Attraverso le incontaminate superfici perlescenti delle sue opere, Feldman evidenzia il gesto sulla tela. L’alloro macchiato è il motivo usato da Sisto per la video installazione che fa dello spazio un ambiente virtuale.
Amy Feldman
Moon Decorum
Gli ultimi lavori di Amy Feldman presentati in Moon Decorum incarnano un sentimento che è al contempo pacato e ricco di pathos. Amy Feldman, attraverso le incontaminate superfici perlescenti delle sue opere, evidenzia il gesto sulla tela.
Moon Decorum, l’opera da cui la mostra prende il titolo, mette in luce entrambi gli aspetti. Da una parte ci sono le forme fluide e ondulate che si dipanano verso l’esterno mettendo in risalto le gocce di colore ai bordi del dipinto, come accade nei dipinti in bianco e nero di Willem de Kooning. Dall’altra parte, il tratto utilizzato dall’artista evidenzia una serialità ridotta che si manifesta quasi fosse una nota a piè di un’espressione o un’affermazione dell’ironia del gesto pittorico, ricordando così i lavori di Jasper Johns. È in quest’ambivalenza che risiede quello che nelle opere dell’artista viene denominato attrito: la luna si dimostra precisa e regolare nella sua rotazione ed al tempo stesso il suo potere trasformativo (basti pensare al mito del lupo mannaro) incarna le nostre paure primordiali. L’oscurità di questi dipinti è analoga all’immensità fredda e vuota dello spazio e alla paura che ci assale nel buio della notte. Come suggerito dalla teoria di Heidegger, sia l’angoscia che la fuga, sono sentimenti astratti e concreti al tempo stesso.
È interessante notare come Amy Feldman abbia intitolato la sua mostra tenendo in considerazione la luna e le sue molteplici connotazioni. Quando pensiamo all’influenza delle fasi lunari in termini scientifici o poetici è dato tutto già per assodato. Siamo altresì abituati a fare una netta distinzione tra l’astronomia e la pittura: la visione scientifica dei pianeti si oppone all’immagine romantica del rückenfigurs, dove le figure sostano dando le spalle all’osservatore mentre osservano una sfera luminosa nel cielo; proprio come avviene nei dipinti di Friedrich. Per i nostri antenati questa divisione non sussisteva. Platone studiò la rivoluzione della luna con precisione matematica ed al tempo stesso capì che essa era anche un mezzo divino per punire gli essere umani. È questa dualità che Amy Feldman rappresenta nei suoi lavori più recenti.
Un dipinto come Swollen Omen allude proprio alle preoccupazioni primarie appena accennate ricordando le forme di un corpo con le sue cavità e le sue sporgenze che simulano le viscere. È il corpo dell’artista? Un’abbreviazione del movimento del pennello sulla tela? È un ginocchio oppure una coscia? Le linee tracciate dall’artista sono allusive, ma non è questo che le interessa. Ciò che merita di essere considerato è come queste forme attivino i ricordi e le associazioni mentali. Le forme di Amy Feldman ci ricordano un corpo scientifico e il poetico, in sospeso tra l’anatomia e la seduzione. L’artista diventa strumento attivo nella creazione delle fini superfici bianche dei suoi dipinti dove si nota la natura selvaggia ed al contempo moderata della sua azione attraverso l’utilizzo dell’acrilico grigio che viene steso sulla tela.
Utilizza varie sfumature di grigio; dal color peltro al calcestruzzo. Le tonalità di Amy Feldman sono legate insieme dal gesto pittorico. Sono simili a nuvole che gettano l’ombra sul paesaggio, intangibili ed astratte che al contempo conferiscono un senso di movimento alla tela. Talvolta appena accennate, talaltra rese evidenti, rivelano il gesto personale dell’artista.
È il gesto pittorico che movimenta e da un senso di cambiamento nel lavoro di Amy Feldman. Le pennellate mostrano l’influenza di movimenti come il Futurismo o la Pop Art di Warhol e Lichtenstein. Le opere proposte per Moon Decorum fanno riferimento anche a momenti della storia dell’arte che sono stati meno famosi: come ad esempio il lavoro di Nicholas Krushkenick. Diversamente da Krushkenick, Amy Feldman limita l’influenza di tutti questi artisti inventando qualcosa di completamente nuovo. Non siamo più nell’era dell’iper-mercificazione, dell’arte ragionata. Oggi consumiamo velocemente le immagini, i prodotti e le idee ma sentiamo continuamente la malinconia dei tempi passati. Le opere di Amy Feldman permettono l’individuazione di un’astrazione contemporanea che va oltre l’ironia servendosi di arguta sincerità.
