Brand New Gallery
presenta
SLOW, SIMPLE, SWEET
ALAIN BILTEREYST
14 GENNAIO | 20 FEBBRAIO 2016
OPENING 14 GENNAIO 2016 ORE 19-21
“SLOW, SIMPLE, SWEET” è la prima mostra in Italia dell’artista belga Alain Biltereyst.
Biltereyst continua ad esplorare le forme ed i colori nella sua serie di dipinti su compensato. Nonostante questi piccoli dipinti tendano all’astrazione, l’artista parte sempre dalla realtà urbana che lo circonda. Lo studio dei segni è un tema ricorrente nel lavoro di Biltereyst. La sua attenzione al presente è ciò che lo differenzia dagli artisti astratti dei primi anni del secolo scorso che evocavano con le loro opere un mondo a sé stante che si esulava dalla realtà. In ogni opera di Alain Biltereyst, troviamo un riferimento alla quotidianità contemporanea. Il legno grezzo sul quale lavora, presenta deliberatamente degli errori nella geometria delle forme e delle inesattezze nella stesura del colore che richiamano l’arte dinamica dei graffiti. Con un background in design grafico, Biltereyst è interessato alla vivacità quasi aggressiva dei loghi commerciali ed agli altri simboli prodotti per il pubblico di massa. Un poster, il design colorato di un camion, i loghi, le pubblicità per le strade, ecc… tutti questi segni sono parte dell’idioma quotidiano che si posiziona nella sottile linea di mezzo tra la cultura e la subcultura. “Le mie ispirazioni derivano dalla vita di tutti i giorni. Vengo facilmente folgorato dal design elegante ed incisivo di un camion che mi passa davanti mentre cammino per la strada. Mi piace e basta! Posso solo sperare che le mie opere riescano a trasmettere lo stesso sentimento. Quello che fa percepire “la strada” nei miei dipinti. Attraverso il titolo “SLOW, SIMPLE, SWEET” voglio sottolineare la semplicità che mi sforzo di raggiungere. Per ricercare ancora la semplice, dolce bellezza del quotidiano.”
Alain Biltereyst
(1965, Anderlecht, Belgio) vive e lavora a Bruxelles, Belgio.
Ha recentemente avuto personali presso Nougueras Blanchard (Madrid), Jack Hanley Gallery (New York) e Galeria Múrias Centeno (Porto). Tra le mostre collettive: “More or Less” presso Transmitter a Brooklyn e “Pliage/Fold” presso Gagosian Gallery a Parigi.
GREY
MARTIN ERIK ANDERSEN / CHRIS BRADLEY / JESSE DARLING /
KEITH FARQUHAR / ANDERS HOLEN / DANIEL KELLER / YVES SCHERER
a cura di Domenico de Chirico
14 GENNAIO | 20 FEBBRAIO 2016
OPENING 14 GENNAIO 2016 ORE 19-21
Il grigio è un colore comune in natura. In base alla luce presente, l’occhio umano può riconoscere lo stesso oggetto come grigio o come di un altro colore. Il globo oculare è in grado di distinguere nettamente in media 16 livelli di grigio. È il colore complementare di se stesso. Nell’ambito pittorico, la creazione del colore è stata per secoli sottoposta a teorie e a sperimentazioni. La concezione classica considera il grigio come un “bianco sporco”, ottenuto quindi aggiungendo al bianco quantità variabili di nero. Tuttavia, esistono altri metodi per ottenere la nuance: è il caso del grigio neutro, ottenuto mescolando in quantità uguali i tre colori primari: blu, rosso e giallo. L’utilizzo di questo tono “speciale” permette di scurire un colore simulando l’ombra naturale molto più efficacemente di quanto potrebbe fare il nero, il cui utilizzo per le ombre è considerato, tra l’altro, errato. Un altro metodo per creare il grigio è mescolare in parti uguali i tre colori primari di stampa: ciano, magenta e giallo. Nelle espressioni colloquiali e di uso comune così come secondo i precetti basilari del simbolismo, questo colore stabilisce, senza ombra di dubbio, una relazione tra il sensibile e il sovrasensibile, poiché come scriveva Hegel (Enciclopedia, p. 458.)1 : «Il simbolo è più o meno il contenuto che esso esprime come simbolo.» Dunque, per esempio, la sostanza che compone il cervello è comunemente detta “materia grigia”, per tale motivo il colore è anche associato alla sfera intellettuale. Inoltre, rappresenta una mentalità caratterizzata dall’oggettività e dall’equilibrio perché viene visto come il colore che contiene sia il “bianco” sia il “nero” intesi come bene e male. Come scriveva David Batchelor in Cromofobia (p. 89-90)2 : «perché questo colore – intenso, elevato, puro, senza qualificazioni – offriva uno sguardo sull’”Altro Mondo”, un mondo al di là della Natura e della Legge, un mondo non offuscato dal linguaggio, dai concetti, da significati e utilità.» Aggiungeva: «Il Kansas di Dorothy, come sappiamo, è grigio.»
