Category: arte

09
Feb

MKUltra, il nuovo progetto di Mustafa Sabbagh

Wrong Weather Gallery è orgogliosa di accogliere il ritorno di Mustafa Sabbagh all’interno del proprio spazio espositivo, con la presentazione dell’installazione multimediale site-specific MKUltra. L’artista di fama internazionale, che ha fatto della sperimentazione una delle sue cifre più potenti, si appropria della sigla di uno dei progetti più sperimentali – e meno etici – della storia dell’umanità, per sovvertirne concettualmente l’esito attraverso un’arma altrettanto detonante: il gesto artistico. In mostra da Wrong Weather la cristallizzazione di un brainwashing, innescata in un esorcismo muto e serrato tra fotografia e scultura, sclerotizza età e identità incenerendo lineamenti, chiudendo occhi, obnubilando volti. Tutto per un solo scopo: quello di non disinnescare mai il pensiero.

EN below_

Wrong Weather Gallery is proud to welcome the return of Mustafa Sabbagh within its exhibition space, with the presentation of the site-specific multimedia installation MKUltra. The internationally renowned artist, who has made experimentation one of his most powerful features, appropriates the title of one of the most experimental – and less ethical – projects in the history of mankind, to conceptually subvert its outcome through an equally detonating weapon: the artistic gesture. On show in Wrong Weather a brainwashing’s crystallization, triggered in a silent and tight exorcism between photography and sculpture, scleroticizes age and identity incinerating features, closing eyes, obscuring faces. All for one purpose: that of never defusing thought.

MKUltra. Mustafa Sabbagh
vernissage: sat february 9th, h. 17:00:00, in the artist’s presence

#exhibition 9th February – 28th February 2019

WWG opening hours: monday to saturday, 10:30 – 19.30

wrong weather gallery
avenida da boavista, 754
4100-111 porto, portugal

08
Feb

Olafur Eliasson: In real life

This summer, Olafur Eliasson (b. 1967) will return to Tate Modern following his world-renowned Turbine Hall installation The weather project in 2003, for an unmissable exhibition of his career to date. Marking the most comprehensive solo presentation of Eliasson’s work, and his first major survey in the UK, Olafur Eliasson: In real life will offer a timely opportunity to experience the immersive world of this endlessly inquisitive artist.

Olafur Eliasson consistently seeks to make his art relevant to society, engaging the public in memorable ways both inside and outside the gallery. Driven by his interests in perception, movement, and the interaction of people and their environments, he creates artworks which offer experiences that can be shared by visitors of all ages. Tate Modern will bring together over 30 works spanning the last three decades – from celebrated early installations like Beauty 1993, to new paintings and sculptures. For the first time, the exhibition will also examine Eliasson’s wider collaborations in fields as diverse as sustainability, migration, education and architecture, allowing viewers to explore how these projects extend his artistic practice. Each installation, or group of works, will encompass a key theme explored within Eliasson’s career. This will include his early investigations into space, motion and natural phenomena – as explored in Moss wall 1994, featuring lichen native to Eliasson’s homeland Iceland – to extensive experiments with light, colour, geometry, perception and participation that characterise his work today – such as Stardust particle 2016. Other installations like Your spiral view 2002 and Your uncertain shadow (black and white) 2010 incorporate reflections and shadows to play with the way we navigate or perceive the world. Together they reflect the artist’s core principle of ‘seeing yourself sensing’. As the works reveal the mechanisms behind their own making, we are invited to consider the physical and psychological processes that contribute to how we experience them. The exhibition will culminate with a space exploring Eliasson’s deep engagement with social and environmental issues. This includes projects such as Little Sun, first launched at Tate Modern in 2012, which provides solar-powered lamps and chargers to communities without access to electricity; Green Light – An Artistic Workshop, hosted by various institutions around the world, in which asylum seekers and refugees, together with members of the public, construct Green light lamps and take part in an accompanying educational programme; and Ice Watch, an installation, recently experienced by visitors to Tate Modern and passers-by, featuring glacial ice from Greenland which aims to inspire public action against climate change. Eliasson’s wide-ranging architectural projects will be explored here, including the recently completed Fjordenhus in Denmark. Viewers will also get behind-the-scenes insight into how Studio Olafur Eliasson works day to day and will be able to engage in collaborative making activities. Not confined to the gallery walls, Eliasson’s work will extend onto the terrace outside Tate Modern, while further installations such as Room for one colour 1997 will animate the concourse outside the galleries. For the duration of the exhibition Studio Olafur Eliasson will also collaborate with Tate Eats on a special menu for Tate Modern’s Terrace Bar. This will be based on organic, vegetarian and ethically sourced produce that is central to the Studio’s own kitchen in Berlin, where studio members eat family-style meals together every day.Continue Reading..

