Category: arte

18
Lug

Keziat. In punta di penna

MUSEO TUSCOLANO SCUDERIE ALDOBRANDINI
Frascati (Roma)

Inaugurazione 23 luglio 2016 ore 18,00

Keziat | In punta di penna
a cura di Barbara Pavan

Il ciclo di mostre Hybrids dell’artista Keziat, dopo la seconda tappa americana (Società Dante Alighieri di Miami) conclusasi a fine giugno, ritorna nuovamente in Italia. Dal 23 luglio al 13 agosto Keziat espone “In punta di penna”, a cura di Barbara Pavan, nel bellissimo spazio espositivo del Museo Tuscolano Scuderie Aldobrandini di Frascati (Roma), ristrutturato dall’architetto Massimiliano Fuksas. Hybrids si chiuderà a Bangkok con “The invisible ink”, dal 30 settembre al 21 ottobre 2016. La mostra farà parte del cartellone del prestigioso festival italiano organizzato dall’Ambasciata d’Italia a Bangkok; manifestazione di assoluto valore che porta ogni anno i migliori artisti italiani in Thailandia. Hybrids, secondo ciclo espositivo internazionale di Keziat segue quello del 2012-2014 intitolato Visionaria, con mostre al MAT, Museo dell’Alto Tavoliere di San Severo (Foggia), Casa Italiana Zerilli-Marimò di New York, Centro Culturale Elsa Morante di Roma, Sabiana Paoli Art Gallery di Singapore e all’Istituto Italiano di Cultura di Amsterdam.

Di questa terza tappa romana -In punta di penna- scrive la curatrice Barbara Pavan: “La punta della biro di Keziat attraversa leggera e sinuosa la tela come una ballerina classica attraversa il palcoscenico. Scorre veloce, volteggia, torna indietro sulla scia dell’intima narrazione che l’artista – di tratto in tratto – dipana, tra dimensione onirica, piano emozionale e pensiero, senza soluzione di continuità. Le opere di questa mostra sono, appunto, attraversamenti: attraversano paesaggi dove la contemporaneità di piani spaziali e temporali differenti genera un caos apparente popolato di strane creature, sintesi e proiezione di realtà e fantasia, di paure e desideri. Nella complessità dell’articolata costruzione delle opere Keziat non cede mai al decorativo, non concede nulla al lezioso e non si concede mai il superfluo: tutto è parte del tutto, di quel racconto di arte, vita, visione al quale l’artista da forma ma che appartiene e attraversa l’esistenza di tutti noi.”

Hybrids è un progetto Violipiano Visual, realizzato in collaborazione con il MAT – Museo dell’Alto Tavoliere di San Severo, il Comune di San Severo, la Società Dante Alighieri di Miami (Usa), il Consolato d’Italia a Miami (Usa), il Museo Tuscolano Scuderie Aldobrandini di Frascati (Roma), il Comune di Frascati (Roma), l’Ambasciata d’Italia a Bangkok.

Scheda tecnica:
MUSEO TUSCOLANO SCUDERIE ALDOBRANDINI
Keziat| In punta di penna
a cura di Barbara Pavan
23 luglio – 13 agosto 2016
Inaugurazione: 23 luglio 2016 ore 18:00

Catalogo in mostra
Finissage
sabato 13 agosto 2016

MUSEO TUSCOLANO SCUDERIE ALDOBRANDINI
Piazza Marconi, 6
00044 – Frascati (Roma)

Orari:
martedi – venerdi 09:00 – 18:00
sabato e domenica 10:00 – 19:00

Press office
Amalia Di Lanno
www.amaliadilanno.com
info@amaliadilanno.com

Un progetto:
Violipiano Visual

In collaborazione con:
Comune di San Severo Foggia, Italia
Consolato d’Italia a Miami, Usa
Società Dante Alighieri, Miami, Usa
Museo Tuscolano Scuderie Aldobrandini, Frascati (Roma), Italia
Comune di Frascati (Roma), Italia
Sabiana Paoli art gallery, Singapore
Ambasciata d’Italia a Bangkok, Thailandia

13
Lug

Isabella Nazzarri. Albedo

A cura di Gabriella Damiani, Emanuela Romano e Valentina Bonomonte

GALLERIA ORIZZONTI ARTE CONTEMPORANEA
GALLERIA OPERE SCELTE

Piazzetta Cattedrale
Centro Storico
Ostuni

16 – 31 LUGLIO 2016

INAUGURAZIONE SABATO 16 LUGLIO 2016
ORE 19:30

Un antico testo veneziano, un manoscritto della seconda metà del settecento, gelosamente custodito e sapientemente restaurato, oggi conservato presso la Biblioteca Diocesana di Ostuni, è l’elemento che ha ispirato “Albedo”, la mostra di Isabella Nazzarri che la Galleria Orizzonti Arte Contemporanea di Ostuni inaugurerà sabato 16 luglio 2016.

