Ai Weiwei ha scelto l’Italia e la meravigliosa cornice di Palazzo Te a Mantova per stupire ancora una volta il pubblico internazionale con la sua arte visionaria, spiazzante e pregna di rabbia e impegno civile che da anni, attraverso le sue opere e l’attivismo, lo vede impegnato in ambito sociale.
L’artista cinese esporrà i suoi lavori dal 7 marzo al 6 giugno 2015 nella mostra “Il giardino incantato”, non una semplice esibizione, ma un evento unico, un viaggio attraverso 46 opere inedite da lui composte appositamente per questa occasione, che verranno ospitate nelle scenografiche sale del Palazzo Rinascimentale che fu la residenza più prestigiosa della Signoria dei Gonzaga.
Un’esposizione in bilico tra libertà d’espressione e diritti umani, genio ed eccesso, tradizione e modernità, che si confronta con il Rinascimento italiano in uno dei suoi monumenti simbolo, Palazzo Te, sfidando il paragone con le più impegnate forme d’arte contemporanea.
La mostra “Il giardino incantato”, ideata da Origini, (di EBLand Srl, Presidente Paolo Mozzo), organizzata in collaborazione con il Comune di Mantova, è curata da Sandro Orlandi Stagl e Mian Bu, con il supporto di Being 3 Gallery di Pechino. Libro della mostra di Maretti Editore.
In Esposizione anche le creazioni dei due artisti che da anni collaborano con Ai Weiwei in diversi progetti, Meng Huang e Li Zhanyang, che per l’occasione ha realizzato una installazione in cui Ai Wei Wei è protagonista con la scultura di se stesso, oltre ad altre cinque sculture che troveranno collocazione nelle varie stanze di Palazzo Te.
Ai Weiwei, nato a Pechino 57 anni fa, è tante anime in una: considerato tra i più importanti ed influenti artisti contemporanei, oltre che architetto, scultore, designer e fotografo è anche un blogger affermato e, soprattutto, un attivista per i diritti umani, estremamente critico con il governo cinese, di cui ha indagato e denunciato la corruzione al punto da essere incarcerato per poi vedersi negato il diritto di lasciare il paese.
Una riflessione acuta, che non cade mai nella retorica, visionaria e in grado di disorientare sempre e comunque, è la cifra che scandisce la sua parabola di uomo e di artista. Opere concettuali che rivelano le doti di un grande comunicatore, che inchiodano lo spettatore e lo spingono a riflettere sulla realtà, per immaginare e realizzare quel cambiamento che Ai Weiwei da sempre sostiene e che traspira dalle sue creazioni.
“Il giardino incantato”, un luogo che si presta alla coltivazione dell’anima e dove, nel pieno della tradizione orientale, l’estetica è direttamente legata all’etica ed alla ricerca del pensiero spirituale, dunque un prezioso tassello per avvicinarsi un po’ di più all’universo in continuo fermento dell’artista dissidente per eccellenza; un’arte vissuta nel rispetto della tradizione cinese abbinato alla capacità di proiettarsi nella modernità e a una consapevolezza sociale e politica dalla quale Ai Weiwei, nonostante le infinite traversie, non vuole abdicare. Anche per questo, il pubblico cinese, che lo adora, lo ha soprannominato, giocando sull’omofonia dei caratteri, Ai Weilai, “Amare il futuro”.
“Il giardino incantato”, diventa quindi la vera provocazione della mostra perchè è il luogo dove l’incanto alla fine sparirà: gli artisti, dopo averci esposto alla grande illusione, alla fine ci conducono al disincanto e a distinguere meglio etica ed estetica nella nostra società contemporanea.
AI WEIWEI – note biografiche
Ai Weiwei, 57 anni, cinese, è uno degli artisti contemporanei più considerati e vivaci del panorama internazionale. È il figlio del poeta Ai Qing. Si è diplomato all’Accademia del Cinema, per poi dedicarsi successivamente alla pittura. Negli anni Settanta è cofondatore del gruppo artistico Stars. Nel 1981 si trasferisce negli Stati Uniti. Si sposa a New York dove svolge la maggior parte della sua attività artistica. Frequenta due prestigiose scuole di design, la Parsons The New School For Design e l’Art Students League.
