Category: arte digitale

18
Ott

Philippe Parreno. Hypothesis

A cura di Andrea Lissoni
dal 22.10.2015 al 14.02.2016 – Inaugurazione mercoledì 21 ottobre 2015, ore 19.00 – Spazio: NAVATE

Philippe Parreno è uno degli artisti francesi più rilevanti degli ultimi venti anni a livello internazionale. Il lavoro dell’artista si sviluppa attraverso l’impiego di un’ampia varietà di media tra cui film, video, musica, scrittura e disegno. Parreno adotta linguaggi e codici provenienti da media come la radio, la televisione, il cinema e, più recentemente, l’informatica per esplorare i confini della realtà e della sua rappresentazione. Nell’ambito del suo percorso artistico, Parreno ha messo in discussione il concetto di autorialità collaborando con alcuni fra i più influenti artisti, architetti e musicisti degli ultimi due decenni.
“Hypothesis” è la prima mostra antologica in Italia ed è concepita come uno spazio in cui una serie di eventi si svolgono in successione tra loro, come se fossero organizzati seguendo una coreografia. La mostra presenta alcune delle maggiori opere dell’artista insieme a lavori più recenti, caratterizzati dal suono e dalla luce, tra cui le iconiche Marquees, realizzate tra il 2006 e il 2015.

I suoni delle Marquees e dei due pianoforti presenti nello spazio espositivo seguono diverse composizioni musicali realizzate da Agoria, Thomas Bartlett, Nicolas Becker, Ranjana Leyendecker, Robert AA Lowe e Mirwais. Philippe Parreno ha esposto in numerose istituzioni internazionali, tra le più recenti: Centre Pompidou, Parigi (2009); Serpentine Gallery, Londra (2010); Fondation Beyeler, Riehen/Basel (2012); The Garage Museum for Contemporary Culture, Mosca (2013); Palais de Tokyo, Parigi (2013); Schinkel Pavillon, Berlino (2014); Park Avenue Armory, New York (2015). Ha esposto alla Biennale di Lione (2005, 2003, 1997, 1991) e ha partecipato a diverse edizioni della Biennale di Venezia (2015, 2011, 2009, 2007, 2003, 1995, 1993). Philippe Parreno ha inoltre co-curato numerose mostre, la più recente è “Solaris Chronicles” alla Luma Foundation, Arles (2014).

Fondazione HangarBicocca

Via Chiese 2
20126 Milano

T (+39) 02 66 11 15 73
F (+39) 02 64 70 275
info@hangarbicocca.org
www.hangarbicocca.org

Orari HangarBicocca

lun–mer chiuso
gio–dom 11-23

 

17
Ott

BILL VIOLA E GIOVANNI LANFRANCO. Eterne visioni tra presente e passato

Dal 17 ottobre 2015 al 10 gennaio 2016 la Fondazione Palazzo Magnani presenta un’imperdibile edizione di “Arte in agenda. A tu per tu con….”. L’ appuntamento è con due opere straordinarie: l’Ascensione di Isotta (La forma della luce nello spazio dopo la morte), 2005 di Bill Viola – uno dei massimi artisti contemporanei di video art – e la Santa Maria Maddalena Portata in cielo dagli angeli, 1616 – 1618 ca del maestro emiliano Giovanni Lanfranco, in un evento espositivo dal forte potere evocativo reso possibile dalla collaborazione tra Palazzo Magnani e due prestigiose Istituzioni italiane, il Museo Nazionale di Capodimonte di Napoli e Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino.

Per l’occasione sarà pubblicato il saggio inedito “Un pittore per il nostro tempo: Bill Viola” a firma di Salvatore Settis che terrà a Reggio Emilia, per la Fondazione Palazzo Magnani, martedì 17 novembre alle ore 18.30 presso l’Aula Magna dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, una lectio su Bill Viola.