In mostra diverse opere realizzate sia su tela che su carta tra cui una tela dal titolo “Albedo” che rappresenta una reinterpretazione da parte dell’artista della marca tipografica dell’antico testo, disegnata da Lanchi ed incisa nei primi del ‘700 da Suor Isabella PICCINI, una delle rare e assai poco conosciute donne incisore dell’epoca.

La personale dell’artista livornese Isabella Nazzarri, curata in collaborazione con la Galleria Opere Scelte di Torino, simboleggia la seconda delle quattro fasi dell’alchimia rappresentate dai quattro colori della pittura greca; la mostra è un omaggio al bianco quale trasformazione e dissoluzione, nonché purezza e spiritualità. Le opere di Isabella Nazzarri evocano qualcosa di indefinito, elementi fitomorfi che danno vita a un’idea di sviluppo e germinazione. Dalle tele esposte, le forme emergono da un bianco nebuloso come se stessero nascendo da esso, mentre nelle carte le stesse forme astratte sono impostate rigorosamente su fondi neutri, ricordando le antiche tavole naturalistiche o mediche. Con una narrazione organica l’artista crea delle “figure astratte” che nascono da stati mentali e suggestioni emotive e conducono lo spettatore in una dimensione parallela, un universo di profili incredibili che ricordano delle surreali visioni microscopiche, cellule di organi in trasformazione, un mondo che si sta creando e autogenerando attraverso la mano della Nazzarri. Il percorso espositivo si snoda in un delicato susseguirsi di eteree fluttuazioni e colori evanescenti fino ad arrivare all’opera “Albedo” in cui le due donne, le due Isabelle, scavalcano tempo e spazio e si incontrano in quello che è e rimane l’unico loro gesto identificativo al di là dei secoli: il proprio segno. Quello della Nazzarri, caratterizzato da colori intensi, forti ma al tempo stesso evanescenti, si mescola al bianco candore delle tele e delle carte che, rievocando la città di Ostuni, diventano un inno al bianco, quale rappresentazione di metamorfosi, candore e misticismo. E quello di Suor Isabella, donna forte di spirito e dal piglio intraprendente, che obbligata dai costumi dell’epoca ad entrare in convento, con intelligenza e maestria, si dedica alla sua più grande passione: l’incisione. Il suo segno forte, insolito e deciso conferiva ai suo lavori unicità e pregio, rendendoli altamente riconoscibili. La lastra così fortemente incisa permetteva ai tipografi del periodo di stampare più volte le copie dei manoscritti, motivo per cui Suor Isabella divenne il più grande e richiesto incisore dell’epoca.
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13
Lug

Francis Bacon and not drawing

Francis Bacon and not drawing
a cura di Edward Lucie-Smith

15|7 – 28|8 2016
inaugurazione venerdì 15 luglio h 19

Woland Art Club
Portopiccolo, 34100 Sistiana (TS)

“Bacon and not drawing” è la mostra di Bacon Francis, che aprirà ufficialmente il 15 luglio 2016 a Portopiccolo Sistiana, per rendere l’esperienza di questa magnifica meta sempre più esclusiva.

Bacon, Francis – pittore irlandese (Dublino 1909 – Madrid 1992) – abbandonò gradualmente l’attività di decoratore di interni, iniziata a Londra, per sviluppare il suo amore per la pittura. Si impose all’attenzione internazionale dopo la seconda guerra mondiale, mantenendo una posizione isolata nella sua ricerca che, pur svolgendosi nell’ambito figurale, non cade mai nel racconto o nell’illustrazione, ma si caratterizzò per la “distorsione, frammentazione, isolamento dell’immagine”; sono questi i mezzi pittorici che, operando su varie fonti (poesia, dramma, dipinti di altri autori, fotografia) creano presenze angosciose, aggressive e violente.