07
Feb

Franco Grignani. Polisensorialità fra arte, grafica e fotografia

Ciò che mi fa paura è l’ovvio, la banalità, il già fatto, il non senso.
Franco Grignani

Il m.a.x. museo di Chiasso (Svizzera) offre l’occasione di conoscere in maniera approfondita la figura poliedrica di Franco Grignani (1908-1999), che si è mossa sul sottile confine che lega arte, design e grafica, che l’ha consacrato come un artista tra i più profondi innovatori del Novecento, assoluto precursore dell’arte ottico-visiva, nonché grafico tra i più apprezzati del secondo Novecento, cui si deve la creazione del marchio della Pura Lana Vergine. Fino al 15 settembre 2019, l’antologica, curata da Mario Piazza, docente alla Scuola di Design del Politecnico di Milano e Nicoletta Ossanna Cavadini, direttrice del m.a.x. museo, abbraccia tutti i settori esplorati da Grignani nel corso della sua carriera, attraverso 300 opere – tra fotografie, opere pittoriche, logotipi, materiali originali legati alla grafica e alla comunicazione pubblicitaria, oggetti di design – e s’inserisce all’interno del filone d’indagine del museo svizzero che, per la stagione 2018-2019 si declina in Sinestesia. La mostra è il risultato di una lunga ricerca scientifica condotta nell’archivio Franco Grignani, oltre che nei fondi del MUFOCO — Museo della Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo (MI), dell’Associazione Italiana Design della Comunicazione Visiva AIAP e in importanti collezioni private italiane e svizzere.

Nato nel 1908 a Pieve Porto Morone, in provincia di Pavia, Grignani si avvicina presto all’ambito artistico. Già alla fine degli anni venti inizia a dedicarsi alla sperimentazione innovativa, anche grazie all’uso della macchina fotografica. A metà del secolo scorso, Grignani scopre le possibilità linguistiche della fotografia, spingendosi nel territorio dell’astrazione, apparentemente estraneo a quella disciplina. A Chiasso saranno esposti alcuni esemplari di quegli anni, tra sperimentali ottici su tela emulsionata e tavola e fotografie ai sali di bromuro d’argento. A questi si accompagna una serie di rare fotografie naturali ovvero paesaggi, vedute di città, caratterizzate da inquadrature inconsuete. Fu proprio nel periodo immediatamente post-bellico, che Grignani a fianco della sua passione per la fotografia si dedica a quella di graphic designer. Negli anni’50 inizia una lunghissima collaborazione con Alfieri & Lacroix, diventa art director della rivista “Bellezza d’Italia”, house organ della Dompé Farmaceutici di cui sarà anche autore della comunicazione. È selezionatore, impaginatore e autore delle copertine di “Pubblicità in Italia”. Nel periodo del boom economico italiano, Grignani lavora come grafico per la grande committenza, per clienti quali Pirelli, Arnoldo Mondadori Editore, Fiat, Ermenegildo Zegnadisegna marchi (tra cui Camiceria Cinquini di BergamoChemiGalleria Peccolo di LivornoMontesudSolo Seta Sempre SetaAerhotelBreda NardiCeramiche FalcinelliCentro Cultura Giancarlo PuecherGalleria S.Fedele) e cura campagne pubblicitarie. Anche in questo ambito, Grignani si dimostra un grande innovatore: alle immagini oggetto degli annunci pubblicitari era solito aggiungere degli scritti, a metà tra la poesia e il racconto. Con l’inizio degli anni ’70, Grignani si specializza nella corporate image, ma dalla metà del decennio si dedica quasi esclusivamente all’attività artistica. Di questa fase del suo percorso creativo, il m.a.x. museo presenta una ventina di tele a grandi dimensioni, dai vetri industriali alle Diacroniche, dalle Dissociazioni alle Periodiche, oltre ad alcuni esempi di Psicoplastiche, a metà tra pittura e scultura. La rassegna di Chiasso, patrocinata dal Consolato Generale d’Italia a Lugano, può contare su collaborazioni con diverse istituzioni italiane, come il Museo della Seta di Como, che esporrà uno dei due foulard di seta realizzati per l’occasione, e la NABA – Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, dove Grignani insegnò a partire dagli anni ottanta, che ospiterà una serata di approfondimento sulla sua figura. Accompagna la mostra un catalogo edizioni d’arte Skira con i saggi di Roberta Valtorta sulla fotografia astratta, di Mario Piazza sul valore sinestetico di sperimentazione, di Giovanni Anceschi sulle alterazioni ottico-mentali, di Bruno Monguzzi sulle tensioni emotive dell’intera opera e di Nicoletta Ossanna Cavadini sul rapporto di esempio da seguire per i giovani grafici svizzeri agli inizi degli anni ’60 e ’70 nell’asse Basilea-Zurigo-Milano della Kunstgewerbeschule, oltre a testimonianze di grafici la cui vita professionale è mutata a seguito della conoscenza diretta dei lavori di Franco Grignani, fra cui Francesco Milani, Heinz Waibl, Laura Michieletto, Lora Lamm, Till Neuburg, Klaus Zaugg, Mario Trueb, Claude Gressli, Nanette Libiszewski, Serge Libiszewski, Ruedi Kuelling, Bruno Suter.

FRANCO GRIGNANI (1908-1999)
Polisensorialità fra arte, grafica e fotografia
a cura di Mario Piazza e Nicoletta Ossanna Cavadini
Chiasso (Svizzera), m.a.x. museo (Via Dante Alighieri 6)
17 febbraio – 15 settembre 2019

Orari
martedì – domenica, ore 10.00 – 12.00 e 14.00 – 18.00

Aperture speciali
martedì 19.03 San Giuseppe
domenica 21.04 Pasqua
lunedì 22.04 Pasquetta
giovedì 30.05 Ascensione
lunedì 10.06 Lunedì di Pentecoste
giovedì 20.06 Corpus Domini
sabato 29.06 SS. Pietro e Paolo

Chiusure
martedì 05.03 Martedì Grasso
venerdì 19.04 Venerdì Santo
sabato 20.04 Sabato Santo
mercoledì 01.05 Festa del Lavoro

Chiusura estiva m.a.x. museo
lunedì 29.07 – lunedì 19.08 compreso

Ufficio stampa Svizzera                                          Ufficio Stampa Italia
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Image: Franco Grignani, Grandangolare, 1965, tecnica mista su cartone Schoeller, 75 x 104 cm, Collezione privata, © Matteo Zarbo

29
Gen

Leandro Erlich. Collection de Nuages

Tra i main projects di ART CITY Bologna 2019 in occasione di Arte Fiera, presso l’Oratorio di San Filippo Neri a Bologna, è in corso la mostra personale di Leandro Erlich dal titolo Collection de Nuages a cura di Maura Pozzati in collaborazione con Galleria Continua. L’esposizione, che fa parte delle iniziative proprie della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.