Il progetto Arte in Agenda. A tu per tu con… ideato e promosso dalla Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia, attraverso il dialogo tra due opere, così lontane nel tempo eppure così vicine per forza espressiva, intende esaltare il rapporto inscindibile tra arte antica e moderna, generato dal fascino che l’arte del passato ha esercitato sugli artisti a partire dalle avanguardie del Novecento fino alla contemporaneità.

La relazione e il dialogo tra l’Ascensione di Isotta di Bill Viola e l’Assunzione di Lanfranco sono ravvisabili su due piani: quello compositivo e quello semantico. Del resto è noto come Bill Viola, nella costruzione della sua narrazione per immagini, tragga chiara ispirazione stilistica e compositiva propriamente dalle opere degli artisti italiani del Rinascimento e non solo, “colpevoli”, forse, l’origine italiana della sua famiglia e la sua permanenza tra Los Angeles e il nostro paese.
È lo stesso Viola a dirci “Alla fine degli anni Ottanta la distanza che mi aveva separato dai vecchi maestri del passato si è completamente dissolta. Tempo e spazio, passato e presente, erano la stessa cosa. Così il mio profondo legame con la pittura italiana — nato nel periodo in cui vivevo a Firenze — è ritornato a galla come un amore perduto. Ho capito che i cosiddetti vecchi maestri non erano altro che giovani radicali. Masaccio, Michelangelo, Raffaello, erano artisti influenzati da nuove idee tecniche e scientifiche, provenienti da centri di ricerca e da università. Avevano tutti circa 20 anni quando hanno creato i primi grandi lavori. Il parallelo con l’epoca attuale delle videocamere digitali, della computer graphic, della videoarte e di internet, è indiscutibile. Una volta stabilita questa relazione, e cioè che tutta l’arte a quel tempo era avanguardia, si colgono solo connessioni e affinità, non fratture. Dopo tutto, c’è un unico filo che attraversa la scienza ottica, dalla prospettiva del XV° secolo fino all’era digitale. Così un intero nuovo paesaggio, che aspettava di essere esplorato, mi si è aperto davanti. Naturalmente non ero interessato ad appropriarmi o a parodiare, non volevo semplicemente riprodurre o citare la storia dell’arte. Ho guardato a loro come modelli per la mia concezione dell’immagine, costruendola grazie a un’esperienza lunga 700 anni”.
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13
Ott

Francesco Jodice. AMERICAN RECORDINGS

Francesco Jodice. AMERICAN RECORDINGS

a cura di Massimo Melotti
inaugurazione 16 ottobre 2015
periodo: 17 ottobre 2015 – 24 gennaio 2016
Sala Manica Lunga

Il Novecento visto come il “secolo americano” è il tema che Francesco Jodice ha pensato per il progetto New Media del Museo.

Per la Sala Multimediale della Manica Lunga – che consente una proiezione simultanea sincrona o asincrona su cinque megaschermi – l’artista ha ideato l’installazione AMERICAN RECORDINGS, 2015 (20’), una vera e propria sinfonia per immagini grazie alla quale Francesco Jodice percorre il Novecento, secolo di miti ed eroi made in USA che hanno creato l’immaginario collettivo delle generazioni non solo di quel tempo.

Dall’ultimo discorso del presidente Eisenhower alla nazione sulla minaccia della corsa agli armamenti, alle immagini degli esperimenti nucleari; dal dilagante potere dell’informazione raccontato in Network, il film di Sidney Lumet; dalla nascita del genere horror con Texas Chainsaw Massacre, film di Tobe Hooper a Society (1989) diretto da Brian Yuzna; dalla lettura da libero pensatore di Gore Vidal in The United States of Amnesia di Nicholas Wrathall a End of the Century: The Story of the Ramones, film-documentario sulla band punk Ramones, e ancora con l’affermarsi della televisione, il mito storico-immaginario americano preannuncia la società dei giorni nostri. L’artista ha realizzato un’opera che, utilizzando materiali del tempo, ci dà una visione coinvolgente che affascina per la potenza delle immagini e fa riflettere sull’influenza profonda dei miti e dell’immaginario nei processi culturali.