Il libro Works on Paper presentato recentemente a Londra da Edward Lucie-Smith curatore della mostra al Woland Art Club contiene, nella summa delle controverse opere del periodo italiano dell’artista, il ciclo delle “crocifissioni” di cui cinque opere sono il core della mostra “Bacon and not drawing”.

Durante l’inaugurazione della mostra, che si terrà il 15 luglio 2016, Edward Lucie-Smith sarà affiancato da Paul Carter Robinson, editore dell’accredita rivista londinese Artlyst.
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11
Lug

A forma do pensamento

Cristina Guerra Gallery

A forma do pensamento

curata da Miguel von Hafe Pérez

L’esposizione riunisce le opere dei seguenti artisti:

Juan ARAUJO / John BALDESSARI/ Eduardo BATARDA / AlbertoLAMB / Graham GUSSIN / Teresa HENRIQUES / Marlena Kudlička / Fernando LANHAS/ Regina MIGUEL / Juan Luis MORAZA / John ONOFRE / Diogo CHILI /Jorge PINHEIRO / Julian SARMENTO.

 

Cristina Guerra Contemporary Art
Rua Santo António à Estrela, 33. 1350-291 Lisbon
A forma do pensamento
a cura di Miguel von Hafe Pérez
fino al 30 luglio 2016

 

11
Lug

Ugo La Pietra. ABITARE è essere ovunque a casa propria

AL MA*GA DI GALLARATE E ALL’AEROPORTO DI MILANO MALPENSA

DAL 16 APRILE AL 18 SETTEMBRE 2016
LA MOSTRA DI
UGO LA PIETRA
ABITARE È ESSERE OVUNQUE A CASA PROPRIA
Opere e ricerche nell’ambiente urbano 1962-2016

Dal 16 aprile al 18 settembre 2016, il Museo MA*GA di Gallarate (VA) e l’Aeroporto di Milano Malpensa ospiteranno un’ampia ed esauriente selezione di opere e ricerche dedicate allo spazio urbano di Ugo La Pietra (1938). La mostra, dal titolo ABITARE è essere ovunque a casa propria. Opere e ricerche nell’ambiente urbano 1962-2016, a cura di Marco Meneguzzo, ripercorre i molteplici ambiti di indagine di La Pietra per nuclei e tematiche, con i suoi lavori più significativi e i documenti correlati. Il punto di partenza è la ricerca, iniziata nel 1967, che La Pietra chiama “Sistema disequilibrante”. Si tratta di una vera e propria teoria e metodo d’analisi dei segni e delle strutture che accompagnano la vita quotidiana e che sono alla base di tutta la parabola artistica di La Pietra. Lo spazio urbano viene infatti costantemente preso in considerazione come struttura organizzata e luogo da cui germinano le sue pratiche progettuali artistiche e provocatorie.
Al MA*GA si avrà occasione di vedere la molteplicità degli esiti della sua creatività, la cui produzione si sposta tra diversi media, dal cinema, alla pittura, alla scultura, al design, alla fotografia, alla performance, alla musica. In occasione della mostra verrà presentato il libro di Ugo La Pietra Il segno randomico, una raccolta dell’attività artistica dell’autore, a cura di Marco Meneguzzo (Silvana Editoriale). Anche la città di Gallarate sarà coinvolta nel percorso espositivo, ospitando l’installazione in pietra leccese Soggiorno urbano, realizzata per l’occasione.

In contemporanea con l’iniziativa del MA*GA, l’Aeroporto di Milano Malpensa accoglierà, nell’area adiacente la Porta di Milano, l’installazione Interno/Esterno. Interno/Esterno che riprodurrà un ambiente apparentemente domestico – la stanza di una casa – salvo poi far accedere lo spettatore direttamente in un orizzonte prospettico di una via di Milano, al centro del quale si collocano i binari dello storico tram. L’ambiente si presterà perfettamente per la fotografia e per la condivisione, tramite i social network, i selfie, divenuti ormai uno dei fenomeni globali per la comunicazione interattiva. Proprio l’utilizzo dello spazio da parte del pubblico come luogo di esperienza e set fotografico attiverà un sistema di comunicazione dell’opera all’esterno, rendendo visibile “fuori” ciò che accade all’interno dell’aeroporto.
Inoltre, nelle Sale Vip del Terminal 1, la mostra Nuova territorialità proporrà venti opere pittoriche dell’artista tutte attraversate da un elevato indice di ‘randomità’, componente caratterizzante di tutta la creatività di La Pietra che usa il segno come elemento di rottura in una struttura ben programmata, in un ambiente urbano con un ordinato sistema strutturale.