Nel 1993 torna in Cina per stare accanto al padre ammalato. Collabora alla fondazione dell’East Village di Pechino, una comunità di artisti d’avanguardia. Nel 1997 è cofondatore e direttore artistico dell’Archivio delle arti cinesi (CAAW).
Nel 1999 inizia ad occuparsi di architettura. Nel 2003 fonda il suo studio, il «FAKE Design». Lavora a vari progetti con gli architetti svizzeri Herzog & de Meuron. Insieme vincono il concorso per il progetto dello Stadio nazionale di Pechino e del padiglione della Serpentine Gallery di Londra.Ai Weiwei, 57 anni, cinese, è uno degli artisti contemporanei più considerati e vivaci del panorama internazionale. È il figlio del poeta Ai Qing. Si è diplomato all’Accademia del Cinema, per poi dedicarsi successivamente alla pittura. Negli anni Settanta è cofondatore del gruppo artistico Stars. Nel 1981 si trasferisce negli Stati Uniti. Si sposa a New York dove svolge la maggior parte della sua attività artistica. Frequenta due prestigiose scuole di design, la Parsons The New School For Design e l’Art Students League.
Nel 1993 torna in Cina per stare accanto al padre ammalato. Collabora alla fondazione dell’East Village di Pechino, una comunità di artisti d’avanguardia. Nel 1997 è cofondatore e direttore artistico dell’Archivio delle arti cinesi (CAAW).
Nel 1999 inizia ad occuparsi di architettura. Nel 2003 fonda il suo studio, il «FAKE Design». Lavora a vari progetti con gli architetti svizzeri Herzog & de Meuron. Insieme vincono il concorso per il progetto dello Stadio nazionale di Pechino e del padiglione della Serpentine Gallery di Londra.
Oggi Ai Weiwei, come artista, gode di grande fama in tutto il mondo (è noto come l’ideatore del «Nido d’uccello», lo stadio olimpico di Pechino). Decisamente moderno, Ai Weiwei è un maestro dei colpi di scena, un provocatore incontrollabile e comunicativo, una persona che ama la vita in tutte le sue forme. Si è impegnato a denunciare vari scandali, caso per caso e colpo per colpo, difendendo le vittime delle tragedie e citandole per nome, piuttosto che invocando un rovesciamento dell’intero sistema. Nel maggio del 2008, dopo il terremoto che ha colpito la provincia del Sichuan facendo più di 80 mila morti, Ai Weiwei ha creato un gruppo di decine di volontari per stilare una lista dei bambini morti schiacciati dalle loro scuole. Una novità assoluta in Cina: Nell’agosto del 2009, quando Tan Zuoren, che aveva fotografato gli edifici distrutti per dimostrare la negligenza e la corruzione dei responsabili della loro costruzione, è stato condannato per «turbamento dell’ordine pubblico», Ai Weiwei si è recato a Chengdu per assistere al suo processo.
Dal 2009 a oggi, Ai Weiwei ha instancabilmente denunciato l’arresto di numerosi blogger, scrittori e avvocati impegnati nella difesa dei diritti civili. Ha cercato di prestare aiuto ai genitori dei bambini avvelenati dal latte alla melamina, e sostiene i poveri cacciati dalle loro case per fare posto a centri ricreativi, campi da golf o grattacieli di sessanta piani…
Grazie ad un uso avveduto di Twitter, Ai Weiwei è riuscito a superare le barriere della censura promuovendo grandi «banchetti» spontanei nelle città di provincia con centinaia di partecipanti.
MUSEO CIVICO DI PALAZZO TE
Viale Te, 13. Mantova
+39 0376323266
palazzote@comune.mantova.gov.it