Category: arte

07
Apr

Sasha Vinci e Maria Grazia Galesi. La terra dei fiori

Alla Reggia di Caserta, La terra dei fiori, il progetto del duo Sasha Vinci – Maria Grazia Galesi a cura di Daniele Capra, propone una contro mitologia.

Dalla terra dei fuochi, disseminata di scorie tossiche e avvelenata dalla malavita, alla terra dei fiori, luogo in cui crescono gerbere e crisantemi, fiori che l’arte accoglie per farne espressione di rigenerazione, bellezza e spiritualità. Un progetto che racconta con foto, video e documentazione le storie di un luogo e la bellezza solitaria della Reggia di Caserta, che ha osservato nel tempo la violenta trasformazione del territorio campano.
La mostra è promossa dalla Reggia di Caserta in collaborazione con la galleria aA29 Project Room, Milano I Caserta, con il contributo di McArthurGlen La Reggia Designer Outlet, Axa Assicurazioni Loffredo Caserta, Oliveo.it, Grand Hotel Vanvitelli, Artec e con il Patrocinio Comune di Caserta. Il catalogo, bilingue, è a cura di Daniele Capra.

La mostra ospitata nei saloni del piano nobile della Reggia è costituita da opere fotografiche di grandi dimensione, disegni, video e documentazione che raccontano “il percorso che ha portato il duo Vinci–Galesi ad interrogare, grazie all’impiego del fiore, le identità individuali ma anche i luoghi dimenticati segnati da abbandono, trascuratezza, degrado civile”.
“A tutto questo – aggiunge il curatore – si contrappone il rigoglioso germogliare della natura, elemento di meraviglia, espressione della volontaria ricerca di riscatto. È il tentativo di inversione, l’espressione della necessità di superare l’impasse della situazione attuale che l’arte deve compiere. Per mostrare come anche dall’estremo abbandono si possano far germinare onestà, bellezza, dignità”.

Le immagini di Vinci–Galesi sono visioni cariche di elementi contrastanti. In contesti dal valore simbolico, quali ad esempi una spiaggia in cui mare e terra si contendono la supremazia o in una cava abbandonata popolata di residui di pietre, i due artisti si mostrano interamente avvolti da un mantello floreale coloratissimo e che nasconde i tratti somatici. La loro figura diventa così quella di un spirito che dissemina colore e futuro nel grigio e nell’abbandono del presente.
Il drappo in cui gli artisti sono avvolti è realizzato cucendo a mano migliaia e migliaia di fiori su eterei tessuti. Rispettando un’antica tradizione propria delle celebrazioni religiose di un’altra terra complessa e difficile, il ragusano, sulle cui coste negli ultimi anni sono sbarcati disperati provenienti dall’altra sponda del Mediterraneo in fuga dalla guerra o si sono arenati corpi senza più speranza. La bellezza di quei luoghi, testimoniata da alcune immagini degli ultimi progetti, è un controcanto che fa stridere ancor di più i limiti della condizione umana.
Vinci–Galesi propongono visioni transitorie, occasioni preziose e fugaci. Fuggevoli quanto è fuggevole la bellezza di un fiore, meraviglia condannata ad un veloce disfacimento.Continue Reading..

07
Apr

Miroslaw Balka. Crossover/s

“CROSSOVER/S” è la prima retrospettiva italiana di Miroslaw Balka(Varsavia, 1958), artista tra i più rilevanti degli ultimi trent’anni che pone al centro del suo lavoro l’indagine sulla natura dell’uomo e sulla memoria individuale e collettiva. Attraverso una riflessione sulla storia dell’Europa e della Polonia, dove l’artista vive e lavora, Balka prende spunto da elementi ed eventi della propria biografia per realizzare opere che affrontano temi universali con grande potenza evocativa.
Dagli inizi degli anni ‘90, Miroslaw Balka abbandona le forme antropomorfe, che avevano caratterizzato gli esordi della sua carriera artistica, per creare opere che rappresentano oggetti simbolici quali letti, pedane e fontane. Balka concepisce questi lavori anche attraverso l’uso di materiali comuni come legno, sale, cenere, sapone, cemento e acciaio, utilizzando spesso come unità di misura le dimensioni del proprio corpo.
La mostra raccoglie quindici lavori – tra sculture, installazioni e video realizzati dagli anni ‘90 a oggi – in un percorso immersivo caratterizzato da incroci fisici, simbolici e temporali, dove anche la luce e l’oscurità assumono un ruolo centrale e in cui lo spettatore prende coscienza della propria presenza e funzione nello spazio.