Completa la rassegna il film ATLANTE, 2015 (9’) proiettato in Sala Polivalente.

Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
Piazza Mafalda di Savoia – 10098 Rivoli – Torino
Tel +39 011 9565222 fax +39 011 956 5230

 

10
Ott

Bill Viola

This autumn, Yorkshire Sculpture Park (YSP) presents a significant exhibition by pioneering American video and installation artist, Bill Viola. Developed in collaboration with Viola, Kira Perov, Executive Director, Bill Viola Studio and Clare Lilley, Director of Programme, YSP, it is the most extensive exhibition in the UK by the artist for over 10 years. The immersive exhibition in YSP’s Chapel and Underground Gallery features installations from the last 20 years of Viola’s career and premieres a new work, The Trial.

Considering universal themes of life, death, love and spirituality, Viola gives tangible visual form to abstract psychological and metaphysical experiences. He explores facets of the human condition and holds a stark and intimate mirror to our strength, fragility, and the impulses and inevitabilities that unite us. The eight works installed in the Underground Gallery continue Viola’s investigations of the unseeable, the unknowable, and the place between birth and death. His new work, The Trial (2015), depicts, in Viola’s words, “five stages of awakening through a series of violent transformations.” A young woman and a young man, both bare-chested and on separate screens, are each doused with a sudden and unexpected succession of different coloured liquids. Their ordeal intensifies then wanes as the cycle progresses and changes, from despair to fear to relief and then purification.

The exhibition also features three works from the Transfigurations series, which reflect on the passage of time and the process by which a person’s inner being is transformed. In Three Women (2008), a mother and her two daughters slowly approach an invisible boundary through which they pass and eventually return. Viola combines images recorded in grainy analogue video from an old surveillance camera with those shot in High-Definition video to bring the viewer to the intersection of obscurity and clarity – from death to life – and back again. Two other related works, The Return and The Innocents (both 2007), use the same device of an unseen wall of water to render visible the momentary threshold between life and death.Continue Reading..

10
Ott

Fabrizio Bellomo. Es geht einfach um Nummern

Fabrizio Bellomo. Es geht einfach um Nummern
A cura di: Luca Panaro
Inaugurazione: sabato 10 ottobre 2015
Date: 10 ottobre – 28 novembre 2015
Sede: METRONOM | viale G. Amendola, 142 Modena
tel/fax +39 059 344692 | info@metronom.it | www.metronom.it
Orari: da martedì a sabato 15.00 / 19.00 e su appuntamento

Es geht einfach um Nummern è il titolo della mostra personale di Fabrizio Bellomo che Metronom presenta nei propri spazi a partire da sabato 10 ottobre, a cura di Luca Panaro.
Es geht einfach um Nummern (si tratta solo di numeri, traducendo dal tedesco), è lʼindizio principale che Bellomo fornisce per quello che può essere da un lato interpretato come un lavoro di decodifica, dallʼaltro come la ricostruzione di un processo di astrazione portato quasi allʼestremo.
Interessato allʼastrattismo geometrico e ai lavori della Bauhaus, Bellomo ha iniziato a raccogliere fogli di prove colore nei laboratori e centri stampa nei quali si è recato per esigenze professionali. “Il motivo principale di questa fascinazione risiede probabilmente nella consapevolezza gradualmente assunta di come lʼastrattismo si sia sviluppato in parallelo e di pari passo con lʼemergere e lʼavanzare dellʼindustrializzazione, delle macchine, e poi della digitalizzazione”, ci dice Bellomo. I fogli usati per la taratura delle macchine da stampa, prove appunto, normalmente destinati al macero, diventano lo spunto e il terreno sul quale riflettere sulle tecniche di riproduzione e di produzione delle immagini in epoca digitale. Scrive Luca Panaro nel testo che accompagna la mostra: “lʼesperienza che tutti i giorni facciamo con le immagini è oramai costruita da una rappresentazione numerica alla quale corrisponde unʼinformazione visiva […] La digitalizzazione in atto consiste appunto nella conversione di dati continui (analogici) in rappresentazioni numeriche (digitali).”