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07
Lug

BERTOZZI & CASONI

GALLERIA D’ARTE MODERNA DI PALERMO
10 GIUGNO – 4 SETTEMBRE 2016

BERTOZZI & CASONI

La mostra presenta 12 sculture recenti- alcune inedite realizzate da due tra i più riconosciuti maestri della scultura ceramica contemporanea.

Dal 10 giugno al 4 settembre 2016, la Galleria d’Arte Moderna di Palermo accoglie all’interno del suo percorso espositivo 12 sculture di Bertozzi & Casoni, due maestri della ceramica policroma contemporanea.
La rassegna fa parte del progetto “Sicilia Contemporanea” ideato dalla GAM Galleria d’Arte Moderna di Palermo in collaborazione con l’associazione Ars Mediterranea al fine di offrire uno sguardo sui linguaggi della contemporaneità.
L’esposizione propone un excursus sulla loro produzione più recente, attraverso un nucleo di opere, alcune delle quali inedite, che caratterizzano la loro cifra espressiva più autentica, in cui l’ironia nasconde una profonda riflessione sui temi più scottanti della società contemporanea, e dove convivono realtà e finzione, meraviglia e ordinarietà.
Tra queste, si segnala Non ricordo (2015), in cui un Pinocchio burattino, malinconico e invecchiato, col viso umano e il naso allungato, è seduto su una pila di libri che altro non sono se non le varie e innumerevoli edizioni del capolavoro di Collodi.
Non mancano le tipiche ‘sparecchiature’ di Bertozzi & Casoni, ovvero rifiuti e resti di cibo, come Sparecchiatura di maggio, Mai più, Che cos’è la vita, o come Disgrazia con tulipani rossi (2012), dove la spazzatura funge da zolla dalla quale nasce un rigoglioso mazzo di tulipani popolati di farfalle, quasi a segnalare che anche dalle situazioni più sordide possa prendere vita una meraviglia della natura. Tra surrealismo compositivo e iperrealismo formale, Bertozzi & Casoni indagano da anni i rifiuti della società contemporanea, in una messa in scena in cui si alternano affondi nel degrado e rinvenimenti di improvvise bellezze.
Tra gli altri lavori, ecco le vanitas contemporanee di Auguri e 23 dicembre, entrambe del 2015, in cui un teschio e un bucranio (lo scheletro di una testa di bue) sono posti alla sommità di torte di compleanno, o ancora di Ossobello (2002), un ordinato accumulo di ossa. Tra le opere inedite spicca l’imponente Brillo box con pappagalli, una composizione di ‘warholiane’ scatole di detersivo Brillo, spesso utilizzate da Bertozzi & Casoni, dalla quale spuntano coloratissimi pappagalli, anc
h’essi molto presenti nelle loro realizzazioni.
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05
Lug

Yayoi Kusama. In Infinity

Moderna Museet and ArkDes in Stockholm, 11 June – 11 September, 2016
Curator: Jo Widoff. Assistant curator: Olga Krzeszowiec Malmsten

Yayoi Kusama is one of the most acclaimed artists working today. Since the 1950s, she has created art that is as personal as it is universal. Like few other artists she moves freely between painting, sculpture and installations, between art and design, and between East and West. In summer 2016, Moderna Museet and ArkDes are featuring Yayoi Kusama’s oeuvre in the first major presentation in Sweden.

In 1957 Yayoi Kusama left Japan for New York. Here, at the heart of the vibrant 1960s art scene, she created many of her seminal works, characterised by the impulse to allow one shape or pattern take over and repeat itself infinitely. In the series Infinity Nets, Kusama methodically filled large canvases with semicircles in white, impasto oil paint, like the mesh of an infinite net. It is a painterly practice where the process itself is tangible, bordering on performance, and the works have an energy that comes from the charged concentrated effort Kusama has put into each painting. In her series of Accumulation Sculptures, everyday objects are covered with stuffed, phallic textile protuberances, a poignant theme that challenged the caucus of male critics. The late 1960s was an intensely creative period for Kusama, and her artistic activities expanded to breaking point. She organised collective art happenings, orgies, political performances and staged Anti-war protests. The participants wore clothes designed by Kusama, but just as often the clothes came off, in protest against the establishment. In Body Paint Festivals Kusama painted polka dots on nude bodies and appointed herself the “High Priestess of Polka Dots”. She founded the magazine Kusama’s Orgy and designed avant-garde fashion for her own label, The Nude Fashion Company. As a non-Western woman in a then excluding, male art world, Yayoi Kusama was an outsider, a position she emphasised and occasionally played with.Continue Reading..