Pirelli HangarBicocca
Via Chiese 2
20126 Milano
T (+39) 02 66 11 15 73
F (+39) 02 64 70 275
info@hangarbicocca.org

Miroslaw Balka. Crossover/s
a cura di Vicente Todolì
16 marzo – 30 luglio 2017

06
Apr

Abdullah Al-Mutairi. Byproducts of Development

Focusing on the impact industrial expansion has had on the bodies and identities of youth in the region, “Byproducts of Development” utilizes found materials, both digital and physical, to portray a theory of cultural transformation. The show aims to draw attention to the physiological repercussions of rapid urbanization; linking the effects of oil industry to noticeable changes in the body. Additionally, digital connectivity is scrutinized as a locus of change, prompting shifts in self-image and methods of self-actualization that mirror the drastic changes in local landscapes. Male fragility is positioned as a reaction to, as well as a consequence of, rapid development, with youth caught between a changing ecology and digital influences.

This is Abdullah Al-Mutairi’s first solo show.

Abdullah Al-Mutairi was born in Kuwait in 1990. He lives between Kuwait and the United States. He is studying liminal identities and the intersection of gender, religion, and technology in the Gulf. He is working on a commissioned work for Global Art Forum 7 at Mathaf: Arab Museum of Modern Art and Art Dubai.

Abdullah Al-Mutairi. Byproducts of Development
11th April – 27th April, 2017

Sultan Gallery
South Subhan, Block 8, Street 105, Building #168 besides Sadeer.
Madinat al-Kuwait

06
Apr

Gerhard Richter. The Editions

In the spring of 2017, Gerhard Richter celebrated his 85th birthday. To mark this occasion, the entirety of Richter’s editioned work created since 1965 will be on view at the Museum Folkwang from April 7 until July 30, 2017. The exhibition Gerhard Richter. The Editions is the most comprehensive that the editions, currently numbering more than 170, have been given to date, and brings the artist’s most famous motifs together with many of his works that are rarely shown.

Gerhard Richter’s editioned works—prints, photographs, objects, and paintings—form an important group within the artist’s complex oeuvre. At the same time, they offer an overview of his more than five decades of extensive artistic work. Richter has used the concept of editioning since the early years of his artistic career to interpret his works and ideas anew and simultaneously to extend their reach through wider dissemination.

Richter’s earliest editions already show a new formulation of the same questions that occupy him in painting: questions about the meaning of original and copy, about the idiosyncrasies of photography, painting, and printing, and about the interpretation of his chosen subjects. As his painting has changed and evolved, his editions also reflect new subjects, concepts, and artistic strategies. In addition to found family portraits and photographs from newspapers and magazines—for example, Flugzeug II (Airplane II), 1966—he increasingly uses his own snapshots as the starting point for new artwork. Thus, for the edition Ella (2014), he returned to a photograph of his own daughter taken in 2006. Abstraction also plays a central role in the editions. Not only does Richter use abstract paintings as templates for photographs, excerpts from which he combines to make new works; he also creates editions with unique characteristics, as in Fuji, a series of 110 abstract paintings, of which the exhibition will feature two selections.

The exhibition is a collaboration with the Olbricht Collection.

Supported by Merck Finck Privatbankiers.

Press conference
Wednesday, April 5, 11am

Press contact
Anna Littmann: T +49 201 8845 160 / anna.littmann@museum-folkwang.essen.de

Public program
The exhibition will be accompanied by a range of public and educational programs. For the dates, please visit www.museum-folkwang.de or subscribe to our newsletter by clicking here.

