Category: arte

18
Ago

Silvestre Pestana. Techno-form

FROM 26 MAY 2016 TO 25 SEP 2016

Silvestre Pestana (1949, Funchal, Madeira) is one of the most radical and least known figures in Portuguese contemporary art. A poet, artist, and performer, Pestana has created a singular body of work in a variety of media since the late 1960s. The first major presentation of his work, this exhibition brings together over 100 rarely seen works with documentation and archival materials to highlight the artist’s pioneering use of drawing, collage, photography, sculpture, installation, video and performance to confront the relation between society, art and technology.
Emerging from a group of experimental poets in the 1960s, Pestana combined the visual arts with poetry as a form of resistance against censorship in early drawings, collages, and sculptures. Between 1969 and 1974, as a political exile in Sweden, he created public interventions in the form of gardens and performance-based actions that suggested the fragile ecological and social conditions of contemporary life. Returning to Portugal after the 1974 Revolution, Pestana developed a unique visual grammar using light, language, and visual forms that conceived of the human body as a social, ideological, and technological circuit. The politicized actions, collages, and photographs from 1970s and 1980s use his body to activate linguistic and non-linguistic codes, while attempting to expand poetry into a spatial and choreographic practice.
The artist’s polemical performances of the 1970s and 1980s — documented in a few remaining images — presciently addressed how technologies of the third industrial revolution could elicit both horror and fascination, offering both forms of entertainment and control. Biometrics, militarization, and the extension of the human into a vast information network mark his photography, video, and installation work of the 1980s. Using the moving image as a tool for performative and poetic action, Pestana became one of the pioneering figures of video art in Portugal. Always an early adopter of novel technologies, he has utilized computing, gaming software, and drones in recent decades to develop new expressions of artistic resistance, continuing his decades-long engagement with various political and technological systems that permeate contemporary life.Continue Reading..

10
Ago

Bill Viola. Mary

Bill Viola’s major new work for St Paul’s Cathedral
The second permanent large-scale installation here by internationally-acclaimed artist

Mary will be inaugurated in the North Quire Aisle on 8 September 2016 – to coincide with the Feast of Mary
Mary has been conceived as a companion piece to Martyrs (Earth, Air, Fire, Water) which was unveiled in the South Quire Aisle of the cathedral in 2014. These installations are the first moving-image artworks to be installed in a cathedral in Britain on a long-term basis.

Bill Viola said: “The two themes of Mary and Martyrs symbolise some of the profound mysteries of human existence. One is concerned with birth and the other death; one with comfort and creation, the other with suffering and sacrifice. If I am successful, the final pieces will function both as aesthetic objects of contemporary art and as practical objects of traditional contemplation and devotion.”

St Paul’s Chancellor Canon Mark Oakley said: “Bill Viola’s art slows down our perceptions in order to deepen them. He uses the very medium that controls mass culture today, film, and subverts that control to instead open up new possibilities and contours of understanding.
“Through the life of Mary, and her relationship to her son, Viola invites us to dive into the mystery of love’s strength in birth, relationship, loss and fidelity. I have no doubt that this fresh installation will lead our many pilgrims and guests into purposeful reflection and hopeful prayer”.
In 2003 London’s National Gallery was the location for one of Bill Viola’s most successful exhibitions, “The Passions”, a body of work rich in sacred and art historic influences and which directly launched the preliminary discussions of installations for St Paul’s Cathedral. The idea of creating two new contemporary works seemed a logical next step that would follow the completion of the extensive cleaning and renovation of the Cathedral’s interior and exterior.
Bill Viola (b. 1951) is internationally recognised as one of the leading artists of our time. An acknowledged pioneer in the medium of video art, he has for 40 years created a wide range of video installations that are displayed in major museums throughout the world. His works focus on universal human experiences – birth, death, the unfolding of consciousness – and have roots in both Eastern and Western art as well as spiritual traditions, including Zen Buddhism, Islamic Sufism, and Christian mysticism.
Using the inner language of subjective thoughts and collective memories, his videos communicate to a wide audience, allowing viewers to experience the work directly, and in their own personal way.Continue Reading..