La mostra si compone quindi come una grande installazione che comprende tanti tasselli, tanti quadrati si potrebbe dire, che cercano di ricostruire un quadro più ampio di connessioni e di conversioni, a partire dalla pratica di codifica dei colori in un sistema modulare e quindi numerico. Allo spettatore il compito di raccogliere gli indizi che Bellomo appronta in un esercizio che si propone come concettuale, prima ancora che formale.

FABRIZIO BELLOMO
Nato a Bari nel 1982, vive e lavora tra Bari, Milano, Berlino. È artista, curatore e regista. Mostre collettive: 2015 Plat(t)form, Fotomuseum Winterthur (Svizzera); ArtAround, MuFoCo, Cinisello Balsamo (Milano); Objet Perdù e Giovane Fotografia di Ricerca in Puglia, Fondazione Museo Pino Pascali, Polignano a Mare (Bari); 2014 2004-2014 10 Anni del Museo di Fotografia Contemporanea, Triennale di Milano; 55° Festival dei Popoli, Firenze; 2013 Video.it, Fondazione Merz, Torino; 2012 Premio Celeste, Roma; 2011 Milano un minuto prima, Fondazione Forma, Milano. Pubblicazioni: Le persone sono più vere se rappresentate, ed. Postmedia Books (Milano, 2014); Io neanche lo vedo più il codice, appunti per un possibile saggio, in Generazione Critica. La fotografia in Europa dopo le grandi scuole, a cura di Marcella Manni e Luca Panaro, ed. Danilo Montanari (Ravenna, 2015).

Ufficio stampa: info@metronom.it; +39059344692; www.metronom.it

 

06
Ott

Andreas Gursky

With an objective and precise eye, he captures the burning issues of modern life and global reality. The exhibition forms an arc between Gursky’s older, iconic works and his latest and most current visual inventions.

Curator: Udo Kittelmann

He is considered one of the most important contemporary artists: the Dusseldorf-based photographer Andreas Gursky (born in 1955 in Leipzig). With an objective and precise eye, he captures the burning issues of modern life and global reality. Each overall composition is a technical and visual masterpiece that has long inscribed itself on the collective visual memory of the art world.

In addition to his commitment to colour photography, Gursky’s typical forms of expression are to be found in digital processing and extremely large-scale formats. In the process, his works always bear visual testimony to his decades of travel around the globe. Hence, behind his pictures is an imaginary map that traces the artist’s travels. There is hardly another artist of our time so devoted to travel and it is becoming increasingly clear that Gursky has always had an eye on an exact depiction of the world, its construction and its condition. His images always reflect on both the inward and outward appearance of the world. The apparent beauty and perfection of his pictures is deceptive – it is not until after the first glance that it becomes obvious that they conceal the wealth of thought in the depicted. Gursky’s images seduce through that which is portrayed but at the same time, they insist that the viewer think about the reasons behind them.

From ancient sites through contemporary scenes and political debates to fictitiously arranged fantasy worlds: Andreas Gursky’s pictures also turn out to be subtle observations of the state of our globalised world. Cairo and the Cheops pyramids, Prada shops and Toys“R“Us, production facilities and garbage dumps, mass spectacles in the North Korean capital, Pyongyang, or at national church conferences, the subversive demonstration of power structures and global world orders, internationally active stock markets, museums as places of supposed reflection and comic heroes used to portray future worlds – all this belongs to the artist’s repertoire of visual compositions.

