, 2015