Lecture
Thursday, June 22, 7pm, CONCEPTION – PRODUCTION – EDITION. with Mike Karstens, Print workshop, Münster

Gerhard Richter. The Editions
April 7–July 30, 2017

Opening: April 6, 7–10pm

Museum Folkwang
Museumsplatz 1
45128 Essen
Germany

Image: Kerze I, 1988. Candle I. Offset print and chalk on paper, 89,3 x 94,5 cm. Courtesy Olbricht Collection© Gerhard Richter, 2017

04
Apr

Luca Cacioli. [A – stràt – to]

In occasione del quarto anniversario, Galleria 33 presenta [A – stràt – to], personale di Luca Cacioli, a cura di Tiziana Tommei. Un progetto inedito quello proposto, in cui le componenti proprie della fotografia dell’autore, quali equilibrio, misura e sintesi, trovano piena forma nella pura astrazione. Un’indagine lenticolare, che registra dettagli, texture e struttura di superfici, oggetti e materiali.

Testo critico
Essenzialità, rigore, minimalismo, geometria e astrazione. I progetti fotografici realizzati da Luca Cacioli negli anni, sebbene ben distinti tra loro, sono accomunati dalla medesima matrice di ricerca: la forma. Quest’ultima non intesa quale mezzo, ossia con valore strumentale rispetto all’espressione, ma come espressione essa stessa. Dal primo lavoro, “Confini”, passando per “Surrealismo”, “Notturni Urbani” e “Details”, fino a giungere a “La nuvola” e ad “[A – stràt –to]” quello che emerge è un percorso ordinato, che muove in sottrazione. Questo, non tanto in termini quantitativi, quanto di restituzione di elementi che, seppur realistici, si staccano dalla realtà intesa come trasposizione diretta di un oggetto di natura. Il fotografo, infatti, non solo è attratto in misura crescente da elementi architettonico-urbanistici e industriali, ma li osserva e li viviseziona, lasciando emergere il lato meno realistico e figurativo, e quindi, più propriamente, astratto. In “[A – stràt – to]” non è più tanto interessato a comporre un’immagine ben costruita (Surrealismo) o a tagliare spazi e strutture, valorizzandone le geometrie (Notturni urbani) e neanche a focalizzarsi su dettagli specifici (Details), quanto a mettere in luce ogni dettaglio di superficie, rendendo protagonista la texture. Il colore, la materia e le linee, insieme alle componenti fisiche che costituiscono quest’ultima, fino ad ogni millimetrico elemento, vengono fissati in luogo dell’oggetto fotografato. Questo progetto è imperniato sull’osservazione e registrazione chimico-chirurgica dell’oggetto scelto, che perde in virtù dello scatto stesso lo status si soggetto. Procedendo a ritroso fino a “Confini”, non si può non soffermarsi su talune associazioni: l’elemento antropico ed artificiale, che al tempo si frapponeva tra l’uomo e il paesaggio, oggi viene eletto ad assoluto protagonista della scena, fino ad essere indagato nella sua consistenza e area di sviluppo. Singolare è la libertà di lettura e, di conseguenza, d’immaginazione, che il fotografo lascia al riguardante attraverso questa serie: le coordinate di orientamento, al pari dell’immagine evocata, sono ad appannaggio dell’osservatore. Forme piene, che colmano lo sguardo, attraverso la negazione dell’inessenziale, come della diretta e immediata riconoscibilità della figura ripresa. Hanno un perimetro fisico su carta, ma non hanno confini in sé: si estendono oltre la cornice, si espandono. Il movimento è per questo doppio: in profondità nella materia, multidirezionale sulla superficie. Il processo che determinano non attiene a qualsivoglia interrogativi sull’entità dell’oggetto, ma induce piuttosto ad un atteggiamento di contemplazione prolungata.Continue Reading..