08
Ago

Ljubodrag Andric. Works 2008-2016

Dal 03 Agosto 2016 al 24 Settembre 2016
Triennale di Milano
a cura di Demetrio Paparoni

La mostra, curata da Demetrio Paparoni, presenta una selezione di 14 fotografie di Ljubodrag Andric, realizzate dal 2008 a oggi e che hanno per oggetto paesaggi, muri, facciate e interni di edifici antichi e moderni. Di grande formato, queste fotografie sono caratterizzate dall’assenza della figura umana e da un impianto formale che, nonostante l’attenzione per il dettaglio realistico, trova le sue matrici nell’astrazione geometrica e in quella materica. Ciò che maggiormente le caratterizza è la qualità tattile dell’immagine, che rimanda alla tecnica dell’affresco. Ripresi come spazi essenziali, ricchi di particolari ma privi di fronzoli, i luoghi fotografati da Andric sono sottratti alla monumentalità che è loro propria con lo scopo di neutralizzare la narrazione legata al contesto e al tempo storico di appartenenza. Prive di narrazione – le singole immagini non lasciano prefigurare un prima e un dopo – le opere di Andric sono incentrate sul concetto di limite invalicabile (il muro), di vuoto (gli interni) e di assenza (la vita senza l’essere umano).

Come scrive Demetrio Paparoni nel testo introduttivo alla monografia Ljubodrag Andric – Works 2008-2016, edita da Skira, “Il lavoro di Andric si potrebbe suddividere in cicli connotati, non dal luogo, ma dai modelli formali che ricorrono nella mente del fotografo secondo uno schema che richiama quello dei quadri astratto-geometrici o minimalisti. L’architettura di queste fotografie è infatti costruita attraverso l’utilizzo di geometrie modulari, di volta in volta distribuite nello spazio o accostate in modo da ottenere varianti dello stesso tema. Andric riporta nell’opera la geometria delle masse e l’incidenza della luce. Il fatto che la percezione del soggetto preso a modello muti con il variare della luce spiega cosa intende Andric quando afferma che le sue fotografie lo costringono a lunghe pause, nell’attesa che la luce conferisca particolari caratteristiche alle superfici e al colore. In questa dinamica hanno un ruolo anche le ombre che, facendosi disegno o velatura, danno equilibrio alla struttura dell’immagine, evidenziandone la classicità, ma allontanandola dai canoni estetici neoclassici. Porre l’accento sulla non identificabilità dei luoghi e sulla finitezza delle forme geometriche equivale per Andric a voler riportare l’immagine a se stessa per far prevalere l’analisi sulla narrazione, a dimostrazione del fatto che, come afferma Wittgenstein, il significato del linguaggio non dipende dal modo in cui la realtà si manifesta, ma dal linguaggio stesso, che anticipa le condizioni di significato e di senso delle cose.”

In continuità con l’iniziativa alla Triennale Ljubodrag Andric presenta alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia (26 agosto – 2 ottobre), la mostra Consonanze, che inaugura il 25 Agosto.

 

02
Ago

Christian Gonzenbach. Serut Plucs

RIBOT è lieta di presentare la prima personale in Italia di Christian Gonzenbach  (Ginevra,  1975),  una selezione di opere recenti realizzate attraverso un processo creativo sviluppato negli ultimi anni dall’artista.

Il titolo della mostra Serut Plucs, ovvero la parola “Sculptures” scritta al contrario, è un richiamo esplicito al metodo utilizzato da Gonzenbach, che consiste principalmente nel capovolgere le forme, invertire il rapporto di equilibrio tra pieno e vuoto e determinare nello spettatore un cambio di prospettiva e un nuovo punto di osservazione.

Per realizzare le sculture in ceramica smaltata dall’effetto specchiante presenti in mostra, l’artista si serve di modelli provenienti dalla tradizione della ritrattistica classica. I busti di queste figure storiche scolpite nel marmo e a noi molto familiari, vengono catturate da Gonzenbach attraverso un calco in silicone che, una volta rovesciato su se stesso, diventa la matrice per un nuovo volto dai tratti inediti. I caratteri distintivi di Omero, Platone, Apollo o Caracalla, vengono così  mostrati da un punto di vista inusuale, i nasi appaiono scavati così come le orecchie e i capelli, tutte le fattezze dei personaggi esposti subiscono un ribaltamento e l’idea del busto, come simbolo di potere, forza e bellezza immutabile viene messa in discussione. I canoni estetici convenzionali vengono letteralmente rovesciati e i ritratti assumono una nuova identità.

