Brusco Art Gallery – “Pagine d’artista”
A cura di
Tiziana De Tora
Artstudio’93
Maya Pacifico. Diaries
Vernissage venerdì 27 novembre 2015 – ore 18.00
27 novembre 2015 – 29 gennaio 2016
Venerdì 27 novembre, alle ore 18.00, Brusco Wine & AudioRoom, inaugurerà il suo nuovissimo spazio, in Via Napoli 161 (Pozzuoli), con la prima mostra della rassegna“Pagine d’artista”, curata da Tiziana De Tora – Artstudio’93, dal titolo “Diaries” dell’artista Maya Pacifico.
La mostra dell’artista e critica napoletana celebra l’apertura dell’Art Gallery di Brusco Wine & Audio Room, un inedito ed esclusivo locale, dedicato all’arte e all’intrattenimento di alta classe, un luogo unico dal concept innovativo e dall’arredamento che richiama le tendenze dell’industrial design, speciale per la scelta eno-gastronomica raffinata, e per le proposte musicali, che ospiterà inoltre eventi culturali diversi, proposti in un elegante salotto affacciato sul mare.
La nuova Art Gallery di Brusco, curata da Tiziana De Tora – Artstudio’93, si inaugura con il ciclo di mostre, intitolato “Pagine d’artista” e non poteva che essere Maya Pacifico ad aprire questa rassegna. Un’artista che da tempo dedica la sua ricerca alla manipolazione di pagine di vecchi libri, che vengono tagliati, sfrangiati, smembrati e bruciati e che, infine, divengono supporto perfetto per interventi testuali inediti.
Artista visiva da alcuni anni, ma con una lunga carriera di critica e storica dell’arte, Maya Pacifico ha scelto il libro vecchio, ingiallito, sbiadito dal tempo, per offrirgli una nuova identità, non solo come supporto, ma quale protagonista della sua opera, per far riemergere la memoria che esso custodisce.
Le sue opere, come lei stessa dichiara, non sono pittura né scultura; potremmo invece definirle “estrusioni”, nelle quali le pagine dei libri, ritagliate in piccole strisce mobili, escono dalla parete cartacea, per muoversi come onde al vento, oppure vengono intervallate da antiche foto o garze sovrapposte, su cui scrivere testi di sua creazione, come la stessa artista afferma: “Le frasi, intime e personali, che ho scritto nei diari, nel corso della mia vita, rimandano ai frammenti racchiusi nei libri bruciati: la loro reale presenza non coincide con il loro bruciante apparire. Ma lo spettatore che le legge può identificarsi in ciò che contengono molto di più che se leggesse un libro, perché non c’è la finzione letteraria, non c’è artificio: è la vita reale, ciò che l’artista ha vissuto e sofferto che viene alla superficie, che diventa pubblico (…) Quello che cerco di ottenere attraverso queste due forme, una scritta e l’altra costruita, è un momento di contrazione della realtà in cui l’atto dell’artista riesca a sintetizzare il dualismo fuori-dentro, esterno-soggetto, architettura-scultura”.
La mostra resterà aperta fino al 29 gennaio 2016
Breve biografia di Maya Pacifico
Maya Pacifico è critico e storico dell’arte, si è laureata a Venezia presso l’Università di Lettere e Filosofia “Cà Foscari” con una tesi di storia dell’arte contemporanea. È stata redattrice e corrispondente da Napoli per Flash Art , ha collaborato con Exibart e Art Apart of Cult(ure). Ha tenuto per tre anni una sua rubrica su Arslife. Ha collaborato per due anni alla rivista mensile del Metropolitan Museum di New York e per la rivista “Palais” del Palais de Tokio di Parigi. La sua passione e amore per il disegno e la pittura è ultra decennale. Da circa due anni ha deciso di esporre i suoi lavori, sperimentando varie tecniche: dal disegno alla pittura sino al collage con tecnica mista su tela. Nei suoi lavori più recenti, alle frasi scritte con il piombo su un supporto di pagine bruciate e incollate sotto uno strato di garza, corrispondono le sculture di carta ritagliata in tante striscioline mobili: anche queste pagine di libro trattengono i resti e le testimonianze di un’umanità vissuta, di presenze ormai dissolte nel tempo, ma ancora in grado di comunicare con forza un messaggio denso di significato. Questi sono lavori che si collocano lontano da ogni forma consueta di arte contemporanea: non sono pittura, non sono scultura, non corrispondono a nessuna categoria conosciuta. Nella forma installativa svelano una propria doppia anima: una essenzialmente pratica e affermativa, positiva e dinamica, risolta nel gesto inventivo e nelle dimensioni che possono adattarsi a qualsiasi tipo di spazio, e un’altra anima, più spirituale, che restituisce alle opere una lettura essenzialmente di opposizione, in cui la misura della narrazione avviene nella sedimentazione, nell’atto di raccogliere una visione in controluce di spazi, di memorie, di storie.