01
Apr

Italian Pavilion at the Venice Biennale

Giorgio Andreotta Calò, Roberto Cuoghi, Adelita Husni-Bey
Il mondo magico
May 13–November 26, 2017

Italian Pavilion at the Venice Biennale
Arsenale
Venice
Italy

www.ilmondomagico2017.it

Commissioned by the Ministry of Cultural Heritage and Activities and Tourism
DGAAP – Directorate-General for Contemporary Art and Architecture Urban Peripheries
Commissioner: Federica Galloni, Director General DGAAP
Realized by the Venice Biennale

Curated by Cecilia Alemani

Il mondo magico is the exhibition for the Italian Pavilion at the Venice Biennale 2017, and it presents ambitious new projects by Giorgio Andreotta Calò, Roberto Cuoghi, and Adelita Husni-Bey. These artists—all born in Italy between the 1970s and the 1980s—emerged on the scene in the first decade of the new millennium and, despite many stylistic differences, share a fascination with the transformative power of the imagination and an interest in magic.

In their works, Andreotta Calò, Cuoghi, and Husni-Bey construct parallel universes that teem with references to magic, fancy, and fable, creating complex personal cosmologies. They see themselves not just as producers of artworks, but as active interpreters and creators of the world, which they reinvent through magic and the imagination. For the invited artists, magic is not an escape into the depths of irrationality but rather a new way of experiencing reality: it is a tool for inhabiting the world in all its richness and multiplicity.

The title of the exhibition is borrowed from Ernesto de Martino’s book Il mondo magico; this Neapolitan scholar developed seminal theories about the anthropological function of magic, which he studied for decades, describing its rituals as devices through which individuals try to regain control in times of uncertainty and reassert their presence in the world.

Within the landscape of contemporary Italian art, Andreotta Calò, Cuoghi, and Husni-Bey use magic as a cognitive instrument for reconstructing and reinventing reality, sometimes through fantasy and play, sometimes through poetry and imagination. This approach allows them to create complex aesthetic universes that eschew the documentary-style narrative found in much recent art, relying instead on an alternative form of storytelling woven from myths, rituals, beliefs, and fairy tales.

Like the rituals described by de Martino, the works of Andreotta Calò, Cuoghi, and Husni-Bey stage situations of crisis that are resolved through processes of aesthetic and ecstatic transfiguration. If one looks closely, these works offer up the image of a country—both real and fanciful—where ancient traditions coexist with new global languages and vernaculars, and where reality and imagination melt together into a new magical world.

Il mondo magico will be accompanied by a bilingual catalogue published by Marsilio with essays by Giovanni Agosti, Cecilia Alemani, Giuliana Bruno, Barbara Casavecchia, Fabio Dei, Brian Dillon, Silvia Federici, Marina Warner, and Chris Wiley.

Image: Adelita Husni-Bey, 2017. Production still, 5k video. Courtesy the artist and Galleria Laveronica

31
Mar

Hermann Nitsch – O.M.T. Colore dal Rito

“Il mio teatro delle orge e dei misteri concentra l’esperienza intensa, il rituale nel senso della forma, creando un festival dell’esistenza, un’esperienza concentrata, consapevole e sensuale, del nostro esser(ci)”, Hermann Nitsch.

Il CIAC Centro Italiano Arte Contemporanea di Foligno ospita dal 25 marzo prossimo sino al 9 luglio la mostra Hermann Nitsch O.M.T Orgien Mysterien Theatre (Teatro delle Orge e dei Misteri) – Colore dal Rito, personale dedicata al grande maestro austriaco, esponente dell’Azionismo viennese, dell’Informale e quindi creatore di performance e installazioni molto discusse e rimaste memorabili.

Curata da Italo Tomassoni e da Giuseppe Morra, dal 1974 storico gallerista ed editore degli scritti di Nitsch cui ha dedicato nel 2008 un Museo a Napoli, la mostra raccoglie circa 40 opere, divise in 9 diversi cicli di lavori, realizzati tra il 1984 e il 2010 e allestite come fossero un’unica grande opera aperta negli spazi del CIAC, che diversifica nuovamente la propria offerta espositiva offrendo l’opportunità di incontrare uno tra i maggiori protagonisti dell’arte internazionale della seconda metà del Novecento.