Testo di Andrianna Campbell
Amy Feldman (1981, New Windsor, NY) vive e lavora a Brooklyn, New York.
Amy Feldman si è diplomata presso la Rhode Island School of Design nel 2003 e ha conseguito il master in belle arti presso la Rutgers University nel 2008. Ha avuto numerose mostre personali presso Blackston, New York; Sorry We’re Closed, Brussels, Belgio; ANNAELLEGALLERY, Stoccolma, Svezia. Le sue opera sono state incluse in mostre collettive tra le quali ricordiamo quelle presso Kunstmuseum Bonn, Germania; Museo Britanico Americano, Città del Messico; Musée d’art Moderne, Saint-Etienne, Francia; New Britain Museum of American Art, CT; The American Academy of Arts and Letters, New York, NY. Nel 2016 esporrà presso Ratio 3, San Francisco e nel 2017 al Nerman Museum, Overland Park. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti ed ha partecipato a diverse residencies tra cui il Joan Mitchell Foundation Grant, il Marie Walsh Sharpe Residency Fellowship, il Robert Motherwell Fellowship at the MacDowell Colony, la Yaddo Residency Fellowship, il VCUarts Fountainhead Fellowship, il Henry Street Settlement/Abrons Art Center Residency e Skowhegan School of Painting and Sculpture Fellowship (2009).
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Pascual Sisto
En Plein Air
Per la sua personale En Plein Air, Pascual Sisto ha esaminato la colorazione di alcune piante da appartamento comunemente conosciute come “alloro macchiato” (Aucuba Japonica Variegata); una pianta che è stata prodotta selezionando e coltivando diverse specie per arrivare ad avere una colorazione molto particolare delle foglie. Per la mostra, questa peculiare pigmentazione della pianta, è stata ottenuta dall’artista attraverso l’impiego di diversi media, come se fosse un virus che si diffonde sino a che la distinzione tra artificio e natura diventa indistinguibile.
La sinterizzazione del campione è ottenuta attraverso degli algoritmi che distribuiscono in modo casuale le macchie dorate nello spazio della galleria modificandone anche la dimensione delle singole macchie per renderle il più possibile simili alle foglie reali che si presentano verdi con punti e macchie giallo/oro di forma irregolare. Il colore delle foglie varia notevolmente a seconda dell’esposizione alla luce solare. Per ricreare la pigmentazione del fogliame è necessario tenere in considerazione in egual misura sia il controllo che la casualità.
L’alloro macchiato è il motivo usato per la video installazione che occupa lo spazio espositivo creando così un ambiente virtuale che simula il campione scelto. Il motivo cromatico supera i confini diffondendosi e moltiplicandosi nello spazio: dalle stampe su carta, al tappeto che occupa l’intera superficie della galleria, alle luci che proiettano le macchie su delle piante artificiali sino alle animazioni video. L’audio e il profumo di fauna selvatica emanato dai diffusori, fanno si che l’opera avvolga lo spettatore al suo interno condizionando e cambiando continuamente lo spazio.
In questo senso il lavoro di Pascual Sisto progettato per questa mostra diviene come un labirinto di specchi dove il tappeto, i disegni, le piante, i suoni e gli odori ci trasportano in un mondo parallelo. In questa mise en abyme, le gerarchie di ordine naturale si fondono con le macchie prodotte artificialmente offuscando il confine tra ciò che è reale e ciò che è la sua copia.
Pascual Sisto (1975, Barcellona, Spagna) vive e lavora a Los Angeles.
Originario della Spagna, Pascual si è dipromato con un BFA presso Art Center College of Design a Pasadena, California, ed un MFA dell’Università della California, Los Angeles. Ha frequentato la Skowhegan School of Painting and Sculpture nel 2011 ed è stato il beneficiario del California Community Foundation Emerging Artist Fellowship nel 2012. Tra le mostre più recenti: 5 Car Garage, Prism, Seventeen Gallery, Armory Center for the Arts, and the Utah Museum of Contemporary Art, China Art Objects, and at Smart Obejcts in Los Angeles.
Inaugurazione 19 novembre 2015 ore 19-21
Brand New Gallery
via Carlo Farini, 32 20159 Milano
Orari: martedì-sabato 11.00-13.00 e 14.30-19.00
AMY FELDMAN / PASCUAL SISTO
dal 19 novembre al 23 dicembre 2015