Per questa mostra l’artista ha anche realizzato due opere dedicate al pubblico milanese e intitolate rispettivamente: Mr. Idrev che altri non è, in questa metamorfosi, che il grande musicista Giuseppe Verdi immortalato dal famoso busto di Vincenzo Gemito e Mr. Icniv che, tra le figure emblematiche di Milano, è un omaggio a Leonardo da Vinci e alla sua genialità.

Completano il progetto espositivo, i lavori della serie Salmigondis, che confermano l’interesse di Gonzenbach per le possibili  trasformazioni della forma e della materia, indagate recentemente anche nella sua residenza al CERN di Ginevra. Le forme organiche delle sculture in cemento, prodotte dal caso e dal passaggio di stato cui sono soggetti alcuni materiali, ci restituiscono immagini rievocanti l’idea della natura e della sua manifestazione libera e quasi “grottesca” che nei giardini italiani e, concettualmente anche in questa mostra, convive spesso con il fascino decadente delle sculture ritratto. Dallo stesso spirito sperimentale dell’artista nasce anche lo special project ideato per Serut Plucs, in edizione limitata di dieci esemplari. Sculture metamorfiche in alluminio, dalla superficie movimentata e complessa, che proseguono la ricerca sul tema dell’inversione creando, attraverso un vocabolario poetico, delle forme astratte e misteriose. Continue Reading..

29
Lug

Mario Cresci. In aliam figura mutare

Mario Cresci in Aliam Figuram Mutare. Interazioni con la Pietà Rondanini di Michelangelo

Organizzata dal Comune di Milano, Direzione Cultura, Soprintendenza Castello, Musei Archeologici e Musei Storici, Civico Archivio Fotografico, l’esposizione, ideata da Mario Cresci, si snoda attraverso diverse fasi progettuali ognuna corrispondente a gruppi di immagini realizzate sulla Pietà Rondanini, ripresa nello storico allestimento della Sala degli Scarlioni e in quello attuale, nell’Ospedale Spagnolo. L’autore, attraverso il progressivo avvicinamento all’opera d’arte indagata, osservata, scrutata per tre anni stabilisce un intenso confronto con tematiche della società contemporanea. In occasione dell’esposizione, Cresci dona al Civico Archivio Fotografico di Milano una serie di quaranta stampe fotografiche relative all’intero progetto, contribuendo così a incrementare il patrimonio dell’Istituto.

ANTICO OSPEDALE SPAGNOLO CASTELLO SFORZESCO
Mario Cresci, In aliam figura mutare
a cura di Mario Cresci
25 maggio/22 settembre 2016

Sale espositive Antico Ospedale Spagnolo Castello Sforzesco
Piazza Castello 1 – 02.88463747
martedì-domenica 9-19.30, giovedì 9-22.30

www.milanocastello.it
www.comune.milano.it/cultura

Ingresso libero

report by amaliadilanno

27
Lug

GIORGIO MORANDI – VINCENZO AGNETTI. Differenza e ripetizione

A cura di Andrea Bruciati

24 luglio – 11 settembre 2016 dal martedì alla domenica dalle 19.00 alle 24.00 palazzo De Sanctis, Castelbasso

Fondazione Carima, Macerata-Museo Palazzo Ricci
Partendo da un maestro come Giorgio Morandi (1890 – 1964) e dal concetto di differenza e ripetizione ribadito dall’omonimo saggio di Gilles Deleuze (1968), la mostra arriva all’originale interpretazione di un’altra figura fondamentale, Vincenzo Agnetti (1926 – 1981). Attraverso questo accostamento inedito il progetto, intitolato “GIORGIO MORANDI – VINCENZO AGNETTI: differenza e ripetizione”, vuole illustrare, attraverso un display espositivo eccentrico, la produzione di due artisti secondo una prospettiva concettuale eterodossa.