Hermann Nitsch (1938) massimo esponente dell’Azionismo viennese, elabora già dal 1957-1960 la sua idea di Orgien Mysterien Theatre (Teatro delle Orge e dei Misteri): esperienza di arte totale legata al concetto psicanalitico di Abreaktion, cioè la scarica emozionale che consente ad un soggetto di rimuovere gli effetti di accadimenti drammatici. L’esecuzione di atti orgiastici e onanistici con la messinscena di riti sacrificali consente, secondo l’artista, la liberazione catartica da tabù religiosi, moralistici, sessuali. Nel frattempo Nitsch dipinge seguendo il movimento del tachisme cioè l’immediatezza del gesto che versa o schizza colori sulla tela, anche usando direttamente le mani. Dal 1961 si intensificano le azioni in cui Nitsch comincia ad utilizzare gli animali macellati, il cui sangue viene usato come colore, così come aumenta il numero di partecipanti alle sue azioni con attori passivi crocefissi e cosparsi di sangue e attori attivi che utilizzano interiora di animali, si diversificano i materiali e gli apparati scenici. La provocazione si fa sempre più spinta tanto che nel 1965 Nitsch andrà in carcere per due settimane, ma si allarga anche il giro delle sue relazioni internazionali, specie con la Germania e gli Stati Uniti. Nel 1971 acquista il castello di Prinzerdorf in Austria che diventa la sede del suo Orgien Mysterien Theatre. Nel 1974 entra in contatto a Napoli con Giuseppe Morra e il suo Studio che diviene la sua galleria e il suo editore di riferimento, pubblicando l’O.M. Theatre 2, sua opera teorica fondamentale e gli spartiti musicali delle sue molteplici azioni sceniche. Nel corso degli anni Settanta-Ottanta si intensificano le partecipazioni alle grandi rassegne internazionali, gli interventi in prestigiosi musei e le esecuzioni musicali. Nel 1984 la sua 80.ma azione dura tre giorni e tre notti consecutive e dieci anni dopo Morra ne pubblica la partitura integrale. Dagli anni Novanta prevalgono in tutto il mondo le esposizioni dotate di forte energia espressiva, in cui Nitsch installa i relitti, gli oggetti, le grandi tele, le partiture, i progetti grafici che hanno dato vita alla sua personalissima esperienza artistica, in cui confluiscono teatro, pittura, musica, fotografia, video, performance.

La mostra presenta alcune celebri installazioni di Nitsch come 18b.malaktion, 1986 Napoli Casa Morra. Si tratta di grandi tele dove domina il colore rosso versato o schizzato, “una pittura d’azione – afferma Nitsch – che assolve una funzione drammatica, coinvolgendo gli spettatori, come un accadere drammatico che si manifesta a mò di litania, all’interno del mio teatro, attraverso una esibizione pittorica”. Oppure azioni dimostrative-teoriche come 108.lehration, 2001 Roma Galleria d’Arte Moderna, dove in altre grandi tele Nitsch evidenzia elementi base del suo teatro, cercando “il segreto profondo del colore” e dando precise indicazioni sulla propria teoria estetica, le sue speculazioni filosofiche e la sua idea del cosmo.

E 130.aktion installazione di relitti, 2010 Museo Nitsch Napoli, dove l’artista costruisce opere autonome ma al tempo stresso tracce rielaborate delle sue precedenti azioni sceniche con elementi che provengono dall’azione stessa come grandi teli bianchi e camici macchiati di sangue, barelle servite per trasportare corpi che divengono tavoli o altari, attrezzi chirurgici come bisturi o divaricatori, provette e alambicchi che rimandano al corpo e ai suoi umori, zollette di zucchero e fazzolettini di carta messi in file perfettamente regolari, che suggeriscono sensazioni di freschezza e purezza. Relitti come installazioni di quanto è già avvenuto, testimonianza di un evento sacrificale assente, segni rituali e formali di fatti fisici e carnali.Continue Reading..

26
Mar

Anselm Kiefer. For Louis-Ferdinand Céline: Voyage au bout de la nuit

For Louis-Ferdinand Céline: Voyage au bout de la nuit, a large-scale installation by Anselm Kiefer, one of the most important living artists, will be presented by Copenhagen Contemporary (CC) from April 2 through August 6.

Anselm Kiefer’s paintings and sculptures are filled with references to the past. In the almost 50 years since he began working as an artist in postwar Germany, he has found inspiration in historical events, literature, poetry, alchemy, astronomy, chemistry, and religion. This exhibition includes four paintings and four lead sculptures of airplanes. The work, which is monumental in size, has never been exhibited before.