Per questa importante occasione sono state prodotte tre sculture di grandi dimensioni della serie che l’artista argentino dedica alle “nuvole”, le quali dialogheranno con lo spazio magico dell’Oratorio, provocando lo stupore degli spettatori, che si troveranno in un ambiente semioscuro improvvisamente illuminato dalla luce che proviene dall’interno delle opere stesse. Lo spaesamento e lo sconcerto percettivo sono caratteristiche costanti dei lavori di Leandro Erlich, che si “diverte” a creare immagini che innescano nell’osservatore sensazioni illusorie. In questo caso la prima domanda che si porrà il visitatore sarà sulla consistenza materiale delle nuvole, su come l’artista sia riuscito a inscatolarle, per poi interrogarsi sul significato poetico del lavoro e sul potere immaginifico della creazione artistica. La domanda che si pone l’artista in questo caso è: Chi non hai mai giocato con le nuvole alla ricerca di forme e immagini nel cielo?

Quasi a volere catturare l’intangibile, la Collection de Nuages di Leandro Erlich propone tre nuvole in imponenti vetrine come provenienti da un gabinetto di curiosità, che sembrano sfidare le leggi della fisica e invitano lo spettatore a intraprendere un viaggio onirico, una passeggiata tra capricci di forme mutevoli ma immobili. Di fronte a questa delicata bellezza sospesa, Leandro Erlich ci pone di fronte alla poesia di un fenomeno lontano, quasi permettendoci di toccare le nuvole grazie alle vetrine che sembrano dare inizio a un catalogo infinito di forme riconoscibili.

Una volta fuori, è naturale alzare lo sguardo e guardare il cielo che, secondo l’artista, con le sue luci, forme e colori condiziona la percezione che ciascuno di noi ha della propria città.Continue Reading..

25
Gen

ICA Milano. Apologia della storia – The historian’s craft

Fondazione ICA Milano, a non profit space dedicated to the arts, contemporary culture, research and experimentation, opens its doors in Milan in the name of inclusion, under the direction of Alberto Salvadori.

The Institution inaugurates its program with the collective exhibition Apologia della storia – The historian’s craft, curated by Alberto Salvadori and Luigi Fassi.

ICA Milano has arisen from the passion, the need for discovery and the will for sharing of five people with a great dream: to build an ideal ecosystem for arts and contemporary cultures in which artists are able to find a free space of action where to stage the main urgencies of the intellectual research. The city of Milan, with its natural inclination toward hybrid projects between public and private, has offered the ideal framework to shape this new organism, which opens its space to the public Friday, January 25, 2019. Directed by Alberto Salvadori, ICA Milano is a private foundation merging different energies and protagonists of the art world: artist, collectors, art lovers and professionals. The exhibition and the Institute’s activities represent a dedication to offering the city and general public an opportunity to understand, share and participate in the attitudes and nature of the Institute.

Exhibitions, art publishing, ceramics, cinema, performance, music, literature, seminar activity, education and much more will create a path toward interdisciplinary and transmedial activities. ICA Milano is the expression of a precise “Milanese” identity which historically connects private initiatives with the institutional dimension and finds its inspiration within the “give back” culture, that is to say, through giving back in order to share. Following the model of the pioneering experience held by the first Institute for Contemporary Arts, born in London in 1946 by a collective of artists, intellectuals and philanthropists, ICA Milano will be an active and propositional presence, supporting the most stimulating artistic production of our times and likewise being a breeding ground of ideas.

ICA Milano is pleased to present its first project: the collective exhibition Apologia della storia – The historian’s craft, curated by Alberto Salvadori and Luigi Fassi opening on January 24, 2019. The title of the show is inspired by the foundational book Apologie pour l’histoire ou Métier d’historien written in 1944 (and published posthumous in 1949) by one of the main intellectuals of the modern culture, French historian Marc Bloch. Bloch’s reflection on historiography has led the author to analyse the practical use of history and the historian’s craft. Bloch introduces history as the discipline for knowing the human being in society, which fulfils an interpretative function through a methodology that promotes an approach committed to an equal and respectable representation of all the histories. Stepping away from a typical syndrome of our time, the “judgment mania,” the exhibition unveils hidden stories and provides methodological suggestions in which the recovery of collective memory and its role becomes the central element for each contemporary society. The parallelism between history and art is thus necessary in order to read the two disciplines as complementary elements in human’s knowledge, as a continuous practice of change against immobility that pushes the human being to constantly question him/herself. Through the works and the practices of the invited artists, the exhibition reveals and deepens stratifications, ambiguities and dissonances in history. Such a strategy represents a fundamental moment within the development of the institution and a field of research that will be further investigated in the future activities of ICA Milano’s cultural program.