Dagli anni Cinquanta, proprio attraverso le serie, Giorgio Morandi abbandona l’idea di capolavoro. L’artista persegue pragmaticamente, all’interno della pittura e di un genere storico come la natura morta, la morte dell’aura, perché non crede più che il reale, molteplice e discontinuo, soggetto alla posizione relativa dell’osservatore e alle scelte arbitrarie del pittore, possa ancora essere rappresentato con un atto emblematico e unitario.Lavorando attraverso le serie Morandi varia la composizione degli oggetti, le proporzioni della tela, il punto di vista dello spettatore, l’inquadratura come campo delimitante. Proprio con questo sistema di variabili, con tutte le possibilità e le contraddizioni che esso contiene, Morandi pensa di poter esprimere la sua ricerca ossessiva di una bellezza assoluta. Di differente timbro ma fedele ad una linea analitica rigorosa e poetica si sviluppa il precipitato linguistico di Vincenzo Agnetti. L’opera d’arte non può consistere se non nella funzione di traccia di pensiero, se non nel suo essere pura apertura al pensare stesso. Il rapporto tra parola e immagine si riconduce a un legame in chiave epistemologica tra filosofia e matematica. Per questo l’artista sceglie il linguaggio verbale come veicolo principale e a un tempo come oggetto di analisi, perché il linguaggio è il tramite più diretto della comunicazione del pensiero, ma anche il più ambiguo. La rappresentazione viene ricondotta all’astrazione, quella cioè di un universo descritto attraverso l’oggettività e la purezza di dati numerici.Continue Reading..

25
Lug

MIGUEL RIO BRANCO. De Tóquio para Out of Nowhere

Galeria Filomena Soares was founded in 1999, in Lisbon. Its main objective is to incentive contemporary artistic production, by furthering a productive dialogue between artists, curators and institutions working in the Portuguese and international art scenes.

The gallery stands in the east side of Lisbon, an area that was, for decades, an industrial pole of great importance to the city’s growth and is today one of its largest urban reconversion sites. The gallery’s space (approx. 1000m2) includes two exhibition rooms with different sizes and facilities, which allow it to host a large variety of exhibitions and other artistic events. The gallery has, from very early on, been producing monographs on contemporary art that can be browsed in one of the rooms reserved for visitors.

The gallery’s programming is guided by a strategy aimed at establishing long-time associations with authors working in every field of artistic expression. The gallery’s participation in important contemporary art fairs, as well as its collaborations with international curators – such as David Rimanelli, Rosa Martinez, Jurgen Bock, David Rosenberg, David Barro or Alexandre Melo – is one of the prospective lines it keeps constantly developing within this context.

Galeria Filomena Soares represents the following artists: Ângela Ferreira, Bruno Pacheco, Carlos Motta, Dan Graham, Daniel Senise, Dias & Riedweg, Didier Faustino, Günther Förg, Helena Almeida, Herbert Brandl, Jaime de la Jara, João Penalva, João Tabarra, Kiluanji Kia Henda, Miguel Rio Branco, Pedro Barateiro, Peter Zimmermann, Pilar Albarracín, Rodrigo Oliveira, Rui Chafes, Santiago Parra, Shirin Neshat, Slater Bradley and Susy Gómez.

Current exhibition: MIGUEL RIO BRANCO. De Tóquio para Out of Nowhere, 2016-05-26 | 2016-11-12

report by amaliadilanno

 

22
Lug

Aron Demetz – Robert Pan. AUTARK

Vernissage 20.07.2016 ore 19:00
Conferenza stampa 20.07.2016 ore 16:00 (Hotel Adler)
21.07 – 15.10.2016

AUTARK. ARON DEMETZ – ROBERT PAN
Dell’autonomia della materia e della disciplina del pensiero e della mano.