Kiefer has been making lead airplane sculptures since the late 1980s. The pieces in this exhibition, with their battered, war-weary aura, dominate a 1500-square-meter space. The allegorically significant airplanes are juxtaposed and converse with a series of paintings that measure up to 6.6m in height and 11.4 meters in width. The paintings contain references to photographs the artist took during his travels in the Gobi Desert in 1993 and also to a scene in Ingeborg Bachmann’s Book of Franza (1955), in which the title character unsuccessfully seeks solace in the barrenness of the desert.

The multiplicity of references and the diversity of materials can be—although not necessarily should be—interpreted as alluding to the philosophy of Emanationism, which holds that all things flow from and return to one infinite entity.

About Anselm Kiefer
Anselm Kiefer was born in Donaueschingen, Germany in 1945 and has lived and worked in France since 1993. After studying law, and Romance languages and literature, Kiefer devoted himself entirely to painting. He attended the School of Fine Arts at Fribourg-in-Brisgau, then the Art Academy in Karlsruhe He has exhibited widely, including solo shows at MoMA, New York (1988); Neue Nationalgalerie, Berlin (1991); The Metropolitan Museum of Art, New York (1998); Fort Worth Museum of Art, Texas (2005); the San Francisco Museum of Modern Art (2006); Mass MoCA, Massachusetts (2007); Guggenheim Museum, Bilbao (2007); Grand Palais, Paris (2007); Louisiana Museum of Modern Art, Denmark (2010); the Rijksmuseum, Amsterdam (2011); Tel Aviv Museum of Art (2011); The Royal Academy of Arts, London (2014); the Centre Georges Pompidou and the Bibliothèque Nationale de France, Paris (2015). In 2007 Kiefer became the first artist to be commissioned to install a permanent work at the Louvre, Paris since Georges Braque some 50 years earlier. In 2009 he created an opera, Am Anfang, to mark the 20th anniversary of the Opéra National de Paris.

About Copenhagen Contemporary
Copenhagen Contemporary (CC) is an independent institution established in 2015 which works to create an international center for contemporary art and cultural experiences in Copenhagen.

Anselm Kiefer. For Louis-Ferdinand Céline: Voyage au bout de la nuit
April 2–August 6, 2017
Opening: April 1, 5–9pm

Copenhagen Contemporary
Trangravsvej 10-12
1436 Copenhagen
Denmark
Hours: Tuesday–Sunday 11am–6pm,
Thursday 11am–9pm

T +45 29 89 72 88
contact@cphco.org

Photo: © Anselm Kiefer

26
Mar

Mia E Göransson. Solo show

Officine Saffi è lieta di invitarvi all’inaugurazione
martedì 28 marzo, 18.30 – 21.00

Rocce, piante grasse, piccoli pianeti, architetture metafisiche dai colori curiosi. L’artista, designer, ceramista Mia E Göransson crea opere che sono raffinati e affascinanti ecosistemi. Gli organismi che popolano i suoi paesaggi possono ricordare le forme della natura frammentata e ricomposta, una New Nature che svela e nasconde allo stesso tempo le strutture geometriche sottese alle leggi naturali, quelle linee, vortici, traiettorie che le piante seguono nel loro sviluppo, nelle fasi della crescita, secondo rapporti armonici invisibili ed eterni. Uno scontro tra la morbida organicità della vita e il rigore della geometria. Le leggi della fisica sono sorpassate, la forza di gravità non ha potere sulle architetture che Mia costruisce. In bilico, in una azzardata sospensione, angoli appoggiano su curve lisce, cubi o cilindri si sporgono troppo in là, eppure non crollano. E allora interviene il colore, lo stesso su tutte le superfici, oppure i toni più accesi e giocosi che una tavolozza possa ospitare. Nelle composizioni monocrome emergono i riflessi, le rotondità e gli spigoli, creando scenari misteriosi, irreali. Compiendo un lavoro di astrazione della natura circostante, l’artista arriva a realizzare una nuova natura decostruita, concreta, solida, oggettuale, come diceva Ettore Sottsass: “Nous avons réalisé des objets concrets pour exprimer des idées abstraites … et ils ont tous fini dans des galeries d’art”. Rami che diventano archi sorretti da piedistalli, mele bucate, meteore o frutti proibiti, vasi capovolti, nuvole dure e increspate fissate a terra attraverso solidi geometrici. Dai toni più scuri al rosa candito, dalle tinte piene alle sfumature. Il campionario sembra essere infinito. Quindi lo stesso stimolo per qualcosa di inaspettato può guidarci nel viaggio o nello spettacolo a cui l’artista ci invita, nel “processo” di osservazione ci lasciamo stupire da una geografia bizzarra, da rarefazione e concentrazione insolite, da profili mai visti oppure ogni tanto sognati.