05
Lug

Emilio Isgrò

Dal 29 giugno al 25 settembre 2016 Milano rende omaggio a Emilio Isgrò con una grande antologica contemporaneamente allestita in più sedi, a cura di Marco Bazzini.

Emilio Isgrò, figura pressoché unica nel panorama dell’arte contemporanea nazionale e internazionale, ha fondato un nuovo linguaggio di grande originalità e trasparenza con le sue celebri cancellature e i suoi interventi sul testo in tutte le lingue e in tutte le forme.

Tre le sedi del progetto espositivo: Palazzo Reale dove sarà esposta una selezione di lavori storici ricca di oltre 200 opere tra libri cancellati, quadri e installazioni; alle Gallerie d’Italia l’anteprima del celebre ritratto di Alessandro Manzoni dipinto da Hayez e cancellato in bianco; Casa del Manzoni, sempre con un nuovo lavoro: I promessi sposi cancellati per venticinque lettori e dieci appestati.

Il progetto è promosso e prodotto dal Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale, Intesa Sanpaolo, Centro Nazionale Studi Manzoniani, Electa editore e nasce da un’idea dell’Archivio Emilio Isgrò.

A cura di Marco Bazzini

Isgrò
Palazzo Reale
piazza Duomo, 12
Gallerie d’Italia
piazza Scala, 6
Casa del Manzoni
via Gerolamo Morone, 1
Durata della mostra: dal 29 giugno al 25 settembre 2016
Ingresso libero

Immagine: Emilio Isgrò. Girolamo Savonarola, 2014 acrilico su tela montata su legno

04
Lug

Muybridge. Recall

Galleria Gruppo Credito Valtellinese
corso Magenta 59 – Milano

Durata mostra
19 maggio – 1 ottobre 2016

Vernice per la stampa
mercoledì 18 maggio ore 12,00, Galleria Gruppo Credito Valtellinese

Inaugurazione
mercoledì 18 maggio ore 18.30, Galleria Gruppo Credito Valtellinese
Dalle ore 19.00 alle ore 20.00 avrà luogo in Galleria il remake in tre atti del set cronofotografico lineare inventato da Muybridge nel 1878 per realizzare i suoi celebri studi sul movimento animale e umano

Orari e ingressi
Galleria Gruppo Credito Valtellinese
da martedì a sabato h. 13.30-19.15
chiuso domenica e lunedì
2 giugno e dal 2 agosto al 5 settembre
Aperture straordinarie per le scuole su prenotazione

INGRESSO LIBERO

Informazioni al pubblico
Galleria Gruppo Credito Valtellinese
tel. +39 0248.008.015
galleriearte@creval.it – www.creval.it

Ufficio stampa
Studio ESSECI
tel. +39 049.663.499
info@studioesseci.netContinue Reading..