In un panorama artistico spesso dominato da formule espressive preconfezionate per facilitare la collocazione critica ed il compito di spettatori, collezionisti e addetti ai lavori, Aron Demetz e Robert Pan si possono a pieno diritto inserire nel ristretto novero degli artisti che non possono prescindere dalla sperimentazione continua e inesausta come motore primo della loro poetica e della loro prassi. Sperimentazione che coinvolge tutti gli aspetti della creazione, dalla concezione alla progettazione fino ai materiali e alle tecniche per realizzare le opere. Materiali, metodi e tecniche che eccedono la dimensione meramente “oggettuale” e tecnologica per diventare veri e propri supporti e motori di scelte poetiche e filosofiche, e che rappresentano il tema ed il fulcro della mostra ospitata presso la Galleria Doris Ghetta. Il complesso di opere esposte in galleria rappresenta anche una nuova tappa della ricerca espressiva dei due artisti, accomunati da uno stesso approccio etico e sperimentativo alla ricerca espressiva, pur mantenendo peculiarità stilistiche ben distinte.
Testo: Alessandro Romanini

Galleria Doris Ghetta
dorisghetta.com
Pontives Sud 8
info@galleriaghetta.com
39046 Ortisei, Val Gardena
+39 39 39 32 39 27

Immagine: Aron Demetz, Untitled, fire clay and bronze, 2016 – Robert Pan, AUT 1,696 ARK, mixed media and resin on wood, 2015-2016

20
Lug

RACHEL FOULLON & MATT KEEGAN. LL | EE

Galeria Pedro Cera is pleased to announce LL|EE, an exhibition by Rachel Foullon and Matt Keegan.

The guiding force of the pattern and template – both found and generated, along with the emphasis on a specific palette, emerge as clear connectors between the work of Rachel Foullon and Matt Keegan. Their handled, repurposed and tailored sculptures present their audience with wall-based Rorschachs that are specific in their manufacture but open-ended in their translation. Shared interests in the hybridity of the handmade and machined run throughout the exhibition.

In Foullon’s “Cruel Radiance” series, the artist “renovates” found pre-industrial farm tools with the addition of hand-dyed fabric and custom plated hardware. Drawing attention to their inherent geometry, she highlights their relationship to labor and the body. Having removed the tools’ value as functional implement or antique, Foullon locates boundaries between nostalgia and currency, high and low, body and machine, sacred and profane.  Double Gate, 2015 is based on rural fencing designed for livestock management. The sculpture spans from floor to ceiling and can turn 360 degrees on its center axis.  Installed here, it provides a fulcrum and animation for the wall-based works of both artists.

Keegan’s Lisbon Cutout sculptures, 2016 are a continuation of a recent series that start out as hand-cut paper forms then fabricated in laser-cut steel, folded on a brake press and powder-coated. The parenthetical titles (such as Traffic Red) come from the RAL colors applied to each work. RAL, an international color system, is used for domestic and industrial purposes. These color-coated shapes often illicit naming, a feature that interests Keegan and overlaps with his ongoing work with visual learning aids used to teach English as a Second Language. The artist’s mother created her own ESL flash cards over a fifteen-year period to teach high school and adult education students. Keegan was drawn to this collection because the images were treated as placeholders for language.

Rachel Foullon and Matt Keegan met in 2002 when they began their MFA studies at Columbia University. Upon graduating, they started a curatorial endeavor, Public-Holiday Projects. PHP organized three years of group shows at international artist-run and institutional venues including a significant exhibition with a companion publication at the Contemporary Arts Center in Cincinnati, Ohio.

RACHEL FOULLON & MATT KEEGAN
LL | EE
May 19 – Jul 27, 2016

Galeria Pedro Cera
Rua do Patrocínio, 67 E
1350-229 Lisboa
Portugal

report by amaliadilanno

20
Lug

JANNIS KOUNELLIS

CENTRO ARTI VISIVE PESCHERIA – PESARO
JANNIS KOUNELLIS a cura di Ludovico Pratesi
16 luglio – 16 ottobre 2016
Pesaro, Centro Arti Visive Pescheria
Promossa da Comune di Pesaro/Assessorato alla Bellezza e Sistema Museo
Con il patrocinio della Regione Marche