The exhibition in Museum Frieder Burda, which is being developed in close co-operation with the artist himself, allows the viewer to rediscover Gursky’s fascinating cosmos of images in a kind of overview. The strict “involvement” of these pictures, which serve our worldly concepts and imaginations, is put up for exploration and discussion. The exhibition, curated by Udo Kittelmann for the Museum Frieder Burda, forms an arc between Andreas Gursky’s older, iconic works and his latest and most current visual inventions. This presentation opens up a rich pictorial panorama to the visitor, which simultaneously provides a precise analysis of our complex reality and formulates great joy in the seeing and discovering of pictures.Continue Reading..

06
Ott

Olafur Eliasson. Reality machines

His works are in dialogue with ecology, architecture and urban spaces, but also with philosophy and science. The show present Eliasson’s unusually expansive artistic output, letting his installations fill both museum buildings.
Curator: Matilda Olof-Ors

On 3 October, 2015, Moderna Museet and ArkDes, the Center of Architecture and Design open their extensive exhibition on Olafur Eliasson, one of the most influential contemporary artists today. Although Eliasson’s work has been exhibited all over the world, this is the first time his oeuvre has been featured in a major museum presentation in Stockholm. Eliasson explores the spaces in which we dwell, with works ranging from unassuming sculptures to larger architectonic structures. Olafur Eliasson’s works are in dialogue with ecology, architecture and urban spaces, but also with philosophy and science. Thus, it is only natural for the neighbouring institutions Moderna Museet and ArkDes to present Eliasson’s unusually expansive artistic output, letting his installations fill both museum buildings.

“I strongly believe that it isn’t necessary to polarise the fields of art and architecture. Rather, it’s about trying to transgress the traditional boundaries to create a space of inclusion and hospitality, where differences of opinion are not only tolerated but encouraged. When you enter my exhibition, you do not step out of the city of Stockholm and into the protected world of art, but continue the processes of negotiation and co-production that characterise our shared reality.”
Olafur Eliasson

Olafur Eliasson (born 1967, Iceland/Denmark) is based in Copenhagen and Berlin, where Studio Olafur Eliasson employs some 90 staff members. Eliasson’s practice encompasses sculpture, painting, photography, film, installations, architectural projects and site-specific works in public spaces.
The exhibition Olafur Eliasson: Verklighetsmaskiner/Reality machines spans his entire career so far, from the early 1990s to today. Perception is central to the art of Olafur Eliasson. The works draw our attention not only to what we see, but to how we see, or, in the artist’s own words: “seeing yourself seeing”.

“Olafur Eliasson shifts our focus from the art object itself to the actual experience of seeing. His installations are optical instruments that make us see the world around us in different ways. The works become machines that produce new realities,” says Matilda Olof-Ors, exhibition curator.Continue Reading..

06
Ott

Alice Schivardi. Ero figlia unica

ALICE SCHIVARDI
Ero figlia unica

a cura di Ludovico Pratesi e Paola Ugolini

Pesaro, Centro Arti Visive Pescheria

10 ottobre-29 novembre 2015

Il 10 ottobre 2015 alle ore 19 si inaugura presso il Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Ero figlia unica, la prima mostra personale in un’istituzione pubblica italiana dell’artista Alice Schivardi (Erba, 1976), in occasione della Giornata del Contemporaneo promossa da Amaci.

Curata da Ludovico Pratesi e Paola Ugolini, la mostra è dedicata all’indagine della delicata trama delle relazioni familiari che l’artista conduce da diversi anni.
Il progetto della Schivardi propone una riflessione sulla natura della famiglia nella società attuale, attraverso un confronto tra nuclei familiari diversi per etnia, ceto sociale e religione. Con ognuno di essi l’artista ha avviato un processo artistico e sociale per integrarsi non solo nella famiglia, ma anche nella sua visione del mondo e nel suo modo di vivere. Un’inclusione nel “mondo altro e dell’altrove” catturata in uno scatto fotografico. Alice, vestita e truccata secondo i codici culturali e sociali della famiglia che l’accoglie, si trasforma in una soggettività sociale emergente in bilico fra l’“Altro”, la famiglia e il suo “Io”.