The exhibition gathers together works by: Yto Barrada (FR-MA), Lothar Baumgarten (DE), James Lee Byars (USA), Nanna Debois Buhl (DK), Ryan Gander (UK), Haroon Gunn-Salie (ZA), Arjan Martins (BR), Santu Mofokeng(ZA), Antonio Ottomanelli (IT), Paul Pfeiffer (USA), Javier Téllez (VN-USA), Mona Vatamanu & Florin Tudor(RO).

Apologia della storia – The historian’s craft
January 25–March 15, 2019

ICA Milano
Via Orobia 26
20139 Milan
Italy

image: ph. Dario Lasagni

16
Gen

Bill Viola / Michelangelo. Life Death Rebirth

In January 2019, we’ll bring together two artists – born centuries apart – who explore the same universal themes with works of transcendent beauty and raw emotional power.

In contrast to the scale and grandeur of his frescoes and sculptures, Michelangelo’s exquisite drawings take us closer to the emotional core of his work. Finished works in their own right, they were created as gifts and expressions of love, or as private and meditative reflections on his own mortality.

In 2006, pioneering video artist Bill Viola saw the finest of a collection of these drawings at Windsor Castle, and was astonished by the Renaissance master’s expressive use of the body to convey emotional and spiritual states. Although created in a radically different medium, Viola’s own works also grapple with life’s fundamental questions, asking us to consider the thresholds between birth, life and death. Both artists harness the symbolic power of sacred art, and both show us physical extremes and moments of transcendence.

This exhibition explores the affinities between Bill Viola and Michelangelo, and is conceived as an immersive journey through the cycle of life. You’ll see a selection of Michelangelo’s most poignant works, including those from Windsor such as his drawings of the Crucifixion, as well as Michelangelo’s only marble sculpture in the UK, the Virgin and Child with the Infant St John (the ‘Taddei Tondo’). From Viola, we feature 12 major installations spanning his entire career, including the extraordinary Tristan’s Ascension (The Sound of a Mountain Under a Waterfall), a five-metre-high projection depicting the ascent of the soul after death.

Royal Academy of Arts
Bill Viola / Michelangelo
Life Death Rebirth
26 January — 31 March 2019

Daily 10am – 6pm
Friday 10am – 10pm

Extended opening hours: open until 9pm on 29 – 30 January and 2 February.

Main Galleries, Burlington House, Piccadilly

 

03
Gen

Marina Bindella. L’opera grafica 1988-2018

L’Istituto centrale per la grafica, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Roma, presenta la mostra Marina Bindella. L’opera grafica 1988-2018 a cura di Claudio Zambianchi e Antonella Renzitti.

La mostra, che presenta una sessantina di opere di Marina Bindella, pittrice e xilografa nata a Perugia nel 1957, copre un trentennio di lavoro ed è dedicata prevalentemente all’opera grafica dell’artista, con qualche disegno, acquerello o pittura che servono come mera evidenza delle ulteriori avventure di segni nati in prima battuta come segni grafici. L’incisione sin dagli inizi ha costituito infatti per Bindella il laboratorio dove collaudare, controllare e filtrare il resto dell’attività creativa grazie alla qualità indiretta, riflessiva della grafica, frutto di un procedimento analitico volto a individuare le modalità sempre variate attraverso le quali il segno filtra la luce del bianco della carta: una pratica artistica che solo alla fine, attraverso la stampa, si traduce in una forma adatta alla lettura. Di qui la decisione di ordinare la mostra non in base al rispetto di una cronologia, ma secondo tre «famiglie» di segni («biomorfe», «filigrane» e «incroci»): la divisione non ha valenza rigidamente tassonomica, ma rende possibile organizzare i frutti di un lavoro che procede ogni giorno per invenzioni e varianti, dove la pazienza e l’immaginazione, l’artigianato e la cultura, si incontrano in momenti di intensa qualità poetica. Tra le opere esposte anche una selezione di fogli e libri d’artista che l’autrice ha voluto donare all’Istituto, arricchendone le collezioni contemporanee. I curatori scientifici del progetto espositivo e del catalogo sono Claudio Zambianchi docente di Storia dell’arte contemporanea dell’Università La Sapienza e Antonella Renzitti, responsabile del Dipartimento del contemporaneo dell’Istituto. Durante il periodo di apertura della mostra saranno attivati laboratori didattici, ideati con l’artista e coordinati dal Servizio educativo dell’Istituto, che vedranno coinvolti studenti dell’Accademia e dell’Università.

La mostra sarà corredata da una pubblicazione edita da Campisano Editore con testi di Claudio Zambianchi, Antonella Renzitti, Jolanda Nigro Covre, Daniela Fonti, Carlo Lorenzetti, Beatrice Peria e Ilaria Schiaffini. La mostra fa parte della rassegna Grafica Femminile Singolare. Iniziata da Maria Antonella Fusco, Dirigente dell’Istituto centrale per la grafica, nella simbolica data dell’8 marzo 2012, la rassegna consente al pubblico di conoscere lo sguardo delle donne, sia esso espressione artistica o lettura critica.

Marina Bindella. L’opera grafica 1988-2018
dal 28 novembre 2018 al 31 gennaio 2019

Istituto Centrale per la Grafica – Gabinetto disegni e stampe
Via della Stamperia, 6
Rione Trevi (Quirinale-Tritone-Barberini) (Roma centro)
Palazzo Poli

Non è possibile accedere all’Istituto con bagagli, zaini e borse di grandi dimensioni. Non sono disponibili armadietti o guardaroba.