Il Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro, dal 16 luglio al 16 ottobre ospita la mostra JANNIS KOUNELLIS curata da Ludovico Pratesi e promossa da Comune di Pesaro-Assessorato alla Bellezza e Sistema Museo, con il patrocinio della Regione Marche.
Per celebrare il ventesimo anniversario di Pescheria, adibito a Centro Arti Visive dal 1996, il grande maestro Jannis Kounellis ha realizzato una nuova installazione tra il Loggiato e la ex chiesa del Suffragio, ispirata alla realtà industriale della città di Pesaro. Un felice e atteso ritorno quello di Kounellis. Ha esposto nel 2007 Li Marinari alla galleria di Franca Mancini e nel 2011 al convento dei Servi di Maria a Monteciccardo e oggi siamo testimoni del suo intervento alla Pescheria, nato dall’esperienza presso alcune industrie pesaresi che l’artista ha visitato personalmente.
Un intervento dal potente valore simbolico, che interpreta una delle vocazioni della città marchigiana con un linguaggio forte ed evocativo, caratteristico dell’immaginario del maestro. Nel Loggiato un’installazione scenica coinvolge il soffitto e il pavimento, dando vita ad un paesaggio post-industriale, con una serie di macchinari e ingranaggi appoggiati sotto strisce di lenzuoli bianchi avvolgenti, come fossero dei sudari. Dall’alto pendono una serie di altalene che sostengono sacchi di carbone, “come un volo di corvi”, spiega l’artista.
Si prosegue nell’ex chiesa del Suffragio che, dopo un importante restauro, ha ritrovato la sua originale pianta dodecagonale (è l’unico edificio religioso dodecagonale esistente in Italia) modificata alcuni decenni fa da alcuni interventi murari, ora eliminati. Per questo spazio, Kounellis ha creato una sorta di rito funebre, incentrato su una rotaia circolare dove scorrono 5 carrelli, simili a quelli usati nelle fabbriche, carichi di cappotti neri da uomo ammucchiati. L’originale convoglio viene trainato da un cavallo da tiro, che si muove al centro del cerchio metallico.
“L’arte è una presentazione e non una rappresentazione” dice Kounellis. “Per me, la mostra è un atto unico: l’occupazione di uno spazio per il tempo di un atto unico, come si dice a teatro. Penso che per le mostre funzioni così. E la capacità dell’artista è quella di avere, o riavere, il protagonista di sempre. Il mio problema è riconsiderare come positiva la rinascita del dramma. Ecco, questo è il mio problema intellettuale e ideologico”.
E aggiunge Ludovico Pratesi: “Kounellis ha interpretato la Pescheria come un luogo dinamico, dove portare un frammento della città per farne rivivere la memoria all’interno dello spazio; un intervento che assume un significato ancora più forte perché celebra il ventennale del Centro Arti Visive”.
Nella sua lunga ed eclettica carriera, iniziata alla fine degli anni Cinquanta, quando Kounellis lascia la Grecia per trasferirsi a Roma, dove attualmente vive e lavora, l’artista ha fatto parte del movimento dell’Arte Povera, teorizzato da Germano Celant nel 1967, per poi sviluppare una ricerca basata sull’uso di materiali che rimandano da una parte all’archeologia industriale e dall’altra al mondo classico. Carbone, acciaio, putrelle di ferro, sacchi di juta e pietre compongono sculture e installazioni caratterizzate da un aspetto solenne, quasi epico, per suscitare riflessioni sulla vita e sul destino dell’umanità.
“Dopo due anni di lavori in cui abbiamo comunque mantenuto un’attività continuativa, seppur ridotta – ha dichiarato l’assessore Daniele Vimini – per la riapertura del Centro Arti Visive abbiamo puntato su uno degli artisti più importanti al mondo e tra i più amati in Italia, che ancora non aveva esposto in Pescheria ma già legato a Pesaro da una storia importante con la galleria di Franca Mancini e i suoi Rencontres Rossiniens. Per noi è una grande soddisfazione, insieme a Ludovico Pratesi curatore dell’evento, poter offrire alla città e a tutto il territorio regionale e oltre, una opportunità come questa che, arrivando fino ad ottobre, sarà anche di massimo interesse per accademie e istituti d’arte, a partire dall’antistante Liceo Mengaroni”.Continue Reading..