Ogni famiglia è un mondo a sé fatto di tradizioni, modi di dire, dialetti e fedi in cui l’artista riesce ogni volta ad entrare nel suo tessuto relazionale in modo empatico.

La mostra, che occupa l’intero spazio espositivo della Pescheria, è pensata come una sorta di percorso all’interno del progetto appositamente concepito dall’artista. Sulla parete principale del Loggiato, una serie di disegni a ricamo che costruiscono una mappatura delle emozioni vissute dall’artista in occasione degli incontri che ha avuto con le diverse famiglie. Un’introduzione rarefatta e sensibile al cuore della mostra, allestito nell’ex chiesa del Suffragio. Qui Alice Schivardi presenta una quadreria contemporanea, composta da una ventina di ritratti fotografici incorniciati, differenti per dimensioni e formato, come a voler significare la diversità culturale delle famiglie fotografate.

Il punto di partenza della ricerca di Alice Schivardi è sempre la realtà e il materiale umano ovvero la sua storia personale, i suoi incontri, le sue relazioni, raccontati e interpretati attraverso diversi medium come fotografia, disegno a ricamo, installazioni, video e audio.
La pratica artistica di Alice Schivardi è un’evoluzione dell’Arte Relazionale, teorizzata da Nicolas Bourriaud, in quanto prende in esame non solo la storia e le storie delle persone che incontra ma cerca di costruire nuove relazioni interpersonali, o meglio offrire una piattaforma in cui queste interazioni umane, apparentemente lontane, possano avvenire.Continue Reading..

29
Set

Jonny Briggs. The reconstructed past

Appassionato di sculture-oggetto, Briggs le trasforma in protagoniste della sua storia all’interno di un diario personale di immagini.
a cura di Claudio Composti ed Emanuele Norsa

mc2gallery è orgogliosa di ospitare la mostra del fotografo inglese Jonny Briggs (Londra, 1985). Jonny Briggs, fotografo e artista concettuale, ripercorre con il suo lavoro il proprio passato, attraverso il quale ci restituisce una nitida immagine del difficile rapporto vissuto con la famiglia nel passaggio dall’adolescenza all’età adulta.

Appassionato di sculture-oggetto, Jonny le eleva a principali protagoniste della sua opera e tramite queste ci racconta la sua storia: l’infanzia tra i boschi del Berkshire, la famiglia con il suo fardello di affetti, apprensioni, conflitti, un padre autoritario, la madre tollerante, quattro sorelle maggiori a salvaguardare il piccolo Jonny che tuttavia non può imitarle; il tutto riletto attraverso qualche sforamento o sottili perversità in stile Gothic Novel. Un vero diario personale d’immagini che, attraverso un’autoanalisi continua, conduce lo spettatore in un viaggio coinvolgente, a volte perturbante, che avvicina la dimensione del reale a quella dell’irreale. Appare chiaro, fin dal primo sguardo, come il grande formato faccia risaltare al meglio le sue composizioni, create con una precisione quasi maniacale.

In questi set autobiografici tuttavia c’è sempre qualcosa fuori posto o che disturba queste così rigorose visioni, trasformando l’immagine in un teatro d’inquietudini, tensioni emotive e disagi, provocati dal soffocante ambiente della classe media britannica. Assistiamo quindi ad autoanalisi figurate, incentrate sul rapporto con i membri della propria famiglia e con il mondo che lo circonda. Spicca l’abilità di far riemergere sentimenti ormai metabolizzati, riproposti e filtrati attraverso il gusto per la finzione, che sembra celare la storia autobiografica dell’artista all’interno di una visione onirica che lascia presagire la testimonianza di un’esistenza che, in fondo, è vicina al trascorso di ciascuno di noi. Jonny Briggs, formatosi al Royal College of Art, è un artista pluripremiato, esponente della scuderia Saatchi, inserito nella prestigiosa Catlin Guide e ritenuto fra i talenti promettenti nell’Inghilterra post Damien Hirst.