Modalità di partecipazione: Ingresso libero

Telefono: +39 06 699801 centralino

Fax: +39 06 69921454
19
Dic

VICINANZE. Studi per un’idea di attraversamento

Venerdì 20 dicembre alle 18.30, presso il neo-nato spazio Off Gallery in via Raimondo De Sangro, inaugura la mostra “VICINANZE. Studi per un’idea di attraversamento” a cura di Marcello De Masi. In questa occasione di presentazione di un nuovo spazio per l’arte, Chiara Arturo e Cristina Cusani propongono di aprire il dialogo sul concetto di confine e di attraversamento per un’idea di Mediterraneo come luogo di condivisione. Il percorso inizia con un estratto della mostra “Attraverso il Giardino. Due ri flessioni naturali”, presentata lo scorso agosto ai Giardini Ravino di Ischia. “Attraverso il Giardino” rappresentava il prologo di un’idea per l’attraversamento, in cui le due autrici si interrogavano sul concetto di confine come soglia, mostrandone la complessità e partendo dal giardino come primo luogo di ri flessione. Come spiegava il curatore nel suo testo: “Se è vero che il giardino, ovunque nel mondo, signi fica al contempo il recinto e il paradiso, è proprio attraverso le sue soglie che inizia la ricerca delle due autrici. Che sia confine, limite, divisione o frontiera, il  passaggio viene rimesso in discussione: mostra le sue fragilità, le sue ambiguità, viene spezzato, oltrepassato, eppure c’è, resta quasi necessario, anzi chiama l’attenzione, interroga per chiedere una reazione, un intervento, nel tempo: a volte anche lui cerca la sua pace, il suo silenzio. Necessita di una cura. Mostra la complessità attraverso lo scambio delle materie che si incontrano, si toccano, mercanteggiano scambiandosi vita e morte. D’altronde è coerente, perché qui interviene l’eccellenza dell’artista: egli esercita la sua arte nel trattamento dei limiti.” Nella prima fase le due autrici rivolgevano il loro sguardo sul giardino e -selezionando le fotografie dal loro archivio, scavando in una visione già presente nel loro percorso- ponevano le basi per iniziare una ricerca sul riconoscimento e la comprensione del confine-soglia. Adesso proseguono con una fase di confronto, aprendo uno spazio di condivisione e lavorando sulle vicinanze. La mostra, che inaugura giovedì 20 dicembre alla Off Gallery, rappresenta lo stato di passaggio tra due momenti di uno stesso progetto. Le autrici partono dalla necessità di confrontarsi per avviare uno spazio di dialogo. Le fotografie sono piccoli studi e diventano dunque degli spunti per iniziare un discorso, sono immagini che fungono da punteggiatura, da congiunzione e servono ad unire e a tenere insieme. Gli studi si porgono allo sguardo del fruitore in forma di dittico, si osservano in coppia, si pongono come sussurri, bisbigli, in cui è evidente l’inizio di un’analisi del Mediterraneo come spazio di attraversamento.

Chiara Arturo (Ischia, 1984)
Durante gli anni dell’università, in parallelo con gli studi in Architettura alla Federico II di Napoli, si concentra sulla fotografia come mezzo espressivo, con un particolare interesse per il paesaggio. Integra la sua formazione nel campo delle arti visive e inizia a partecipare ad alcune esposizioni collettive. Si laurea con lode con una tesi sperimentale in Landscape Urbanism sulla contaminazione ambientale in Campania. Nel 2012 entra in LAB, il Laboratorio Irregolare di Antonio Biasiucci, una masterclass in ricerca personale che cambierà radicalmente il suo approccio alla fotogra fia. Tra il 2014/15 espone con LAB al Festival Internazionale FotoGrafia di Roma e al SIFest di Savignano sul Rubicone. Alla fine del 2014 inizia a collaborare con Antonio Biasiucci come sua assistente. Nel 2015 la prima personale alla Galleria Eloart (Ischia, NA). Nel 2016 entra nella collezione Imago Mundi Campania e partecipa come artista visiva al Live Artena. Nel 2017 espone con Imago Mundi allo Spazio ZAC di Palermo e al Museo MADRE di Napoli; viene selezionata tra gli autori del Festival di fotogra fia contemporanea di Gonzaga ed è invitata a partecipare alla sua prima residenza artistica (BOCs Art di Cosenza). Dal 2017 è rappresentata dalla Galleria Heillandi di Lugano. Nel 2018 entra a far parte della collezione Dimensione Fragile della Biblioteca Vallicelliana di Roma. Attualmente lavora ai suoi progetti personali e su commissione. La sua ricerca personale è incentrata sull’elemento acqua e un’idea di isola, sulla percezione del paesaggio e degli spazi, sull’archiviazione del ricordo, sul modo in cui percezione e archiviazione in fluiscono sulla costruzione dell’immaginario; partendo da un’indagine introspettiva, con metodo cartografico, si focalizza sulle geogra fie del pensiero, le tracce, il viaggio, la visione, le ferite, i paesaggi interiori. Attraverso fotografia, mixed media, video e installazione, esplora temi e condizioni dell’esistenza come il transito e la sosta, l’imponenza dei paesaggi materiali e la loro fragilità, analizza poeticamente ciò che la circonda, il territorio d’appartenenza e le mete raggiunte. Vive a Napoli.