Domenico de Chirico
1 G.W.F. Hegel, Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, trad. it., p.458
2 David Batchelor, Cromofobia. Storia della paura del colore, trad. it., pp. 89-90
GREY
MARTIN ERIK ANDERSEN / CHRIS BRADLEY / JESSE DARLING /
KEITH FARQUHAR / ANDERS HOLEN / DANIEL KELLER / YVES SCHERER
a cura di Domenico de Chirico
14 GENNAIO | 20 FEBBRAIO 2016
OPENING 14 GENNAIO 2016 ORE 19-21
Martin Erik Andersen
(1964, Copenaghen, Danimarca) vive e lavora a Copenaghen, Danimarca.
Ha recentemente avuto personali presso il Horsens Kunstmuseum (Horsens, DK), Gl. Holtegaard (Holte, DK) e Croy Nielsen (Berlino). Tra le mostre collettive: “Det stille liv – illusion og virkelighed” presso Holstebro Kunstmuseum (Holstebro, DK) e “FORÅRSUDSTILLINGEN” presso Den Frie Centre of Contemporary (Copenaghen).
Chris Bradley
(1982, Denville, New York) vive e lavora a Chicago, Illinois.
Dopo essersi diplomato presso l’Art Institute di Chicago, ha presentato alcune personali tra le quali: “Freezer Fever” da Roberto Paradise (San Juan) e “Close One” al Contemporary Art Museum (Raleigh). Le sue opere sono state esposte in mostre collettive presso Shane Campbell Gallery (Chicago), presso il museo d’arte contemporanea di Santa Barbara (CA) e presso l’Atlanta Contemporary Art Center (GA). Nel 2017 è stato invitato a presentare una sua personale presso il Museum of Contemporary art di Chicago.
Jesse Darling
(1988, Melbourne, Australia) vive e lavora a Londra, Regno Unito.
Quest’anno l’artista presenterà la sua personale presso Arcadia Missa a Londra mentre nel 2015 ha presentato la personale “NTGNE” presso il Serpentine Pavillion. L’artista è stata invitata ad esporre nella collettiva “Bread and Roses” il prossimo febbraio presso il Museum of Modern Art di Varsavia. Tra le collettive recenti: “Alive for an Instant” alla Galleria Stereo si Varsavia; “The Shadow of the Dome of Pleasure” a Newton in Nuova Zelanda e alla Salzburger Kunstverein nella mostra “Überschönheit”.
Keith Farquhar
(1988, Edinburgo, Scozia) vive e lavora ad Edimburgo, Scozia.
Keith Farquhar ha presentato recentemente alcune personali presso Office Braroque (Bruxelles), High Art (Parigi) e Piper Keys (Londra). Tra le ultime mostre collettive a cui ha partecipato vi sono: “Mirror Effect” da The Box (Los Angeles), “Panda Sex” da State of Concept (Atene) e “Let’s Destroy the Earth but Keep Humans” da Gregor Staiger (Zurigo).
Anders Holen
(1986, Skien, Norvegia) vive e lavora a Oslo, Norvegia.
Tra le personali recenti di Anders Holen vi sono: “Aid for a 2nd Impending Quagmire” presso Lynx (Oslo), “Aid for Impending Quagmire” da Helper Projects (New York) e “Now Usually I Dont do This But Uh..” presso Grunerløkka Kunsthall (Oslo). Ha esposto presso il Contemporary Art Center Vilnius (Vinius), presso la Kunsthall Oslo e presso Malmø Konsthall (Malmø).
Daniel Keller
(1986, Detroit, Michigan) vive e lavora a Berlino, Germania.
Nel 2016 Daniel Keller avrà una personale all’ Auditorium Parco Della Musica di Roma. Tra le mostre recenti: “Aujourd’hui je dis oui”, Galeria da Boavista (Lisbona); “Emotional Supply Chains”, Zabludowicz Collection (Londra) e “Hacking Habitat” a New York.
Yves Scherer
(1986, Solothurn, Svizzera) vive e lavora a New York e Berlino.
Nel 2015 ha presentato la sua personale a New York presso l’Istituto Svizzero. Tra i progetti del 2015 anche Art Parcours nell’ambito di Art Basel. Ha partecipato a numerose mostre collettive tra cui: “Nimm‘s mal Easy” presso Ausstellungsraum Klingental di Basilea; “Cookie Gate” da Ellis King a Dublino e “Last Night” presso Parallel Oaxaca a Città del Messico.
Image courtesy: Brand New Gallery and the artist
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