Testo critico di Antonio Grulli

-english below-

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26
Mar

Shadi Harouni. An Index of Undesirable Elements

La galleria Tiziana Di Caro ospita la prima mostra personale in Italia di Shadi Harouni (Hamedan, Iran, 1985, vive e lavora a New York), intitolata An Index of Undesirable Elements (Un indice di elementi indesiderati), che inaugura sabato 25 marzo, 2017 alle ore 19:00, nella sede della galleria a Napoli in Piazzetta Nilo, 7.

Nel suo lavoro Shadi Harouni utilizza diversi mezzi, la scultura, il video, l’incisione, la scrittura, la fotografia. I temi che sviluppa sono radicati nella storia dell’Iran, suo paese di origine; spesso si serve della parola per connettere questa storia con una esperienza universale legata alla perdita, alla repressione, alla guarigione e all’audacia. Il suo lavoro riguarda la politica dello spazio e dello sguardo, e la tensione tra l’atto di rivelare e quello di occultare. Spesso evoca la relazione tra la pienezza e le cavità, la tensione a nascondere e il desiderio di rivelare.

An Index of Undesirable Elements (Un indice di elementi indesiderati) si apre con una scritta al neon non funzionante. L’opera rievoca un’insegna dimenticata, relativa ad un negozio di una città di provincia in Iran. Scritta in Farsi, essa cita il nome del popolare Primo Ministro iraniano, Mosadegh, un simbolo di speranza e progresso, spodestato nel 1953 attraverso un colpo di stato organizzato per volontà dei servizi segreti americani e britannici. La scritta però non è totalmente illuminata e la luce evidenzia solo una parte del nome, ovvero la desinenza “degh” che in Farsi significa morto di strazio. La mostra continua con una serie di cinque monotipi, selezionati da una più ampia serie. Le forme astratte ed eteree pressate sulla carta sono radicate in eventi e documenti d’archivio iraniani. Evocano racconti e persone, così come ambienti, paesaggi, monumenti. Rimandano alla storia di oggetti segreti creati per ri evocare ciò che non c’è piu. Ognuna è accompagnata da un testo scritto in prima persona, che funziona sia come narrazione che come commentario. Qui, il peso della politica è mescolato col poetico, facendo emergere toccanti temi, alla base dei quali troviamo un tentativo persistente di cancellare la storia, scansare il progresso, impedire il ricordo. Un elemento scultoreo situato sul pavimento ci conduce nell’ultima sala dove è proiettato il video “I Dream the Mountain is Still Whole”. Ambientato nell’isolato paesaggio di una cava nelle montagne del Kurdistan, il video mostra la narrazione in prima persona di un uomo che si impone come figura di resistenza politica dei valori degli individui emarginati dalla società. La natura monumentale di questo lavoro contrasta con un altro presentato come una miniatura. Qui il pretesto della narrazione è un’assurda partita di calcio giocata nel deserto roccioso, per la quale l’artista stessa si presta come raccattapalle. La presenza di questa donna sulla scena diventa esilarante, dal momento che i giocatori sono al contempo divertiti e imbarazzati dalla sua faticosa performance. La leggerezza del gioco smorza la rassegnazione dei protagonisti del progetto, che sono costretti a vivere in esilio, privati della loro vera vita, al fine di sopravvivere per rimanerne i testimoniContinue Reading..