Cristina Cusani (Napoli, 1984
Dopo la laurea in Scienze della Comunicazione all’università La Sapienza di Roma si dedica allo studio della fotografia prima all’University of the Arts, London College of Communication a Londra, successivamente all’Outside School a Roma e all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Espone in alcune mostre collettive tra cui l’XI Premio Cairo a Milano. Nel 2012 segue il Laboratorio Irregolare con Antonio Biasiucci da cui è nata la mostra itinerante Epifanie, esposta anche durante la XIII edizione del Fotografia – Festival Internazionale di Roma e al SIFest di Savignano sul Rubicone. Nel 2015 viene selezionata per la residenza d’artista BoCs Art dove realizza due opere per il Bocs Art Museo di Cosenza. E’ finalista di importanti premi come il premio Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee e Un’opera per il Castello ed entra a far parte di alcune Collezioni di Arte Contemporanea come Imago Mundi Art e Dimensione Fragile della Biblioteca Vallicelliana di Roma. Nel 2017 vince il Premio Sidicini per l’Arte Contemporanea e nel 2018 vince il Premio Residenza alla Fondazione Bevilacqua la Masa. Nella sua indagine fotografica utilizza le esperienze quotidiane come punto di partenza per analizzare il signi ficato dell’essere umani partendo da un’analisi personale che si traduce nell’espressione di temi universali. Nelle sue opere la finzione e la realtà s’incontrano, i signi ficati cambiano, il passato e il presente diventano una cosa sola. Utilizzando un linguaggio poetico e talvolta metaforico, realizza fotografie che sono leggibili su più livelli e portano lo spettatore ad interrogarsi, creando in chi guarda una reazione in equilibrio tra il riconoscimento e l’alienazione. Il suo percorso artistico è caratterizzato da una grande sperimentazione di tecniche fotografiche, ma la sua ricerca vuole andare oltre il mezzo utilizzato e per questo comincia ad ampliare i suoi orizzonti artistici progettando opere/installazioni site-speci fic. Attualmente vive e lavora tra Napoli e Roma.

Marcello De Masi (Napoli, 1987)
Fotografo, docente e curatore. Nel 2011 si è laureato in Cinema presso l’Università IULM di Milano; città dove, tra studio e lavoro, ha vissuto per diversi anni. Lavora con Giovanni Chiaramonte da Marzo 2011. È stato Docente di Teoria e Storia della Fotografia – Drammaturgia dell’immagine presso l’Università IULM, la Nuova Accademia di Belle Arti (NABA) di Milano e l’Università d’Architettura di Bologna. È cofondatore e socio dell’Associazione Culturale Presente Infinito insieme ad altri cinque amici fotografi (www.presenteinfinito.it). Ha pubblicato i propri scritti e le proprie immagini principalmente tra l’Italia, gli Stati Uniti e la Francia, in riviste, libri e mostre. Porta avanti progetti personali e collettivi principalmente nel campo della fotografia e del cinema, ma che coinvolgono altre forme espressive ed artistiche: tra questi progetti Presente Infinito e Napoli – Nuova Luce. Dopo essere tornato nella sua città natale per alcuni anni tra il 2014 ed il 2017, attualmente vive a Parigi.

“VICINANZE. Studi per un’idea di attraversamento”
fotografie di Chiara Arturo e Cristina Cusani
a cura di Marcello De Masi
Off Gallery – via Raimondo De Sangro, 20 (NA)
Inaugurazione 20 dicembre ore 18:30
Su appuntamento, fino al 14 febbraio 2019

18
Dic

Bruno Munari. I colori della luce

La Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, in collaborazione con la Fondazione Plart, nell’ambito dell’edizione 2018 di Progetto XXI, presenta la mostra BRUNO MUNARI. I colori della luce, a cura di Miroslava Hajek e Marcello Francolini, realizzata presso il Museo Plart (Via Giuseppe Martucci 48, Napoli).

Progetto XXI è la piattaforma attraverso la quale la Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee si propone, dal 2012, di esplorare la produzione artistica emergente, nella sua realizzazione teorico-pratica, e di analizzare l’eredità delle pratiche artistiche più seminali degli ultimi decenni, nella loro esemplare proposta metodologica. Il progetto intende così contribuire alla produzione e alla diffusione di narrazioni e storiografie alternative del contemporaneo e alla definizione di un sistema regionale delle arti contemporanee, basato sulla collaborazione e l’interscambio fra istituzioni pubbliche e private operanti in Regione Campania. In particolare, la collaborazione con Fondazione Plart ha permesso di ampliare i pubblici di riferimento e di approfondire nuove linee di ricerca, esplorando le relazioni in costante aggiornamento fra arte, architettura e design con l’obiettivo di creare le premesse per progetti museali in grado di abbracciare l’ampio spettro di queste relazioni. Oltre ad avviare, con una pluralità di soggetti di eccellenza, una riflessione sistematica sulle tematiche del restauro nelle arti contemporanee e a supportare, quindi, l’affermazione delle nuove professionalità ad esse connesse.

Le proiezioni dirette e quelle polarizzate sono presentate per la prima volta nel 1953 a Milano nello studio di architettura B24, che allora era uno spazio per le esposizioni del MAC-Movimento per l’arte concreta, e poi nel 1955 al MoMA di New York con il titolo di Munari’s Slides, nell’ambito di una mostra personale. Successivamente saranno presentate nel 1955 alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma ed infine a Tokyo, Stoccolma, Anversa, Zurigo, Amsterdam.