03
Lug

KAPOOR

Casamadre Arte Contemporanea
Palazzo Partanna
Piazza dei Martiri, 58. Napoli

KAPOOR
Inaugurazione 28 giugno 2016

La mostra è visitabile fino al 15 ottobre 2016

Le sculture di Anish Kapoor sembrano costruzioni materiali con fini trascendentali. Ma non lo sono. Provengono forse da storie remote e significati reconditi. Ma poi non raccontano niente. più spesso si manifestano come presenze che sgorgano dal nulla quasi per spinta naturale, in forme semplici, prelinguistiche, in certi casi solo abbozzate e ancora non nominate. Somigliano a volte a piante, fiori, frutti, come se si autogenerassero fluendo nello sguardo con un ritmo ciclico e una misura semplice e ordinata. Non sono neanche proposizioni semplici, cioè oggetti ultimi non descrivibili e solo designabili nel senso inteso da Wittgenstein, alla cui filosofia molto deve la scultura minimalista americana. avranno sempre mille nomi possibili, dice infatti Kapoor. Neppure raccolgono le forze vive, quei campi d’energia che da Beuys a Merz hanno scosso dallefondamenta l’idea stessa di scultura occidentale. si può allora sostenere che le opere di Kapoor sono concettualmente spaziali, pure astrazioni, misurazioni dell’infinito, dell’assenza più che della presenza. e riconoscere che la sua azione non è mai normativa né impositiva: se le sculture sono sospese tra materiale e immateriale, duro e morbido, solido e fluido, peso e leggerezza, luce e oscurità, anche il gesto che le mette al mondo oscilla tra forza e abbandono. Come descrivere i lavori presenti in questa mostra, forme in movimento, riflettenti, alcune in via di definizione o di scomparsa? Diciamo che gli oggetti scultorei di Kapoor sono atti intellettuali modellati dall’etimologia incerta dell’obiectum. “ciò che è posto contro o davanti”, l’obiectum, parola della tarda latinità, è ostacolo per la vista e insieme schermo che si frappone fra il soggetto di una potenza e il suo termine, come la terra tra il sole e la luna. L’obiectum per l’artista è un concetto indeterminato, possibilità tendenzialmente infinita e, come un respiro o il battito del cuore, apertura e chiusura del campo ottico. Può avere forma e vita, ma non essenza né verità. Per capire il punto di vista di Kapoor si dovrebbe poter pensare gli oggetti insieme con lo spazio, contro Kant e la sua metafisica idealistica dell’apriori, ribaltando le categorie con le quali siamo abituati a riflettere. non gli oggetti visibili nello spazio posto lì da noi, ma l’oggetto come un’unica estensione nascosta, compressa, inghiottita nelle forme sarebbe il tema principale della sua opera ormai giunta a piena maturità. noi però abbiamo difficoltà a concepire l’essere oggetto, cioè un qualcosa privo di una soggettività determinata che si costruisca in sé e per sé e ci comprenda, non una cosa realmente esistente, ma solo il contenuto di un’attività intellettuale, anzi un semplice moto dell’anima, benché niente sarebbe più vicino all’essenza dell’arte, che non ha altro scopo che produrre oggetti mentali. abbandonando i concetti di soggettività e di esperienza e riducendo l’atto di coscienza alla pura contemplazione dell’assenza e del vuoto, Anish Kapoor ha definito lentamente ma senza incertezze il proprio campo d’azione. che è una cosmogonia priva di trascendenza, figlia di un pensiero che non conosce il dualismo. Non c’è un dentro e un fuori, solo molte immagini illusorie. Perciò le sculture insistono nel raccogliere e concentrare in sé quanto più mondo esterno è possibile, come se la forma fosse una qualità interiore delle cose, irraggiungibile e intangibile. E fosse destino della scultore far sì che possa trasparire, creando un varco verso ciò che non si dà, né si può cogliere. In fondo, tutta l’arte di Kapoor ci parla di un spazio che è risucchiato e condensato in oggetti che restano muti e inespressivi, perfettamente vuoti, se pure si danno come presenze corpose e smisurate (taratantara a piazza plebiscito nel 2000) o indefinite e sfuggenti come alcuni lavori qui in mostra. Ogni volta, davanti alle sue opere, indipendentemente dalle dimensioni reali, si ha la sensazione che ci sia qualcosa di più che potremmo vedere e che magari intuiamo, qualcosa di più grande o di più chiaro, che ci potrebbe trascinare oltre ciò che vediamo, ma che resta come una potenza imprigionata. Nel suo movimento incessante, il velo dell’arte si contorce e sembra potersi scostare, lasciando immaginare un possibile svelamento, desiderato e temuto. Ma la scultura-obiectum si sporge nel vuoto di forme informi e di spazi spaziosi. Nient’altro.

Casamadre Arte contemporanea
Orario / hours
Lunedì – sabato / monday – saturday
10,30 – 13,30
16,30 – 20
Domenica / sunday
Chiuso / closed

Palazzo Partanna
Piazza dei martiri, 58
Napoli 80121
Tel. +39 081 193 60 591
fax: +39 081 197 088 67
info@lacasamadre.it

Immagine: Untitled, 2016. Silicone, wood, aluminium 155 x 155 x 35 cm