The Mountain’s Eyes è il progetto di Roberto Ghezzi in Nepal, una spedizione sempre a stretto contatto con la natura e in relazione con il paesaggio, campo di ricerca che caratterizza un percorso d’arte e vita.
Il progetto, a cura di Gabriele Salvaterra, in partenariato con l’Università di Torino, Dipartimento di Scienze della Terra, si avvale della supervisione scientifica di Rodolfo Cafosi, Chiara Montomoli e Salvatore Iaccarino, della collaborazione logistica della guida sherpa Suraj Gurung, il sostegno di Phoresta ETS e del supporto della galleria MCUBE di Kathmandu che ha ospitato, al termine della residenza, una mostra personale con i primi risultati della ricerca.
Dopo due decenni di approfondimento artistico, ricerche e attività esplorative e, dopo aver realizzato installazioni e opere in ambienti estremi come i ghiacciai dell’Artico, i fiumi dell’Alaska, le torbiere della Patagonia o i deserti dell’Africa, per la prima volta Roberto Ghezzi dedica la sua ricerca esclusivamente alle montagne dell’Himalaya. Per questo grande progetto l’artista, pur attraverso lo stesso approccio teso al dialogo totale con gli ambienti studiati, ha pensato di utilizzare tecniche differenti quali la fotografia stenopeica e la stampa di monotipi senza l’utilizzo del torchio.
Come e cosa vedrebbero le montagne più alte della terra, se qualcuno donasse loro degli occhi? È una delle domande a cui tenta di dare risposta Ghezzi durante la sua spedizione in Himalaya, tra le cime più alte del pianeta, per “donare occhi” alle montagne. L’artista, infatti, durante la nuova missione che lo vede protagonista sotterreràlungo il percorso, che da Pokhara (Nepal) lo condurrà verso il campo base del monte Annapurna (8091mt slm), una serie di piccole macchine fotografiche da lui stesso costruite con materiale di recupero, come lattine di bibite usate, che potrà reperire direttamente in loco. Queste, dopo che l’artista avrà inserito al loro interno carta fotografica e praticato un piccolissimo foro per l’ingresso della luce, verranno lasciate semisepolte tra le rocce delle montagne per circa venti giorni e poi recuperate. Al loro interno la luce, giorno dopo giorno, imprimerà sulla carta fotografica l’immagine di ciò che le montagne vedono, da millenni, condensato in un “battito di ciglia” lungo 480 ore. In più occasioni (ad es. Laguna Veneta 2022 – CNR ISMAR; Lago Trasimeno 2022 – Arpa Umbria; Groenlandia 2022 – CNR ISP; Svalbard 2023 – CNR ISP) le opere di Ghezzi hanno assunto il ruolo di veicolo per la mappatura e il monitoraggio del territorio e della biodiversità che lo caratterizza, creando un vero e proprio ponte tra arte e scienza, sia dal punto di vista della ricerca che da quello della divulgazione.L’artista ha infatti collaborato con molti enti e istituti scientifici italiani ed esteri. Per il progetto Annapurna-Nepal Roberto Ghezzi si avvarrà del supporto scientifico della Facoltà di Scienze della Terra dell’Università di Torino. Un team di ricercatori composto da Rodolfo Carosi, Chiara Montomoli e Salvatore Iaccarino realizzerà per l’occasione testi scientifici che accompagneranno la produzione di Ghezzi esito della residenza e studieranno, così, i luoghi attraversati dall’artista.
Roberto Ghezzi | The Mountain’s Eyes
progetto, residenza e mostra in Nepal
a cura di Gabriele Salvaterra
ottobre – novembre 2024
partenariato scientifico Università di Torino, Dipartimento di Scienze della Terra
supervisione scientifica di Rodolfo Cafosi, Chiara Montomoli e Salvatore Iaccarino
collaborazione logistica di Suraj Gurung, guida sherpa
supporto della Galleria MCUBE di Kathmandù
sostegno Phoresta ETS
Annapurna Base Camp – Gallery MCUBE
Kathmandu, NEPAL
Communication Manager Amalia DI Lanno info@amaliadilanno.com – www.amaliadilanno.com