Inaugurazione 29 settembre ore 18,00

Immgine: A Destruction Reconstructed, 2014 — Portrait of self as a child screwed-up and re-photographed on top of original photograph, 80 x 102cm, Photography: C-Type lambda print mounted and framed in dark brown

MC2 Gallery
via Malaga, 4. 20143 Milano
mar-ven 14.30-20, sab su appuntamento
ingresso libero

JONNY BRIGGS
dal 29 settembre al 29 ottobre 2015

25
Set

Fiona Tan. Geography of Time

Fiona Tan. Geography of Time

25 September 2015–31 January 2016

The Museum of Contemporary Art

The Museum of Contemporary Art is pleased to present «Fiona Tan. Geography of Time» by the internationally renowned contemporary artist Fiona Tan.

Memories and identity, time and place

Deeply embedded in Tan’s work is her fascination with the mutability of identity, the deceptive nature of representation and the play of memory across time and space. Fiona Tan’s film and video practice explores notions of individual and collective identity in a world increasingly shaped by global culture and the histories and journeys that form it. Geography of Time brings together works by Fiona Tan that explore the themes of memory and identity in mesmerizing ways.

For Nellie (2013), the most recent video installation on view in the exhibition, Tan brings the story of Corneila van Rijn, Rembrandt’s illegitimate daughter, to light. At the age of sixteen she emigrated to Batavia (present-day Jakarta) and made the opposite journey that Fiona Tan herself made from Indonesia to Amsterdam. Tan makes a visual enhancing portrait of the young girls’ secluded and lonely life.

Photographic and cinematic idiom

From the “Vox Populi” series, the London, Tokyo and Sydney versions will be on view in the museum and a fourth work from the series, Vox Populi Norway, will be on view in the Storting, the Norwegian parliament. In “Vox Populi (Voice of the People)” Tan has borrowed photo albums from citizens in five different cities. By contributing their albums lenders have given the artist unique access to domestic imagery that ranges from the celebratory to the mundane. Tan has selected several hundred images from these albums to be scanned, and exhibited as photo installations displaying a playful cross-section of the cities and countries the series portray.

Other works on view include the photo installation Changeling (2006), the video installations Diptych(2006–11), Provenance (2010) and A lapse of Memory (2007).

For Fiona Tan (b. 1966, Pekan Baru, Indonesia) images of people almost always play a central role in her photographs, films and audio-video installations. The role of language and the written word is equally fundamental to her work, and Tan personally scripts the texts and essays that accompany her films. Many of her works are defined by a back and forth shifting between visual and literal possibilities of meaning. Born in Indonesia, Tan eventually settled in Amsterdam to study at the Gerrit Rietveld Academie and the Rijksakademie van beeldende kunsten. She began exhibiting in the early 1990s and has been recognized for her important contributions to international biennials and group exhibitions. Recent solo exhibitions include exhibitions at the Philadelphia Museum of Art (2014), BALTIC Centre for Contemporary Art, Gateshead, UK (2015) and Tokyo Metropolitan Museum of Photography & National Museum of Art, Osaka (2014).

Curator: Eva Klerck Gange

Educational curator: Camilla Frøland Sramek/Siv Hofsvang

Project director: Marthe Tveitan

Fiona Tan. Geography of Time is a collaborative travelling exhibition initiated by the National Museum, Oslo. After showing in Oslo it will travel to Mudam Luxembourg, MMK Museum für Moderne Kunst Frankfurt am Main, and Tel Aviv Museum of Art

The National Museum of Art, Architecture and Design

Postal address: P.O. Box 7014 St. Olavs plass, N–0130 Oslo
Tel.: +47 21 98 20 00
Email: info@nasjonalmuseet.no