Questa parte peculiare della complessa e variegata produzione artistica di Bruno Munari sarà per la prima volta presentata a Napoli, a seguito della ricerca condotta dalla Fondazione Plart, che ha svolto un accurato lavoro scientifico di digitalizzazione dei vetrini che saranno proiettati in specifici ambienti della mostra. Trattandosi di opere risalenti a oltre cinquant’anni fa (Proiezioni Dirette, 1950; Proiezioni Polarizzate, 1953), il lavoro di digitalizzazione si è reso necessario anche per la conservazione di queste opere, vista la loro precaria costituzione materiale. Inoltre, la digitalizzazione consente di portare alla conoscenza del pubblico un particolare aspetto del lavoro di Munari rimasto sconosciuto per molto tempo, colmando, altresì, i vuoti e le mancanze presenti nella ricostruzione non solo di alcuni aspetti della sua ricerca ma più in generale della storia dell’arte contemporanea, soprattutto nel rapporto arte-tecnologia. Infatti, il lavoro di Munari che sarà presentato in mostra ha inciso in modo determinante sui successivi sviluppi dell’Arte cinetica in Francia e dell’Arte programmata in Italia. In più, gli ambienti realizzati per mezzo di proiezione diretta o di proiezione polarizzata hanno anticipato in modo assolutamente seminale soluzioni proprie delle video-installazioni multimediali e, di conseguenza, delle più recenti metodologie e linee di ricerca dell’arte interattiva, come il Mapping e la Kinect-Art.

Il percorso espositivo del Plart è arricchito dalla presenza di alcune opere esemplificative di quella ricerca che condurrà Munari, già a partire dagli anni Trenta e Quaranta, ad evolvere in senso ambientale l’opera: Macchina Inutile (1934), Tavola Tattile (1938), Macchina Aritmica (1947), sono opere che dichiarano una volontà di uscita dalla bidimensionalità, che raggiungerà il suo culmine nell’ideazione di Concavo-Convesso (1947). Punto di luce, un dipinto olio su masonite del 1942 rivela in nuce le ricerche formali a cui Munari arriverà proprio con le proiezioni dirette e polarizzate, nelle quali, tra l’altro, è presente una ricerca di sensibilizzazione, in senso artistico e visuale, delle materie plastiche colorate che sono usate per trasparenza. Nelle Proiezioni Dirette, infatti, la plastica è impiegata a seconda del suo colore, per essere investita dalla luce. mentre nelle Proiezioni Polarizzate la plastica è il mezzo per estrarre il colore dalla luce. Munari fonde così, materia e luce producendo opere il cui messaggio finale oltrepassa la fisicità dell’opera. La presenza in mostra di opere come Flexy, multipli realizzati in plastica a partire dagli anni Sessanta, e Fossile del 2000 (1959), in cui componenti elettroniche e materiali metallici sono immersi in pezzi di plexiglass di forma irregolare e bruciato, dichiarano il continuo interesse di Munari nei confronti delle materie plastiche che diventano, con il tempo, elementi fondamentali nella comunicazione visiva in quanto determinano effetti cromatici variabili.

Nei mesi successivi all’inaugurazione sarà pubblicato il catalogo della mostra con prestigiosi interventi che inquadreranno criticamente gli aspetti principali ed essenziali dell’esposizione.

Bruno Munari (Milano, 1907-1998), designer, scrittore e uno dei massimi protagonisti dell’arte programmata e cinetica, è autore di una ricerca multiforme che, al di là di ogni categorizzazione, definisce la figura di un intellettuale che ha interpretato le sfide estetiche del Novecento italiano, esplorando la relazione fra le discipline e l’interscambio fra il concetto di opera e quello di prodotto, fra forma e funzione.La mostra presentata al Plart analizza un aspetto in particolare e uno specifico corpo di lavori di Munari, le Proiezioni a luce fissa e le Proiezioni a luce polarizzata realizzate negli anni Cinquanta del secolo scorso, con cui porta a compimento la sua ricerca volta a conquistare una nuova spazialità oltre la realtà bidimensionale dell’opera. L’artista, esplorando la nozione di dipingere con la luce, arriva dapprima, nel 1950, al processo di smaterializzazione dell’arte attraverso l’uso di proiezioni di diapositive intitolate Proiezioni Dirette: composizioni con materiali organici, pellicole trasparenti e colorate in plastica, pittura, retini, fili di cotone fermati fra due vetrini. Questi piccoli collage erano proiettati al chiuso e all’aperto, sulle facciate di edifici, dando una sensazione di monumentalità e conquista di un’inedita spazialità, tridimensionale e pervasiva, dell’opera. Nasce così la “pittura proiettata” di Munari che, progredendo nelle sue indagini, giunge al suo culmine nel 1953, quando scopre e mette a punto per la prima volta il modo in cui scomporre lo spettro di luce attraverso una lente Polaroid. Utilizzando, infatti, un filtro polarizzato movibile applicato a un proiettore per diapositive, Munari ottiene le Proiezioni Polarizzate con cui compie l’utopia futurista di una pittura dinamica e in continuo divenire.

La mostra è realizzata e finanziata integralmente con fondi POC 2014-20 (PROGRAMMA OPERATIVO COMPLEMENTARE) Regione Campania

TITOLO DELLA MOSTRA: BRUNO MUNARI. I colori della luce

PROMOSSO DA: Fondazione Donnaregina in partnership con Fondazione Plart
A CURA DI: Miroslava Hajek, Marcello Francolini
SEDE ESPOSITIVA: Fondazione Plart, via Giuseppe Martucci 48, Napoli, Italia
TEL E INFO:081-19565703, info@plart.it
COSTI INGRESSO: Gratuito per la mostra
Per informazioni consultare i siti www.fondazioneplart.ite www.madrenapoli.it
DATE DI APERTURA: 29 novembre 2018 – 20 marzo 2019
ORARI DI APERTURA: da martedì a venerdì ore 10.00 – 13.00 / ore 15.00 – 18.00
Sabato ore 10.00 – 13.00

Ufficio stampa Fondazione Plart
Culturalia di Norma Waltmann
051 6569105, 392 2527126
info@culturaliart.com

Ufficio stampa Fondazione Donnaregina/ Museo Madre
Enrico Deuringer
Sarah Manocchio
ufficiostampa@madrenapoli.it

Immagine: BRUNO MUNARI Vetrini a luce polarizzata, 1953 Materiali vari Courtesy Miroslava Hajek

13
Dic

Anthony McCall. Split Second

Sean Kelly is delighted to announce Split Second, Anthony McCall’s sixth solo exhibition with the gallery. Occupying the entire space, the exhibition features two new ‘solid-light’ installations, McCall’s seminal horizontal work Doubling Back, 2003, and a curated selection of black and white photographs, a number of which will be exhibited in the US for the first time. There will be an opening reception on Thursday, December 13, 6-8pm. The artist will be present. Anthony McCall is widely recognized for his ‘solid-light’ installations, a series he began in 1973 with the ground-breaking Line Describing a Cone, in which a volumetric form composed of projected light slowly evolves in three-dimensional space. In Split Second, McCall further expands the development of this series, creating a dialogue between two new works, Split Second and Split Second (Mirror). Split Second consists of two separate points of light emanating from the top and bottom of the gallery’s back wall. The projections expand to reveal a flat blade and an elliptical cone, which combine to create a complex field of rotating, interpenetrating planes in space. Split Second (Mirror) is a single projection in which the “split” is created by interrupting the throw of light with a wall-sized mirror. The plane of light is reflected back onto itself, creating a shifting volumetric cone, which exists seamlessly both in real space and as a reflected object.  Doubling Back, 2003, first exhibited in the 2004 Whitney Biennale, is on view in the lower gallery. This work marked McCall’s return to making art following a more than twenty-year hiatus and was the genesis of a new series of films. The piece is distinguished by the direct way in which it uses the architecture of the gallery as a framing device. Consisting of two identical animated wave drawings, the forms intersect as they travel slowly through one another, one moving horizontally, the other vertically to produce curving chambers and pockets of light that unfold against one side of the gallery. Each solid-light installation occupies a space where cinema, sculpture and drawing overlap. The visibility of these works is dependent upon mist produced by a haze machine, inducting the spectator into a three-dimensional field where forms gradually shift and turn over time. The selection of photographs in the front gallery includes images from McCall’s most recent series, Smoke Screen, 2018, which explores moments of intersection between smoke, projected light, and photography. These images relate to McCall’s photographs from the early 1970s, a selection of which will also be on view.

Anthony McCall lives and works in New York City. In the past year, his work has been recognized with solo exhibitions at The Hepworth Wakefield, United Kingdom, and Pioneer Works, Brooklyn, New York. McCall’s solo exhibitions include: Serpentine Gallery, London, United Kingdom; Hamburger Bahnhof, Berlin, Germany; Hangar Bicocca, Milan, Italy; Musée de Rochechouart, Rochechouart, France; the Eye Filmmuseum, Amsterdam, The Netherlands; LAC Lugano Arte e Cultura, Lugano, Switzerland; Les Abattoirs, Toulouse, France; the Nevada Museum of Art, Reno, Nevada; Moderna Museet, Stockholm, Sweden; and Tate Britain, London, United Kingdom. His work has been featured in group exhibitions at the Museum Moderner Kunst, Vienna, Austria; Kunsthaus Zurich, Zürich, Switzerland; Hamburger Bahnhof, Berlin, Germany, the Hirshhorn Museum, Washington, DC; the Museum of Modern Art, New York and the Whitney Museum of American Art, New York.

McCall’s work is represented in numerous collections including, amongst others, Tate, London, United Kingdom; the Museum of Modern Art, New York; the Museum für Moderne Kunst, Frankfurt, Germany; the Hall Art Foundation, New York; the Kramlich Collection, San Francisco, California; the Museu d’Art Contemporani de Barcelona, Spain; Art Gallery of New South Wales, Sydney, Australia; the Baltimore Museum of Art, Baltimore, Maryland; the Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Washington, DC; the Institut d’Art Contemporain, Villeurbanne/Rhône-Alpes, France; The Margulies Collection, Miami, Florida; the Moderna Museet, Stockholm, Sweden; the Musée National d’Art Moderne, Centre Georges Pompidou, Paris, France; the Museum für Moderne Kunst, Frankfurt, Germany; Sammlung Falckenberg Collection of Art, Hamburg, Germany; SFMoMA, San Francisco, California; Thyssen-Bornemisza Art Contemporary, Vienna, Austria; and the Whitney Museum of American Art, New York.

Anthony McCall. Split Second
DECEMBER 14, 2018 – JANUARY 26, 2019
OPENING RECEPTION: Thursday, December 13, 6-8pm

Sean Kelly Gallery
475 Tenth Avenue
New York NY 10018

Image: You and I, Horizontal, 2005. Computer, computer script, video projector, haze machine. One cycle 50 minutes, in six parts (horizontal). Edition of 5 with 1 AP AMC-57